Di Lamberto Colla Parma, 22 gennaio 2023 - Una cortina fumogena prontamente organizzata è stata innalzata dai soliti sabotatori dell’informazione portando l’opinione pubblica a opporsi ai gestori delle stazioni di carburante, responsabili della speculazione, vera o presunta, innescata a seguito del ripristino del prezzo pieno di benzina e gasolio. La decadenza del beneficio sulle accise, introdotto dal Governo Draghi, già era stato previsto dal medesimo esecutivo.
Ma ciononostante, ecco che a ogni programma di “dis-informazione” il solito politico puro e candido lancia accuse da un lato al governo Meloni di avere alzato il prezzo della benzina e dall’altro accusando i gestori di avere avviato una speculazione proprio in pieno periodo di festività, quindi di trasferimenti.
Più volte da questa testata abbiamo analizzato i rapporti tra prezzo dei carburanti e prezzo della materia prima e come si vede la grafico sottostante (graf 6.2), in prossimità del 2009 ai 145€/barile del petrolio WTI corrispondeva un prezzo al litro della benzina di 1,3852€, mentre nel marzo 2022 ai 103$/barile del WTI si contrapponeva un prezzo della benzina di 2,226€/litro.
(grafico 6.2)
La scusa, sempre addotta, era “per l’adeguamento ai costo di trasformazione” che si innalzavano!
Ma se da un lato i costi di trasformazione “devono crescere” i compensi dei gestori devono diminuire.
Da amici ben informati abbiamo raccolto una sintesi storica degli accadimenti, e se si volesse approfondire l’argomento si può ascoltare l’intervista a Maria Adele Cireddu ex segretaria nazionale del sindacato esercenti ANGAC.
I pratica negli ultimi 20 anni i gestori si son ritrovati da liberi imprenditori a dipendenti, succubi delle compagnie petrolifere, in assenza però di alcuna delle tutele riservate ai dipendenti. Le associazioni di categoria, che avrebbero dovuto fare i loro interessi, hanno firmato accordi collettivi nazionali sempre più vantaggiosi per le compagnie, con validità erga omnes, imponendo dapprima un margine fisso tramite il prezzo di acquisto e di vendita, e in seguito a ulteriori accordi sono stati dimezzati, nonostante i costi di gestione fossero in crescita.
Le tappe fondamentali:
Nel 2002, con gli accordi collettivi viene ceduta dai sindacati alle compagnie il diritto del gestore di fissare il prezzo di vendita; il gestore viene quindi privato della propria libertà imprenditoriale, il margine è circa 5,2 centesimi cioè 100 lire.
Nel 2009 il margine è di circa 4,8 centesimi. era già nota la situazione di disagio infatti stesse associazioni di categoria che avevano firmato per la cessione dei gestori alle compagnie, lamentavano alle “X Commissione al Senato”, che
- “il margine, di circa 4 centesimi a litro è esiguo",
- “la categoria è in grande sofferenza",
- “il gestore continua a lavorare solo per sfuggire alla disoccupazione" e
- “ove il gestore lasciasse l'impianto perché esasperato, ci sarebbe sempre qualcuno che prenderebbe il suo posto per la mancanza di lavoro",
Nel 2011 vengono firmati dai sindacati, accordi sempre più stringenti, i gestori non sono informati, di quanto verrà firmato al posto loro.
Nel 2014 vengono firmati accordi che riducono ulteriormente il margine, il margine è circa 3,6 centesimi
Nel 2017 vengono firmati accordi, i sindacati firmano nuovamente il margine al ribasso che adesso è dimezzato, il margine è circa 2,7 centesimi i costi però sono raddoppiati.
Oggi il margine per i gestori delle varie compagnie petrolifere è di circa 3,5 centesimi, totalmente inadeguato, anche per gli aumentati costi di gestione e per la svalutazione rispetto al costo della vita.
(Fonte MISE)
Se questi sono i margini c’è poco da stare allegri.
Chi sta sempre allegro invece è lo Stato che, tra Accise e Iva (calcolata anche sul valore delle accise, con tutti i dubbi di incostituzionalità per il calcolo di una tassa su un’altra tassa), si accaparra la gran parte del valore del carburante (Vedi grafici Ente gestori e MISE e elaborazione gazzettadellemilia.it).
Dal grafico di gazzettadellemilia.it infatti si evince che l’unica flessione negativa del valore delle tasse è avvenuta nel periodo finale del 2022 in occasione dell’intervento governativo di temporaneo abbattimento delle accise.
(elaborazione Gazzettadellemilia.it)
Ora, se anche quella dei carburanti è da considerarsi una filiera, è assai evidente quali siano i soggetti meno privilegiati:
1- i gestori dei distributori;
2- i consumatori.
Ecco quindi che bisognerebbe allearsi con i gestori, andare a piedi qualche giorno e saremmo quasi certi che il Governo potrebbe addirittura ripensare alla politica dell’elettrificazione automobilistica.
Paradossalmente nel momento in cui i motori a scoppio fossero sostituiti da quelli elettrici, il poderoso gettito fiscale derivante dalle accise e dall’Iva da dove potrebbe provenire?
La Norvegia sembra già pentita! La causa? Il minor gettito fiscale nelle casse statali e perciò, già da maggio scorso, ha ridotto e forse annullerà gli incentivi per le auto elettriche.
Da noi, in forza della nota fantasia mediterranea, mediteranno di introdurre una tassa sul “respiro”, chissà.
QUALI SONO LE ACCISE
ACCISE GASOLIO
0,000981€ per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
0,00723€ per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
0,00516€ per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
0,00516€ per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
0,00516€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
0,0511€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
0,0387€ per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
0,114€ per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02€ per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005€ per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051€ per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
da 0,0055 a 0,0071€ per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04€ per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089€ per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011;
0,113€ per il decreto “Salva Italia” del 2011.
ACCISE BENZINA
0,000981€ per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
0,00723€ per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
0,00516€ per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
0,00516€ per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
0,00516€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
0,0511€ per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
0,0387€ per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
0,114€ per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02€ per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005€ per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051€ per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
0,0071€ per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04€ per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089€ per far fronte all’alluvione che ha colpito Liguria e Toscana nel 2011;
0,082€ per il decreto “Salva Italia” del 2011;
0,02€ per la ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012.
LINK UTILI
https://www.gazzettadellemilia.it/politica
Video Adele Cireddu: https://www.byoblu.com/2020/10/24/ecco-come-le-compagnie-petrolifere-ci-stanno-schiacciando-adele-cireddu/
https://quifinanza.it/economia/prezzo-carburanti-a-guadagnarci-piu-di-tutti-e-lo-stato-ecco-come-si-compone-il-prezzo/686801/
https://www.dmove.it/news/la-norvegia-sta-considerando-di-ridurre-o-addirittura-abolire-i-privilegi-concessi-alle-auto-elettriche