Il WoPa, grazie al patrocinio e il contributo di Comune di Parma - Assessorato Cultura e la collaborazione di Fare Bis Fare insieme a Creative Events, ritorna in piena attività per regalare ai cittadini di Parma e a tutti gli ospiti un evento unico nel suo genere.
Parola, musica e movimento animeranno il quartiere San Leonardo portandolo, almeno per un fine settimana, a diventare il nuovo centro della città. Paola Maugeri, Enrico Ruggeri e Artemis Danza ritmeranno tre giorni ricchi di tante altre proposte
PROGRAMMA "ANIMO PARMA"
(in allegato la galleria immagini di Francesca Bocchia)
VENERDI' 9 SETTEMBRE 2016
– ORE 17.00 Sala "ingresso" permanente per la durata della manifestazione: Mostra fotografica "Ancestrale Affetto", di Graziano Fantuzzi e Monica Reggiani – esposizione di fotografia neonatale.
– Ore 17.00 – 20.00 Sala "buia" permanente per la durata della manifestazione:Esposizione progetto "Skaraboki" di Francis Briz pittore e illustratore
– ORE 17.30 – 18.10 Sala "palco": Conferenza interattiva sul tema "Osteopatia e alimentazione", diretta da Matteo Ghiretti, presidente dello Studio di chinesiologia e osteopatia Filo.
– ORE 18.15 – 19.30 Sala "palco": Laboratorio di "Cucina Consapevole", offerto da Sojasun e diretto da Valeria Tonino di Officina Tao
– ORE 19.30 – 20.00 Sala "palco": presentazione di Ricrediti APS e Ecosolgea Onlus per inclusione nel progetto "I Sustain Beauty" promosso da Davines (ancora in definizione)
– ORE 20.00 – 21.30 Sala "palco": show reading del libro "Alla Salute!" con Paola Maugeri; doppia intervista su cibo sano, sostenibilità e rock, diretta da Fabio Guenza e Marco Pipitone
SABATO 10 SETTEMBRE 2016
– ORE 17.00 Sala "ingresso" permanente per la durata della manifestazione: Mostra fotografica "Ancestrale Affetto", di Graziano Fantuzzi e Monica Reggiani – esposizione di fotografia neonatale.
– ORE 17.00 – 19.00 Sala "buia": "Tutte storie", workshop di scrittura e narrazione diretto da Jacopo Masini
– ORE 17.00 – 17.50 Sala "palco": Open class di Asthanga Yoga Base, diretta da Cristina Bosi
– ORE 18.00 – 19.00 Sala "palco": Open class di Asthanga Yoga Rocket, diretta da Cristina Bosi
– ORE 19.00 – 21.00 Sala "retropalco": La compagnia teatrale Improgramelot, presenta "Buzzer"; spettacolo comico d'improvvisazione ed interattività col pubblico. A fine performance open class per adulti e ragazzi
– ORE 21.30 – 23.30 piazzale antistante il Wopa: Concerto live di Enrico Ruggeri
DOMENICA 11 SETTEMBRE 2016
– ORE 17.00 Sala "ingresso" permanente per la durata della manifestazione: Mostra fotografica "Ancestrale Affetto", di Graziano Fantuzzi e Monica Reggiani – esposizione di fotografia neonatale.
– ORE 17.00 – 18.00 Sala "ingresso": Conferenza interattiva: "Partorire scegliendo" diretta dalla Dott.sa Maria Pia Pandolfo, consulente di Studio di chinesiologia e osteopatia Filo
– ORE 17.00 – 18.00 Sala "buia": all'interno dell'esposizione "Skaraboki" l'artista Francis Briz incontrerà il pubblico per un momento interattivo di pittura.
– ORE 18.00 – 19.00 Sala "buia": all'interno dell'esposizione "Skaraboki" l'autore Octave Clement Deho, presenterà il suo libro "Didiga oltre Itaca", vincitore del premio Bissa D'Or, per i migliori autori della Costa d'Avorio
– ORE 17.00 – 19.00 Sala "palco": Open class di Danza Terapia, diretta da Elisa Borchini
– ORE 19.00 – 21.00 Sala "retropalco": La compagnia teatrale Improgramelot, presenta "Buzzer"; spettacolo comico d'improvvisazione ed interattività col pubblico. A fine performance open class per adulti e ragazzi
– ORE 21.30 – 23.00 piazzale antistante il Wopa: Artemis Danza in: "Carmen Dj e Tosca X.0"
Wopa, Workout Pasubio, è in via Palermo 6 a Parma.
(In allegato la galleria immagini)
Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello protagonisti di uno spettacolo che li vede nuovamente sullo stesso palco a vent'anni di distanza dalla loro ultima apparizione.
Parma, 10 settembre 2016
di Pietro Razzini
Un tridente come questo, forse, regalerebbe meno gol, ma sicuramente riempirebbe gli stadi di tutta Italia. Perché trattasi di fuoriclasse, ognuno a proprio modo, sempre capaci di regalare il guizzo vincente con una battuta, una bischerata, una mimica fuori da ogni convenzione. Carlo Conti, Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello sono stati i grandi protagonisti di uno spettacolo che li ha visti nuovamente sullo stesso palco a vent'anni di distanza dalla loro ultima apparizione. E come il buon vino, anche i tre toscanacci hanno dimostrato di migliorare le proprie performance "live" con il passare del tempo, mettendo in scena una serie di simpatiche trovate in grado di garantire risate a getto continuo nelle oltre due ore di intrattenimento.
LO SHOW – E' proprio questo il titolo dato allo spettacolo che nei prossimi mesi si offrirà anche al pubblico di Milano, Firenze, Roma e Livorno. Se non sarà tutto esaurito, poco mancherà: trascinanti, irriverenti, coinvolgenti. Sono tre pezzi grossi dello show business italiano e il motivo appare chiaro sin dalle prime battute. La risposta del pubblico è immediata, creando all'istante quella relazione tra palco e realtà che rimarrà indissolubile fino al termine dello show. La notte dell'Arena di Verona è un mix tra pezzi corali e acuti da solista: ricompaiono personaggi amati dalla gente come il "panarielliano" bagnino Mario, nascono momenti di un'intimità incredibile (con la canzone scritta da Pieraccioni alla figlia Martina), si creano momenti di suspance con finale a sorpresa nella parte conclusiva della serata (con Carlo Conti protagonista).
RISATE A GO GO- Insomma, ogni componente è al suo posto per garantire il perfetto esito di uno spettacolo che, sicuramente, catalizzerà l'attenzione del grande pubblico. E poco importa se amnesie momentanee rallentano il ritmo ogni tanto: il recupero della situazione è immediato grazie a una capacità innata di improvvisare, di trasformare in oro anche ciò che, inizialmente, non luccica. Il viaggio nel tempo coinvolge ricordi, amici vecchi e nuovi (Cristiano Malgioglio, Belen Rodriguez, Sabrina Ferilli e Massimo Ceccherini), tecnologie all'avanguardia e giochi di parole che strappano sempre un sorriso. Tra passato, presente e futuro Pieraccioni, Conti e Panariello tornano protagonisti insieme: il trio delle meraviglie ha colpito ancora... meglio di Neymar, Messi e Suarez.
Presso la Casa del Giovane Verdi a Busseto - dove il grande genio visse dai 10 ai 18 anni - una serata magica all'insegna della cultura, della musica e della gastronomia.
Parma, 8 settembre 2016
Anche sabato sera la Casa del Giovane Verdi a Busseto in Via Piroli, storico luogo dove il grande genio visse dai 10 ai 18 anni ha fatto il pieno non solo di partecipanti ma anche di emozioni. Anna Sichel, perfetta padrona di casa, ha regalato ai presenti una serata magica all'insegna della cultura, della musica e della gastronomia come piaceva tanto a Verdi. Corrado Mingardi ha introdotto il concerto di brani verdiani. Nell'occasione ha fatto omaggio ad Anna Sichel di una bellissima riproduzione del ritratto di un giovanissimo Verdi, 10 anni circa, mentre suona la spinetta. L'originale del ritratto si trova all'Accademia Chigiana di Siena. Il noto chitarrista fidentino Daniele Pettorazzi laureato al conservatorio di Parma oltre a brani verdiani ha anche eseguito un suo inedito. E' stata poi la volta del pluripremiato "poeta del flauto" Mauro Uselli che ad un anno di distanza è tornato ad esibirsi nello storico luogo verdiano. Alla fine i due musicisti hanno eseguito alcuni brani di Verdi con flauto e chitarra insieme, tra i quali la Vergine degli Angeli voluta dal M° Daniele Pettorazzi, brano che ha strappato lunghi applausi e la richiesta di bis. A seguire party gratuito con degustazioni di prodotti tipici delle terre verdiane offerti dalla ditta Ibis-Gourmet presentati dalla esperta Michela Sivelli.
Di fronte a una Piazza Grande gremita, si sono alternati sul palco artisti di fama internazionale, come Il Volo, Nek, Elio ed Edoardo Bennato accanto ai nuovi talenti. Grande emozione di fronte all'esibizione di Alaa Arsheed, violinista fuggito dalla Siria, e della struggente Summertime interpretata da Silvia Colombini e Danilo Rea.
Di Manuela Fiorini – foto di Claudio Vincenzi
Modena, 7 settembre 2016
Una serata come sarebbe piaciuta al Maestro Luciano Pavarotti, nel cuore della sua Modena, con i suoi amici "big", i nuovi talenti della lirica, la sua famiglia e gli amici più cari. E, soprattutto, la musica in tutte le sue declinazioni e contaminazioni, e la solidarietà per i più sfortunati, per chi cerca una speranza fuggendo dalla guerra.
E' stato un crescendo di emozioni "Qui dove il mare luccica", il concerto tributo alla memoria del grande tenore, tenutosi ieri sera in Piazza Grande nel nono anniversario della sua scomparsa. Ma la presenza di Luciano è stata comunque tangibile, attraverso la musica, i ricordi, le parole di chi lo ha conosciuto, amato e condiviso con lui i tanti progetti di solidarietà. Tra questi la lunga collaborazione con UNHCR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha caratterizzato quattro edizioni del Pavarotti & Friends, il grande evento benefico attraverso il quale sono stati raccolti fondi a sostegno dei rifugiati Kosovari, Afgani, Angolani e Iracheni.
Proprio ai rifugiati è stato dedicato il concerto evento di ieri sera. A partire dal titolo, quel "Qui dove il mare luccica", che da un lato cita la celebre Caruso di Lucio Dalla, che con Pavarotti ha duettato in più di un'occasione, dall'altro simboleggia quel mare in cui si riflettono la speranza e il futuro di chi lo attraversa fuggendo dalla guerra e dalla fame.
Mattatore della serata Fabio Volo, a cui è toccato il compito, con la consueta ironia, di presentare i numerosi ospiti, che sono stati accompagnati nelle loro esibizioni dall'Orchestra dell'Opera Italiana diretta dal Maestro Aldo Sisillo. Proprio l'Orchestra ha aperto la serata di musica con una ouverture del Barbiere di Siviglia. A seguire, l'esibizione al violino di Alaa Arsheed, musicista e rifugiato siriano, che ha eseguito la struggente Duduk, titolo che ricorda il tradizionale strumento armeno, per ricordarci "che la musica è un ponte e non ha confini o barriere".
Ovazione per Il Volo, il trio di tenori formato da Piero Barone, Gianluca Ginoble e Ignazio Boschetto che ha esordito con due classici: Granada e Torna a Surriento per poi affiancare, nel corso della serata, i giovani talenti: i soprani Vittoriana De Amicis, Francesca Sartorato, Claudia Sasso e Laura Macrì e il tenore Ivan Ayon Rivas. Sorprende e diverte l'eclettico Elio, in completo rosso fiammante, che dietro all'ironia dei suoi testi, ai quali ci ha abituato, fa trasparire il suo talento di polistrumentista, compositore e cantante, esibendosi nella Chanson du bebé di Rossini con testo da lui adattato, e, nel finale, con un potente Largo al factotum dal Barbiere di Siviglia. Ecco, poi, Nek, Filippo Neviani da Sassuolo, che a Modena è letteralmente di casa, che allieta la platea con due dei suoi più grandi successi: E da qui e Fatti avanti amore, ma anche con un commovente Panis Angelicus, in duetto con il giovane soprano Laura Macrì. Vola sulle note del pianoforte il jazzista Danilo Rea, che accompagna l'intensa e struggente Summertime di Silvia Colombini, che da ninna nanna si trasforma nel dolore di una madre per il destino del suo bambino, che stringe tra le braccia. Forse dorme, forse è morto, come i milioni di bambini nel mondo vittime della guerra e della fame. Ancora un omaggio ai rifugiati con Pronti a salpare di Edoardo Bennato e Italiani accompagnato dal susseguirsi di fotografie di alcuni nostri celebri connazionali, tra cui Sandro Pertini, Anna Magnani, Federico Fellini, Falcone e Borsellino. Altro momento suggestivo, la proiezione del reportage di Massimo Cirri, conduttore di Caterpillar su Radio Due, che ha trasportato il pubblico nei campi profughi del Kurdistan Iracheno, dove bambini e ragazzi sognano il loro futuro anche attraverso la musica.
Gran finale con il ritorno de Il Volo, che si esibisce con due classici della canzone napoletana: O Sole mio e O surdato 'nnamorato. Tutti gli artisti sono poi saliti sul palco per l'esecuzione corale di Libiamo né lieti calici e Caruso. Ma i saluti finali sono del "padrone di casa", Luciano Pavarotti, che dallo schermo esegue una magistrale Ave Maria duettando con l'amico di sempre Bono Vox.
Ogni giorno, alla stessa ora, il cielo si tinge di rosso, proprio come il red carpet del Lido di Venezia in questi giorni. Su questo fantastico palcoscenico sfilano attori e attrici, registi e personaggi della tv. Dai presentatori italiani fino alle star americane più famose, non ci sono distinzioni. Il pubblico, in attesa fino dalle prime luci dell'alba di vedere i loro idoli, esulta e chiede a gran voce foto e autografi che (quasi) sempre gli vengono concessi.
Sono due gli appuntamenti per i fan del tappeto rosso: alle 18 e alle 21. I giornalisti accreditati e coloro che partecipano alle conferenze stampa mattutine e pomeridiane sanno già cosa aspettarsi e chi attendere, ma le sorprese non mancano mai. Infatti, non si parla di soli attori o registi ma anche di tante modelle, stilisti e fashion blogger. Fin dai primi giorni, il pubblico ha potuto godere della presenza di grandi nomi quali Michael Fassbender, Jake Gyllenhaal, Alicia Vikander, Emma Stone, James Franco, Amy Adams, il nostro immancabile (da ormai diversi anni) Paolo Sorrentino e tanti altri che si preparano alla proiezione dei film o documentari presentati; ma anche Belen, Bianca Balti e Chiara Ferragni.
Cosa ci riserverà il festival nei prossimi giorni? Solo il tempo potrà dirlo, ma una cosa è certa: il tappeto rosso non delude mai.
Articolo di Federico Meneghini e Luca Fantuzzi
Foto di Federico Meneghini, Luca Fantuzzi e Ludovico Casalone
Le foto continuano nella galleria in fondo alla pagina
Appena entrati nella sala conferenze del Palazzo del Festival di arte cinematografica di Venezia, nonché Casino, si respira un'aria particolare. Poter semplicemente camminare e sedersi a pochi metri di distanza da artisti di fama mondiale, registi emergenti e produttori di alto livello, è una sensazione unica e indimenticabile. Dalle risposte alle domande dei giornalisti presenti in sala, emerge l'energia dei nuovi progetti o dei grandi classici riproposti, come ad esempio "The Bleeder" di Philippe Falardeau con Naomi Watts e Liev Schreiber, oppure la versione restaurata in 4K di "Zombi (Dawn of The Dead)" di George A. Romero presentato da Dario Argento insieme a Nicolas Winding Refn e proiettato per l'occasione a mezzanotte.
Novità di quest'anno è "Jesus VR – The Story of Christ", ovvero il primo film interamente da vedere e vivere attraverso la realtà virtuale. Girato con le nuove tecnologie 360, narra gli eventi principali della vita di Gesù come mai prima d'ora.
Articolo di Federico Meneghini e Luca Fantuzzi
Foto di Federico Meneghini, Luca Fantuzzi e Ludovico Casalone
A qualche giorno di distanza dal suo rientro in Italia, Lorenzo Basile mette nero su bianco le impressioni della tappa che, durante il viaggio in Bosnia con la Caritas diocesana, nell'ambito del progetto Kamlalaf, lo ha portato alla scoperta di Sarajevo.
Piacenza, 6 settembre 2016
Un cielo plumbeo copre Sarajevo al nostro arrivo. Del medesimo colore, primi ad accoglierci, sono i giganti di cemento di Novi Grad, casermoni popolari in perfetto stile sovietico, il cui maestoso grigiore resta immutato attraverso i decenni. Entriamo in città risalendo la Miljacka, fiume lungo il quale Sarajevo si è storicamente sviluppata in periodo ottomano come importante snodo commerciale. Tutto attorno, su entrambe le sponde, la circondano colline, oggi verdi e piene di abitazioni. Le lenti colorate della memoria, tuttavia, le fanno assumere tinte ben più cupe. Fu loro il mortifero abbraccio che soffocò la città durante l'assedio protrattosi quattro lunghissimi anni, dal 1992 al 1996.
Per giungere a destinazione percorriamo il tristemente noto Viale dei Cecchini, la lingua d'asfalto, che insieme al fiume, taglia a metà il centro urbano: oltre 600 persone caddero sotto il fuoco dei tiratori scelti serbi nel tentativo di attraversarlo. È strano, ma mi sento come osservato. Poche città trasudano storia come Sarajevo. Tanti regni, e regimi, si sono susseguiti ed ognuno ha contribuito ad accrescerne il carattere multiculturale e multietnico, una storia di convivenza che ha portato qualcuno a definirla una sorta di Gerusalemme d'Occidente. Nel centro cittadino, infatti, nel raggio di cento metri è possibile osservare una chiesa ortodossa, una cattedrale cattolica, una sinagoga ed una moschea. Tutte, nessuna esclusa, hanno subito danni durante il conflitto. Simbolica è la cosiddetta "Sarajevo meeting of cultures".
Una linea retta tracciata sulla strada che idealmente separa l'Oriente dall'Occidente, identificati questi con l'Impero Ottomano e l'impero Asburgico che succedendosi hanno segnato cinque secoli di storia della città. Stando su questa linea, a seconda di come ci si orienta, si possono osservare due stili completamente diversi: in un attimo si passa, infatti, da una strada in stile Istanbul nel quartiere Bascarsija ad una tipica cornice viennese fatta di viali e cafè. I profumi delle panetterie e i rumori delle piccole botteghe artigiane, invece, si diffondono liberi in ogni vicolo, senza discriminare tra est e ovest. Tristemente esemplare della follia distruttrice della guerra furono i bombardamenti che per trenta ore si accanirono contro la Vijećnica, il magnifico edificio in stile moresco che ospita la Biblioteca Nazionale e nel cui rogo andarono in fumo centinaia di migliaia di volumi. Non si trattò di cieca violenza, bensì della deliberata volontà di colpire al cuore le radici altrui, cancellando la memoria di secoli di convivenza, inconcepibile per coloro che erano spinti da un becero nazionalismo esclusivista.
Camminando per la città ovunque sono ancora ben visibili i fori di proiettile sulle pareti delle case, cicatrici fisiche qua e là coperte con cerotti di stucco. Più difficili da rimarginare sono, invece, quelle che hanno lacerato i cuori delle persone e, di conseguenza, il tessuto sociale della città. Presso il Centro della Pastorale Giovanile di Sarajevo, di cui siamo stati ospiti, abbiamo avuto la grande opportunità di ascoltare la testimonianza di tre ex-detenuti nei campi di prigionia creati in tempo di guerra. Si tratta di un progetto di Caritas Bosnia e del Catholic Relief Services (Caritas USA) chiamato "Fiducia, riconciliazione e responsabilità" che mira a narrare in modo condiviso quei tragici avvenimenti. Poco importa l'etnia, i racconti sono praticamente tutti uguali: vicini che da un giorno all'altro bussano armati alla tua porta, deportazioni forzate e prigionie disumanizzanti. Contro i pregiudizi e contro le narrazioni dei media embedded ai partiti nazionalisti, loro portano nelle scuole e nei villaggi il loro messaggio di pace, da ricordare e ricostruire, perché sia ponte tra i fossati creati da un odio etnico che non apparteneva alla storia di queste terre, ma che venne piuttosto seminato con scientifica lucidità da classi dirigenti criminali per i loro biechi interessi. Tanto ci sarebbe ancora da raccontare, ma il tempo e le parole, soprattutto le parole, non sono sufficienti per descrivere le contrastanti emozioni che una città come Sarajevo sa trasmettere. Un luogo dove anche un semplice vecchio tram ha una storia da gridare ad un mondo troppo spesso sordo, che invece, proprio di questi tempi, tanto avrebbe da imparare da questi tragici fatti.
Lorenzo Basile
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Come ogni anno, da ormai 73 edizioni, la città di Venezia apre le braccia ad uno dei più grandi eventi d'arte cinematografica del mondo. Dieci giorni all'insegna del buon cinema. Tra i numerosi turisti si scorgono critici, produttori e semplici fan che ogni giorno si imbarcano verso il Lido di Venezia per assistere alle numerose attività che il festival propone.
C'è anche la tratta diretta San Marco – Casinò per gli addetti ai lavori. L'atmosfera è frenetica, anche visti gli eventi che si sovrappongono ogni giorno: dalle proiezioni, alle conferenze stampa, dai photocall fino al classico e immancabile red carpet serale. Attraversando la città, si notano subito i fan in attesa dei loro idoli, le telecamere e i fotografi appostati, i giornalisti al lavoro e i semplici curiosi che tentano di scoprire chi sarà la prossima star ad attraversare il red carpet.
Nei pressi del Palazzo del Festival si trovano svariate zone di ristoro che alle ore di punta si riempiono e le varie sale di proiezione, ognuna chiaramente riconoscibile per lo stile colorato. Si prospetta un'edizione interessante ed innovativa, anche grazie all'introduzione di nuove tecniche cinematografiche come quella della realtà virtuale.
Articolo di Federico Meneghini e Luca Fantuzzi
Foto di Federico Meneghini, Luca Fantuzzi e Ludovico Casalone
Domani sera in piazza Cavalli lo spettacolo di chiusura con tre protagonisti: il gruppo folcloristico Tallentalegra di Giacarta (Indonesia), il coro Gerberto di Bobbio e il Nuovo Balletto Classico di Reggio Emilia. Ingresso gratuito.
Piacenza, 5 settembre 2016
Si chiude domani il Festival che ha portato nella città di Piacenza giovani talenti provenienti da tutto il mondo. Spettacoli con canti e balli di giovani artisti che nel mese di agosto hanno regalato performance tipiche della cultura dei rispettivi Paesi d'origine. Il Festival Internazionale dei Giovani, manifestazione ideata e condotta ogni anno con grande successo dal direttore Carlo Devoti, si conclude domani, martedì 6 settembre alle ore 21. Piazza Cavalli ospiterà lo spettacolo di chiusura dell'edizione 2016 con tre protagonisti: il gruppo folcloristico Tallentalegra di Giacarta (Indonesia), il coro Gerberto di Bobbio e il Nuovo Balletto Classico di Reggio Emilia.
Il gruppo Tallentalegra (nome tratto dal libro di Harry Potter "La maledizione dei piedi sempre in movimento") è composto da studenti - di età compresa tra i 15 e i 18 anni - della scuola superiore Garuda Cendikia di Giacarta. Nelle loro danze coreografiche tradizione e modernità si fondono in un cocktail sapiente e suggestivo. L'esibizione piacentina è resa possibile grazie la collaborazione con la "Iov Indonesia", dipartimento dell'Onu che s'interessa alla preservazione e alla promozione delle culture del mondo.
Il "Nuovo balletto classico" di Reggio Emilia presentato dall'etoile Liliana Cosi, ha tra gli interpreti i primi ballerini Elena Casolari e Alexandr Serov, che hanno raccolto l'eredità della Compagnia Cosi - Stefanescu. Il programma dell'esibizione piacentina prevede l'esecuzione dei brani: "Come una colomba", musica di Tommaso Albinoni, coreografia di Marinel Stefanescu (durata 6 minuti); "Don Chisciotte" pas de deux, musica di Ludwig Minkus, coreografia classica russa, interpreti Bianca Assad e Rezart Stafa (durata 8 minuti); "Spartacus", musica di Aram Kaciaturian, coreografia di Marinel Stefanescu, interpreti Elena Casolari e Alexandr Serov (durata 9 minuti).
Il Coro Gerberto, fondato nel 1967 da don Michele Tosi e il cui nome deriva da Gerberto di Aurillac, abate del monastero di S. Colombano a Bobbio intorno all'anno Mille e che in seguito salì al soglio pontificio con il nome di Silvestro II, è diretto dal 1998 da Edo Mazzoni e consta attualmente di 33 elementi, che eseguono un ampio repertorio che spazia dai canti tradizionali della montagna al folklore internazionale.
Parma, 1 settembre 2016 - Il circo di François Bidon ha fatto tappa in piazza Garibaldi, nella tarda mattinata di oggi, dopo aver percorso la via Emilia da Sant'Ilario, a bordo di 5 carovane trainate da 8 cavalli, fino a Parma.
E proprio in piazza ha regalato al pubblico un assaggio musicale, insieme agli artisti del Teatro Necessario, per poi proseguire in direzione Colorno. L'iniziativa è stata patrocinata dal Comune di Parma.
E' partita dalla Lombardia la tournée del Cirque Bidon proseguendo in Piemonte, per un viaggio che sta attraversando l' Emilia-Romagna e che, dopo la tappa al Festival Tutti Matti per Colorno, si concluderà a Zibello.
(In allegato la Galleria immagini a cura di Francesca Bocchia)
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