Parma 1 settembre 2020 - In idrografia il bacino imbrifero è l'area topografica di raccolta delle acque che scorrono sulla superficie del suolo confluenti verso un fiume, ed il tempo di corrivazione rappresenta il tempo che occorre alla particella d'acqua idraulicamente più lontana per arrivare alla sezione finale del fiume.
Tutte le opere che vengono effettuate nei bacini imbriferi, come escavazioni in alveo, disboscamenti, raddrizzamenti di alveo, pennelli fluviali, ecc., tendono a far diminuire I tempi di corrivazione. Ciò comporta aumenti di portata, aumenti di quota di pelo libero delle acque di piena, insufficenza di altezze delle arginature o loro rotture per eccessivi carichi.
Negli anni poi, a poco a poco, le stravaganti e incongrue esigenze dell’uomo di occupare sempre più spazi golenali ha portato a restringere gli alvei, costruendo arginature sempre più alte con conseguente canalizzazione dei corsi d’acqua. E così si sono talmente velocizzate le correnti da non essere più controllabili.
Questo è ciò che avvenuto nelle disastrose alluvioni di Parma, Colorno e Lentigione.
Unico rimedio possibile oggi, molto economico e sicuro non può essere altro che ricorrere a tracimazioni controllate mediante sfioratori laterali e scolmatori, appena a monte delle strettoie pericolose.
Le zone esondabili possono essere scelte facilmente, tenendo conto che potrebbero essere a rischio anche case sparse nelle campagne. Comunque un danno modesto rispetto ad un centro abitato e ristorabile senza problemi dalla comunità.
Queste zone alluvionabili sono definibili casse d’espansione naturali a riempimento illimitato.
I terreni diverranno più fertili e le falde si rimpingueranno, in alternativa a costo e consumo di suolo ZERO. Se oltretutto si avrà l’accortezza di scavare laghetti si beneficerà in estate di acqua irrigua gratuita.
Ancora pochi mesi fa si sono viste autobotti piene d’acqua viaggiare verso la montagna per sopperire alla siccità. Ma non sarebbe meglio scavare anche lì qualche laghetto che trattenga le acque invernali? Ne beneficerebbe anche la regimazione dei deflussi di valle facendo diminuire le portate di piena, evitando gli sprechi di preziose acque.
Di contro alle esondazioni controllate si sono schierati alcuni Enti e progettisti idraulici delle casse d’espansione fluviali.
Elenco alcuni difetti delle casse fluviali: sono molto costose, impattanti, non trattengono le acque invernali dovendo sempre essere vuote, non risolvono il problema dell’impoverimento delle falde acquifere, non possono concorrere alla formazione di laghetti irrigui, sono di controllo complicato avendo paratie che devono essere manovrate accuratamente, sono distanti dai punti critici e quindi nulla possono nel tragitto verso valle, si riempiono di vegetazione e detriti e all’occorrenza non hanno più capacità d’invaso, sono a riempimento limitato per cui a piogge più lunghe ed intense di quelle usate per il calcolo divengono nulle, occorrono anni per la loro costruzione lasciando nel frattempo sguarnita la difesa idraulica dei territori, ma sono soprattutto pericolose per la loro inattendibilità.
Infatti sia Lentigione che Colorno hanno a monte casse di espansione che avrebbero dovuto funzionare….. Oggi gli enti preposti stanno progettando anche la cassa sul Baganza, ma, credo e spero che l’esperienza fatta li faccia desistere, convincendoli a spendere meno soldi in modo più utile.
Luca Benedusi e Roberto Colla Fratelli d'Italia Parma