Di Andrea Caldart Cagliari, 20 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - La conferenza è “dominata” principalmente dai Paesi appartenenti la NATO e guarda caso fu proprio il presidente Puntin nel 2007 ad accusare gli Usa di sostenere l’espansione della NATO ad est di cui ne chiedeva la ragione.
Una risposta che non è mai arrivata se non oggi, con il conflitto scoppiato tra Russia ed Ucraina, ne conosciamo il suo soggetto, ovvero la mira espansionistica degli USA e della NATO.
Forse il far scatenare l’attore NATO Zelensky è stato il vero obiettivo con il disegno ben preciso di far cambiare l’ordine di sicurezza in Europa, cercando di far accettare per il futuro, una guerra senza fine.
Lo dice lo stesso Zelensky intervistato ieri sera dal TG1 della Rai: “La guerra non deve essere congelata”.
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi sulla militarizzazione della Rai, ora non può non capire l’evidente occupazione politica dell’informazione di Stato, violando la libertà del pluralismo e del contradditorio.
È una longa manus politica molto pericolosa perché è una censura che lede il principio cardine dell’autonomia dell’informazione, la libertà d’espressione.
I brividi di freddo, almeno a noi non sono mancati perché, analizzando tutti gli interventi dei capi di stato di questa 59^ conferenza di Monaco, avevano un unico slogan: la guerra deve continuare, di pace manco a parlarne.
Una strategia che ormai pesa sui conti delle famiglie europee e non esiste Stato membro che non si trovi a dover fare i conti con questo, senza però dare e trovare delle soluzioni reali, rifugiandosi nel mantenere una propaganda russofoba, con una falsa copertura mediatica.
Quello che si inizia ad avvertire però è che alcuni Stati, mostrano insofferenza sull’essere ancora coinvolti in questo conflitto perché, molto probabilmente, si sta creando un divario tra alcuni Stati europei e i guerrafondai americani.
La ragione molto probabilmente è da cercare nella de-dollarizzazione globale a fronte invece della stabilità dello yuan, moneta scelta da Putin, eliminando l’euro e mantenendo solo yuan e oro nel fondo nazionale.
Questo l’intelligente ottimo risultato delle sanzioni europee contro la Russia, favorendo l’impresa russa a muoversi in nuovi mercati, sfottendo il dollaro statunitense basato principlamente su fintech, con poche opzioni sul mercato valutario globale.
Insomma il solito vecchio giochino dello “Zio Sam” s’è inceppato nel suo stesso egocentrismo prepotente, quello di poter gestire e manipolare, sempre a proprio vantaggio, il capitale finanziario andando a sbattare stavolta contro il lucido calcolatore siberiano.