Di Francesco Graziano Bologna, 27 ottobre 2022 - Lo Zar russo Vladimir Putin ha chiamato a raccolta i mostri sacri della cultura della sua Nazione per ammantare di un velo di giustizia la guerra nell’Ucraina di Zelensky; è così che Pushkin, Dostoevsky, Chaikovsky e Solgenitsin passando per il filosofo sovietico Zinovev sono diventati testimoni di una guerra priva di ogni senso metafisico, parafrasando Blaise Cendrars, autore de la “ Mano mozza” romanzo autobiografico sulla prima guerra mondiale steso all’indomani del secondo conflitto bellico, il quale scrisse “ Dio è assente dai campi di battaglia”, noi europei potremmo dire o scrivere “ la cultura è assente dai campi di battaglia”. La giustificazione per il capo del Cremlino è sempre la stessa: salvare la patria dal presunto tentativo di “ sterminio” da parte dell’Occidente, a guisa di quanto fecero i nazisti.
Ogni timore di una possibile guerra atomica è stato fugato, o quantomeno ci si è provato.
“ Non abbiamo bisogno di usare un’arma nucleare, non avrebbe senso né politicamente né militarmente”, ha affermato.
Non si è detto deluso il responsabile principale dell’invasione ai danni di una Nazione facente parte dell’ex impero dell’Unione Sovietica, durante una riunione tenutasi a Mosca nel Club di Valdai e successivamente in una seduta fiume di domande e risposte durata ore l’occasione è stata colta per riaffermare una lunga lista di lamentele e recriminazioni che partono essenzialmente dall’astio verso quella porzione di mondo con cui il ‘ monarca’ sembra avere un conto in sospeso chiamato Occidente – leggi Stati Uniti d’America- ‘ colpevoli e intenzionati’ ad eliminare la Russia come protagonista della scena internazionale con i più diversificati mezzi, a cominciare naturalmente dall’espansione della Nato fino ai suoi confini.
Queste affermazioni sono arrivate nel giorno in cui gli Usa hanno annunciato ufficialmente l’ammodernamento del loro arsenale nucleare in Europa oltre ad una nuova dottrina militare che permetta l’uso dell’atomica anche per rispondere ad una minaccia convenzionale.
Putin si è detto pronto a parlare con gli americani ma Joe Biden sembrerebbe intenzionato a non avere “ alcuna intenzione di incontrarsi con lui” al vertice del G20 programmato a Bali il mese prossimo.
Un appuntamento al quale il capo del Cremlino potrebbe recarsi come ha fatto intendere lui stesso, anche se ancora nessuna decisione è trapelata in un senso o nell’altro dalle segrete stanze del potere del successore di Boris El’Cin.
Le accuse reciproche sul possibile utilizzo, in varie forme, della carta nucleare, continuano a susseguirsi sul terreno ucraino; le autorità di Kiev hanno affermato che le forze russe potrebbero anche prendere la decisione di far saltare per aria la centrale di Zaporizhzia. Accuse respinte al mittente dai nemici che al contrario ribattono che sono proprio gli ucraini a bombardare l’impianto continuando a far aleggiare lo spettro della bomba sporca che l’Ucraina vorrebbe far deflagrare per poi accusare il nemico. Ciò che risulta “ perfettamente chiaro” dalla parte degli invasori è che Kiev si ostini nel rifiutare i negoziati affinché si possa raggiungere un cessate il fuoco su “ istruzione di Washington”.
La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zacharova è scoppiata in una sonora risata quando dall’ANSA è giunta una domanda sulla richiesta del presidente Macron al Vaticano di svolgere il compito di mediatore. Il capo dell’Eliseo – non ha mancato di osservare la Zacharova- “da un lato tende la mano al Pontefice per una mediazione mentre con l’altra verga i contratti per fornire armamenti all’Ucraina…”.
Ha concluso mefitico lo Zar con una poco rassicurante profezia: “Di fronte a noi c’è il decennio più pericoloso e imprevedibile dalla Seconda guerra mondiale. Questo perché l’Occidente non riesce a rassegnarsi alla fine della sua predominanza e all’emergere di altri attori, come in Asia. In questa sfida rientrano l’Ucraina e le tensioni a Taiwan, aumentate con la visita nell’isola della “babushka” (nonna o vecchietta) americana Nancy Pelosi.