La risposta arriva dal nuovo catasto dei ghiacciai italiani

L'Università degli Studi di Milano e Levissima, in collaborazione con Ev-K2-CNR e il contributo del Comitato Glaciologico Italiano, presentano i risultati del nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani

Milano, 29 maggio 2014 – Lo scorso 22 maggio, all'Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti "Aperitivo Expo 2015", sono stati resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani: ambizioso progetto realizzato dall'Università degli Studi di Milano e da Levissima, l'acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l'obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.

Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell'Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino, hanno fatto gli onori di casa affiancati da personalità autorevoli come Paolo Angelini, Presidente del Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luca Cetara, Coordinatore della Segreteria Scientifica Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, Agostino Da Polenza, Presidente di Ev-K2-CNR e Carlo Baroni, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano.
Durante la conferenza è stato fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni '50 ad oggi, per capire lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

Ghiacciai censimento 2014 gde

896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km2. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 km2: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest'ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l'Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell'intera area glaciale italiana (105 km2).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo "montano", che rappresentano il 62%, seguiti dai "glacionevati", 35%, e in misura molto ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai "vallivi".
I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 km2 della Valle d'Aosta, agli 88 km2 della Lombardia, agli 85 km2 dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 km2 del Veneto e agli 0,2 km2 del Friuli-Venezia Giulia. Va anche ricordato che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un'unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 km2 di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

"Nonostante sia tutt'ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l'incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l'incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell'inverno 2012-2013. E' chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.", spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E' dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l'importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l'impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti. "Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l'alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l'Università degli Studi di Milano dal 2007, con l'obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto che presentiamo oggi ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito "levissima" La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d'Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la Regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale. Ai ghiacciai più significativi di ogni Regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica.

L'evoluzione dei ghiacciai italiani
-dalla fine degli anni '50 ad oggi-
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, risalente alla fine degli anni '50, è emerso come il numero dei ghiacciai italiani sia oggi aumentato, passando da 824 a 896, con incrementi in quasi tutte le Regioni. Questo a causa della frammentazione delle unità glaciali preesistenti. Complessivamente la superficie glaciale ha registrato, però, una perdita del 29%, confrontabile all'area del Lago di Como (151 km2), passando da 519 km2 agli attuali 368 km2 (circa 3 km2 persi all'anno).

A livello regionale si sono registrate differenze sensibili nella riduzione areale: si passa, infatti, da superfici quasi dimezzate in Friuli e in Piemonte, a riduzioni di circa un terzo in Trentino e in Alto Adige. Riduzioni più circoscritte in Lombardia e Valle d'Aosta.
Del tutto peculiari, invece, il caso dell'Abruzzo, dove la riduzione di circa un terzo riguarda l'unico ghiacciaio presente nella Regione, e quello del Veneto. In quest'ultima Regione, l'elevata percentuale di riduzione areale (-40%) che emerge dal confronto dei dati, è dovuta al mutamento dei confini amministrativi, che hanno visto passare la porzione veneta della Marmolada al Trentino. Se si tiene, invece, conto dei vecchi confini amministrativi, e non si sposta la competenza territoriale di questo ghiacciaio, la riduzione dei ghiacciai veneti risulta molto più limitata (-23%).

-dalla metà degli anni '80 ad oggi-
Il confronto tra l'attuale catasto e quello internazionale realizzato a metà degli anni '80, mostra una intensa contrazione areale, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2.
Risulta quindi evidente una fluttuazione glaciale dapprima positiva, dalla metà degli anni '60 del XX secolo - con un incremento areale del 18% - , e una negativa tuttora in corso, dalla metà degli anni '80 del XX secolo, che ha fatto registrare una riduzione di area di circa il 40%. E' un andamento già verificato in tutti gli altri settori della catena alpina.
Il Catasto degli anni '80 è stato realizzato proprio durante la piccola fase di espansione, causata da una lieve riduzione delle temperature e da un lieve incremento delle precipitazioni invernali. Questa breve fase fredda e umida ha favorito sia l'incremento areale dei ghiacciai preesistenti, sia la formazione di numerosi piccoli "glacionevati", che sono stati registrati nel Catasto degli anni '80.

-La metodologia-
Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L'analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell'arco temporale 2005-2011, concesse in consultazione da enti e strutture regionali e provinciali, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno.
Per verificare l'evoluzione del glacialismo italiano nell'ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984). E' quindi da considerare che le metodologie di raccolta ed elaborazione dati sono state differenti. Il Nuovo Catasto ha infatti potuto contare su immagini ad alta risoluzione; in passato queste sorgenti di dati non erano disponibili e i dati raccolti erano quindi caratterizzati da maggiore incertezza.

Domenica, 01 Giugno 2014 09:35

Quote Latte. Niente "multe"

 

Per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato la quota di produzione assegnata dalla Unione Europea. Nessuna "multa" (prelievo supplementare) quindi per gli allevatori italiani.

di virgilio - Parma - 29 maggio 2014


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Quota latte rispettata anche nella campagna 2013/2014 .
Trent'anni di regime "quote latte" stanno finalmente per concludersi e nel 2015 tutto cambierà. Un periodo che ha visto l'Italia del latte in conflitto quasi perenne dove tutti erano contro tutti. Ed ora c'è da augurarsi che, almeno l'ultimo lustro" si completi con l'indennità totale da multe e che quest'ultimo anno di applicazione serva a progettare un futuro equo e prosperoso per questo importante comparto economico nazionale.

Finalmente è giunta l'ufficialità da parte di AGEA. Per il quarto anno consecutivo l'Italia ha rispettato i volumi produttivi assegnati dall'UE. Secondo l'agenzia i dati relativi alla campagna lattiero casearia conclusasi lo scorso marzo confermano che la produzione di latte si è attestata a 10,759 milioni di tonnellate (rettificata in base al contenuto di grasso) a fronte delle 10,923 milioni di tonnellate di quota nazionale. 

Rispetto alla precedente campagna si è registrata, inoltre, una flessione dello 0,7%, imputabile a tre delle principali regioni produttive, ovvero Veneto, Lazio e Puglia. Pressoché stazionaria, invece, la produzione di latte in Lombardia che - come noto - concentra oltre il 40% delle consegne nazionali .

"Adesso che la comunicazione con i dati di fine campagna ha posto fine all'obbligo di versare il prelievo relativo al mese di marzo - ha dichiarato Cesare Baldrighi a Agrapress - chiediamo che l'amministrazione pubblica si attivi tempestivamente per restituire quanto versato nei mesi precedenti". "inizieremo da subito a lavorare attivamente perche' la prossima campagna, che sara' l'ultima con il regime delle quote, non sia gravata da procedure burocratiche lunghe e dispendiose."

 

 

La pagina contiene l'elenco aggiornato delle deroghe territoriali ammesse alle norme tecniche di difesa fitosanitaria e diserbo contenute nei Disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna redatti in conformità ai Regolamenti CE 1698/2005, 1234/2007 e alle leggi regionali 28/98 e 28/99.

Bologna 29 Maggio 2014 ----
Deroghe territoriali ai disciplinari di produzione integrata anno 2014.

- deroga del 28 maggio 2014 -

Prot. N° 0221743 Bologna, 28 maggio 2014
Oggetto: (Reg. n. 1234/2007/UE, Reg. n. 1698/2006, LL. RR. 28/98 e 28/99) - Deroga territoriale per l'esecuzione di un intervento nematocida con 1,3 dicloropropene su terreni destinati alla coltivazione di carota.
A seguito della richiesta pervenuta in data 22 maggio u.s., con la presente si concede una deroga, valida per l'intero territorio della regione Emilia-Romagna, per l'esecuzione di un intervento nematocida con 1,3 dicloropropene su terreni destinati alla coltivazione della carota.
L'intervento risulta necessario per la forte presenza di nematodi e i consistenti danni che si sono manifestati sulla coltura della carota nel corso del 2013. Tali danni sono stati accertati nel corso di appositi sopralluoghi condotti da funzionari di codesto Servizio e dai tecnici impegnati nei programmi di produzione integrata.
La deroga viene concessa in considerazione della recente autorizzazione eccezionale per l'impiego dell'1,3 dicloropropene che prevede che il prodotto possa essere utilizzato solo tra il primo giugno 2014 e il 28 settembre 2014. Si raccomanda una particolare attenzione nel rispetto delle limitazioni previste dalle etichette.

Venerdì, 30 Maggio 2014 12:39

Parma - Scuole a rifiuti zero

Il progetto per portare nelle scuole la cultura del riciclo e della riduzione dei rifiuti, organizzato dall'associazione Gestione Corretta Rifiuti, ha coinvolto 80 scuole per corrispondenti 14 mila alunni. A primeggiare nella classifica dei riciclatori, il nido d'infanzia Pinocchio con 285 litri per alunno, la scuola primaria Rodari, con 246 litri, il nido d'infanzia La Trottola, 140 litri.

Parma, 30 maggio 2014 -

Rifiuti?Risorse! è il progetto per portare nelle scuole della città la cultura del riciclo e della riduzione dei rifiuti.
Organizzato dall'associazione Gestione Corretta Rifiuti, R?R! ha goduto del patrocinio e della piena e convinta collaborazione del Comune di Parma, attivo in particolare con i servizi ambientali ed educativi.
L'anno scolastico in corso corrisponde con la seconda edizione del progetto, che ha coinvolto 80 scuole per corrispondenti 14 mila alunni.
In questi giorni sul sito dedicato all'iniziativa, rifiutirisorse.weebly.com, sono stati pubblicati i risultati dei primi tre mesi di "raccolta", quelli di gennaio, febbraio e marzo.
I "numeri" sono particolarmente importanti e rendono merito a insegnanti e alunni di Parma per l'impegno e le capacità espresse in questo progetto.
I materiali riciclabili "conteggiati" sono stati la carta, la plastica e il barattolame.
In questi 3 mesi sono stati raccolti da Iren, che si è messo a disposizione del progetto, 1 milione e 600 mila "litri" di materiali, 1 milione tra plastica, vetro e barattolame, e 600 mila litri di carta.
Numeri imponenti che devono far riflettere.
Quanti rifiuti non sono tali se correttamente gestiti?
A primeggiare nella classifica dei riciclatori, il nido d'infanzia Pinocchio con 285 litri per alunno, la scuola primaria Rodari, con 246 litri, il nido d'infanzia La Trottola, 140 litri.
Il riciclo dei materiali come carta, plastica, vetro e alluminio permettono un doppio risparmio.
Il primo è quello di non dover ricorrere a materie prime vergini per produrre nuovi manufatti.
Il secondo l'imponente risparmio di energia che si ottiene dalla lavorazione di un materiale già pronto, rispetto alla produzione a partire da elementi naturali prelevati in natura.
I risultati a livello nazionale sono sorprendenti.
Il comparto del riciclo occupa 37 mila addetti, fattura 10 miliardi di euro con 1400 aziende.
Nei 15 anni di operatività del riciclo nazionale sono stati risparmiati 125 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 e 350 miliardi di kWh.
Il progetto Rifiuti?Risorse! sta attirando attenzione non solo a livello locale.
Il gruppo di 500 associazioni che ha presentato la proposta di legge rifiuti zero ha in animo di sviluppare un progetto nazionale sulla scuola che prenda spunto dall'iniziativa parmigiana.
Rifiuti Zero è a un passo, ed è già realtà nelle nostre scuole.

(Fonte: ufficio stampa Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR)

A distanza di quattro anni il prodotto delle piccole imprese modenesi fa registrare due trimestri consecutivi di crescita. Aumenta, in misura minore, anche il fatturato, ma i margini, ma i margini rimangono ristretti. Sfiorano i massimi le vendite all'estero.

Modena, 31 maggio 2014 -

Anche i numeri confermano la sensazione di una ripresa per le imprese modenesi del settore manifatturiero sino a 50 dipendenti. Per il secondo trimestre consecutivo, infatti, i principali parametri – produzione, fatturato, ordini – sono in ripresa. In particolare, nel periodo gennaio-marzo la produzione cresce del 3,3% (la percentuale trimestrale più alta da tre anni a questa parte), mentre il fatturato ferma la sua ripresa all'1,7%, segno che i margini rimangono ancora bassi. Nonostante ciò, rispetto allo stesso periodo del 2013, l'occupazione cresce dello 0,9%. Incoraggianti, invece, i segnali che arrivano dagli ordinativi, soprattutto quelli interni, in crescita del 13,3%, mentre si consolida la domanda estera (+3%). Del resto è proprio su quest'ultima che si è retta la performance del trimestre, se si pensa che la quota del fatturato estero sul totale (27,3%) è la terza in assoluto nella serie storica.

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AI LIVELLI DEL 2009
Sicuramente è presto per definire la traiettoria annuale, ma se anche questa crescita dovesse mantenersi anche per i prossimi nove mesi, la produzione delle pmi modenesi rimarrebbe ben al di sotto dei massimi raggiunti in passato.

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I SETTORI
Nell'analisi settoriale, ceramica a parte, prevale il segno più. Particolarmente incoraggiante la situazione nel settore della meccanica, la cerniera che unisce i vari distretti del sistema produttivo modenese. Nel dettaglio, ecco gli andamenti settoriali (ciascun valore fa riferimento alla variazione rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).

Schermata 2014-05-30 alle 12.10.50

Dopo undici trimestri consecutivi rivede il segno più una delle eccellenze della nostra economia, a prezzo, però, di fatturati che rimangono ancora in calo. Segnali incoraggianti arrivano dal mercato interno, nel quale gli ordinativi sono in crescita dell'11%.

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La stessa considerazione può essere estesa al comparto della maglieria, che regge in termini di produzione, ma continua a perdere in quanto a fatturato.

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Va un po' meglio nel comparto abbigliamento, che si contraddistingue rispetto al precedente per una maggiore presenza di imprese operanti nel conto proprio. E' anche per questa peculiarità che il comparto è più votato all'export della maglieria (la quota di fatturato estero, infatti, è del 49,5% contro l'11%).

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Continua la frenata della ceramica, in questa indagine rappresentata essenzialmente dalle piccole imprese del cosiddetto terzo fuoco. Un segno meno giustificato, oltre che dalla crisi dell'edilizia, anche dalla scarsa propensione all'estero del comparto, che nel quadrimestre ha ottenuto appena il 2,8% del proprio fatturato da oltreconfine.

Schermata 2014-05-30 alle 12.23.42

Rallenta il trend di crescita della meccanica pesante modenese, che a fine 2013 aveva raggiunto performance in doppia cifra. Rimane, invece, ad alti livelli l'export extra nazionale (20,7%).

Schermata 2014-05-30 alle 12.25.29

Le migliori notizie arrivano dalla meccanica, quello che potremmo definire il core business dell'economia manifatturiera modenese. In questo caso, infatti, non solo si consolida la ripresa, sia rispetto al trimestre precedente, sia a un anno fa, ma anche il fatturato fa registrare un recupero considerevole. Ancora una volta sulla scia delle vendite estere: più di metà della produzione (il 52% del fatturato totale, record storico), infatti, è finita al di fuori dei confini nazionali.

Schermata 2014-05-30 alle 12.26.50

A due anni dal sisma, i numeri certificano il recupero di questo settore, importante anche per l'indotto dell'Area Nord. Anche in questo caso merita di essere sottolineata la propensione all'export, che ormai da un anno a questa parte si mantiene al di sopra del 50% del fatturato, marcando, nei primi tre mesi del 2014, un vero e proprio record, a quota 56,9%.

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Riprende la corsa di un comparto magari ancora non molto rappresentativo per la nostra economia, ma da seguire attentamente sia per la sua dinamicità (un prodotto su quattro, per fare un esempio, finisce all'estero), sia per i suoi contenuti in termini di tecnologia ed innovazione. fiata, dopo un paio di trimestri positivi, anche questo comparto, forse ancora poco "pesante" per la nostra economia, ma che sta evidenziando una buona dinamicità.

LE CONSIDERAZIONI DI CNA: SARA' VERA GLORIA?
Sono segnali incoraggianti quelli che emergono dall'analisi congiunturale curata dall'Ufficio Studi di CNA in collaborazione con la Camera di Commercio. Segnali che testimoniano l'apporto delle piccole imprese al benessere della comunità modenese, realtà che, proprio per questo, meritano segnali di attenzione. Dal punto di vista fiscale, ad esempio, poiché è inaccettabile il fatto che un'impresa debba lavorare sino ad agosto per compensare il peso del fisco (la cui incidenza sui redditi d'impresa oltrepassa abbondantemente il 60%), come accade oggi. E spazi per una riduzione del carico impositivo, secondo CNA, esistono sia a livello centrale che locale.
Ma servono anche interventi di sostegno a misura di Pmi. E' il caso del rifinanziamento della cassa in deroga, uno strumento indispensabile per aiutare le imprese a superare le situazioni critiche delle piccole imprese. In quest'ambito, non mancano purtroppo esempi negativi, come quello rappresentato dal finanziamento noto come "Nuova Sabatini", le cui pratiche possono arrivare a 120 giorni per arrivare a conclusione. Non mancano però anche interventi positivi, come il bonus mobili, che potrebbe ridare fiato alle ristrutturazioni edilizie. Di certo quello che non serve al Paese è un rapporto conflittuale con le associazioni datoriali e le parti sociali: il confronto con queste organizzazioni, infatti, potrebbe essere utili ad evitare pasticci grossolani come quelli del Sistri, per fare solo un esempio).

(Fonte: L'Ufficio Stampa CNA Modena)

 

 

 

 

 

 

 

 


Reggio Emilia, determinato il "Prezzo a Riferimento"

Stabilito il prezzo "a riferimento" del latte industriale per la campagna casearia 2013 - I° quadrimestre

Reggio Emilia, 29 maggio 2014.

Presso la Camera di Commercio di Reggio Emilia, in conformità a quanto previsto dal nuovo regolamento ed agli accordi interprofessionali, tra le Associazioni dei produttori assistiti dalle Organizzazioni professionali agricole da una parte, gli industriali ed artigiani trasformatori dall'altra, si è pervenuti alla determinazione - a valere per tutta la provincia di Reggio Emilia - del prezzo "a riferimento" del latte ad uso industriale conferito ai caseifici nel periodo 1/1 – 30/04/2013 nella misura di:

- € 52,60 il q.le, IVA compresa e franco stalla

- Il pagamento del latte sarà corrisposto: 60 giorni dalla pubblicazione

(Dalla Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Si è tenuto con gli esponenti della Repubblica di Serbia il primo degli incontri promossi dalla Camera di Commercio con i Paesi che saranno presenti all'Expo 2015.

Reggio Emilia, 28 maggio 2014 -

"A tanta parte delle nazioni che parteciperanno all'Esposizione universale – sottolinea il presidente della Camera di Commercio, Stefano Landiabbiamo rivolto l'invito ad incontrare la realtà reggiane, i suoi servizi e le sue imprese". "Il nostro obiettivo – prosegue Landi – è duplice: far conoscere un territorio sicuramente attrattivo e capace di buona ricettività nei mesi in cui si realizzerà Expo 2015, ma anche stabilire subito, laddove possibile, rapporti commerciali e di collaborazione fra le nostre imprese e i Paesi ospiti per tutto ciò che concerne l'organizzazione della loro presenza al grande evento in programma a Milano".
Proprio la Repubblica di Serbia, dunque – è stata la prima nazione ad aderire all'invito camerale, peraltro all'indomani di una catastrofe naturale (con inondazioni in tanta parte della Serbia) che ha provocato gravi danni e tante vittime, ricordate da Landi in apertura dell'incontro che ha avuto per protagonisti il Primo Consigliere per gli Affari Economici dell'Ambasciata della Repubblica di Serbia, Rade Berbakov, e il Console a Milano, nonché vicecommissario della Serbia per Expo 2015, Bojan Stevanovic.
Proprio a loro, Landi ha ricordato che "Reggio Emilia è ai vertici delle classifiche nazionali per esportazioni, qualità della vita e dei servizi socio-educativi e sanitari". "Tutto questo – ha aggiunto il presidente della Camera di Commercio - non è casuale, ma è frutto di una ricerca dell'eccellenza che riguarda la meccatronica quanto le scuole, le iniziative culturali quanto le ceramiche, la formazione quanto la meccanica e l'agroalimentare e così via".
Agli ospiti della Repubblica di Serbia, Landi ha poi lanciato uno specifico invito: "siamo convinti di poter offrire esperienze, servizi e prodotti di grande pregio a chi cercherà uno spazio di qualificata visibilità nell'ambito dell'esposizione universale, progettando, allestendo e gestendo spazi che corrispondano a questo obiettivo, così come siamo convinti di poter offrire un'alta qualità ricettiva e turistica, agevolati anche da quella stazione medio padana della Tav che consente un rapido scambio con la sede di Expo 2015".
All'incontro istituzionale (che si è tenuto nella sede di Palazzo Scaruffi della Camera di Commercio) sono poi seguiti confronti diretti fra gli esponenti della Serbia e quelli di 16 imprese reggiane impegnate in settori che vanno dai servizi turistici ai trasporti, ai servizi, alla progettazione, all'agroalimentare.

(Fonte: ufficio stampa Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Mercoledì, 28 Maggio 2014 09:54

Parma - Inceneritore spento a metà

Recccolta diffrenziata: Parma ha traguardato la soglia del 65% prevista per legge e oggi vede il traguardo del 70% sempre più vicino - 

Parma, 28 maggio 2014 -

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Aldo Caffagnini -

Da dieci giorni, a partire dal 17 maggio, l'inceneritore di Parma lavora con una sola linea.
La linea dedicata agli speciali è infatti spenta e inattiva da metà del mese.
Possiamo comprenderne le ragioni.
La raccolta differenziata prosegue nel suo incremento progressivo e Parma ha traguardato la soglia del 65% prevista per legge e oggi vede il traguardo del 70% sempre più vicino.
I comuni del circondario proseguono nelle loro medie altissime che sfiorano e a volta superano l'80% di riciclo.
Il residuo è sempre di meno, l'indifferenziato secco da bruciare a Ugozzolo scarseggia.
Iren ha bruciato nelle scorse settimane rifiuti provenienti da fuori provincia, ma è stata diffidata dall'amministrazione provinciale dal proseguire in questa operazione non consentita dall'Autorizzazione Integrata Ambientale del 2008.
Ci metterà una pezza il piano regionale rifiuti, che darà il via libera alla circolazione dei rifiuti dentro la regione senza più limiti provinciali.
La messa a regime del nuovo piano sarà la conferma di quanto il Gcr ha sostenuto in questi anni, cioè che la promessa di bruciare rifiuti locali era solo uno specchietto per le allodole.
Altra promessa mancata il boschetto mangia polveri, dichiarato ufficialmente inattuabile, ma anche senza conseguenze per il gestore.
Altra promessa non mantenuta le tariffe calmierate, che invece rimangono a livelli altissimi, battendo praticamente tutti gli altri impianti italiani.
E pensare che una pagina intera di un quotidiano locale era stata comperata (con i soldi dei contribuenti) per scrivere nero su bianco la promessa di tariffe in linea con i cugini di Reggio Emilia e Piacenza (100 euro circa alla tonnellata), una volta acceso il meraviglioso impianto.
L'impianto è stato acceso, ma lo sconto ancora non si vede.
Fatica anche la trasparenza.
Non sappiamo il destino delle migliaia di tonnellate di ceneri già prodotte a Parma.
E' on line la tabella degli inquinanti emessi dal camino.

19febbraio

Nove inquinanti messi sotto osservazione.
Ma alcuni dati lasciare a desiderare.
Il dato delle polveri sottili è sempre fermo sullo zero.
Immaginando che a Ugozzolo non si produca solamente vapore acqueo, una modesta proposta sarebbe quella di adeguare l'unità di misura (e/o le apparecchiature) per fare in modo che questo dato esprima quanto effettivamente esce dall'impianto.
Oggi la misurazione è fatta in microgrammi per normal metro cubo.
Lasciando a zero questo numero l'opinione pubblica come minimo si chiede quale possa essere l'utilità di un indice sempre fisso sullo zero e alla lunga mettere in dubbio la volontà di mettere in chiaro l'anima del forno.
Stesso identico ragionamento sul carbonio organico totale (COT), praticamente sempre fermo sullo zero.
Tornando al principio l'inceneritore funziona a metà giri.
Indicando come data di avvio il 1° gennaio, l'impianto ha lavorato complessivamente al 63%.
La linea 2, quella degli speciali, è stata la più attiva con il 79% di attività, mentre la linea 1 dedicata agli urbani è rimasta accesa solo per un 46% della sua potenzialità.
L'inceneritore lavora quindi già a poco più della metà delle sue capacità.
Il grande spauracchio del rischio Napoli, più e più volte evocato dalla Provincia per incentivare l'accettazione della soluzione forno, è rumorosamente sconfessato.
Semmai stiamo vivendo una situazione opposta.
A caccia di rifiuti, che profumano di profitti.
Nei cinque mesi di attività l'inceneritore ha registrato uno sforamento dei limiti (il 19 febbraio) sulla linea 1 nel valore del monossido di carbonio (66 microgrammi contro i 50 consentiti), e un giorno (il 15 marzo) rimasto senza valori dichiarati e senza giustificazioni di sorta, buco che rimanda al ragionamento sulla trasparenza.
Non si conoscono infine i dati sul teleriscaldamento né sul mancato completamento del Paip, che ad oggi rimane solo sede del forno senza nessuno degli altri servizi previsti dal progetto.
Su quest'ultimo tema il ventesimo esposto in procura degli avvocati De Angelis e Allegri.

Mercoledì, 28 Maggio 2014 09:54

Inceneritore di Parma, spento a metà

 

Parma, 28 maggio 2014 -

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Aldo Caffagnini -

Da dieci giorni, a partire dal 17 maggio, l'inceneritore di Parma lavora con una sola linea.
La linea dedicata agli speciali è infatti spenta e inattiva da metà del mese.
Possiamo comprenderne le ragioni.
La raccolta differenziata prosegue nel suo incremento progressivo e Parma ha traguardato la soglia del 65% prevista per legge e oggi vede il traguardo del 70% sempre più vicino.
I comuni del circondario proseguono nelle loro medie altissime che sfiorano e a volta superano l'80% di riciclo.
Il residuo è sempre di meno, l'indifferenziato secco da bruciare a Ugozzolo scarseggia.
Iren ha bruciato nelle scorse settimane rifiuti provenienti da fuori provincia, ma è stata diffidata dall'amministrazione provinciale dal proseguire in questa operazione non consentita dall'Autorizzazione Integrata Ambientale del 2008.
Ci metterà una pezza il piano regionale rifiuti, che darà il via libera alla circolazione dei rifiuti dentro la regione senza più limiti provinciali.
La messa a regime del nuovo piano sarà la conferma di quanto il Gcr ha sostenuto in questi anni, cioè che la promessa di bruciare rifiuti locali era solo uno specchietto per le allodole.
Altra promessa mancata il boschetto mangia polveri, dichiarato ufficialmente inattuabile, ma anche senza conseguenze per il gestore.
Altra promessa non mantenuta le tariffe calmierate, che invece rimangono a livelli altissimi, battendo praticamente tutti gli altri impianti italiani.
E pensare che una pagina intera di un quotidiano locale era stata comperata (con i soldi dei contribuenti) per scrivere nero su bianco la promessa di tariffe in linea con i cugini di Reggio Emilia e Piacenza (100 euro circa alla tonnellata), una volta acceso il meraviglioso impianto.
L'impianto è stato acceso, ma lo sconto ancora non si vede.
Fatica anche la trasparenza.
Non sappiamo il destino delle migliaia di tonnellate di ceneri già prodotte a Parma.
E' on line la tabella degli inquinanti emessi dal camino.
Nove inquinanti messi sotto osservazione.
Ma alcuni dati lasciare a desiderare.
Il dato delle polveri sottili è sempre fermo sullo zero.
Immaginando che a Ugozzolo non si produca solamente vapore acqueo, una modesta proposta sarebbe quella di adeguare l'unità di misura (e/o le apparecchiature) per fare in modo che questo dato esprima quanto effettivamente esce dall'impianto.
Oggi la misurazione è fatta in microgrammi per normal metro cubo.
Lasciando a zero questo numero l'opinione pubblica come minimo si chiede quale possa essere l'utilità di un indice sempre fisso sullo zero e alla lunga mettere in dubbio la volontà di mettere in chiaro l'anima del forno.
Stesso identico ragionamento sul carbonio organico totale (COT), praticamente sempre fermo sullo zero.
Tornando al principio l'inceneritore funziona a metà giri.
Indicando come data di avvio il 1° gennaio, l'impianto ha lavorato complessivamente al 63%.
La linea 2, quella degli speciali, è stata la più attiva con il 79% di attività, mentre la linea 1 dedicata agli urbani è rimasta accesa solo per un 46% della sua potenzialità.
L'inceneritore lavora quindi già a poco più della metà delle sue capacità.
Il grande spauracchio del rischio Napoli, più e più volte evocato dalla Provincia per incentivare l'accettazione della soluzione forno, è rumorosamente sconfessato.
Semmai stiamo vivendo una situazione opposta.
A caccia di rifiuti, che profumano di profitti.
Nei cinque mesi di attività l'inceneritore ha registrato uno sforamento dei limiti (il 19 febbraio) sulla linea 1 nel valore del monossido di carbonio (66 microgrammi contro i 50 consentiti), e un giorno (il 15 marzo) rimasto senza valori dichiarati e senza giustificazioni di sorta, buco che rimanda al ragionamento sulla trasparenza.
Non si conoscono infine i dati sul teleriscaldamento né sul mancato completamento del Paip, che ad oggi rimane solo sede del forno senza nessuno degli altri servizi previsti dal progetto.
Su quest'ultimo tema il ventesimo esposto in procura degli avvocati De Angelis e Allegri.

Mercoledì, 28 Maggio 2014 08:36

Latte, prezzi instabili

 

In calo il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Ripresa per il Latte Spot.

Parma - 28 maggio 2014
La 21esima settimana si è caratterizzata per una ripresa della quotazioni del latte spot alla quale si è contrapposto il cedimento dei listini del burro e delle due principali produzioni DOP, vale a dire, Grana Padano e Parmigiano Reggiano. La panna di centrifuga a uso alimentare ha invece manifestato una tendenza opposta al burro guadagnando sulla piazza veronese l'1,82% (1,65 e 1,70€/kg i prezzi minimo e massimo).
Il latte spot, come anticipato, ha recuperato oltre 50 centesimi collocando la forbice tra il prezzo minimo e massimo tra 37,63 e 38,66€/100 kg latte. Un recupero confermato anche nella 22esima settimana appena inaugurata (+1,35% Verona 26/5) che ha visto raggiungere la quotazione massima di 39,18€/100 kg. Un andamento analogo è stato osservato anche sul listino del latte estero proveniente da Austria e Germania (+ 1,59%). A questo primo e contenuto rimbalzo del latte di provenienza estera ne è seguito uno di notevoli dimensioni lo scorso 26 maggio alla borsa veronese. Un +15,63%, corrispondenti a oltre 5 euro, che hanno portato il prezzo a 38,66€/100 litri contro i 33,51 della settimana precedente.
Segnali di forte instabilità del latte che si ripercuotono anche sulle materie grasse. Il Burro, infatti, cede 5 centesimi su tutte le piazze prese a riferimento. Nello specifico il Burro CEE cala a quota 3,20€/kg e, sempre alla borsa milanese, il pastorizzato si colloca a 2,55 e a 2,35 €/kg lo zangolato per la burrificazione. A 2,00€/kg è stato quotato lo zangolato in quel di Parma con una perdita del 2,44%. Il segno (+) invece è stato registrato per la Panna di centrifuga contrattata a Verona che ha chiuso a 1,70 €/kg. nella settimana in esame. Un ulteriore incremento nella 22esima di 2,99% ha riposizionato il prezzo a 1,75€/kg.
Prosegue la discesa sia del Grana Padano sia del Parmigiano Reggiano.
Leggermente più contenuta la perdita del "Grana" che lascia 5 centesimi su tutte le piazze e relativamente a tutte le stagionature. Il Parmigiano invece perde mediamente 10 centesimi alla piazza di riferimento consortile di Parma e 5 centesimi invece a Milano e a Reggio Emilia.

 

- Perché questa volatilità dei prezzi -
Della volatilità dei prezzi del latte nazionale e internazionale se ne discuterà il prossimo 30 giugno al 4° Dairy Forum di Clal, a Bardolino (Vr). Il convegno realizzato da CLAL in collaborazione con VeronaFiere sarà possibile seguirlo in diretta streaming dalla Home page del sito CLAL.

Giornata con animazione per le scuole e visita guidata all'impianto di Bocca D'Enza, presso Mezzani, a conclusione della Settimana della Bonifica e dell'Irrigazione 2014, che si è svolta dal 17 al 25 Maggio tra città e provincia di Parma. Alla giornata hanno partecipato 80 bimbi delle scuole primarie e secondarie di Sorbolo e Mezzani.


Parma, 27 Maggio 2014 –

La XIII^ Settimana Nazionale della Bonifica e dell'Irrigazione si è conclusa a Mezzani, dove i protagonisti sono stati ancora una volta gli studenti: 80 ragazzi delle scuole primarie e secondarie che hanno trascorso un'intera giornata nello storico impianto di Bocca d'Enza.
La visita, organizzata dal Consorzio della Bonifica Parmense per avvicinare i ragazzi alle sue strategiche e capillari funzioni di salvaguardia ambientale, ha visto l'attore/animatore Lorenzo Bonazzi interagire con i giovanissimi spiegando il ruolo attivo della bonifica dalla nascita fino ai giorni nostri. Buone pratiche, difesa attiva del territorio, lotta al consumo indiscriminato del suolo, gestione dei flussi e manutenzione dei canali a sostegno dell'agricoltura e dei prodotti tipici del "made in Italy" sono stati al centro dell'incontro. Allo spettacolo, intitolato "Racconti di ponti e storielle di ombrelli", hanno assistito le classi 1^A, 2^A e 2^B della scuola "L. da Vinci" di Mezzani; e della 2^D e 2^E della scuola "L. da Vinci" di Sorbolo.

collettiva giornata slide


Il momento dell'animazione è stato seguito da una piccola pausa, con una merenda studiata dai produttori di Campagna Amica Coldiretti secondo i più sani principi nutrizionali.
Successivamente il Presidente del Consorzio di Bonifica Luigi Spinazzi ha salutato gli studenti, ribadendo loro i concetti fondamentali di prevenzione e difesa del nostro territorio.
La parola è passata poi a Mario Cocchi, Dirigente dell'Area Tecnica del Consorzio della Bonifica Parmense, che ha condotto i ragazzi a conoscere il funzionamento diretto dell'impianto di Bocca D'Enza.
In chiusura di giornata Giampaolo Paccagnella di Energreen s.r.l., ha coinvolto i ragazzi con alcune innovative tecnologie pro-ambiente atte al lavoro delle bonifiche: un semovente idrostatico gommato (già in dotazione al Consorzio della Bonifica Parmense) munito di un braccio della distanza di sfalcio di 12 metri per tagliare l'erba sulle sommità degli argini; e una trincia radiocomandata da pendenze, per lavorare in assoluta sicurezza uomo a terra.
La "Settimana della Bonifica e dell'Irrigazione 2014" ha visto dunque la presenza e il coinvolgimento attivo di oltre 300 studenti, con il Consorzio impegnato nella divulgazione delle sue numerose attività ambientali alle giovani generazioni.

(Fonte: ufficio stampa Consorzio della Bonifica Parmense)

Giovedì 29 maggio alle 16,30 presso sala riunioni Coldiretti Parma presso Piazza Antonio Salandra 19/A - Parma -

Parma, 27 maggio 2014 -

Il percorso di educazione alimentare "Prodotti a regola d'arte. Dalla nostra terra i capolavori del gusto", promosso da Coldiretti nell'ambito del progetto Educazione alla Campagna Amica, e patrocinato dall'Ufficio scolastico dell'Emilia Romagna, vedrà il suo coronamento il 29 Maggio 2014 (alle ore 16,30 presso la Sala riunioni di Coldiretti Parma in Piazza Antonio Salandra 19/A) con la cerimonia di premiazione delle scuole che si sono distinte per i migliori elaborati realizzati nel corso dell'anno scolastico 2013/2014 e con la mostra di tutti i lavori presentati dagli alunni che hanno partecipato al concorso.
All'incontro interverranno il Direttore Provinciale di Coldiretti Parma Alessandro Corsini, la Responsabile provinciale di Donne Impresa Coldiretti Monica Azzoni e il Prof. Adriano Monica Referente educazione alla salute dell'Ufficio Scolastico territoriale di Parma.

"L'incontro, rivolto ad insegnanti e referenti per l'educazione alimentare - commenta il Direttore di Coldiretti Parma Alessandro Corsini- sarà anche l'occasione per un ulteriore approfondimento e confronto sui temi di una sana alimentazione e corretti stili di vita. Coinvolgerà anche i genitori interessati a visitare l'esposizione delle "opere d'arte" realizzate, durante l'anno scolastico, dai ragazzi che si sono impegnati, sia in forma teorica che pratica, in un percorso di conoscenza ed esplorazione dei prodotti territoriali, in particolare quelli a marchio Dop, Igp e tradizionali. Siamo orgogliosi - conclude Corsini – di portare a compimento con successo anche quest'anno un'esperienza, consolidata ormai da tempo con il mondo della scuola, che riveste una valenza importante nella mission di Coldiretti, impegnata nella valorizzazione del Made in Italy e delle eccellenze alimentari territoriali e nell'accompagnare la società e le nuove generazioni, a partire già dalla tenera età, in un percorso informativo e formativo per acquisire corretti stili alimentari".
Dopo la consegna dei premi seguirà una degustazione di prodotti delle aziende agricole del circuito Campagna Amica.

(Fonte: ufficio stampa Coldiretti Parma)

Successo di "Area Italiana" organizzata da Cibus, Anuga - Koelnmesse Italia e Federalimentare -

Parma, 26 maggio 2014 –

La promozione dell'alimentare italiano all'estero, porta nell'"Area Italiana" a Thaifex 50 aziende alimentari aprendo la via al mercato asiatico.

Dopo il grande successo della 17°edizione di Cibus, conclusasi lo scorso 8 maggio, Fiere di Parma ha organizzato la partecipazione di 50 aziende alimentari italiane alla fiera internazionale "Thaifex – World of Food" di Bangkok, Thailandia, considerata la porta di ingresso dei prodotti alimentari per i mercati del Sud Est Asiatico.

L'iniziativa, che rientra nella strategia di marketing e promozione dell'alimentare italiano all'estero che Cibus ha sviluppato negli ultimi 5 anni, serve anche a preparare l'attività di relazioni e scambi che si dispiegherà ad Expo 2015 nel padiglione dedicato alla industria alimentare, gestito da Federalimentare e Fiere di Parma.

"Area Italiana" a Thaifex è stata organizzata da Cibus, Anuga - Koelnmesse Italia e Federalimentare con il supporto dell'Ice. In un area di 1000 mq sono stati allestiti gli stand di 50 aziende italiane, tra cui: Inalca, Sterilgarda, Grissin Bon, Noberasco, Zanetti, Bakery, Bresaole Pini, Ambrosi, Ariola Vigne, Faled Distillerie, Molino Grassi.

Il bilancio di Thaifex è stato positivo ed ha fatto registrare una crescita del 2,3%, nonostante le tensioni politiche che si sono verificate recentemente nel Paese: 1.463 espositori e 28mila operatori e buyer, provenienti, oltre che dalla Thailandia, da tutto il Sud Est Asiatico: Malesia, Singapore, Taiwan, Australia, Filippine, Corea del Sud, Giappone, Hong Kong, Indonesia e Vietnam.

"Questa è la seconda volta che partecipiamo a Thaifex – ha spiegato Elda Ghiretti, Cibus Brand Manager – e il progetto di Area Italiana si è confermato vincente. Le aziende italiane ci hanno seguito per esplorare le potenzialità del mercato Asean, il mercato comune del Sud Est asiatico, che dovrebbe diventare completamente operativo nel 2015. In questa area il food made in Italy viene considerato un punto di riferimento importante sia per il canale Horeca che per il canale retail".

(Fonte: ufficio stampa Cibus)

 

 

La Camera di commercio, in collaborazione con la Camera di commercio italiana dell'Ontario, organizza giovedì 29 maggio, a partire dalle 9.30, un incontro con le aziende per illustrare le attuali opportunità di business in Canada e Ontario e gli strumenti a supporto delle aziende interessate al mercato.

Parma, 26 maggio 2014 -

In programma un focus sui settori agroalimentare, meccanica alimentare ed edilizia ed un approfondimento su logistica e spedizioni sul Canada. Parleranno dell''Accordo di cooperazione economica e commerciale tra Canada e Europa (CETA) Corrado Paina, General Manager Italian Chamber of Commerce of Ontario, e di logistica e spedizioni Maurizio Pazzini, Tradelane Development Manager Panalpina Trasporti Mondiali Spa. Al termine degli interventi le aziende potranno incontrare i relatori per un colloquio individuale.
Nell'ultimo decennio il Canada ha consolidato la propria immagine di stabilità grazie a solide basi economiche e finanziarie. Nel 2012 il PIL canadese è cresciuto del 2%. In particolare la tenuta del mercato interno e la spiccata indipendenza energetica fanno della nazione degli aceri un'ottima potenziale base per aziende italiane che vogliano affacciarsi anche sul mercato NAFTA, l'area di libero scambio del Nord America (circa 462 milioni di consumatori potenziali).
La stabilità del sistema politico, le condizioni del mercato del lavoro, del costo dei fattori di produzione e dell'accesso al credito rendono il paese di particolare interesse per le aziende italiane interessate ad accrescere la propria quota di esportazioni o intenzionate ad internazionalizzare la propria presenza produttiva.
L'Italia si conferma essere uno dei principali partner commerciali europei per il Canada, dietro a Germania e Regno Unito. L'interscambio bilaterale con l'Italia è aumentato del 6,3% nel 2012; in particolare, le esportazioni italiane sono aumentate del 7%. l'Italia si è confermata il 9° Paese fornitore con una quota dello 1,13% del totale delle importazioni canadesi.

In allegato scaricabile il modulo di iscrizione

(Fonte: Ufficio stampa Camera di commercio Parma)

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 21 26 Maggio 14
SOMMARIO Anno 13 - n° 21 26 Maggio 14

(Cliccando su "allegati"  è possibile scaricare in formato PDF)

1.1 editoriale
USA-UE. Le relazioni pericolose
2.1 agrosserva
Presentato "AgrOsserva"sul I trimestre del 2014
3.1 focus
Ismea: nuove imprese agricole
3.2 focus
Ismea: l'accesso al credito delle imprese agricole
3.3 focus
Ismea: le dinamiche dell'agricoltura e dell'industria agroalimentare
4.1 nuove tecnologie
Crossmedialità, il futuro della comunicazione del vino
5.1 lattiero caseario
"Padano" stazionario mentre "Parmigiano" scende ancora.
6.1 riconoscimenti UE
Presto il riconoscimento europeo per la "Piadina Romagnola IGP
7.1 sicurezza alimentare
La crisi fa aumentare il rischio di frodi alimentari

Cibus 21 COP gde

 

L'Osservatorio Ismea-Unioncamere sulla congiuntura dell'agroalimentare italiano

Roma, 15 maggio 2014 – Archiviato un 2013 che, seppure complesso, ha confermato una maggiore tenuta dell'agroalimentare rispetto agli altri settori, questo primo squarcio d'annata appare ancora condizionato dalla diminuita capacità di spesa delle famiglie che ha portato a un'ulteriore contrazione dei consumi alimentari (meno 1% in volume su base annua, meno 2,3% la spesa, secondo i dati Ismea/GFK-Eurisko relativi ai primi due mesi del 2014).
Al pari di quanto evidenziato nel 2013, la riduzione della spesa in alimenti e bevande superiore a quella dei quantitativi acquistati è segno evidente delle strategie di risparmio messe in atto, in chiave anticrisi, dalla famiglie e delle maggiori pressioni promozionali presso i punti di vendita della GDO, che comportano sacrifici anche per le imprese agricole e per le industrie.
In attesa di apprezzare gli esiti delle misure di sostegno dei redditi, al momento sono solo i settori del manifatturiero più export oriented a manifestare una discreta vivacità, cogliendo gli stimoli di crescita dei mercati internazionali.
L'export si conferma infatti come l'unica valvola di sfogo per l'offerta nazionale, anche se la crescita delle esportazioni dell'agroalimentare italiano sta registrando una progressiva decelerazione: da tassi a due cifre del 2010 si è passati a un incremento inferiore al 5% nel 2013 sino a registrare, in apertura del 2014, una leggera flessione (-0,6% a gennaio 2014 su base annua).

Tuttavia, il miglioramento della fiducia presso le imprese e i consumatori potrebbe offrire qualche possibilità di schiarita nei mesi a venire, anche in previsione di un graduale ma progressivo recupero del Pil. Alla virata positiva del prodotto interno lordo nell'ultimo trimestre del 2013, dopo ben nove trimestri consecutivi di riduzione, hanno contributo, infatti, sia il settore agricolo, che ha registrato un incremento del valore aggiunto dello 0,8%, sia, nell'industria, la componente alimentare (+2,7%), a fronte di un'ulteriore contrazione delle costruzioni e di una stabilità dei servizi.

Sono queste alcune delle dinamiche illustrate nel Rapporto AgrOsserva a cura di Ismea e UnionCamere relative al I trimestre 2014 e presentate in apertura della Tavola rotonda a cui hanno preso parte anche Mario Guidi Presidente di Confagricoltura e coordinatore di Agrinsieme e Annibale Pancrazio Vicepresidente Federalimentare. I focus tematici di questo terzo numero di AgrOsserva sono dedicati al fenomeno delle start up in agricoltura e alla dinamica del credito alle aziende agricole.
(Comunicato stampa Ismea 15 maggio 2014)
(Ismea, 15 maggio 2014)

 

8° Simposio mondiale Master of Wine. Alegre (GOOGLE): "Internet non è meglio ma partner della carta stampata". Al MIT si sta studiando uno schermo che al tatto darà le stesse sensazioni del giornale stampato.

di Virgilio - Parma, 19 maggio 2014. -
Le nuove tecnologie, sempre più alla portata di tutti e applicate a ogni settore della società, stanno mutando radicalmente e in breve tempo i comportamenti e le regole in tutti i settori. Ne sa qualcosa il settore editoriale e in particolare la carta stampata che ancora non si è riuscita a adeguare ai nuovi scenari imposti da internet e dalle rinnovate esigenze dei consumatori, compresi quelli dell'informazione (lettori). L'avvento di internet e i modificati consumi hanno generato una terremoto nel comparto dell'editoria. Secondo i dati di FIEG (federazione italiana editori di giornali) in 7 anni sono state perdute 1,7 milioni di copie mentre o lettori dei siti web delle medesime testate sono cresciuti da 2,7 a 3,7 milioni.
E sempre maggiori saranno le interazioni tra "mondo digitale" e "prodotti reali" soprattutto quando si tratta di comunicazione. Crossmedialità e interazione tra carta stampata e internet sono le chiavi del futuro della comunicazione democratica del vino.
Di questo ne è convinto Daniel Alegre, presidente worldwide Partnership & Business di Google, intervenuto nella giornata di apertura dell'8° Simposio mondiale dei Masters of Wine, tenuto a Firenze dal 15 al 18 maggio. grazie alla collaborazione con l'Istituto del vino italiano Grandi Marchi Il futuro, secondo Alegre, è caratterizzato da grandi innovazioni: "Come quella del Mit che sta studiando uno schermo digitale che al tocco dà le stesse sensazioni del giornale stampato, la differenza la farà la facilità dei pagamenti on line".
Internet e carta stampata non sono competitors ma "soci che si complementano". Tra gli strumenti più innovativi che il web offre, secondo Alegre, ci sono gli hangout che permettono di costruire "una relazione personale tra produttore e consumatore in qualunque parte del mondo, trasformando una transazione commerciale in una relazione duratura, ma anche il cellulare con le sue applicazioni 'location based' che permettono di mescolare e di incrociare i dati". "Strumenti questi che in passato costavano all'azienda centinaia di migliaia di dollari e che oggi - ha proseguito il presidente Alegre - permettono un rapporto uno a molti, sono innovativi e accessibili a chiunque".

Master Of Wine cibus
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Sponsor italiani 8° Simposio IMW, Firenze 15-18 maggio 2014: Agriventure; Consorzio Brunello; Consorzio Chianti Classico; IEM, International Exhibition Management; Toscana Promozione; Trentodoc; Sanpellegrino.
Costituiscono l'Istituto del Vino Italiano Grandi Marchi: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Tenuta Greppo, Ca' del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Pio Cesare, Rivera, Tasca D'Almerita, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Tenuta San Guido, Umani Ronchi.
www.istitutograndimarchi.it

Domenica, 25 Maggio 2014 10:39

Ismea: nuove imprese agricole

 

"Agrosserva", l'osservatorio Ismea Unioncamere, relativamente al primo trimestre 2014, rileva che lo stock di imprese agricole si è ridotto del 1,7%. Nel complesso le aziende neonate si concentrano al sud con una quota del 67%. Fanalino di coda il Nord Est con il solo 6,4%..

Ismea, 15 maggio 2014.
I dati degli ultimi anni sulla nati-mortalità imprenditoriale - si legge nel comunicato Ismea del 15 maggio - sembrano suggerire che le crisi incidano in modo differenziato sui flussi di entrata e di uscita dal sistema imprenditoriale. Come a voler indicare che la voglia d'impresa è difficile da scoraggiare, mentre la resistenza di chi è già sul mercato viene più facilmente messa alla prova dal prolungato peggioramento del ciclo economico. Il tessuto imprenditoriale agricolo italiano ha infatti continuato a rigenerarsi attraverso flussi continui di nuove iscrizioni e non solo in risposta ad esigenze di auto-impiego, dietro le quali è possibile riconoscere, spesso come protagonisti, anche tanti giovani e donne.
Se da un lato lo stock di imprese agricole al primo trimestre 2014 si è ridotto dell'1,7% su base trimestrale - cui corrisponde una fuoriuscita di quasi 13 mila aziende - e del 4,1% rispetto ai primi tre mesi del 2013 (con un saldo negativo di oltre 32 mila imprese), dall'altro gli ultimi dati disponibili del sistema camerale, relativi alla seconda metà del 2013, rivelano la nascita di 4.324 nuove realtà produttive nel settore primario, pari al 6,3% delle nuove iniziative imprenditoriali complessivamente avviate nel Paese. Si tratta di una quota importante, sebbene in calo rispetto allo stesso periodo del 2012, quando si attestava al 9,2%. Come è emerso dalla precedente rilevazione, le imprese neo-nate si concentrano soprattutto nell'area del Sud e delle Isole, dove si concentra oltre il 67% delle vere nuove imprese agricole, seguita a distanza dal Centro (17,4%) e, con incidenze decisamente minori, dal Nord-Ovest (8,9%) e dal Nord-Est (6,4%).
Le nuove imprese nascono soprattutto di piccole dimensioni e con forma giuridica semplificata, mentre in relazione all'identikit dei neo-imprenditori, gli uomini continuano a prevalere di netto sulle donne. Sono quasi cinque su sette i neo-capitani d'impresa di sesso maschile (il 70,4% del totale), in lieve crescita, peraltro, rispetto al primo semestre del 2013 (erano il 67%). È interessante rilevare, invece, come sia aumentato l'apporto dei giovani: supera, infatti, il 25% (quasi otto punti percentuali in più) l'incidenza degli under 30 sul totale dei nuovi imprenditori, a cui si aggiunge un ulteriore 10,3% nella fascia 31-35 anni. Il maggior numero di iniziative (il 64,6%) va ad ogni modo attribuito agli ultra 35enni. Guadagnano terreno anche gli stranieri. Nello specifico, se nel primo semestre del 2013 l'apporto degli immigrati extra-comunitari (0,9%) e di quello dei comunitari (0,5%) non superava per ciascuno il punto percentuale, nel secondo semestre dell'anno si attestano, rispettivamente, all'1,9% e al 3,9%.
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

 

Nel 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel Ismea (728 aziende) ha chiesto l'intervento delle banche e a quasi tutte è stato erogato (14,5%).

Ismea, 15 maggio 2014.
Nella cornice che caratterizza l'evoluzione del credito agrario, dove la contrazione delle erogazioni risulta coerente con la flessione degli operatori e più evidente per i finanziamenti di medio e lungo termine, rispetto a quelli di breve periodo, l'Ismea ha condotto a fine 2013 un focus qualitativo sull'accesso al credito attraverso delle interviste dirette somministrate a 728 imprese agricole che costituiscono il Panel Ismea.
I risultati di tale indagine confermano che il ricorso al finanziamento bancario di fatto non è una pratica molto diffusa in agricoltura, ma che le imprese agricole che decidono di recarsi in banca a chiedere un prestito, riescono solitamente ad ottenerlo. Di converso, tra le imprese che non si accostano ai servizi offerti dal sistema creditizio rimane diffusa l'opinione, o il pregiudizio, dell'onerosità - in termini di costi, di tempi e di burocrazia – dell'accesso al credito. Convinzioni, che in qualche modo determinano atteggiamenti di chiusura, ostacolando i rapporti con il sistema bancario. Più da vicino, in base ai risultati dell'indagine dell'Ismea, nel corso del 2013 solo il 18,3% delle imprese agricole del Panel si è recato in banca per chiedere un nuovo finanziamento. La quasi totalità di queste imprese lo ha ottenuto (il 14,5%); il 3,2% se lo è visto negare, e una quota residuale (lo 0,5%) lo ha rifiutato ritenendo troppo onerose le condizioni poste dalla banca. A livello territoriale, rispetto al dato medio nazionale appena illustrato, si contraddistinguono in positivo le imprese agricole del Nord-Est con una quota di richieste di finanziamento andate a buon fine, nel corso del 2013, pari al 16,8%. A livello settoriale, invece, si distinguono il segmento dell'uva da vino, quello della zootecnia da carne e il comparto delle legnose, al cui interno, in ordine, il 22%, il 20% e il 18% delle imprese, nel medesimo periodo, ha richiesto ed ottenuto un credito bancario. Al contrario, nel segmento dell'olio di oliva solo il 10% delle imprese si è recato presso uno sportello bancario al fine di chiedere un finanziamento, senza peraltro portare a buon fine la pratica, il 7% perché ha ottenuto un diniego espresso, l'altro 3% perché lo ha rifiutato a seguito delle condizioni "onerose".
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

 

Per il Food & Beverage il 2014 è partito in salita. -1,1% la produzione industriale registrata da Ismea nel periodo gennaio - marzo. Per il settore primario rimane la criticità del divario tra costi di produzione e prezzi corrisposti. Il primo trimestre sembra registrare una maggiore divaricazione.

Ismea, 15 maggio 2014. -

Industria Alimentare

Se nel 2013 l'industria alimentare era riuscita a smarcarsi dal trend pesantemente negativo dell'intero settore industriale, chiudendo l'anno con una leggera flessione produttiva (-0,7% rispetto al 2012) a fronte del -2,9% subito dal manifatturiero nel suo complesso, nel primo trimestre dell'anno in corso i ruoli sembrano invertirsi. In base alle elaborazioni Ismea dei dati Istat mensili (indici destagionalizzati della produzione industriale) il periodo gennaio-marzo 2014 ha fatto segnare per il food & beverage una flessione della produzione dell'1,1% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% su un anno fa. In controtendenza, invece, l'industria manifatturiera nel suo complesso, che ha registrato una crescita congiunturale dello 0,7% e tendenziale dell'1,8%.
Nonostante l'arretramento produttivo e una generale insoddisfazione delle industrie alimentari circa l'andamento attuale del mercato, il clima di fiducia del settore - che Ismea monitora a cadenza trimestrale rilevando i giudizi presso un Panel di 1.200 operatori - ha mostrato un netto miglioramento nei primi tre mesi del 2014. Dopo oltre due anni di sentiment negativo, l'indice di fiducia delle aziende ha assunto nel primo trimestre di quest'anno un valore positivo, pari a 1,6 (in un campo di variazione compreso tra -100 e +100), maturando una crescita di 6 punti rispetto al valore del trimestre precedente e di ben 17 punti sui primi tre mesi del 2013. Ad incidere positivamente sugli umori dell'industria sono le aspettative per il prossimo futuro, che si rivelano in deciso recupero, tanto da profilare un certo ottimismo, seppure con la dovuta cautela, sugli sviluppi congiunturali che riserverà il 2014.

Agricoltura
Per l'agricoltura italiana il fronte di maggiore criticità rimane il divario tra i prezzi corrisposti agli agricoltori i costi da loro sostenuti. Mentre nel 2013, specie nella prima parte dell'anno, grazie alla spinta inflattiva dei prezzi all'origine e alla contestuale attenuazione dei rialzi dei prezzi degli input produttivi, il settore aveva beneficiato di un momentaneo miglioramento della ragione di scambio, le indicazioni fin qui raccolte sull'anno in corso sembrano delineare una nuova divaricazione della forbice prezzi-costi. L'indice Ismea dei prezzi alla produzione in agricoltura ha fatto registrare nel primo trimestre dell'anno una flessione di quasi 5 punti percentuali su base annua a fronte di una sostanziale stabilità nel confronto congiuntuale. Sul versante dei costi, invece, le rilevazioni dell'istituto indicano una lieve tensione al rialzo, con un peggioramento della ragione di scambio specie nel confronto annuo (-3,9%).

Ciononostante, analogamente a quanto rilevato per l'industria alimentare, anche le aziende agricole guardano al futuro con maggiore ottimismo. L'Indice di fiducia dell'agricoltura elaborato dall'Ismea, sulla base dell'indagine continuativa condotta su un panel di 750 imprese, registra infatti un miglioramento sia a livello trimestrale che annuale, sebbene risulti ancora attestato su un valore complessivamente negativo. Sono in particolare i giudizi sugli affari futuri dell'azienda a spingere in alto il clima di fiducia, in un contesto percepito più favorevole dalle aziende del settore vitivinicolo, delle fruttifere e della zootecnia da carne e meno favorevole per i seminativi, la zootecnia da latte e l'olivicoltura.

Anche la dinamica degli occupati in agricoltura, nonostante si riveli per l'intero 2013 peggiore rispetto all'andamento complessivo dell'occupazione nazionale (-4,2% l'entità della fuoriuscita di manodopera agricola vs il -2,1% dell'economia complessiva), cela nella lettura trimestrale dei dati un qualche elemento di positività. Dalla seconda metà del 2013 si registra infatti un recupero progressivo del numero di lavoratori indipendenti che, richiama le nuove iniziative imprenditoriali che stanno rinnovando il tessuto produttivo in agricoltura.
(Fonte Ismea, 15 maggio 2014)

 

Sulla Gazzetta europea il documento che prelude al riconoscimento definitivo. Rabboni: una bella notizia per un prodotto che parla in tutto il mondo della nostra regione.

di virgilio - Parma - 22 maggio 2014
Il già ricco carnet di prodotti tipici emiliano romagnoli riconosciuti dall'Unione Europea si arricchisce ancora.
La Piadina Romagnola ha infatti imboccato la strada definitiva per essere riconosciuta IGP (indicazione Geografica Protetta). A divulgarne la notizia è lo stesso ufficio informazione della Regione Emilia Romagna. La procedura prevede ancora un periodo di tre mesi d'attesa per la raccolta delle osservazioni prima della definitiva registrazione dell'indicazione geografica d'origine. La storia della piadina romagnola ha origini antichissime risalente addirittura al periodo degli Etruschi i quali usavano preparare una pastella con i cereali, che veniva poi cotta con una forma tonda.
Un prodotto già notissimo in tutto il mondo che ben si associa con i tanti atri prodotti della cucina emiliano romagnola accompagnandoli in talune circostanze o addirittura promuovendoli in altre. Dal prosciutto, e salumi in genere, al formaggio prediligendo lo squacquerone ovviamente la Piada, nelle sue diverse declinazioni, riesce sempre a dare soddisfazione ai palati e a trasmettere la contagiosa solarità della romagna.
"Una bella notizia per un prodotto che in tutto il mondo parla di questa regione e delle sue tradizioni enogastronomiche. L'Igp per la piadina romagnola porterà a 40 il numero delle specialità del nostro territorio tutelate nella loro unicità dall'Europa. E' un primato nazionale ed è il riconoscimento di un'agroalimentare straordinariamente ricco di storia, di tradizione, biodiversità e tipicità, che ha saputo conciliare modernità e identità. Tra non molto, fuori dalla Romagna nessuno potrà più usurpare il nome di questo prodotto unico e irripetibile". Così l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni commenta la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Ue del "documento unico" per il riconoscimento della Igp Piadina romagnola - Piada romagnola.

Dove e come si produce la "Piada Romagnola"


La zona di lavorazione e confezionamento della Piadina Romagnola - Piada Romagnola comprende la Romagna storica e più precisamente l'intero territorio delle Province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna e di alcuni Comuni della Provincia di Bologna. In base al disciplinare gli ingredienti base dell'impasto sono farina, grassi, sale ed eventualmente lievito. È vietata l'aggiunta di conservanti, aromi e altri additivi.

Le varianti
Il prodotto può essere presentato nella variante, più sottile e larga, "alla Riminese". La commercializzazione può avvenire in involucri di carta alimentare o tessuto per il prodotto destinato all'immediata somministrazione, oppure in buste alimentari perfettamente sigillate per il consumo differito. Nel caso di adozione di un processo produttivo che comprenda la realizzazione manuale di almeno tre fasi e in assenza di confezionamento chiuso, potrà essere utilizzata la dicitura "lavorazione manuale tradizionale"
(Fonte Regione Emilia Romagna 22 maggio 2014)

 

Secondo il più recente sondaggio condotto da Coldiretti/Ixé, la stragrande maggioranza degli italiani non si sente tutelata dalle leggi dell'UE in materia di sicurezza alimentare.

- di Virgilio
Parma 21 Maggio 2014 ----
Due Italiani su tre ritengono che la crisi economica abbia fatto aumentare i rischi alimentari. E' quanto emerge dall'indagine condotta da Coldiretti/Ixe' i cui dati sono stati presentati esposizione "Con trucchi ed inganni l'Unione Europea apparecchia le tavole degli italiani" al maxi raduno con diecimila agricoltori dalle diverse regioni a MICO - Fiera Milano Congressi. Una quota consistente dei detentori di questo convincimento, il 24%, attribuisce la responsabilità alla diffusione dei cibi low cost, il 21 per cento all'apertura delle frontiere a paesi comunitari e il 20 per cento alle diffusione delle frodi dovuta alla necessità della malavita di trovare nuove aree di business.
Una analisi che fotografa bene la realtà dei fatti poiché in Italia dall'inizio della crisi sono più che triplicate le frodi a tavola con un incremento record del 248 per cento del valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterate, contraffatte o falsificate, secondo l'analisi della Coldiretti sulla base della preziosa attività svolta dai carabinieri dei Nas dal 2007 al 2013.
A peggiorare la credibilità dell'Unione Europea hanno certamente contribuito - sostiene la Coldiretti - gli episodi di truffe ed inganni che si sono moltiplicati nel tempo della crisi, dallo scandalo della carne di cavallo agli inganni a danno di prodotti simbolo del Made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l'olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania "spacciati" per Made in Italy per l'impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti.
Non tutti pero' - continua la Coldiretti - la pensano così con il 31 per cento che ritiene invece che l'Ue non abbia modificato nulla ed il 25 per cento che addirittura abbia migliorato l'alimentazione degli italiani mentre un residuo 9 per cento non risponde. Proprio sulla base delle scelte discutibili che sono state spesso fatte, dall'indagine Coldiretti/Ixe' si evidenza anche che il 52 per cento degli italiani ritiene che l'Ue non dovrebbe legiferare e decidere sui cibi che gli italiani consumano, mentre il 42 per cento ritiene il contrario e il 6 per cento non risponde.
Sta di fatto che il diffuso sentimento di insicurezza alimentare non è solo determinato da una "percezione soggettiva" ma anche il risultato di riscontri oggettivi. Nel corso del 2013, infatti come rileva l'indagine Coldiretti /Ixé, sono aumentati del 14 per cento gli allarmi alimentari in Italia con ben 514 notifiche sulla sicurezza di cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute, sulla base del sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi (RASFF), rispetto al 2007 in cui è iniziata la crisi.
Si tratta - conclude la Coldiretti - di un balzo record nel numero di notifiche nazionali al sistema di allerta comunitario per la prevenzione dei rischi alimentari, rispetto allo stesso periodo di cinque anni fa, prima dell'inizio della crisi.

I risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, presentati dall' Università degli Studi di Milano e Levissima, in collaborazione con Ev-K2-CNR e il contributo del Comitato Glaciologico Italiano. Uno studio sull'evoluzione dagli anni '50 ad oggi e la fotografia dei ghiacciai italiani esistenti - 

Parma, 24 maggio 2014 -

Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, fornisce un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni. Uno studio che esamina attraverso gli anni, lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto. I ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, sono il simbolo tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo.

La fotografia dei ghiacciai italiani oggi:

  • sono 896
  • coprono una superficie di 368 km2, pari a quella del Lago di Garda
  • il primato di ghiacciaio italiano più grande passa dai forni al complesso adamello-mandrone, fra lombardia e trentino
  • dagli anni '50 sono cresciuti in numero, a causa di un'intensa frammentazione (da 824 a 896), e si è fusa una superficie glaciale di 151 km2, pari a quella del Lago di Como
  • dagli anni '80 la superficie glaciale si è contratta, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2

All'Università degli Studi di Milano, in occasione di uno degli appuntamenti "Aperitivo Expo 2015", sono stati resi noti i risultati del Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani: ambizioso progetto realizzato dall'Università degli Studi di Milano e da Levissima, l'acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, in collaborazione con Ev-K2-CNR e con il supporto scientifico del Comitato Glaciologico Italiano. Il progetto, che ha ricevuto il patrocinio del Ministero dell'Ambiente e del World Glacier Monitoring Service, è stato avviato nel 2012 con l'obiettivo di aggiornare i dati dei due precedenti catasti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1981-1984.

Claudio Smiraglia, professore ed esperto glaciologo dell'Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e Daniela Murelli, Direttore CSR del Gruppo Sanpellegrino, hanno fatto gli onori di casa affiancati da personalità autorevoli come Paolo Angelini, Presidente del Comitato Permanente della Convenzione delle Alpi, Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Luca Cetara, Coordinatore della Segreteria Scientifica Presidenza italiana della Convenzione delle Alpi, Agostino Da Polenza, Presidente di Ev-K2-CNR e Carlo Baroni, Presidente del Comitato Glaciologico Italiano.
Durante la conferenza è stato fornito un quadro del glacialismo italiano e delle relative evoluzioni, dagli anni '50 ad oggi, per capire lo "stato di salute" del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

896 sono i corpi glaciali oggi presenti sulle montagne italiane, per una superficie complessiva confrontabile a quella del Lago di Garda, ovvero 368 km2. Sono numerosi, frammentati e di piccole dimensioni (si stima un valore areale medio 0,4 km2), ad eccezione di 3 ghiacciai, che presentano un'area superiore ai 10 km2: i Forni, in Lombardia, il Miage, in Valle d'Aosta, e il complesso Adamello-Mandrone, in Lombardia e Trentino. Quest'ultimo detiene il primato e rappresenta in assoluto il più vasto ghiacciaio italiano, 16,44 km2; ha una forma insolita, che ricorda i grandi ghiacciai della Scandinavia, caratterizzata da un altopiano da cui si diramano tante lingue. Curiosamente ha tolto il primato al Ghiacciaio dei Forni, in Valtellina, non perché l'Adamello-Mandrone si sia ingrandito in modo particolare, ma perché è stata creata una nuova suddivisione su basi glaciologiche. Mentre nel precedente catasto veniva suddiviso in numerosi ghiacciai, recenti rilievi di spessore hanno mostrato che si tratta di un grande corpo glaciale unitario.
I ghiacciai piccoli, inferiori a 0,1 km2, sono i più numerosi e coprono complessivamente una superficie molto ridotta (17 km2), pari al 4,6% di quella totale. I ghiacciai superiori a 10 km2 ricoprono il 10% (37 km2), mentre quelli fra i 2 e i 5 km2 occupano la superficie maggiore, rappresentando più di un quarto dell'intera area glaciale italiana (105 km2).

In Italia predominano oggi i ghiacciai di tipo "montano", che rappresentano il 62%, seguiti dai "glacionevati", 35%, e in misura molto ridotta, 3%, dai grandi ghiacciai "vallivi".
I ghiacciai italiani sono presenti in tutte le regioni alpine, ma con una distribuzione molto diversificata che dipende, almeno in parte, dalle quote dei massicci montuosi: si passa, infatti, dai 134 km2 della Valle d'Aosta, agli 88 km2 della Lombardia, agli 85 km2 dell'Alto Adige per arrivare ai 3,2 km2 del Veneto e agli 0,2 km2 del Friuli-Venezia Giulia. Va anche ricordato che i ghiacciai italiani sono tutti collocati sulle Alpi, con un'unica eccezione: il Calderone in Abruzzo (0,04 km2 di area), ultimo residuo della glaciazione appenninica, ormai frammentato in due parti.

"Nonostante sia tutt'ora in atto una lunga fase di regresso glaciale, l'incremento della copertura detritica superficiale potrebbe ridurre i ritmi di fusione, mentre l'incremento di polveri naturali o antropiche potrebbe aumentarla. La variabilità meteo-climatica, con inverni molto nevosi ed estati fresche ed umide, favorirebbe inoltre periodi di rallentamento di questa attuale fase negativa. A fine estate 2013, ad esempio, la riduzione di spessore di molti ghiacciai italiani è stata minore rispetto a quella registrata negli anni precedenti, a causa delle forti nevicate dell'inverno 2012-2013. E' chiaro che, per avere una vera e propria inversione di tendenza, dovrebbe verificarsi una successione, almeno decennale, di queste caratteristiche meteo-climatiche, come quella del 1965-1985.", spiega il professor Smiraglia, a capo del progetto di ricerca.

E' dunque chiaro come i ghiacciai, che rappresentano da sempre un'importante risorsa idrica, energetica, paesaggistica, siano diventati in questi ultimi anni il simbolo più tangibile ed affidabile delle rapide trasformazioni climatiche che il nostro pianeta sta vivendo. Questo spiega l'importanza di un Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani e l'impegno di Levissima nello studio dei loro cambiamenti. "Levissima, marchio di acqua minerale del Gruppo Sanpellegrino, ha nel suo DNA la natura incontaminata e la passione per l'alta montagna, da cui trae tutta la sua purezza. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Proprio per questo collaboriamo con l'Università degli Studi di Milano dal 2007, con l'obiettivo di conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il progetto che presentiamo oggi ha un valore non solo strettamente scientifico, ma anche applicativo e culturale; grazie alle informazioni tratte dal Nuovo Catasto abbiamo, infatti, realizzato una vera e propria mappa dei ghiacciai italiani, fruibile da tutti gli appassionati e già disponibile sul sito www.levissima.it". La mappa interattiva riporta la distribuzione dei ghiacciai nelle varie regioni d'Italia e, per ciascuno di essi, specifica: il nome, la Regione di appartenenza, il settore montuoso, il bacino idrografico che va ad alimentare, la tipologia e la superficie attuale. Ai ghiacciai più significativi di ogni Regione, è dedicata inoltre una scheda di approfondimento e una galleria fotografica.

L'evoluzione dei ghiacciai italiani

Dalla fine degli anni '50 ad oggi
Facendo un confronto con il precedente catasto nazionale dei ghiacciai, risalente alla fine degli anni '50, è emerso come il numero dei ghiacciai italiani sia oggi aumentato, passando da 824 a 896, con incrementi in quasi tutte le Regioni. Questo a causa della frammentazione delle unità glaciali preesistenti. Complessivamente la superficie glaciale ha registrato, però, una perdita del 29%, confrontabile all'area del Lago di Como (151 km2), passando da 519 km2 agli attuali 368 km2 (circa 3 km2 persi all'anno).

A livello regionale si sono registrate differenze sensibili nella riduzione areale: si passa, infatti, da superfici quasi dimezzate in Friuli e in Piemonte, a riduzioni di circa un terzo in Trentino e in Alto Adige. Riduzioni più circoscritte in Lombardia e Valle d'Aosta.
Del tutto peculiari, invece, il caso dell'Abruzzo, dove la riduzione di circa un terzo riguarda l'unico ghiacciaio presente nella Regione, e quello del Veneto. In quest'ultima Regione, l'elevata percentuale di riduzione areale (-40%) che emerge dal confronto dei dati, è dovuta al mutamento dei confini amministrativi, che hanno visto passare la porzione veneta della Marmolada al Trentino. Se si tiene, invece, conto dei vecchi confini amministrativi, e non si sposta la competenza territoriale di questo ghiacciaio, la riduzione dei ghiacciai veneti risulta molto più limitata (-23%).

Dalla metà degli anni '80 ad oggi
Il confronto tra l'attuale catasto e quello internazionale realizzato a metà degli anni '80, mostra una intensa contrazione areale, passando da 609 km2 agli attuali 368 km2.
Risulta quindi evidente una fluttuazione glaciale dapprima positiva, dalla metà degli anni '60 del XX secolo - con un incremento areale del 18% - , e una negativa tuttora in corso, dalla metà degli anni '80 del XX secolo, che ha fatto registrare una riduzione di area di circa il 40%. E' un andamento già verificato in tutti gli altri settori della catena alpina.
Il Catasto degli anni '80 è stato realizzato proprio durante la piccola fase di espansione, causata da una lieve riduzione delle temperature e da un lieve incremento delle precipitazioni invernali. Questa breve fase fredda e umida ha favorito sia l'incremento areale dei ghiacciai preesistenti, sia la formazione di numerosi piccoli "glacionevati", che sono stati registrati nel Catasto degli anni '80.

La metodologia
Il lavoro di ricerca, che ha dato vita al Nuovo Catasto dei Ghiacciai Italiani, si è protratto per circa due anni - 2012, 2013 - rifacendosi ad un complesso di dati raccolti in almeno un decennio. L'analisi è stata sviluppata elaborando foto aeree ad alta definizione rilevate nell'arco temporale 2005-2011, concesse in consultazione da enti e strutture regionali e provinciali, ma anche utilizzando immagini satellitari, carte topografiche, catasti settoriali precedenti e numerose campagne di terreno.
Per verificare l'evoluzione del glacialismo italiano nell'ultimo mezzo secolo si è proceduto, inoltre, al confronto dei nuovi dati con quelli raccolti nei due catasti precedenti, realizzati dal Comitato Glaciologico Italiano (quello nazionale 1959-1962 e quello internazionale nel 1981-1984). E' quindi da considerare che le metodologie di raccolta ed elaborazione dati sono state differenti. Il Nuovo Catasto ha infatti potuto contare su immagini ad alta risoluzione; in passato queste sorgenti di dati non erano disponibili e i dati raccolti erano quindi caratterizzati da maggiore incertezza.

Confesercenti: "Sforzi e sacrifici che indicano, malgrado le difficoltà, la voglia di andare avanti". Consumi fortemente in calo: - 13% nel 2013. "Le imprese chiedono meno burocrazia e fiscalità di vantaggio, ma anche chiarezza sugli adempimenti" -

Modena, 23 maggio 2014 -

A due anni da quel terremoto che ha cambiato il volto dell'Area nord della provincia la normalità che appare ancora lontana. Ma l'impegno – che continua incessantemente ogni giorno - di istituzioni ed imprese, ha portato risultati difficilmente immaginabili. Oggi l'82% delle piccole attività imprenditoriali di commercio, servizi, pubblici esercizi, ha trovato una sede fissa in cui operare. "Chi è riuscito a riaprire, nella sede d'origine ha dovuto compiere sforzi enormi e in primo luogo economici", dichiara Mauro Bega Direttore sindacale per Confesercenti nell'Area Nord che recentemente ha tracciato un bilancio relativo all'attuale situazione delle PMI del terziario. "Gli imprenditori, costretti al trasferimento delle attività a causa delle conseguenze del sisma, non hanno esitato nemmeno di fronte alle incertezze, a fare il possibile pur di tornare alle loro sedi originarie. Nonostante l'ubicazione di molte nei centri storici dei paesi e le condizioni in cui continuano a versare molti centri stessi dei Comuni del cratere".

Un risultato importante che si scontra però con la situazione dei consumi di tutta l'area, in forte sofferenza. "Dai dati dell'Osservatorio Economico di Confesercenti – continua Bega -emerge che le imprese della zona, risultano essere quelle che segnano cali di volumi di vendite più pesanti: -13% la media dei settori del commercio e dei pubblici esercizi nell'anno 2013 rispetto al 2012, a fronte di una media provinciale del -3.6%. Uno sforzo impensabile quello compiuto da queste imprese, anche solo per resistere in condizioni tanto difficili. E' quindi di assoluta importanza sostenere l'impegno profuso da queste attività determinate a reagire alle conseguenze del sisma ed a rivitalizzare i centri storici. Per il quale chiediamo ai Comuni di dare pronta attuazione alle recenti ordinanze 32 e 33 del Commissario Vasco Errani, volte a deliberare i Piani Organici. Così da accelerare gli interventi previsti dai Piani della Ricostruzione, e di conseguenza sbloccare quelle situazioni di stallo che ancora frenano la ricostruzione di importanti pezzi di centri storici".

"Il Sostegno alle imprese deve poi arrivare anche da un''accelerazione nella evasione delle pratiche per i contributi di ricostruzione. Auspichiamo pertanto che le assunzioni temporanee presenti negli uffici tecnici comunali vengano confermate anche oltre le prime scadenze, per affrontare la mole di lavoro relativo alle pratiche edilizie legate alla ricostruzione. Ribadiamo inoltre la fondamentale necessità di istituire una fiscalità di vantaggio volta alle imprese più piccole attive nei comuni colpiti dal sisma: richiesta che rinnoviamo al Governo e che vorremmo maggiormente sostenuta dalla Regione. Le imprese chiedono infine maggior chiarezza riguardo agli adempimenti fiscali da sostenere", conclude Mauro Bega.

(Fonte: ufficio stampa Confesercenti Modena)

La Cucina Industriale di Albinea ospita la prima lezione di "paneterapia" -

Reggio Emilia, 22 maggio 2014 -

I Panificatori di CNA Alimentare in collaborazione con CNA Impresa Donna organizzano lunedì 26 maggio dalle 17.30 alle 19.30 un incontro di "paneterapia" nella Cucina Industriale di Albinea, presso il Parco Lavezza in Via Caduti della Libertà.

Un'idea nata dalla volontà di riscoprire antichi gesti e tradizioni che rischiano di andare perduti tra take away e fast food. L'eccellenza dei prodotti alimentari della nostra provincia deve tutto agli "artigiani del cibo" che con maestria e sapienza mantengono vivi i valori e i sapori della cucina italiana. Il pane è l'alimento base della nostra tradizione e la sua riscoperta è anche un'ottima opportunità di socializzazione e di condividere un'esperienza stimolante.

"Ringraziamo i nostri panificatori per la loro disponibilità – commentano la Presidente CNA Alimentare Laisa Rinaldi e la Presidente CNA Impresa Donna Paola Ligabue – che renderà possibile apprendere alcuni segreti dell'arte della panificazione e favorire importanti momenti di aggregazione tra gli Associati. Un bel modo per vivere l'Associazione e sfruttare le sinergie tra le diverse professionalità".

Per prenotazioni Rif. Fosca Bonaretti, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. tel. 0522/356350.

(Fonte: ufficio stampa CNA Reggio Emilia)

Grave sottovalutazione dell'Esecutivo dei problemi gravanti su cittadini e imprese -

Modena, 21 maggio 2014 -

Rete Imprese Italia Modena – a cui aderiscono Confesercenti, Ascom-Confcommercio, Lapam-Confartigianato e CNA – giudica non sufficiente l'intenzione del Governo di intervenire per prorogare la scadenza di pagamento relativo alla prima rata della Tasi per i soli Comuni che entro il 23 maggio non avranno deliberato. "Sebbene eviti di far pagare acconti – afferma Rete Modena - quando il tributo non è dovuto, non risolve le difficoltà connesse al calcolo ed al versamento dell'imposta da effettuarsi in pochi giorni lavorativi."

"La mancanza di una proroga generalizzata del pagamento della prima rata TASI – continua Rete - denota una grave sottovalutazione, da parte del Governo, dei problemi gravanti su cittadini, imprese e su tutti gli operatori professionali che li assistono in fase di prima applicazione della nuova imposta TASI".

"Sono già state presentate al Ministro dell'Economia, le difficoltà operative che scaturiscono dalla miriade di aliquote d'imposta applicabili alle diverse tipologie di immobili. Ma, ancor di più, nella determinazione delle detrazioni spesso in funzione dei parametri più diversi (rendita catastale, utilizzo dell'immobile, carichi di famiglia ed altro ancora). E' per questo che riteniamo necessario e indispensabile prorogare la scadenza per tutti i contribuenti, in modo da permettere il corretto adempimento del pagamento senza incorrere in sanzioni e consentendo, altresì, ai Comuni di deliberare con criteri più ponderati e più semplici, senza il timore di non far quadrare i propri bilanci", conclude Rete Modena.

(Fonte: ufficio stampa Rete Imprese Modena)

Cinema D'Azeglio gremito, 200 studenti protagonisti della premiazione del concorso ideato dal Consorzio di Bonifica Parmense per spiegare l'attività mirata a salvaguardia dell'ambiente. Sei i lavori premiati.

Parma, 21 Maggio 2014 –

La Settimana Nazionale della Bonifica e dell'Irrigazione, organizzata nella nostra provincia dal Consorzio della Bonifica Parmense e focalizzata sul tema "La terra chiede aria. L'acqua chiede spazio" è giunta oggi al momento più atteso con la cerimonia di premiazione del concorso "Scatta la Bonifica".
Al cinema "D'Azeglio" i protagonisti sono stati gli studenti delle scuole superiori di Parma: 200 ragazzi provenienti dal Liceo Artistico Paolo Toschi, dall'Istituto Tecnico Statale Per Geometri "Camillo Rondani" e dall'Istituto Tecnico Agrario Statale "Fabio Bocchialini" sono stati ospiti del Consorzio della Bonifica Parmense per la premiazione del contest che ha visto cimentarsi in questa prima edizione due classi del Liceo Toschi (5^A e 5^B) nel lavoro di rielaborazione dei messaggi di comunicazione grafici e concettuali sull'operato della Bonifica nel nostro comprensorio.
Come ha orgogliosamente sottolineato il Preside del Liceo Toschi Roberto Pettenati nel descrivere l'attività delle classi, tutte le opere presentate dagli studenti sono state di alta qualità e non è stato semplice scegliere i vincitori; ma alla fine la giuria, formata da Luigi Spinazzi e Meuccio Berselli (rispettivamente Presidente e Direttore Generale del Consorzio della Bonifica Parmense), dai professori Marco Bottani e Nunzio Garulli, docenti delle classi partecipanti, e dai membri dell'Ufficio Comunicazione del Consorzio, ha espresso il suo verdetto premiando ben sei studenti: Marika Cheng e Sara Villazzi della classe 5^A; Giulia Iori, Alberto Marasi, Giulia Sacchi (per la quale ha ritirato il premio il docente Bottani) e Carlotta Ugolotti della classe 5^B. A tutti loro il Consorzio della Bonifica Parmense ha conferito una targa premio per l'ideazione del miglior messaggio di comunicazione.
La cerimonia è stata presentata dalla giornalista di Tv Parma Manuela Boselli, che ha ricordato le giornate di attività volute dal Consorzio e volte a sensibilizzare le giovani generazioni sulla consapevolezza ambientale, sul lavoro (a volte oscuro, ma fondamentale) delle bonifiche, le buone pratiche, il governo delle risorse idriche, l'importanza delle acque negli equilibri ambientali e per i prodotti del made in Italy nella nostra regione.
Conclusa la premiazione e dopo una breve pausa con un buffet street-food offerto da Campagna Amica, la mattinata è proseguita con lo spettacolo "Terra dura in Multicolor" – il racconto delle bonifiche e degli scariolanti" scritto, diretto ed interpretato dall'attore/animatore delle bonifiche Lorenzo Bonazzi e già messo in scena in numerosi teatri dell'Emilia Romagna dove ha riscosso consensi entusiastici di critica e pubblico.
"Abbiamo voluto stimolare i giovani creativi del Liceo Toschi su un tema interessante e al tempo stesso complesso come il lavoro della bonifica e sul messaggio da veicolare per far meglio capirne l'attività svolta per l'ambiente e per formare i cittadini consapevoli del domani", ha commentato il Presidente del Consorzio della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi.
Dello stesso avviso anche il Direttore Generale Meuccio Berselli: "Siamo rimasti piacevolmente stupiti dai lavori presentati in questa prima edizione, tanto che speriamo possa essere l'inizio di un percorso che ci aiuti a diffondere e comunicare ai ragazzi una migliore percezione del nostro capillare operato".
Il calendario degli eventi della "Settimana della Bonifica e dell'Irrigazione 2014" si concluderà domani (giovedì 22 maggio) a Mezzani. Alle 9,30 i protagonisti saranno 80 bimbi delle scuole primarie per i quali il Consorzio della Bonifica Parmense ha organizzato la visita guidata all'impianto di Bocca d'Enza. Una giornata con animazione per introdurre i piccoli spettatori al tema della tutela del suolo e del territorio, con merenda a base degli street-food di Campagna Amica. Ma dove il Consorzio seguiterà a ribadire i concetti fondamentali di prevenzione e difesa del nostro territorio, con i ragazzi che si misureranno con un'innovativa tecnologia pro- ambiente targata Energreen.

(Fonte: ufficio Consorzio Bonifica Parmense)

In calo anche i derivati del latte. Nota positiva il rimbalzo del latte spot che guadagna 50 centesimi nella 21esima settimana.

di Virgilio - Parma - 21 maggio 2014

Ancora tonalità tendenti allo scuro per il settore lattiero caseario. La ventesima settimana dell'anno non ha espresso un dato tendenziale omogeneo. Da un lato si assiste al calo dei listini del Burro, della Panna e del Latte spot mentre dal fronte caseario alla stazionarietà del Padano si contrappone la tendenza ribassista del Parmigiano Reggiano. Alcune note positive si sono evidenziate all'apertura delle trattative di lunedi scorso, 19 maggio, dove si è assistito a un rimbalzo delle quotazioni del latte spot a Verona. Un recupero di 50 centesimi (+1,37%) che si è accompagnato, sempre sulla medesima piazza, all'1,82% della panna a uso alimentare.
Nello specifico il Parmigiano Reggiano prosegue la sua tendenza al ribasso. Alla borsa di riferimento di Parma sono stati lasciati sul campo perduti 5 centesimi dalla stagionatura 24 mesi e 10 dal12 mesi. Perdite di 10 centesimi rilevate anche a Milano (12 e 24 mesi) e Reggio Emilia (24 mesi). Inerzia invece dal Grana Padano. Le quotazioni dell'ottava precedente sono state confermate sia a Mantova sia a Milano. La 21esima settimana però si apre in calo a Milano con un calo di 5 centesimi registrato su entrambe le stagionature ammesse a listino (9 e 15 mesi).

- I produttori svizzeri contrari alla liberalizzazione del mercato del latte con l'UE -
Si tratterebbe della condanna a morte per numerose aziende, sostiene il consigliere nazionale Jacques Bourgeois (PLR/FR), direttore dell'Unione svizzera dei contadini (USC). A riportarlo il 14 maggio scorso swissinfo.ch riportando l'intervista in esclusiva concessa a Newsnet. La nuova intesa non porterebbe, secondo il direttore dell'unione degli agricoltori, nessun vantaggio al consumo. Un'opinione che si è concretizzata sulla base delle esperienze e dell'evoluzione dei prezzi alla produzione e al consumo. Infatti, i prezzi alla produzione dal 1990, "si sono abbassati del 25% quando i prezzi al consumo sono saliti del 15%. Lo scarto fra produzione e consumo è sempre più alto". Una liberalizzazione, secondo il rappresentane del mondo allevatoriale elvetico, non invertirebbe questa tendenza.

Si è svolto oggi a Barcellona, nel centro di Cultura Contemporanea, il XII incontro delle Giornate Europee del Commercio Urbano, organizzato da "VITRINES D'EUROPE", una rete di Associazioni di Commercianti e operatori economici di Italia, Francia, Spagna, Belgio e Portogallo, di cui ANCESTOR Confesercenti è socio fondatore, che ha come scopo principale lo sviluppo del commercio nei centri urbani e il rilancio delle città come centri di crescita economica e sociale -

Parma, 19 maggio 2014 -

Ad aprire il ricco programma di incontri il presidente di Vitrines D'Europe e direttore di Confesercenti Emilia Romagna Stefano Bollettinari, accompagnato dal presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni intervenuto nella sessione dedicata al tema "Consumatori e commercianti, relazioni nell'ambito della prossimità". Presenti numerose delegazioni dai diversi Paesi e i rappresentanti delle istituzioni spagnole.
Bollettinari, nel suo intervento inaugurale, ha spiegato come: "sia particolarmente importante in questo periodo di difficoltà in cui versa il vecchio continente, l'incontro tra i numerosi centri storici europei per confrontare modelli di sviluppo diversi, per mettere in rete strategie comuni per il rilancio dei consumi e per la promozione delle città che rimangono, ad oggi, il polo fondamentale delle attività commerciali, economiche e turistiche dei paesi europei".
Nell'occasione, Bollettinari ha inoltre annunciato la firma dell'accordo di collaborazione tra Emporion (che raccoglie i più importanti mercati d'Europa), l'Associazione Europea dei mercati e Vitrines d'Europe, con lo scopo di valorizzare sempre più le attività commerciali di prossimità e i mercati, che sono parte della storia delle nostre città e sono ancora così importanti per il servizio diffuso che forniscono al consumatore.

(fonte: Ufficio stampa Confesercenti Emilia Romagna)

Sono numerose le difficoltà per determinare l'acconto TASI per il 2014 e pochissimi i giorni a disposizione per l'adempimento. Confartigianato Imprese Apla chiede una proroga -

Parma, 19 maggio 2014 -

Le nuove regole introdotte in sede di conversione del decreto legge n. 16 del 6 marzo 2014 per il calcolo dell'acconto della TASI, in scadenza il 16 giugno 2014, impongono ai contribuenti di dover necessariamente attendere il 31 maggio 2014 per poter conoscere se e come i Comuni hanno deliberato in ordine alle aliquote e detrazioni, con soli 10 giorni di tempo per l'effettuazione dell'adempimento.

Come è noto, la Tasi è la tassa nuova "tassa sui servizi indivisibili" che si applica sugli immobili in aggiunta all'Imu. Oltre alla misura, ciascun comune può adottare anche un proprio regolamento. Tenuto conto che i tempi di delibera scadono a ridosso della scadenza, le difficoltà dei cittadini e di coloro che li assisteranno nell'assolvimento dell'adempimento sono tali da rendere insostenibile il rispetto della scadenza. Questo disagio è stato già espresso da Confartigianato nazionale, unitamente a R.E.TE. Imprese Italia, in una nota del 14 maggio, al ministero dell'Economia e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. A livello locale Confartigianato Imprese Apla, assieme alle altre associazioni di categoria, ha chiesto di mantenere le aliquote al livello più basso e di esentare i bene strumentali (capannoni) dal pagamento.

L'obiettivo è di sollecitare un intervento d'urgenza per differire il termine di pagamento del primo acconto, unificandolo con il saldo dell'imposta da versare entro il 16 dicembre.

Nella lettera al ministero dell'Economia e al sottosegretario alla Presidenza del CDM, è stata inoltre espressa la necessità di esentare, ai fini TASI, i fabbricati 'merce', in analogia di quanto già previsto ai fini IMU.

(Fonte: Ufficio stampa Confartigianato Parma)

300.000€ di investimento per un impianto capace di una portata di 1.500 litri/secondo a tutto vantaggio della sicurezza territoriale.

Soragna (PR), 18 Maggio 2014 –

È stato inaugurato ieri mattina a Cavetto di Soragna il nuovo impianto di sollevamento acque del Consorzio della Bonifica Parmense.

Al taglio del nastro, operato dal Presidente del Consorzio Luigi Spinazzi dopo la benedizione del parroco del paese, Don Mario Ghirardi, erano presenti anche il sindaco di Soragna Salvatore Iaconi Farina; Meuccio Berselli, Direttore Generale del Consorzio della Bonifica Parmense e l'ingegnere Mario Cocchi, Dirigente dell'Area Tecnica del Consorzio, oltre ad alcuni consiglieri dell'ente e ai rappresentanti delle istituzioni locali e regionali.

Dopo le esondazioni del canale demaniale Cavetto, molto frequenti ogni volta che il vicino torrente Rovacchia era in piena, determinando l'allagamento dei campi limitrofi e problemi al traffico sulla strada provinciale per Fontanellato, il Consorzio di Bonifica Parmense, a supporto della nuova immissione tecnica, ha innalzato gli argini del Cavetto di circa un metro dotandoli di una superficie carrabile di metri 3,5 ed eliminando così i precedenti disagi stradali e campestri in località Pongennaro. Inoltre nella chiavica di foce del Rovacchia, attraversante la strada provinciale, è stata posizionata la nuova pompa idrovora che ha sostituito la vecchia pompa idrovora, ormai inadeguata alle situazioni di criticità verificatesi negli ultimi tempi. La nuova pompa, più potente e progettata appositamente dal Consorzio di bonifica, offre un rendimento dell'80% ed è capace di pompare in Rovacchia ben 1500 litri di acqua al secondo; presenta caratteristiche tecnologicamente avanzate, poiché monta una paratoia automatizzata, manovrabile a distanza in caso di emergenza tramite un codice alfanumerico che può essere inviato dal personale reperibile ricevente l'allarme direttamente dal proprio telefono cellulare. L'intera opera, posta a carico della Bonifica, è un investimento complessivo di circa 300mila euro.

"Il Consorzio della Bonifica Parmense continua ad operare concretamente per la sicurezza del territorio, una migliore gestione delle risorse idriche e la salvaguardia dell'economia locale", ha commentato il Presidente Luigi Spinazzi.

Bonifica collettiva presenti GDE

UFFICIO STAMPA CONSORZIO DI BONIFICA PARMENSE

La denuncia di CNA - 

Carpi, 17 Maggio 2014. -

La vicenda della sicurezza dei capannoni continua a creare diversi problemi alle aziende. In particolare, le imprese situate al di fuori dai confini delle cosiddette "mappe di scuotimento" disegnate dagli esperti, ma localizzate all'interno dei confini amministrativi dei comuni colpiti dagli eventi del maggio 2012 (quelli compresi nel DL.74/122/2012) risultano ingiustamente penalizzate dai vincoli imposti dalla normativa sulla sicurezza sismica degli edifici produttivi.

Infatti, paradossalmente i capannoni che NON hanno subito danni dopo le scosse del 20 e 29 maggio devono subire interventi spesso strutturali, complicati e costosissimi per adeguare la sicurezza sismica almeno al 60% dei parametri oggi esistenti per i nuovi edifici.
"Quest'obbligo – dichiara Claudio Saraceni, presidente di Cna - rappresenta una palese discriminazione rispetto a chi è nelle stesse identiche condizioni dentro alle mappe di scuotimento. E non si tratta di poche imprese: sono migliaia le aziende localizzate nella fascia di mezzo fra i due confini, un'area che incide in modo particolare sui comuni di Carpi, Soliera, Bomporto, San prospero, Ravarino".
Si tratta d'imprese che avevano realizzato gli immobili in modo corretto rispetto alle normative esistenti e che si trovano oggi nell'obbligo di adeguamento, malgrado gli immobili non abbiano subito alcun danno dal terremoto.
"Al danno di questa evidente e ingiusta penalizzazione, - continua il presidente - in questi giorni è arrivata la beffa legata al fatto che i contributi INAIL, erogati attraverso la Regione e pari al 70% dei costi sostenuti per l'adeguamento sismico, devono essere tassati come una qualunque fonte di reddito. Ancora una volta noi ci addossiamo oneri dei quali non abbiamo alcuna responsabilità".
Un'interpretazione ancora una volta assurdamente ingiustificata, alla luce del diverso trattamento di analoghe agevolazioni, come quella recentemente concesso in base alla normativa sul credito di imposta, che non è soggetta a imposizione fiscale
Di fatto, dunque, chi ha ottenuto contributi tramite il bando Inail sarà soggetto ad imposizione, mentre chi avrà scelto il credito di imposta potrà usufruire della agevolazione fiscale, con tanti saluti ai più elementari principi di equità.
CNA si è già attivata, almeno per sanare questa iniquità, con i parlamentari modenesi e chiedendo al Commissario Errani che si adoperi per equiparare i contributi previsti dal bando Inail alla normativa fiscale prevista per il credito di imposta. Peraltro, rimanendo ancora in attesa di una risposta rispetto al problema delle mappe di scuotimento, situazione che potrebbe essere sanata ad esempio trasformando l'obbligo della messa in sicurezza in facoltà agevolata, come richiesto da CNA.

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