La conseguenza di questo approccio è "l'etica della situazione", per cui il bene può e deve essere "scoperto" e "inventato" dal singolo all'interno della situazione concreta (qualora si ritenga, ad esempio, che la vita non è degna di essere vissuta, perché non ricorrere all'eutanasia?).
Il pensiero moderno fonda, dunque, esso stesso l'essere: l'essere ed il bene procedono dalla nostra coscienza, perdendo qualunque dimensione oggettiva.
In questa prospettiva la ragione costruisce norme morali in relazione alla storicità del momento. Il loro contenuto è in continuo divenire ed è determinato dalla variabilità dei condizionamenti culturali e sociali.
Una vera filosofia della persona, invece, ritiene che diritto naturale e verità siano una identica cosa. La legge morale naturale deriva, allora, dall'essenza metafisica dell'uomo, ciò che lo rende quello che è. Questa permane in ogni mutamento storico e, quindi, è sempre uguale e conoscibile dall'uomo.
La bontà e la malvagità certamente provengono dalla persona umana, dal suo orizzonte di libertà il quale, però, è sempre collocato all'interno di un ben preciso orizzonte ontologico che funge da criterio per valutare la conformità dell' "agere" (dell'agire) al vero ed al giusto.
Ogni ente ed ogni realtà possiedono, infatti, una tendenza o inclinazione naturale a divenire la loro essenzialità, a realizzare il loro fine, ossia il loro bene.
Se così non fosse, cioè in mancanza di un ancoraggio all'essere, ognuno seguirebbe la propria volontà non illuminata dalla ragione contemplativa e riterrebbe giusta e vera qualunque azione quale risultato del suo "velle", del suo autodeterminarsi. E quando quella volontà si fa "generale" e viene imposta ai consociati?
L'uomo, se non vuole cadere nella follia della "non verità", è chiamato a praticare l'essere nel suo ordine e, dunque, a compiere il suo dover essere.
Con buona pace dei moderni...
(foto copertina – Stefano Cavazzini Parma. Elogio alla Follia - https://www.gazzettadellemilia.it/cultura/itemlist/tag/Stefano%20Cavazzini )
(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
Sito web personale www.danieletrabucco.it