Di Andrea Caldart Cagliari, 14 marzo 2023 (Quotidianoweb.it) - Il terremoto finanziario che ha colpito anche la Signature Bank e qualche giorno prima l’onda d’urto aveva bussato alla Silvergate Bank, tipicamente conosciuta perché è la banca delle start-up tecnologiche.
Silvergate è la banca “sovrana” delle criptovalute e, in poco meno di 24 ore, ha perso il 12% del suo valore, dichiarando bancarotta.
Vale la pena di ricordare che la voragine creata dalla criptovalute negli utlimi 9 mesi, a partire dal fallimento della criptovaluta “terra”, questa “moneta” ha fatto perdere quasi il 70% del suo valore nel mondo.
Tornando alla SVB Bank secondo il Finacial Times, l’istituto aveva forti aderenze e rapporti con gruppi cinesi nel settore dei laboratori per la produzione di biotecnologie.
A rassicurare tutti ecco appare il presidente Biden che, in una conferenza stampa ha detto che: ”Il sistema bancario Usa è solido” ed ha inoltre detto che: “I vostri depositi saranno lì quando ne avrete bisogno”.
L’ottuagenario presidente in pieno stile Mario Draghi ha sfoderato il suo “whatever it takes” salvo dimenticarsi che i depositi oltre i 250.000 dollari non sono in genere coperti da un’assicurazione.
Quindi suggeriamo all’uomo più potente del mondo che forse gli conviene limitare i suoi “whatever”.
Anche perchè alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se pensava potessero chiudere altre banche, il presidente americano, guardando il giornalista, si è girato e senza rispondere, ha lascisto la conferenza.
Il governo americano si è subito adoperato per crere un programma di supporto volto a garantire ulteriori finanziamenti in favore delle istituzioni in crisi, probabilmente per scongiurare quanto avvenuto con Lehman Brothers nel 2008.
Viene da pensare che sia inziato qualche cortocircuito geopolitico e dopo un anno di balle raccontate sulla solidissima economia americana e di quanto invece sia in crisi quella russa, pare invece che tutto sia l’esatto contrario.
Appare palese che, farsi governare da banchieri sostenuti dai loro zerbini giornalisti del mainsteam, oltre ogni ragionevolo dubbio, narrazioni bugiarde, portano al default un Paese con la sua cultura e la sua storia.
Non tutto è sempre oro quello che luccica, ma anche non tutto è sempre come appare.
La storia delle banche americane è impregnata di scritture contabili molto fantasiose e discutibili e, come nel caso della SVB, viene da chiedersi chi ci sta guadagnando.
Più che guadagno, con il titolo in borsa che era in super picchiata verso il segno negativo, qualcuno invece ci ha ricavato la bella cifra di 241 milioni di dollari.
Segno che per alcuni fortunati, il fallimento delle banche con la conseguente rovina di un sistema economico sociale, è un vero affare, ma va chiamato con il suo nome, speculazione.
Secondo i dati di S3 Partners alcuni possessori di azioni, si sono messi a venderle allo scoperto riempiendosi le tasche.
A noi sembra un bel sistema fittizzio che partendo da un’illusione, raccoglie capitali per un determinato periodo, facendo poi scoppiare la bolla per avvantaggiare gli speculatori.
La dura legge del denaro? O quella delle agenzie private di rating?
Parliamo quindi di Moody’s che aveva dato le famose 3 A a Lehmann Brothers lo stesso giorno in cui chiuse, era il 2008, e anche per la SVB troviamo le stesse 3 A date dell’agenzia poco prima di fallire…
Risulta davvero incomprensibile come un’agenzia quale è Moody’s possa fare cilecca due volte su due o forse, dobbiamo pensare con quale “inghippo” vengono date queste pagelle di “affidabilità”?
Forse questa vicenda di SVB, che è solo all’inizio, comincerà a far aprire gli occhi su quanto sia devastante la corruzione di un potere di pochi.
Stavolta sarà difficile falsificare la realtà, il sistema bancario non è solido e noi ci domandiamo, quale sarà la prossima carta che farà cadere il castello?