Di Andrea Caldart Cagliari, 4 novembre 2022 (Quotidianoweb.it) - All’epoca ascoltammo molto attentamente le parole del capo della forza di protezione radioattiva, chimica e biologica della Federazione Russa, Igor Kirillov, che portò alla luce del sole, l’esistenza dei biolaboratori statunitensi nella ex repubblica sovietica.
A distanza di tempo e dopo aver raccolto altre numerose prove, il ministero della Difesa della Federazione Russa, ha evidenza di nuovi dati sulle attività della rete di laboratori biologici americani in Ucraina e incarica l’ambasciatore presso le Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, di chiedere l’intervento dell’ONU per un’ispezione e indagine.
Il 2 novembre, l’ONU respinge la richiesta della Russia, sostenuta solo dalla Cina, di istituire una commissione per indagare se gli Usa in Ucraina, stanno sviluppando attività “biologiche militari” in violazione con la convenzione che vieta l’utilizzo di armi biologiche.
Difficile pensare che, di questi tempi, la Russia, abbia speso del tempo inutile per confezionare un documento di 310 pagine e consegnare come prove recuperate sul campo, droni in grado di trasportare fino a venti litri di liquido e con sistema di irrorazione.
Perché l’ONU non vuole indagare?
Sarebbe stato invece interessante per gli americani stessi, se vi fosse stata un’inchiesta super partes delle Nazioni Unite che, in questo caso, dimostrano unità solo con gli Usa, visto che a votare contro, la richiesta russa, sono stati Francia, Gran Bretagna, alleati in questa guerra per interposta persona.
Perché gli americani hanno voluto perdere occasione di poter certificare che le accuse pesantissime di Mosca potrebbero essere menzognere?
Forse perché al centro di questa vicenda sarebbe potuto uscire il nome di Metabiota, ovvero l’elemento centrale dello smistamento dei flussi economici per i laboratori esteri.
Metabiota è una startup di San Francisco che raccoglie dati da tutto il mondo per prevedere i focolai di malattie e, nella pratica, lavora per l’intelligence americana, la Cia.
Metabiota attualmente è guidata da Nita Madhav, un ex funzionario del dipartimento patogeni speciali presso il Centro statunitense per il controllo delle malattie CDC Centers for Disease Control and Prevention e, ha come fondatore e presidente il dottor Nathan Wolf che, udite, udite, lavora per la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), dicastero che è direttamente responsabile dello sviluppo di nuovi armamenti per il Pentagono.
Nathan Wolf non è una persona qualunque e risulta anche essere membro della ONG EcoHealth Alliance, l’organizzazione nota per avere una lunga collaborazione con il Wuhan Institute of Virology, che si ritiene sia stato il laboratorio da dove è fuoriuscito il COVID-19.
Nei telefilm americani ci hanno “insegnato” che la famiglia viene prima di tutto e si sa, invece da noi si dice che: “I panni sporchi si lavano in famiglia”.
Allora, quale segreto potrebbe esserci negli affari della famiglia Biden?
Un segreto davvero poco carino e ormai, anche divenuto di evidenza pubblica, con la storia degli “Hunter Files” per intenderci, quelli dello scandalo del laptop smarrito del figlio di Biden.
Le informazioni che ne sono uscite riguardano il coinvolgimento di Hunter Biden che appare quale figura chiave in diversi finanziamenti, attraverso fondi d’investimento nei quali, il governo USA, supporta i biolaboratori segreti.
Ad esempio, Hunter ricopre una carica chiave in Rosemont Seneca e Bohai Investing dove, proprio con il fondo Bohai BHR, è al centro di un altro scandalo.
Insomma, una galassia di intrecci quella su Metabiota dove si scopre anche l’ingerenza del principe dei filantropi dei “cambiamenti democratici” in Paesi con governi non graditi agli Stati Uniti, ovvero George Soros.
Qui in “segui i soldi” viene davvero una potentissima emicrania, perché se il coinvolgimento di Bill Gates nella pandemia all’epoca, erano teorie del complotto, ora invece hanno un profilo nettamente più chiaro e che coinvolgono le strutture attorno alla figura del figlio di Biden.
Più che il modello di famiglia americana quella dei Biden sembrerebbe un vero e proprio “comitato d’affari”, complice nel finanziamento dei biolaboratori del pentagono in Ucraina.
Sebbene gli americani abbiano ammesso l’esistenza dei biolaboratori in Ucraina e, considerando anche le “attività” anch’esse provate, che si consumano in questi ambienti, un’operazione di trasparenza, poteva essere una risposta per cercare la pace, lasciando agire una commissione d’inchiesta dell’Onu.
Invece no, meglio lasciare il mondo a porsi domande che, in apparenza resteranno senza risposta, ma che la reazione l’hanno già creata e, pensare stupidamente invece che, in questo modo, le persone vivano nell’ignoranza.
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