Domenica, 23 Luglio 2023 07:35

Su quali basi filosofiche si fonda il "GENDER/QUEER"? In evidenza

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di Daniele Trabucco (*) Belluno, 23 luglio 2023 - La teoria del cosiddetto "gender/queer", da intendersi come creazione ed invenzione individuale o meglio come libera espressione di istinti, pulsioni e volontà che prescindono dal determinismo biologico e dall'essenzialismo, trova il suo fondamento filosofico nel post/femminismo decostruzionista e poststrutturalista con contestuale negazione dell'esistenza e della conoscibilità della natura e riduzione del reale a "contingenza liquida" (Palazzani).

In altri termini, la teoria in esame rappresenta una applicazione della libertà negativa, paradigma della modernità, per cui non sussiste alcun criterio ed alcun limite all'autodeterminazione della persona umana.

Ovviamente la superficialità dell'approccio al tema passa per la retorica vuota ed inconsistente del "non si può discriminare", "attribuire diritti ad un gruppo non significa toglierli agli altri" etc. Affinché il diritto, allora, non si riduca a neutrale registrazione della prassi, è necessario prendere atto che la sessualità è una determinazione sostanziale qualitativa del corpo e non un quid accidentale, o meglio lo qualifica costitutivamente.

Il corpo è ciò che è in quanto determinato ed è per questo motivo che la sessualità è condizione dell'esistere e del pensare (solo ciò che è determinato ed individuato può esistere, è).

La stessa indeterminatezza cui si ispira la teoria "gender/queer" presuppone la determinatezza la quale viene negata solo con un mero atto di volontà il quale, però, non può  mai rendere l'essere un altro da sé. 

Alla luce di queste premesse, sono evidenti le ragioni del dimorfismo sessuale contro il polimorfismo. La dualità sessuale, infatti, è condizione di possibilità della socialità, ovvero continuazione della stessa umanità.

All'obiezione che la tecnica, "il Prometeo scatenato" direbbe il filosofo Hans Jonas (1903/1993), è in grado di creare (verbo tipicamente divino) le condizioni per la procreazione a partire da un solo individuo, si deve replicare che, anche in questo caso, la dualità oppositiva sessuale è la sola condizione di pensabilità e di possibilità dell'identità.

Se tutto fosse indifferenziato, l'io non potrebbe mai identificarsi. Gli uomini, però, direbbe la volpe al Piccolo Principe, "hanno dimenticato questa verità"...

 

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(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.