Di Andrea Caldart Cagliari, 10 settembre 2024 - Riappare sulla scena Mario Draghi che consegna il suo rapporto incentrato su investimenti ingenti nei settori difesa e tecnologia altrimenti dice lui: “per la UE sarà una lenta agonia”.
Ma già qualche giorno fa in un discorso che l’ex premier ha tenuto al Mit di Boston, la sua convinzione guerrafondaia filo atlantista, l’ha sfoderata tutta dicendo: “La Russia va sconfitta o sarà la fine dell’Europa, perché per gli Stati Uniti, la UE e i loro alleati, non c’è alternativa se non garantire che l’Ucraina vinca la guerra”.
Un po' come quella sua celebre frase: “Se non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire”.
E sebbene Ursula von der Leyen prepari il terreno per evitare i veti, sul “Piano Draghi”, molti dubbi si sono elevati dalla Germania di Scholz, recentemente battuto politicamente in alcune regioni del suo Paese.
Ma è anche il momento dei distinguo per la politica perché deve fare la scelta verso quale opzione di appartenenza di sovranità vorrà stare.
Serve proprio il punto di partenza ideale e identitario perché l’Europa non potrà fare a meno della specificità dei Paesi, ma allo stesso tempo, dovrà trovare una forza coesa che sappia cambiare nel merito la stessa Europa, revisionandola attraverso la specificità delle nazionalità degli Stati.
Ogni Paese ha una sua Carta costituzionale e non può essere relegata ad un ruolo di spettatrice passiva, perché ne attuerebbe il funerale della democrazia del Paese verso quei valori dei padri fondatori che l’hanno creata.
I valori costituzionali sono le fondamenta della democrazia, ma dopo circa ottant’anni sarebbe arrivato anche il momento di andare al centro dei contenuti dei suoi articoli, per attualizzare una riconoscibile identità.
Ad esempio, pensando all’art. 1 della nostra Costituzione, un aggiornamento potrebbe essere fatto introducendo la parola libertà, facendo in modo di riconoscere il fondamento delle libertà individuali dei cittadini.
L’importanza delle libertà individuali è la più importante difesa che deve avere il cittadino, in modo da non doversi più trovare nell’Europa della tecnocrazia di leader neo-autoritari, ma possa anche dare una credibilità alla burocrazia, togliendo l’ideologia dell’eccesso su tutto.
Sarebbe così determinata l’Europa delle nazioni, ma avrebbe ancora la debolezza di garantire una corretta gestione in tema di politica estera, perché attualmente è ancora troppo legata al pensiero radicato nell’asse popolare-socialista europeo.
Dobbiamo ricordarci però che a partire dal trattato di Maastricht è stata scritta e sottoscritta la volontà e l’esecuzione di una cessione di sovranità all’Europa e questo è stato il più grande errore politico che oggi porta a quell’intolleranza di una maggiore integrazione dei popoli con l’Europa, in difesa invece delle sovranità nazionali.
Ma ricordiamoci anche che la politica può riservarci sempre enormi sorprese, soprattutto perché i vari cittadini europei, non rappresentano tutti la stessa Europa.
La stessa democrazia non è basata soltanto su di una sola legittimità, perché se fosse così, incatenerebbe quel concetto di democrazia identitaria, che è differente invece da quella che noi tutti consociamo essere invece, la democrazia rappresentativa del Parlamento.
Non è una questione di sfumature per un qualche calcolo di opportunità che in questi ultimi quattro anni hanno visto un’Europa dell’ideologia dei tecnocrati, ma dobbiamo ritrovare la bussola dello stato di diritto per ripristinare la democrazia che è stata la conquista del Novecento contro l’estremismo nazista e fascista, per non cederla nuovamente a nuovi totalitarismi sovranazionali.