Mercoledì, 13 Luglio 2022 21:12

L' Italia degli anni di piombo  In evidenza

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Nella foto, Giuseppe Memeo del gruppo Proletari Armati per il Comunismo, a Milano in via De Amicis il 14 maggio 1977, mentre punta una pistola contro la polizia durante una manifestazione di protesta, in uno scatto di Paolo Pedrizzetti. Una immagine che nel corso degli anni è diventata il simbolo degli anni di piombo in Italia. 

 

Di Nicola Comparato Felino (PR), 13 luglio 2022 - Negli anni a cavallo tra il 1969 fino al 1982, in Italia, il terrorismo e la politica violenta provocarono centinaia di morti e parecchie migliaia di feriti. Erano i cosiddetti anni di piombo, il periodo più tragico e sanguinoso della storia del BelPaese, anni della strategia della tensione, fatti di attentati e crimini di ogni tipo. Terrorismo nero e terrorismo rosso, organizzazioni nate con lo scopo di colpire e distruggere il cuore dello Stato, spesso versando sangue innocente. Gruppi armati, come i NAR e le Brigate Rosse che tra le tante vittime colpirono forze dell'ordine, giornalisti, sindacalisti, politici, magistrati e dirigenti d'azienda, senza tralasciare gli attentati a banche e treni. Tutto questo dopo il "boom economico" dell' immediato Dopoguerra, di cui purtroppo in molti non riuscirono a beneficiare.

Erano gli anni del cambiamento, soprattutto economico ed industriale, specie nell'area situata tra Milano, Torino e Genova, città troppo abituate ad un tipo di economia basata su di una società agricola. Fu così che cominciarono le migrazioni dai piccoli centri abitati a vantaggio delle grandi città, in particolar modo dal sud al nord della penisola. Ma queste situazioni portarono anche notevoli disagi lavorativi e istituzionali. Infatti, alla fine degli anni '60, a scuotere lo Stivale, furono le contestazioni del' 68, del Movimento studentesco che chiedeva meno autoritarismo e molta più giustizia sociale, e l'anno seguente, nel 1969, fu la volta del cosiddetto autunno caldo, fondato sulle rivendicazioni del popolo operaio, con scioperi e manifestazioni di ogni genere. Da lì in poi si venne a creare un vero e proprio conflitto sociale, con operai e studenti sposati alle cause di sinistra, vecchi e giovani rivoluzionari con nel petto un cuore anticapitalista.

Ma già a quei tempi, la bella Italia era membro dell'Alleanza atlantica con a capo gli Stati Uniti d'America, ed era fortemente condizionata dal clima della Guerra fredda: il fattore anticomunista era la strategia più efficace fin dal Dopoguerra. Il Pci era il partito più forte di tutto l'Occidente e aveva avuto un ruolo di grande rilievo nella sconfitta del regime fascista. Ma il Pci aveva legami troppo stretti con l'allora Unione Sovietica e per questo escluso dal governo. In questo clima di tensione, vari gruppi di stampo neofascista, si resero colpevoli di tentativi di golpe e attentati, e molte università e scuole si trasformarono in veri e propri campi di battaglia. Tra i casi più gravi, la strage neofascista di Piazza Fontana a Milano il 12 dicembre 1969, che causò 17 vittime, e che fu solo l'inizio di una lunga scia di sangue. E come non citare la bomba del 2 agosto 1980, fatta esplodere dai NAR alla stazione di Bologna, che causò 200 feriti e 85 morti. Ma il terrorismo non fu solo nero. All'inizio degli anni '70, molti gruppi di sinistra accusarono il Partito Comunista Italiano, di aver abbandonato la rivoluzione a favore del sistema. Formazioni come Lotta Continua e Potere Operaio cominciarono a manifestare nelle fabbriche raccogliendo molti consensi tra i lavoratori. E con l'aumento della violenza fascista, ben presto anche l'estrema sinistra passò ai fatti.

Fu proprio in questo contesto che nacquero le temutissime Brigate Rosse, quelli dei volantini con la stella a cinque punte, attive soprattutto nelle fabbriche. Le BR, nonostante i loro attacchi e la loro sete di violenza, a Milano, Torino e Genova, si guadagnarono ben presto grande prestigio all'interno della classe operaia. Nel frattempo, col proseguire della Guerra Fredda, il popolo italiano cominciò di nuovo a sentire il valore dell' antifascismo, e con il compromesso storico tra Pci e DC, si cercò di sanare la crisi democratica aprendo le porte ad una nuova stagione politica. In quel momento la sinistra cominciò a scricchiolare, nacquero diverse bande armate pronte a mirare direttamente al cuore dello Stato. Come il sequestro del presidente della Dc Aldo Moro, rapito dal 16 marzo al 9 maggio 1978, e ucciso dai suoi rapitori, le Brigate Rosse. Questo fatto però portò ad un notevole calo dei consensi di cui aveva goduto il gruppo fino a quel momento. Ancora di più dopo l'omicidio dell'operaio e sindacalista Guido Rossa, ucciso a Genova il 24 gennaio 1979 perché in disaccordo con i metodi utilizzati dalle Brigate Rosse. In conclusione, la lotta armata si rivelò un fallimento. I vari gruppi terroristici in qualche modo furono sconfitti, lasciandosi alle spalle tanti morti ammazzati ma con la Repubblica ancora in vita e un ricordo nero e rosso impossibile da dimenticare.