Di Lamberto Colla Parma, 19 settembre 2021 192° giorno dell'anno 2 dell'era COVID-19 – domenica -
Era il 6 di settembre quando, intorno alle ore 14.00, i fratelli Marco ed Andrea Zuccaro depositarono, presso la Questura di Mesagne (Brindisi), con destinazione presso la Procura di Brindisi, una querela nei confronti di Sergio Mattarella.
L’auspicio dei due giuristi è quello che molti altri cittadini italiani procedano nella stessa direzione presso le loro Procure della Repubblica territoriali, così da lanciare una azione simbolica che possa giungere all’attenzione delle autorità politiche. “Dopodiché, se tra le varie procure italiane riuscissimo a trovare finanche un solo magistrato desideroso di analizzare con serietà la questione da noi sollevata, ne saremmo ben lieti”, è quanto si legge in un comunicato apparso sui social.
Il testo della querela, oltre a essere da loro divulgato a mezzo social, lo riportiamo anche noi in allegato affinché possa essere visionato e verificato anche da altri professionisti del diritto al fine di avviare un dialogo critico e qualificante su un aspetto che può apparire, ai più, di difficile comprensione.
E proprio per meglio comprendere i contenuti dell’azione e il perimetro dell’iniziativa, ma anche per registrare quali siano stati i risvolti a oltre 15 giorni di distanza dal deposito della querela, abbiamo “interrogato” Marco e Andrea Zuccaro, delle cui risposte diamo riscontro di seguito.
(Marco Zuccaro)
- Dal giorno 6 settembre, data di deposito della Querela, a oggi, avete avuto riscontri dalla parte politica, dal diretto interessato, da altri colleghi giuristi o dalla stampa nazionale ivi compresi i media televisivi?
Abbiamo rilanciato la nostra iniziativa su alcuni canali social, volutamente evitando di rivolgerci alla stampa cosiddetta mainstream. Non siamo sicuri della neutralità di certa informazione, sicché abbiamo preferito rivolgerci ad altri attivisti. La nostra iniziativa ha ottenuto un certo clamore e la querela è stata replicata in diverse procure italiane. Il nostro invito è quello di proseguire, così da lanciare un messaggio alle istituzioni: milioni di persone sono state criminalizzate, ma non hanno colpa, avendo compiuta una scelta legittima e tutelata dall'ordinamento. Nessun riscontro dalla politica, il che non ci sorprende.
- Ci sono due passaggi nei quali evidenziate che la presa di posizione del Presidente alimenta il Clima d'odio piuttosto che il presidente abbia "sposato una idea in forza della quale taluni cittadini sarebbero, rispetto a altri, meno liberi.” E' una affermazione forte e se fosse imputabile al Sig. Mattarella cosa rischierebbe dal punto di vista penale o civile?
Una premessa, anzitutto. Benché siamo consapevoli che sia alquanto difficile che la magistratura scelga di procedere contro il Capo dello Stato, crediamo che "difficile" non equivalga a "impossibile"; crediamo, cioè, che la questione da noi sollevata non debba essere affatto sottovalutata (il che spiega la necessità di procedere in tutta Italia, ovvero: se nel nostro Paese c'è un solo magistrato disposto ad analizzare con serietà la nostra querela, noi dobbiamo trovarlo). Taluni, in queste ore, hanno espresso con sicumera che Sergio Mattarella fosse senz'altro "nell'esercizio delle sue funzioni", sicché la nostra querela incontrerà inevitabilmente l'archiviazione. Posto che la decisione di un singolo procuratore non è sufficiente a definire con certezza una così delicata tematica, vorremmo domandare a tutti, e specialmente a coloro i quali hanno cercato di sminuire la nostra iniziativa, quanto segue: dov'è scritto, in Costituzione, che tra le "funzioni" del Presidente della Repubblica rientrano anche gli interventi che egli fa presso le Università? Non sprecate il vostro tempo, per carità: non è scritto in alcun articolo. Stando a una interpretazione restrittiva - la quale è, non a caso, quella che noi proponiamo di adottare - il Presidente Mattarella, pronunciando il suo discorso presso l'Università di Pavia, non esercitava le sue funzioni. In quest'ottica Sergio Mattarella sarebbe responsabile ex articolo 604-bis, cioè per incitamento all'odio.
D'altro canto, la dottrina - vale a dire l'insieme dei teorici che studiano e commentano il diritto - nel tempo ha "espanso" le prerogative del Capo dello Stato fino a ricomprendervi atti atipici, cioè atti non previsti dalla Costituzione. Da ciò la creazione della cosiddetta "moral suasion": la prerogativa, in capo al Presidente, di pronunciare discorsi per mezzo dei quali persuadere le istituzioni politiche e il popolo. Orbene, a tal proposito mio fratello ed io domandiamo: fin dove può spingersi la "moral suasion"? Può, un Presidente, appellarsi all'immunità dopo aver esercitato una persuasione contraria ai valori costituzionali? Può, l'immunità da moral suasion (già di per sé problematica quanto a definizione, applicazione e limiti), sussistere anche laddove un Presidente venga meno al suo dovere di rappresentare l'unità nazionale, nonché al suo dovere di promuovere la parità di condizioni, dignità, diritti e libertà per i cittadini italiani tutti? Noi, da parte nostra, abbiamo motivo fondato di credere che neppure il Presidente possa dire ciò che vuole; e anche la magistratura, chiamata a giudicare talune esternazioni dell'allora Presidente Cossiga, è d'accordo con noi.
Si volesse ritenerlo al riparo dai reati comuni per aver esercitato le sue funzioni, resterebbe aperta la questione per attentato alla Costituzione. Tuttavia, procedere per tale via richiederebbe un passaggio per le Camere, rendendo ancora più difficoltoso l’approfondimento del punto teorico da noi sollevato.
- Se tali affermazioni, contestate al Presidente della Repubblica, le avessero sostenute un cittadino qualsiasi, o un parlamentare o un giornalista, sarebbero anch'essi perseguibili e in che misura?
Un cittadino comune risponderebbe per incitamento all’odio. A norma dell’art. 87 comma 1 Cost., il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale. Laddove egli non rappresenti l’unità nazionale, si deve concludere che sia il cittadino a parlare, non il Presidente della Repubblica. Per l’appunto, noi abbiamo proposto una interpretazione restrittiva della Costituzione perché venga accertata la violazione del sopracitato disposto: Sergio Mattarella, avendo violato il suo dovere di rappresentare l’unità nazionale, avrebbe anche rinunciato all’immunità presidenziale.
- In chiusura chiedete ai procuratori di verificare "se sussistano elementi per la configurazione di ogni altro reato perseguibile d'ufficio. Quali potrebbero essere, solo alcuni per esempio?
Si tratta di una clausola aperta che mira a scongiurare la richiesta di archiviazione da parte del Procuratore. Ci rivolgiamo all’Autorità giudiziaria e alla Procura per chiedere un esame attento delle affermazioni di Sergio Mattarella, vagliandone ogni aspetto e ogni possibile ricaduta, ricercando ogni elemento utile all’interno del Codice Penale che possa giustificare l’esercizio dell’azione penale.
Certo, noi crediamo di aver individuato nell’art. 604 bis c.p. il riferimento più opportuno alla fattispecie.
Allo stesso tempo, ci siamo riservati di nominare esplicitamente l’art. 90 Cost. in seguito, come ulteriore elemento di diritto da sottoporre all’attenzione dell’Autorità giudiziaria, laddove il Procuratore cerchi di archiviare la questione.
- Altre considerazioni libere che intendete formulare in supporto alla vostra iniziativa?
È importante non demordere. Il momento è difficile, la gerarchia delle fonti è venuta meno e lo stato di diritto è in via di fatto sospeso. Se la politica non ci aiuta, che sia la magistratura a proteggerci da certe operazioni in frode alla Costituzione - ci riferiamo, ovviamente, alla certificazione verde. Se neppure la magistratura dovesse aiutarci, dovremo proteggerci da soli, appellandoci alla comprensione di chiunque, dal carabiniere al vigile del fuoco, dall'infermiere all'operaio semplice. Ciascuno di noi è fondamentale, in questo periodo più che mai. Ritroviamoci avendo come guida i principi e i valori espressi dalla Costituzione, e ricordiamo sempre che altrove non si sta compiendo lo scempio attualmente in corso in Italia.
(allegati: querela)
(Andrea Zuccaro)
A seguire il testo trascritto:
QUERELA NEI CONFRONTI DI SERGIO MATTARELLA: INVITO A UN'AZIONE PACIFICA E SIMBOLICA PRESSO TUTTE LE PROCURE DELLA REPUBBLICA
Il testo della querela:
Querela nei confronti di Sergio Mattarella, noto Presidente della Repubblica, per incitamento all’odio
Il giorno 5 settembre 2021 Sergio Mattarella, intervenendo nel corso dell’evento di apertura dell’anno accademico presso l’Università di Pavia, esprimeva gravissime considerazioni nei confronti di milioni di cittadini italiani, come di seguito riportato:
«Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione equivale alla richiesta di licenza di mettere a rischio la salute altrui e in qualche caso di mettere in pericolo la vita altrui. Chi pretende di non vaccinarsi – naturalmente con l’eccezione di coloro che non possono farlo per motivi di salute – e comunque di svolgere una vita normale, frequentando luoghi di lavoro, di intrattenimento, di svago, in realtà costringe tutti gli altri a limitare la propria libertà, a rinunziare a prospettive di normalità di vita, [...] alla possibilità di recuperare in pieno luoghi, modi, tempi di vita».
L’intervento è notorio e ha goduto di ampia risonanza mediatica, sicché pare superfluo produrre elementi di prova. Ad ogni modo, a titolo di esempio valgano le seguenti testimonianze:
1) la testimonianza scritta contenuta nel seguente articolo di ANSA: https://www.ansa.it/.../mattarella-sottrarsi-al-vaccino...
2) la testimonianza video pubblicata sul sito Youtube dal quotidiano La Repubblica: https://youtu.be/zjDWW9PyBbU
In qualità di giuristi, sempre ricordando l’importanza degli argomenti che hanno ispirato le nostre tesi di laurea (il costituzionalismo per Marco Zuccaro; il diritto costituzionale e la figura del Presidente del Repubblica per Andrea Zuccaro), troviamo semplicemente inaccettabili le parole espresse da Sergio Mattarella, e crediamo che esse abbiano prodotto un danno nei nostri confronti (da ciò la natura di questo atto, che presentiamo non a caso come querela). Quasi superfluo, poi, è dire che questo suo intervento sembra voler quasi istituzionalizzare definitivamente il clima d’odio e di divisione sociale già creatosi (a causa del comportamento dei media e degli stessi attori istituzionali) tra i cittadini italiani.
Peraltro, vista l’insussistenza di un obbligo giuridico di “vaccinazione” anti covid-19 in capo alla popolazione italiana, è lapalissiano che l’ordinamento giuridico, allo stato attuale, tuteli senz’altro la scelta di non vaccinarsi e la posizione di chiunque, come da Regolamento Europeo 953/2021, non possa o non voglia procedere con detto trattamento, il quale – lo ricordiamo – non gode dell’approvazione dell’Agenzia Europea del Farmaco, essendo stato autorizzato mediante una procedura sottoposta a condizioni di vario genere (si citano: la presentazione, nel corso dei prossimi anni, di ulteriori studi sull’efficacia e sulla sicurezza di questi farmaci; l’attuale impossibilità – vera o presunta che sia – di trattare efficacemente la malattia Covid-19 con farmaci già approvati).
In difesa dei nostri diritti e in rappresentanza di milioni di cittadini italiani che non hanno fatto altro che assumere una posizione legittima, stante l’impossibilità di introdurre, all’interno dell’ordinamento italiano, una presunzione legale di pericolosità sociale in capo a soggetti sani, non contagiosi e non pericolosi per il prossimo, desideriamo muovere formale querela nei confronti di Sergio Mattarella e richiediamo all’autorità giudiziaria di verificare quanto segue:
1) l’intervento del Presidente della Repubblica presso l’Università di Pavia esula dall’esercizio delle Sue funzioni ex art. 87 della Costituzione, sicché egli può essere perseguito per reati comuni al pari di ogni altro cittadino italiano;
2) l’intervento del Presidente della Repubblica configura la violazione degli articoli 3, 32 e 54 della Costituzione nonché dell’articolo 604-bis del Codice Penale nella parte in cui il suo discorso propaganda un’idea di superiorità etica e morale di una certa categoria di persone (i cittadini italiani “vaccinati”) ai danni di un’altra categoria di persone (i cittadini italiani “non vaccinati”), ovvero nella parte in cui esso istiga alla discriminazione di chi, compiendo una legittima scelta, viene ora parificato – per bocca dello stesso Sergio Mattarella – a un potenziale assassino, qualcuno che «invoca la libertà per ottenere la licenza di mettere a rischio la salute e – in qualche caso – la vita degli altri».
Riteniamo che il Presidente Mattarella abbia travalicato l’esercizio della libertà di parola ex art. 21 della Costituzione, e crediamo fermamente che vi sia differenza tra la mera espressione di un biasimo e la criminalizzazione di persone innocenti tutelate dalla Costituzione e dall’ordinamento. Ciò vale a maggior ragione se si considera che quanto affermato dal Presidente non corrisponde al vero, non trova riscontro scientifico né può vantare prove a suo sostegno. La comunità accademica e medico-scientifica non ha mai dimostrato che una persona “non vaccinata” contro il Covid-19 sia più contagiosa di una persona “vaccinata” contro il Covid-19; semmai, iniziano a formarsi evidenze empiriche che procedono giusto in senso opposto, per le quali anche il virologo più rinomato al mondo, il Professor Anthony Fauci, ha parlato di “individui vaccinati” e “individui non vaccinati” come portatori della stessa carica virale. Inoltre, ci sembra opportuno ricordare che il dovere civico di contribuire alla tutela della salute pubblica si attua, per volontà dello stesso legislatore, non già con la vaccinazione, bensì con il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale nonché con il rispetto delle misure di igiene e di precauzione.
Pensiamo sia a dir poco paradossale che un Presidente della Repubblica abbia sposato una idea in forza della quale taluni cittadini italiani sarebbero, rispetto ad altri, meno liberi, ovvero meno liberi di invocare la libertà e i diritti che la Costituzione garantisce a tutti. Tale considerazione ci permette di individuare l’ulteriore violazione dell’articolo 87 comma 1 (ricompresa tuttavia nella violazione dell’art. 54, di cui si è già fatta menzione), in quanto Sergio Mattarella è venuto decisamente meno al suo dovere di rappresentare l’unità nazionale. Alla luce di tutto ciò, si rafforza la prospettiva che egli abbia parlato non già nelle vesti di Capo dello Stato in esercizio di funzioni, bensì come privato cittadino. Ad ogni buon conto, se questa stimabile autorità giudiziaria dovesse essere di opinione differente rispetto alla nostra, richiediamo che essa definisca con precisione, con l’eventuale aiuto della Corte costituzionale, ove termina “l’esercizio delle funzioni” del Capo dello Stato e ove inizia l’ambito nel quale detta figura istituzionale può essere giudicata come privato cittadino. Noi querelanti, dal canto nostro, promuoviamo una interpretazione restrittiva che si limiti al dettato della Carta costituzionale, e ciò ci sembra la soluzione migliore affinché la figura del Presidente della Repubblica non rassomigli sempre più pericolosamente a quella di un re.
Oltre ai rilievi già presentati, si richiede al Procuratore di verificare se sussistano elementi per la configurazione di ogni altro reato perseguibile d’ufficio, cosicché l’atteggiamento discriminatorio tenuto da Sergio Mattarella sia sanzionabile secondo la Costituzione e le leggi di questo Stato.
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