Di Nicola Comparato Felino (PR), 13 luglio 2022 - Negli anni a cavallo tra il 1969 fino al 1982, in Italia, il terrorismo e la politica violenta provocarono centinaia di morti e parecchie migliaia di feriti. Erano i cosiddetti anni di piombo, il periodo più tragico e sanguinoso della storia del BelPaese, anni della strategia della tensione, fatti di attentati e crimini di ogni tipo. Terrorismo nero e terrorismo rosso, organizzazioni nate con lo scopo di colpire e distruggere il cuore dello Stato, spesso versando sangue innocente. Gruppi armati, come i NAR e le Brigate Rosse che tra le tante vittime colpirono forze dell'ordine, giornalisti, sindacalisti, politici, magistrati e dirigenti d'azienda, senza tralasciare gli attentati a banche e treni. Tutto questo dopo il "boom economico" dell' immediato Dopoguerra, di cui purtroppo in molti non riuscirono a beneficiare.
Erano gli anni del cambiamento, soprattutto economico ed industriale, specie nell'area situata tra Milano, Torino e Genova, città troppo abituate ad un tipo di economia basata su di una società agricola. Fu così che cominciarono le migrazioni dai piccoli centri abitati a vantaggio delle grandi città, in particolar modo dal sud al nord della penisola. Ma queste situazioni portarono anche notevoli disagi lavorativi e istituzionali. Infatti, alla fine degli anni '60, a scuotere lo Stivale, furono le contestazioni del' 68, del Movimento studentesco che chiedeva meno autoritarismo e molta più giustizia sociale, e l'anno seguente, nel 1969, fu la volta del cosiddetto autunno caldo, fondato sulle rivendicazioni del popolo operaio, con scioperi e manifestazioni di ogni genere. Da lì in poi si venne a creare un vero e proprio conflitto sociale, con operai e studenti sposati alle cause di sinistra, vecchi e giovani rivoluzionari con nel petto un cuore anticapitalista.
Ma già a quei tempi, la bella Italia era membro dell'Alleanza atlantica con a capo gli Stati Uniti d'America, ed era fortemente condizionata dal clima della Guerra fredda: il fattore anticomunista era la strategia più efficace fin dal Dopoguerra. Il Pci era il partito più forte di tutto l'Occidente e aveva avuto un ruolo di grande rilievo nella sconfitta del regime fascista. Ma il Pci aveva legami troppo stretti con l'allora Unione Sovietica e per questo escluso dal governo. In questo clima di tensione, vari gruppi di stampo neofascista, si resero colpevoli di tentativi di golpe e attentati, e molte università e scuole si trasformarono in veri e propri campi di battaglia. Tra i casi più gravi, la strage neofascista di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, che causò 17 vittime, e che fu solo l'inizio di una lunga scia di sangue. E come non citare la bomba del 2 agosto 1980, fatta esplodere dai NAR alla stazione di Bologna, che causò 200 feriti e 85 morti. Ma il terrorismo non fu solo nero. All'inizio degli anni '70, molti gruppi di sinistra accusarono il Partito Comunista Italiano, di aver abbandonato la rivoluzione a favore del sistema. Formazioni come Lotta Continua e Potere Operaio cominciarono a manifestare nelle fabbriche raccogliendo molti consensi tra i lavoratori. E con l'aumento della violenza fascista, ben presto anche l'estrema sinistra passò ai fatti.
Fu proprio in questo contesto che nacquero le temutissime Brigate Rosse, quelli dei volantini con la stella a cinque punte, attive soprattutto nelle fabbriche. Le BR, nonostante i loro attacchi e la loro sete di violenza, a Milano, Torino e Genova, si guadagnarono ben presto grande prestigio all'interno della classe operaia. Nel frattempo, col proseguire della Guerra Fredda, il popolo italiano cominciò di nuovo a sentire il valore dell' antifascismo, e con il compromesso storico tra Pci e DC, si cercò di sanare la crisi democratica aprendo le porte ad una nuova stagione politica. In quel momento la sinistra cominciò a scricchiolare, nacquero diverse bande armate pronte a mirare direttamente al cuore dello Stato. Come il sequestro del presidente della Dc Aldo Moro, rapito dal 16 marzo al 9 maggio 1978, e ucciso dai suoi rapitori, le Brigate Rosse. Questo fatto però portò ad un notevole calo dei consensi di cui aveva goduto il gruppo fino a quel momento. Ancora di più dopo l'omicidio dell'operaio e sindacalista Guido Rossa, ucciso a Genova il 24 gennaio 1979 perché in disaccordo con i metodi utilizzati dalle Brigate Rosse. In conclusione, la lotta armata si rivelò un fallimento. I vari gruppi terroristici in qualche modo furono sconfitti, lasciandosi alle spalle tanti morti ammazzati ma con la Repubblica ancora in vita e un ricordo nero e rosso impossibile da dimenticare.