Di Patrizia Boi 22 marzo 2023 - Dopo il successo dello Spettacolo “Daimon – L’ultimo canto di John Keats”, Paolo Vanacore riporta in scena al TEATRO LO SPAZIO dal 30 marzo al 2 aprile 2023, “BAMBOLA – La storia di Nicola”, sempre interpretato dal grandissimo Gianni De Feo, camaleontico attore capace di immedesimarsi contemporaneamente in molteplici ruoli maschili e femminili, di farsi voce narrante ed ottimo interprete di brani musicali, che in quest’opera assume anche il ruolo di Regista.
Questo spettacolo è anche frutto di un lavoro di collaborazione tra il nostro Autore, e una serie di professionisti capaci di creare il giusto amalgama perché lo spettacolo possa funzionare: Alessandro Panatteri, pertanto, è l’artefice delle musiche originali e degli arrangiamenti, mentre a Roberto Rinaldi sono affidati scene e costumi, Assistente alla regia è Chiara Sanvitale, per Foto e grafica c’è Manuela Giusto e l’Ufficio stampa è gestito da Andrea Cavazzini, Direttore di Quarta Parete.
In una dimensione che oscilla tra reale immaginario, il personaggio si sdoppia rappresentando Nicola e contemporaneamente Bambola: un dandy di età ormai matura, solo sul palcoscenico, interpreta sé stesso e contemporaneamente è voce narrante, in una scena dove è presente un grande albero di legno insieme a lumicini e scatole variopinte, dalle quali, come da uno scrigno magico, riesce ad estrarre oggetti, memorie e canzoni.
Ma cerchiamo di approfondire le tematiche trattate attraverso una intervista a Paolo Vanacore, autore e regista, napoletano che vive a Roma, laureato in Storia del Teatro.
(Paolo Vanacore)
Paolo, sembra un monologo costruito apposta sulla personalità stravagante e multiforme di Gianni De Feo, come hai creato questo personaggio?
Il personaggio nasce proprio dalla conoscenza dell’arte di De Feo che avevo precedentemente ammirato in altri spettacoli apprezzandone non solo l’estro interpretativo ma anche il genio della regia.
Gianni è un’artista raro proprio perché multiforme, il suo talento è poliedrico, un’arte completa che al tempo stesso diventa azione, danza, canto, recitazione, mimo. Sognavo da tempo di lavorare con lui, di scrivere per lui.
Questo personaggio nasce da un mio desiderio che nel tempo è diventato una vera e propria ossessione, quella di avere la possibilità di osservare le diverse strade che avrei potuto percorrere se il destino o il caso fossero intervenuti o meno deviando il corso degli eventi.
Sono partito esattamente da qui per creare Bambola-Nicola nella piena e totale convinzione che l’unico artista in grado di rappresentare questo personaggio così complesso fosse Gianni De Feo.
Quali sono i tratti essenziali della storia?
È una storia sull’amore disperato nell’accezione più ampia del termine, amore filiale (materno, paterno) amore sensuale, fisico, passionale, amore istantaneo, il cosiddetto colpo di fulmine in cui sono gli occhi per primi a guardare oltre il tempo terreno di una breve conoscenza.
È una storia che riflette intorno ai temi del caso e del destino, delle coincidenze, degli incontri, della fortuna. Ma è anche una storia che supera tutte le barriere del tempo e dello spazio, dove tutto diventa più chiaro.
Quale messaggio intendevi trasmettere agli spettatori?
Volevo dire che anche nella precarietà c’è vita, anzi, soprattutto lì.
C’è un mondo di colori, di luci. C’è vita pulsante tra gli ultimi, c’è solidarietà, comunità, tematiche molto ricorrenti sia nei miei testi teatrali che nella narrativa.
Perché hai intitolato lo spettacolo “Bambola”? Chi è questa Bambola?
Il giovane Nicola una volta persi entrambi i genitori decide di iniziare a prostituirsi per sbarcare il lunario con il nome di Bambola.
La mamma era una grande ammiratrice di Patty Pravo cui il nome Nicola era dedicato. Bambola è anche la strada o meglio l’universo delle strade, delle infinite sliding door della nostra vita.
Bambola – Gianni De Feo
Cosa emerge dalle scatole che sono state poste in scena?
In quale periodo storico è ambientato lo spettacolo oppure siamo nella dimensione del senza tempo?
Le scatole sono lo scrigno magico nel quale riemergono elementi di un tempo sospeso sempre in bilico tra presente, passato e futuro.
Sono le scatole dei giochi del bambino che custodiscono le verità dell’adulto. Lo spettacolo attraversa un periodo che va dagli anni Sessanta ai giorni nostri ma, ripeto, il tempo è un elemento fluttuante della narrazione.
Quale spazio è riservato all’amore nell’intreccio?
L’amore è la forza misteriosa e magnetica che ci spinge a vivere e a morire, a sopravvivere e a desistere, l’amore è il protagonista assoluto della scena e dell’intreccio drammaturgico.
Perché hai scelto le canzoni di Nicoletta Strambelli come elemento drammaturgico della scena?
Perché le canzoni di Patty pravo nell’immaginario collettivo femminile rappresentavano un modello di riscossa, di emancipazione, la voce di Nicoletta è stata la voce della ribellione e dell’anticonformismo nella quale molte donne di quel periodo si sono identificate.
L’ambiente in cui è cresciuto il protagonista, i sobborghi romani, vuole richiamare la memoria pasoliniana?
Vista l’ampiezza della poetica pasoliniana un richiamo c’è sempre, questa storia nello specifico non è quella dei ragazzi di vita, il percorso di Bambola è diverso. Di certo si respirano le atmosfere della precarietà di quartiere di quegli anni.
Cosa ha in comune Nicola con Paolo? E con Nicoletta?
Con Nicola ho in comune i lutti, il senso della perdita, il dolore per la scomparsa dei genitori, certe atmosfere domestiche e poi le immancabili lucine di Natale, mentre con Nicoletta condivido l’apparente sfrontatezza dietro la quale si nasconde la fragilità dei sentimenti.
Quanto è importante l’abilità di De Feo nella rappresentazione?
La sua abilità è stata fondamentale per la riuscita dello spettacolo, sono convinto che nessun altro avrebbe potuto interpretare la mia Bambola in modo così sublime.
La capacità di Gianni di tenere il palco dosando ritmo e respiro, passione e sentimento, tecnica e istinto, è il vero punto di forza di questo progetto.
Dal punto di vista registico, invece, De Feo ha costruito un meccanismo impeccabile, dando forza e voce sia all’impianto scenico estremamente suggestivo di Roberto Rinaldi che alle musiche originali di Alessandro Panatteri, che attraversano periodi storici diversi integrandosi pienamente nella narrazione drammaturgica.
Nella società attuale quale tipologia di persone diventano metaforicamente ‘Bambola’?
Ognuno di noi oggi può scegliere liberamente chi essere, siamo maggiormente consapevoli rispetto agli anni in cui vive Bambola, ma questa coscienza di sé purtroppo va a scontrarsi con un mondo che continua a fare grandi passi indietro.
Non solo dal punto di vista dell’identità di genere.
Non chiedo mai all’autore di svelare il finale naturalmente, ma mi viene in mente il poetico epilogo del film FANNY E ALEXANDER di INGMAR BERGMAN: “Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono. Su una base insignificante di realtà l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni”, forse “Il Sogno” di Strindberg potrà offrirci la chiave filosofica risolutiva della storia…
Patrizia Boi
Info:
Teatro Lo Spazio
Via Locri, 42 – Roma
Orari spettacoli
Da da giovedì a sabato ore 21/domenica ore 18,00
Biglietti: intero:15 euro – ridotto: 12 euro
(bar aperto per aperitivo dalle 20.00)
informazioni e prenotazioni
339.775.9351 / 06 77204149
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