Di Francesco Graziano Bologna, 26 aprile 2023 - Proprio sull’antifascismo, che in questi giorni ha occupato intere pagine di giornali a causa delle dichiarazioni del Presidente del Senato Ignazio La Russa, che oramai conosciamo a memoria, si è focalizzato il discorso del Presidente della Repubblica che ne ha fatto il suo obiettivo in una “lezione” che ha scelto Boves, simbolo del primo eccidio perpetrato dai nazisti, come sede del suo intervento.
Alla fine Mattarella ha scandito a chiare lettere uno slogan che ha accompagnato, e in certi casi ancora accompagna, intere generazioni: “ Ora e sempre Resistenza!”.
Parole scolpite nel municipio di Cuneo, nel cui teatro ha avuto luogo il discorso, e che si possono leggere nella lapide eretta “ ad ignominia” e dedicata allo spietato capo delle forze militari di occupazione tedesca Albert Kesseiring.
In molti hanno letto nelle parole del Presidente: “ la Festa della Liberazione va celebrata qui a Cuneo, terra di 34 medaglie d’oro al valor militare e dei 174 insigniti di Medaglia d’argento , delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza; la terra dei dodicimila partigiani, dei duemila caduti in combattimento e delle duemilaseicento vittime delle stragi nazifasciste. Qui oggi la Repubblica celebra le sue radici ossia la Festa della Liberazione” una stoccata proprio alla “ rilettura”, forzata o meno sta ai lettori deciderlo, della Storia da parte di uno dei più autorevoli rappresentanti del primo governo di Destra-centro guidato dalla Meloni, che proprio con La Russa ( a Praga per celebrare Jan Palach simbolo della lotta al Comunismo) ha fondato il soggetto politico vincitore alle ultime elezioni.
Rispettato il galateo istituzionale che ha visto il capo dello Stato accompagnato nella deposizione di una corona all’Altare della Patria.
Ciò che si può evincere con assoluta certezza passato quest’altro venticinque aprile è proprio quello che scrivevamo all’inizio, il Fascismo e la lotta di Liberazione sono tutt’oggi oggetto di due letture divergenti.
In un suo intervento sul “Corsera” la Meloni ha scritto: “Da molti anni, e come ogni osservatore esterno onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la propria incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo”, non rinunciando però ad una stoccata allorquando verga sulle pagine del più importante quotidiano italiano queste parole: “una parte politica persevera nell’usare la categoria del fascismo come mezzo per delegittimare qualsiasi avversario politico a guisa di un’arma di distrazione di massa”.
Su queste colonne preferiamo non rendere edotti i lettori sulle contro risposte aventi ad oggetto il simbolo della fiamma tricolore che arde nel simbolo di FdI perché francamente non se ne può più ma vogliamo sottolineare una seconda volta la nettezza con la quale Mattarella ha ricordato chi – coerente con ideali di libertà e giustizia – salì in montagna per combattere.
Il partigiano Duccio Galimberti, tra i fondatori del Partito d’Azione, nel’44 venne ucciso dai fascisti nel Paese occupato; nella piazza di Cuneo risuonano ancora le sue parole: “La guerra continua fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria degli italiani che si ribellano contro la tirannia mussoliniana”.
Una poesia che potremmo intitolare “A futura memoria delle generazioni che verranno”.