Di Flavia De Michetti Roma, 16 marzo 2023 (Quotidianoweb.it) - La scoperta è stata fatta nel corso di un'ispezione che, originariamente, era prevista per lo scorso anno ed è stata rinviata a causa della poca sicurezza nel Paese.
Durante i controlli dei giorni scorsi, dunque, il Direttore Generale dell’AIEA, Rafael Grossi, ha spiegato che gli ispettori hanno scoperto che “Dieci container, contenenti circa 2,5 tonnellate di uranio naturale sotto forma di UOC (concentrato di minerale di uranio), che la Libia aveva precedentemente segnalato come stoccati nel sito, non si trovano più in quel luogo. L'Agenzia condurrà ulteriori attività per chiarire le circostanze relative alla rimozione del materiale e determinare la sua posizione attuale”.
Grossi ha anche specificato che il fatto che la posizione del materiale al momento non sia identificabile, oltre a suscitare forte timore per la sicurezza nucleare, potrebbe condurre anche a un rischio radiologico e raggiungere il sito richiede una “logistica complessa”.
Nel 2003 la Libia ha rinunciato al suo programma di armi nucleari, con il quale aveva ottenuto centrifughe, in grado di arricchire l'uranio, e informazioni di progettazione per una bomba nucleare, anche se i progressi in questo senso sono stati scarsi.
La situazione della sicurezza e di pace nel Paese si è deteriorata soprattutto in seguito alla rivolta sostenuta dalla NATO, che ha estromesso l’allora leader, Muammar Gheddafi nel 2011.
Dal 2014, il Paese è stato diviso tra fazioni rivali della guerra civile a est e a ovest, con l'ultimo conflitto che si è concluso nel 2021, anno in cui è stato istituito un Governo provvisorio sostenuto dalle Nazioni Unite, che sarebbe dovuto durare solo fino a un’elezione prevista per lo stesso anno che, però, non si è ancora tenuta.
La divisione della Nazione, ricca di petrolio, ha alimentato la violenza tra i gruppi armati e ha determinato, così, un numero incalcolabile di viaggi pericolosi dalla Libia attraverso il Mediterraneo, molti dei quali, infatti, finiscono tragicamente.