Un canale esoterico-filomassonico ha appena confermato quanto avevamo scritto giorni fa, cioè che Bergoglio con l’apertura della “porta santa” di Rebibbia ha tracciato su Roma il sigillo di Lucifero. https://www.youtube.com/watch?v=8oFN78XRmpw
Lo Gnosticismo – o Gnosi - è una antica eresia di origine ebraica che perseguita la Chiesa cattolica da 2000 anni. In sostanza, per questa credenza aveva ragione il serpente dell’Eden: l’uomo è come Dio, basta che si liberi dal giogo delle inutili regole del Creatore che però non è un Padre amorevole, come pensano i Cristiani, ma un demiurgo sciocco e malvagio che, per creare l’Uomo, ha impastato le scintille divine del “pleroma”, una zona superiore dove vive un “Prepadre”, con la materia bruta. Lucifero è quindi una divinità prometeica, positiva che libera l’uomo dalle regole del Creatore e quindi coinciderebbe con un Cristo non storico, ma ideologico e conosciuto attraverso i vangeli apocrifi.
Si comprende bene come lo Gnosticismo sia la religione dell’uomo che si fa Dio, in speculare opposizione alla fede del Dio che si è fatto uomo. Non a caso, è il credo della Massoneria, arcinemica della Chiesa da 300 anni, che oggi ha conquistato, sebbene per breve tempo, il potere petrino.
Per comprendere al meglio l’inversività e l’eversività di tale credenza, i cui simboli invadono anche le piazze delle nostre città d’arte, https://www.youtube.com/watch?v=1n_ivADmC7Y&t=28s si rimanda a questa sorta di breve compendio: https://www.youtube.com/watch?v=yUBiUAiaFC0
Bergoglio, dunque, non è il papa e non è cattolico, ma gnostico. Ecco perché ovunque, nella chiesa usurpata, si parla subdolamente di Luce, di Madre Terra (l’Anti-Madonna), e fioccano immagini di serpenti come nemmeno alla Festa dei Serpari di Locullo.
Tra le ultime imposture gnostiche, in questa Anti-epifania antipapale, non poteva mancare l’anti-Re Magio, ovvero tale Artabano.
Lo infilano ovunque: nel presepe del Pozzo della Cava di Orvieto, https://www.youtube.com/watch?v=q1DbJaUmC4Q&t=11s in racconti per bambini, in cartoni animati, fiction, come “Il Quarto Re” con Raoul Bova, sponsorizzato non a caso da Tv2000, spettacoli teatrali e, da ultimo, in un romanzo di Mimmo Muolo, giornalista – naturalmente - di Avvenire.
Questo presunto quarto magio, una figura non raccontata dai Vangeli, veniva dalla Persia: smarrisce la strada per soccorrere un ebreo moribondo e non arriva in tempo a Betlemme, ma si mette lo stesso a cercare Gesù. Lo cerca per tutta la sua vita, durante la quale offre tutti i doni che aveva preparato per il Bambinello, ai poveri e bisognosi.
Arriva a Gerusalemme dopo 33 anni, in tempo per vedere Cristo crocifisso, ma muore colpito da una tegola: mentre spira gli appare “il Re della Luce” per dirgli che lui comunque ha fatto bene etc. etc.
E’ in sostanza un anti-re magio che non trova Gesù e si fa il suo percorso solitario, arrivando alla Luce per conto suo.
Non ci ha stupito che nel presunto “Angelus” del 6 gennaio, Bergoglio abbia citato proprio Artabano, con queste parole: «Secondo una storia, un quarto re magio arriva tardi a Gerusalemme proprio durante la crocifissione di Gesù – è una storia bella questa, non è storica, ma è una bella storia –, perché si è fermato per la strada ad aiutare tutti i bisognosi dando loro i preziosi doni che aveva portato per Gesù. Alla fine, è arrivato un vecchio che gli ha detto: “In verità ti dico, tutto quello che hai fatto per l’ultimo dei fratelli, lo hai fatto per me”. Il Signore sa tutto quello che noi abbiamo fatto per gli altri».
Riprendiamo da varie fonti alcune note sull'associazione tra Artaban e la gnosi (conoscenza spirituale) come metafora della ricerca della verità e della salvezza spirituale.
Come gli gnostici, Artaban intraprende un viaggio di ricerca, che non è solo fisico, ma soprattutto spirituale. Il suo obiettivo non è solo incontrare il Messia, ma comprendere il significato della vita e del sacrificio.
Egli rinuncia gradualmente ai suoi doni preziosi, simboli del mondo materiale, per aiutare gli altri. Questo richiama il tema gnostico del distacco dal mondo fisico (la materia, vista spesso come inferiore o illusoria) per abbracciare una realtà superiore e spirituale.
Nel suo cammino, Artaban dimostra che il vero sapere non è teorico, ma si manifesta nelle azioni compassionevoli. Questo è in linea con la gnosi, che considera l'amore e la compassione come mezzi per raggiungere la conoscenza divina.
Artaban rappresenta l'uomo che lotta contro l'ignoranza (spirituale) e i limiti imposti dalla condizione umana, cercando la luce divina attraverso le esperienze della vita.
Nella tradizione gnostica, il Pleroma rappresenta la pienezza spirituale, la totalità dell’essere in cui risiede la luce. Artaban, pur non raggiungendo fisicamente il Cristo, arriva simbolicamente al Pleroma attraverso i suoi atti di sacrificio e amore. La voce divina che gli parla alla fine della storia rappresenta il suo ingresso nella conoscenza totale, l'unione con il divino.
La storia di Artaban si presta a essere letta in chiave gnostica come un viaggio di iniziazione spirituale. Nonostante il fallimento apparente (non trova mai Gesù fisicamente), Artaban raggiunge un livello superiore di conoscenza e realizzazione spirituale. La sua vita diventa una testimonianza che la vera gnosi non è una meta lontana, ma una trasformazione interiore.
Il personaggio rappresenta anche la ricerca della "luce" in senso esoterico. L'idea che egli sia in cerca di Gesù, ma si trova a servire e sacrificarsi per gli altri lungo il cammino, richiama il concetto massonico della "luce" che non è necessariamente qualcosa di immediatamente accessibile o visibile. La luce è qualcosa che si raggiunge attraverso la purificazione del cuore, la crescita interiore e l'altruismo, non attraverso il successo materiale o la ricompensa esteriore. La sua continua ricerca della verità senza trovare una risposta concreta riflette anche il concetto gnostico dell'eterna ricerca della conoscenza, che può non avere un finale definito, ma è un cammino che evolve costantemente.
Artabàn, essendo un "quarto" re magio, rappresenta il concetto che la ricerca spirituale e la saggezza non sono mai complete, ma sono un viaggio in continua espansione. In Massoneria, l'idea del "quarto" simbolizza qualcosa che manca ma che è essenziale: l'assenza di Artabàn nei Vangeli rappresenta proprio la necessità di completare l'insieme. La sua figura potrebbe simboleggiare la ricerca costante del Massone, che è sempre incompleta ma progredisce verso una comprensione superiore attraverso il sacrificio, l'autodisciplina e l'altruismo.
Ora, sembrano gran bei concetti, ma per i cattolici tutto ciò rappresenta una dottrina letteralmente anticristica. Qui troviamo l’uomo che si autodivinizza scoprendo da sé la luce, in un viaggio iniziatico, senza seguire le regole fornite dal Messia.
E’, questa, infatti, la zuccherosa tentazione di Lucifero. Scegliete voi cos’è bene e cos’è male e fate da soli il vostro viaggio, con le vostre regole, perché voi stessi siete Dio.
Buona Antiepifania a tutti.