Editoriale: Lavoro, competitività e sicurezza - Lattiero caseari, settimana di calma apparente - Cereali e dintorni. mercati influenzati dal meteo e dal cambio. - A tutta elettricità - Cereali e dintorni. Il Super Euro.

SOMMARIO Anno 16 - n° 29 23 luglio 2017
1.1 editoriale
Lavoro, competitività e sicurezza
2.1 lattiero caseario
Lattiero caseari, settimana di calma apparente.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. mercati influenzati dal meteo e dal cambio.
4.1 energia A tutta elettricità
5.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Il Super Euro
6.1 assicurazioni Agrinsieme, polizze assicurative in diminuzione da tre anni
7.1 promozioni "vino" e partners
8.1 promozioni "birra" e partners

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Domenica, 23 Luglio 2017 10:50

A tutta elettricità


Di Paolo Errani  - L'auto elettrica è sempre più di moda, non solo nei discorsi da bar o nei garage dei vip.

Se adottati su larga scala, i veicoli elettrici potrebbero mantenere la promessa di ridurre drasticamente le emissioni dei gas c.d. clima-alteranti che derivano dal trasporto su gomma. Hanno, dunque, iniziato a costituire un elemento importante delle strategie energetiche nazionali di diversi Paesi (in primis quelli c.d. sviluppati) per il conseguimento degli obiettivi vincolanti stabiliti nei vari accordi internazionali in tema di "lotta ai cambiamenti climatici".

Non ci stupisce trovarli citati nel documento di consultazione della Strategia Energetica Nazionale (SEN) pubblicato lo scorso 12 giugno 2017.

MiSE e MATTM attendono di ricevere attenzione e commenti da tutti i portatori di interessi, dal più grande al più piccolo. E a leggere sembra che anche nel nostro Paese i veicoli elettrici siano destinati ad avere un ruolo sempre più importante dal punto di vista economico e politico. L'occasione ci appare dunque più che mai propizia per elaborare alcune riflessioni sul tema.

Innanzitutto va sottolineato che per ottenere un impatto notevole e positivo sulla decarbonizzazione dei consumi energetici, i veicoli elettrici devono diventare l'opzione principale per la maggior parte degli automobilisti. È dunque necessario per i Paesi interessati orientare chiaramente la propria politica energetica verso lo sviluppo prioritario di norme, standard, protocolli ed infrastrutture per un uso diffuso dei veicoli elettrici. Altrimenti, il loro impatto sarà limitato, poco significativo, o peggio negativo. Nel lungo periodo potrebbe anche essere gravemente compromessa la capacità di raggiungere gli obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni, con extra-costi sostenuti a fronte di risultati scarsi o nulli per la salvaguardia dell'ambiente.

Va evidenziato, infatti, che mentre l'industria manifatturiera automobilistica sembra pronta ad affrontare la sfida dello sviluppo di veicoli elettrici per il mercato di massa, non sono ancora visibili progressi sia nello sviluppo di un'infrastruttura efficiente per la ricarica dei veicoli elettrici su larga scala, sia nell'implementazione dei relativi standard e protocolli. Mancano inoltre all'appello norme funzionali per la tariffazione in bolletta domestica o alla colonnina di ricarica. Tutti questi elementi sono essenziali al fine di rendere convincente la proposta dell'elettrificazione del trasporto su gomma agli occhi degli automobilisti proprietari ed eventualmente anche agli occhi di potenziali "clienti" interessati a nuovi modelli di proprietà/utilizzo/condivisione dei veicoli di trasporto personale.

In particolare, l'eventuale costruzione di un'infrastruttura di ricarica per i veicoli elettrici richiederà una collaborazione attiva di molte parti in un campo di gioco particolarmente complesso. Il Governo, il gestore della rete elettrica, varie autorità ed organi nazionali e locali, le società che producono e distribuiscono l'energia elettrica, ma anche le aziende esperte in IT, gli stessi fornitori di punti di ricarica (che, per esempio, potrebbero non coincidere necessariamente solo con gli attuali fornitori di carburante al dettaglio), e così via fino agli utilizzatori finali, tutti dovranno unire i loro sforzi e farli confluire nella realizzazione di una rete "intelligente" (quella famosa "smart grid" di cui si sente sempre più spesso parlare) – un'impresa enorme sia in termini di ingegneria di progetto che di gestione politica.
In secondo luogo va ricordato che, una volta costruite e messe su strada, le auto elettriche possono essere "verdi" solo quanto lo è l'elettricità utilizzata per caricare le loro batterie. Indubbiamente esistono vantaggi immediati in termini di riduzione dell'inquinamento, ma se vogliamo utilizzare le auto elettriche anche per decarbonizzare il nostro sistema energetico, dobbiamo spostare lo sguardo dalla marmitta (che non c'è) alla ciminiera della centrale elettrica (che c'è anche se non si vede).

Tenuto conto dell'intero ciclo di vita, tutte le fonti energetiche ed i relativi impianti utilizzati per la generazione di elettricità emettono nell'ambiente una certa quantità di gas-serra per chilowattora di energia prodotta. Le fonti rinnovabili moderne ed il nucleare sono quelle che producono elettricità con il più basso tenore di carbonio. Tra le fonti fossili, ovvero ad alto tenore di carbonio, il gas naturale è quella che comporta emissioni un po' più basse, ma comunque con livelli di un ordine di grandezza superiore a nucleare e rinnovabili.

Se consideriamo solo le emissioni associate al loro utilizzo, i risultati più recenti dei test sulle auto elettriche (pure) mostrano valori nella forchetta 20-120 gCO2eq/km (grammi di anidride carbonica equivalente emessi nell'ambiente per chilometro percorso) per i Paesi dell'Unione Europea più industrializzati e popolosi. In Italia si stimano circa 100 gCO2eq/km. Tali valori comprendono nel computo le emissioni dirette ed indirette associate alla generazione, trasmissione e distribuzione dell'elettricità. E come si può intuire variano molto a seconda del diverso mix di fonti ed impianti utilizzati per la produzione dell'elettricità, che può essere più o meno sbilanciato verso un alto tenore di carbonio. Per esempio il valore di 20 gCO2eq/km si riferisce all'utilizzo di veicoli elettrici in Francia, che è attualmente uno dei Paesi leader a livello mondiale nella decarbonizzazione del settore elettrico grazie al contributo preponderante della produzione elettronucleare (75%), associato ad una percentuale "sostenibile" di produzione da fonti rinnovabili (sostenibile in termini di gestione ottimale della rete elettrica).

Per confronto possiamo guardare alla forchetta 100-200 gCO2eq/km per i valori medi delle auto a benzina, e alla forchetta 80-160 gCO2eq/km per quelle diesel.
Non dobbiamo però dimenticare che, in termini di emissioni, mediamente i costi della fabbricazione degli autoveicoli sono pari a 40 e 35 gCO2eq/km per quelli alimentati a benzina e diesel rispettivamente. Per quanto riguarda invece la produzione di veicoli elettrici esistono allo stato dell'arte almeno tre scenari con valori compresi tra 50 e 90 gCO2eq/km. E questi scenari non tengono conto del tenore di carbonio associato alla produzione e smaltimento, ossia di un'analisi accurata dell'intero ciclo di vita (come si suol dire "dalla culla alla tomba" – con eventuale riciclo) delle batterie.
Volendo considerare un solo valore di riferimento tra quelli sopra esposti, è opportuno scegliere quello delle nuove generazioni di veicoli turbo diesel: nel medio termine infatti la "sfida automobilistica" più importante in termini di riduzione delle emissioni è quella tra elettricità e gasolio. Per le automobili alimentate a diesel più moderne le valutazioni delle emissioni si attestano attorno ai 90 gCO2eq/km; è quindi davvero difficile sostenere che le auto elettriche alimentate dall'attuale sistema elettrico italiano siano notevolmente migliori.

Bisogna fare di più e meglio.

L'attuale contributo della generazione elettrica rinnovabile e a basso tenore di carbonio all'approvvigionamento energetico del nostro Paese è uno dei più alti in Europa. Tuttavia, se l'Italia vuole soddisfare i propri obiettivi di decarbonizzazione anche attraverso l'utilizzo diffuso di auto elettriche, deve assicurare a queste una "alimentazione più verde" in modo costante. In altre parole, da una parte occorre aumentare la produzione e/o l'importazione dell'elettricità, dall'altra occorre fare in modo che la fornitura elettrica a basso tenore di carbonio sia costante nelle fasce orarie in cui la maggior parte dei veicoli elettrici sono in ricarica.

Il problema va affrontato con ragionamenti sul breve, sul medio e sul lungo periodo.

Inizialmente, i nuovi utilizzatori potranno essere ospitati con un piccolo impatto; ma, all'aumentare dei numeri, già nel medio termine diverrà sempre più concreta la possibilità di mettere in crisi le reti trasmissione e distribuzione dell'elettricità. Successivamente, con un'impennata della popolarità delle auto elettriche, i cambiamenti significativi nel tempo e nella dimensione dei picchi di domanda dell'elettricità potrebbero rendere inevitabile un maggiore utilizzo di generazione elettrica ad alto tenore di carbonio. Infatti, se il sistema di generazione elettrica non verrà rinnovato opportunamente ed in tempo, per soddisfare la richiesta massiccia di elettricità dei nuovi veicoli sarà inevitabile attivare o mantenere attive centrali termoelettriche a carbone o gas, ed usarle in finestre temporali in cui di norma sarebbe prevista una copertura quasi esclusiva dei consumi elettrici da parte delle fonti rinnovabili. Un aiuto potrebbe arrivare dalle importazioni. Oggi come oggi, però, considerato lo stato attuale dell'interconnessione delle reti elettriche europee e le strategie energetiche dei nostri vicini, è davvero difficile, se non azzardato, stimare un contributo efficace e risolutivo di un'eventuale importazione ad hoc dell'elettricità necessaria da Paesi produttori con mix fortemente sbilanciato verso rinnovabili e/o nucleare.

Dunque, se da una parte è vero che, in termini di consumo energetico annuo, teoricamente i requisiti di potenza aggiuntivi causati da un utilizzo su larga scala di veicoli elettrici sono gestibili; dall'altra è anche vero che fornire una sufficiente potenza elettrica a basso tenore di carbonio in momenti di picco di domanda sarà impresa assai più difficile. Si tratta infatti di adattare una domanda e dei requisiti di carica molto diversi e variabili nel tempo ad una offerta fluttuante ed imprevedibile; dato che la generazione elettrica integrata in Italia è già ora non facilmente controllabile e una buona percentuale della produzione a basso tenore di carbonio proviene da fonti rinnovabili aleatorie.

Ma attenzione, perché è su questo che si gioca il tutto: qualora non fosse possibile ottenere questo tipo di fornitura, nella realtà dei fatti verrà mancato del tutto l'obiettivo di riduzione delle emissioni tramite l'elettrificazione del trasporto su gomma, ovvero si otterrà solo un contributo minimo – per non dire irrilevante – a fronte di costi enormi, economici e politici.
L'inevitabile osservazione finale è che per avere un effetto importante, l'introduzione delle auto elettriche in Italia oltre che sui grandi numeri deve essere basata su di una decarbonizzazione pressoché totale dell'approvvigionamento elettrico. Questo significa attuare l'implementazione graduale e ben pianificata di un nuovo sistema energetico, ossia un enorme programma di cambiamento economico, supportato da una volontà politica salda.

Fonti principali consultate:
The Royal Accademy of Engineering - report "Electric vehicles: charged with potential", 2010
IPCC - special report "Renewable Energy Sources and Climate Change Mitigation", 2012
L. Wilson, Shrink That Footprint - report "Shades of Green: Electric Cars' Carbon Emissions Around the Globe", 2013
M. Noori et al., "Electric vehicle cost, emissions, and water footprint in the United States: Development of a regional optimization model" https://doi.org/10.1016/j.energy.2015.05.152 
N. C. Onat et al., "Conventional, hybrid, plug-in hybrid or electric vehicles? State-based comparative carbon and energy footprint analysis in the United States" https://doi.org/10.1016/j.apenergy.2015.04.001 

(Ekoclub International - sezione Energia)

Le polizze assicurative sono sempre meno utilizzate dalle aziende agricole, in particolare nel sud Italia: nell'ultima campagna, pur in assenza di dati definitivi, si stima un calo di 10 punti percentuali rispetto allo scorso anno, che a sua volta aveva visto una riduzione dell'11,3% rispetto al 2015. Un quadro contrassegnato "da grosse incertezze e da risultati deludenti in termini di valori assicurati che testimoniano le forti criticità presenti ad oggi nel sistema delle assicurazioni agevolate".

È quanto ha denunciato la delegazione di Agrinsieme che ha partecipato ad una audizione presso la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati nell'ambito di un'indagine conoscitiva sulle assicurazioni contro le avversità atmosferiche in agricoltura.

Nelle ultime tre campagne, dal 2014 al 2016, il decremento maggiore dei valori assicurati, sulla base dei dati Ismea, ha riguardato le produzioni vegetali, con una perdita di circa 850 milioni di euro (pari al 26% in meno). "Un calo che è motivato dal fatto – ha spiegato Agrinsieme - che le imprese agricole, e di conseguenza i CAA e i Consorzi di difesa, sono chiamati ad applicare procedure e modalità molto complesse, fra l'altro ancora non tutte definite, per l'ottenimento dei contributi europei sui premi assicurativi". A destare maggiori criticità sono le norme applicative della regolamentazione europea, che stabilisce come valori massimi assicurabili le rese produttive medie dell'azienda, concedendo quindi l'aiuto solo alle polizze assicurative che coprono perdite causate da avversità atmosferiche che distruggano più del 30 % della produzione media annua dell'agricoltore.

A detta di Agrinsieme, la dicitura delle "rese medie" risulta "assolutamente problematica, sia per le difficoltà applicative di misurazione, sia perché mina la stessa efficacia della copertura assicurativa. Il concetto di rese medie va inoltre a penalizzare soprattutto quegli imprenditori agricoli che hanno investito sulla crescita in termini qualitativi e quantitativi della propria produzione".
Altra difficoltà evidenziata da Agrinsieme è che il meccanismo di accesso ai contributi sui premi assicurativi pagati, che è stato stabilito dal Decreto semplificazione (D.M. 162 del 2015), "si basa su tempi, procedure e modalità che ad oggi né AGEA né gli Organismi pagatori regionali riescono a rispettare in maniera compiuta. Il governo dovrebbe intervenire con estrema urgenza almeno per garantire il pagamento dei contributi della campagna 2015 e 2016 agli agricoltori che si sono assicurati entro quest'anno".

C'è poi un ultimo aspetto, altrettanto delicato, che riguarda l'utilizzo di risorse pubbliche comunitarie. "L'Italia - spiega Agrinsieme - è stato tra i paesi comunitari quello che ha maggiormente puntato sulle misure di prevenzione del rischio attraverso l'assicurazione agevolata dei prodotti agricoli. Le risorse disponibili ammontano a 1.600.000 euro per sei anni, dal 2015 al 2020, incluse nel piano di sviluppo rurale nazionale. Va ricordato che l'obiettivo della Misura 17.1 – Gestione dei rischi è quello di far crescere il numero dei contratti assicurativi, mentre ad oggi si registra una situazione in cui si va verso l'ipotesi di perdere tali preziose risorse, che potrebbero tornare a Bruxelles".

 

Domenica, 23 Luglio 2017 08:38

Cereali e dintorni. Il Super Euro.

Il super euro potrebbe fare registrare variazioni in aumento dei listini per recuperare il differenziale determinato dal cambio.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 21 luglio 2017 -

Mentre il mercato continua ad essere prigioniero delle previsioni meteorologiche, il super Euro ha dato una scossa al mercato.

Nella mattinata di venerdi il mercato telematico era quasi tutto in territorio negativo, dopo aver fatto registrato gli aumenti della sera precedente che di seguito riportiamo:

SEMI ago 1013,2 (+13,4) sett 1018,2 (+14,2) nov 1027 (+14,4)
FARINA ago 330,5 (+3,9) sett 332,5 (+3,8) ott 334,5 (+3,9)
OLIO ago 33,97 (+0,51) sett 34,11 (+0,53) ott 34,2 (+0,55)
CORN sett 391 (+8,4) dic 404,6 (+8,4) mar 415,2 (+8,2)
GRANO sett 505,2 (+2,6) dic 529,2 (+2,4) mar 549,4 (+3)

L'influenza del super Euro ha riflessi sui prezzi e ha condotto la proteica a quota 323 euro partenza ai porti, sino a dicembre 326 euro e per il 2018 a 337 euro.
Il mais partenza porti da novembre 17 a giugno 18 intorno ai 175 euro ma qui l'incertezza dei raccolti pesa e sono pochi quelli disposti a vendere.
Il seme di soya quota 368 euro sul pronto e 369 per agosto mentre sul periodo novembre a marzo 18, quota 375.
Il rafforzamento dell'euro sul dollaro produrrà, con molta probabilità, reazioni dei mercati con innalzamento dei listini per recuperare il differenziale di cambio.

Indicatori internazionali 21 luglio 2017


l'Indice dei noli è risalito a 964 punti, il petrolio è attorno a 47,6$/bar e l'indice di cambio segna 1,16449.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

Officina Commerciale Commodities srl - Milano

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Il mercato è prigioniero delle previsioni meteorologiche, che continuano ad alternare caldo secco con piogge intense, per poi tornare al caldo secco. Una situazione di incertezza che tiene in fibrillazione gli operatori.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 20 luglio 2017 -
Mentre scriviamo il mercato telematico è quasi tutto in territorio positivo ma con scarsa forza.

Per il mercato nazionale è da segnalare il perdurare dei bassi consumi sia sul settore zootecnico che agro alimentare mentre fa eccezione il comparto bioenergetico.

Continua la ricerca di grano di qualità con indice doppio w elevato mentre si sono appesantiti i valori del grano mercantile e biscottiero. L'orzo è stabile, e il granoturco ha iniziato a cedere sia per i consumi, sia per l'effetto del cambio euro dollaro che schiaccia il prezzo del mais di importazione, i prezzi sulla nuova campagna sono molto simili agli attuali. Oggi ottobre 17-marzo 2018 quota, reso Brescia, 188 euro, e le quotazioni del Mar Nero, sono ottobre-dicembre, 153 euro partenza e il gennaio-marzo 2018 155€ con un nolo di 20 euro per arrivo al porto a Ravenna.

I cruscami continuano a salire ma è ipotizzabile che ad agosto potrebbero anche ridimensionarsi per la spinta determinata dalla merce estera e per il fatto che il mercato delle bioenergie avrà a disposizione i nuovi trinciati.

Per il mercato dei proteici ieri la farina soya quotava, partenza porto di Ravenna, 332 euro per la proteica da pronto a dicembre e 336 per il 2018, il girasole proteico quotava, su 12 mesi da agosto 17 sino ad agosto 18, 183 euro partenza porto di Ravenna, mentre quello a basso tasso di proteine quotava, da pronto a ottobre, 135 euro partenza stabilimenti interni. La farina di colza vale da 225 euro spot partenza luoghi di stoccaggio e o produzione per arrivare a 230-240 dal 2017 al 2018.
Il seme di soya si è ridimensionato e quota 367 euro sul pronto e 370 euro da novembre a marzo 18, mentre sulla nuova campagna gli oleifici si sono posizionati per il settembre dicembre a 385 euro arrivo impianti relativamente al seme nazionale.

Il settore delle bioenergie è ancora in tensione a causa del rincaro dei cruscami ma si conforta dal fatto che i trinciati precoci sono disponibili.

Di merce non vi è penuria e i prezzi, tutto sommato se confrontati con un passato recente, non sono proibitivi per le filiere produttive. Sarebbe necessario che i consumi ricominciassero a prendere quota.

Indicatori internazionali 20 luglio 2017


l'Indice dei noli è risalito a 932 punti, il petrolio è attorno a 46$/bar e l'indice di cambio segna 1,15338.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Settimana contrassegnata dalla stabilità dei prezzi. Primi segnali di arretramento del latte spot e della crema. Stabile il burro.

di Virgilio Parma 19 luglio 2017 -

LATTE SPOT Tenue arretramento del latte spot dopo due settimane di stasi. Il latte spot crudo nazionale si posiziona tra 43,30 e 44,33€/100 litri di latte (-1,16%),il latte intero pastorizzato estero cede qualche centesimo (-1,17%) e si adagia nell'intervallo compreso tra 43,30 e 43,82€/100 litri di latte. Molto più sensibile (-5,33%) il cedimento del latte scremato pastorizzato estero (17,60 - 19,50€/100 litri).

BURRO E PANNA Confermato il periodo di stabilità dei listini milanesi e di quelli emiliani. Primi passi verso il ridimensionamento della crema a uso alimentare (-1,34%) e seconda settimana di flessione registrata dalla panna a uso alimentare veronese (-1,03%).

Borsa di Milano 17 luglio: (=)
BURRO CEE: 5,96 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 6,03 €/Kg.
BURRO PASTORIZZATO: 4,93 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,73 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,94/Kg. (-)
MARGARINA giugno 2017: 1,15 -1,21€/kg (=)

Borsa Verona 17 luglio: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,87 - 2,92 €/Kg. (-)

Borsa di Parma 14 luglio 2017 (=)
BURRO ZANGOLATO: 4,33 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 18 luglio 2017 (=)
BURRO ZANGOLATO: 4,33 - 4,33 €/kg.

GRANA PADANO 17/7/2017 - Stabilità confermata anche per il Grana Padano che vede i listini milanesi replicare i prezzi dell'ottava precedente.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,70 - 6,85 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,50 - 8,15 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 14/07/2017 Analogo andamento registrato per il Parmigiano Reggiano che nell'ultima seduta di venerdì scorso non ha subito variazioni nei listini.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,60- 9,95 €/Kg. (=)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,85 - 11,35 €/Kg. (=)

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La continuità aziendale conferma un bilancio in utile per il quinto anno consecutivo. Ottima la semestrale 2017. A seguito delle assemblee elettive territoriali Giorgio Grenzi è stato riconfermato per acclamazione alla presidenza del Consorzio Agrario per altri tre anni. Approvato anche il bilancio 2016 che conferma nella continuità aziendale un utile per il quinto anno consecutivo in un contesto dei mercati sempre altalenante. Soci da record: con 200 nuovi iscritti si raggiunge quota 4266 imprenditori agricoli aderenti.

Parma – 18 Luglio 2017

Elezioni consortili per il rinnovo delle cariche istituzionali e approvazione del bilancio della continuità aziendale che per il quinto anno consecutivo si conferma in attivo a testimonianza della validità delle azioni manageriali intraprese nei diversi comparti in cui il Consorzio Agrario di Parma è impegnato a sostegno delle filiere agroalimentari. Per il Consorzio, nella sua complessità, questo mese di luglio 2017 è stato particolarmente importante per fissare ancora di più i punti fermi della sua capacità operativa dopo l'arrivo alla guida del nuovo direttore Giorgio Collina.

Le elezioni per il rinnovo delle cariche hanno regalato rilevanti conferme: alla presidenza del Consorzio è stato rieletto per acclamazione Giorgio Grenzi che, grazie all'impegno profuso nell'ultimo mandato e soprattutto grazie ai risultati concreti conseguiti unitamente all'intero staff consortile, ha guadagnato il plauso da tutta l'assemblea riunita e la successiva nomina al vertice aziendale dal nuovo Consiglio appena insediatosi. Un nuovo mandato dunque che offrirà l'opportunità di poter migliorare ulteriormente quanto di buono e produttivo è stato realizzato fino ad ora. Del resto le assemblee svolte nell'ultimo mese nelle diverse aree territoriali del Parmense in cui il Consorzio Agrario di Parma è presente hanno sancito una netta promozione delle scelte gestionali dell'amministrazione uscente.

"Sono onorato per questa elezione all'unanimità – ha commentato il presidente Giorgio Grenzi - e sono pronto con entusiasmo a guidare il Consorzio Agrario per il secondo mandato. In questi tre anni siamo riusciti a dare risposte concrete alle imprese agricole riammodernando il Consorzio rendendolo più efficiente grazie alla collaborazione di tutti i dipendenti e all'operato del management. C'è tanto ancora da fare, ma i risultati ottenuti confermano che la strada intrapresa è davvero quella giusta e a testimoniarlo c'è anche una nuova massiccia adesione di nuovi soci, circa 200 che hanno portato il numero complessivo degli aderenti a quota 4266 un numero molto alto che ci gratifica e responsabilizza".

Oltre a Giorgio Grenzi i nuovi componenti eletti che siederanno nel nuovo consiglio sono: Giacomo Barbuti, Teseo Bergonzani, Giacomo Bernardi, Remo Borlenghi, Filippo Boselli, Francesco Botti, Paolo, Cavalli, Giuseppe Corradi, Luca Cotti, Gianfranco Mantelli, Luigi Montali, Lino Monteverdi, Arnaldo Morsia, Marco Orsi, Gianfranco Pagani, Luca Saglia, Marco Tamani.

Una novità è rappresentata dall'istituzione di un nuovo organo, il Comitato Esecutivo, che coadiuverà presidenza e direzione nelle decisioni strategiche di indirizzo del Consorzi Agrario; ne fanno parte: oltre a Giorgio Grenzi che ne è il presidente anche Luca Cotti, Luigi Montali, Giacomo Bernardi e Marco Orsi.

Altro capitolo rilevante è rappresentato dal bilancio di esercizio dell'anno 2016 e dall'approvazione di una semestrale 2017 più che buona: due dati assai rilevanti che confermano un trend positivo della continuità aziendale del Consorzio Agrario di Parma.
Per quanto concerne il 2016 il valore della produzione registra un incremento di oltre 700 mila euro rispetto all'anno precedente raggiungendo quota 58,7 milioni di euro e un utile di esercizio della continuità aziendale di 435 mila euro che rappresenta un 55% in più rispetto all'anno precedente (2015); l'EBTDA del 2016 è stato di 1,918 milioni di euro contro 1,875 dell'anno precedente (2,29% in più). A testimoniare l'andamento più che buono del Consorzio anche i risultati dei primi sei mesi del 2017 che proiettano un'immagine estremamente dinamica del Consorzio Agrario sui mercati e che, grazie a performance molto positive in tutte le aree di business in cui opera, ha registrato ricavi complessivi di vendita e prestazioni di 33,5 milioni di euro. Numeri che attestano chiaramente un aumento assai rilevante pari al 16,53% in più rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. In questo caso particolarmente degno di nota è anche il valore dell'EBTDA pari a 1,745 milioni di euro contro 1,3 milioni di euro del 2016. Risultati che sono in linea con le previsioni contenute nel Piano Industriale 2016-2018.

"Grazie ad un team coeso ed efficiente – ha commentato il direttore generale Giorgio Collina alla guida aziendale da Gennaio- nel 2017 abbiamo migliorato ulteriormente il buon trend degli anni precedenti potendo anche contare su un mercato più ricettivo con prezzi delle produzioni tipiche più adeguate al loro reale valore. Positivo è stato anche il costante collaborativo rapporto con il ceto bancario locale e quindi tutto questo pone le basi perché l'anno si concluda positivamente secondo le nostre aspettative".

(Fonte: Consorzio Agrario Parma)

Ricostruzione - Durante le scosse del maggio 2012, otto scalere per il deposito di forme di Parmigiano Reggiano andarono completamente distrutte: con un contributo di 152 mila euro dalla Regione, l'azienda delocalizzò prodotti e produzione senza mai fermarsi.

Modena, 17 luglio 2017

"Sono aziende come questa che fanno grande la nostra terra e che qualificano i nostri prodotti, eccellenze di livello internazionale. Imprese sostenute dalla capacità produttiva, legata a quella di saper sempre innovare, dalle competenze consolidate nel tempo e dalla forza di chi ci lavora, imprenditori e lavoratori che non si sono mai fermati e che sono stati in grado di rialzarsi più forti di prima dopo le ferite inferte dal sisma."
Così il presidente della Regione e Commissario delegato alla ricostruzione post terremoto del 2012, Stefano Bonaccini, durante la cerimonia del 50^ anniversario di attività del "4 Madonne Caseificio dell'Emilia" di Lesignana (Modena), alla quale ha partecipato insieme, tra gli altri, al sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, al presidente del caseificio, Andrea Nascimbeni, e al presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli.

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Dopo le scosse del 20 e 29 maggio 2012, la sede del caseificio di Lesignana di Modena ha subito danni alla scaffalatura del magazzino di stagionatura, andata completamente distrutta, ma non alla struttura muraria del magazzino stesso. Molte forme di Parmigiano Reggiano stagionate andarono perdute ma la lavorazione del Re dei formaggi non si è mai fermata. Con un contributo di oltre 125 mila euro - fondi per la ricostruzione - l'azienda ha potuto delocalizzare prodotti e produzioni in altra sede.
"Essere qui oggi- sottolinea Bonaccini- è la prova che nel ricostruire l'Emilia ha saputo anche tutelare le proprie eccellenze e che dalle proprie eccellenze è ripartita".

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Il magazzino di stagionatura del "4 Madonne Caseificio dell'Emilia" di Lesignana danneggiato dalle scosse era costituito da 4 scalere a 22 ripiani di lunghezza di quasi 55 metri per una capacità complessiva di 33.572 posti forma. Otto scalere sono crollate completamente, mentre le rimanenti sono state danneggiate in maniera comunque tale da non consentirne il riutilizzo anche con interventi di riparazione per adeguarle alle nuove norme emanate dopo il sisma./Gia.Bos.

(Fonte: Regione ER)

Editoriale: Delitti in provincia - Lattiero caseari, settimana di calma apparente - Cereali e dintorni. Dati USDA fanno tremare- Ismea, scambi Italia-Giappone: nel I trimestre 2017 l'export agroalimentare cresce del 38%.


SOMMARIO Anno 16 - n° 28 16 luglio 2017
1.1 editoriale
Delitti in provincia
2.1 lattiero caseario
Lattiero caseari, settimana di calma apparente.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Mercati in forte tensione
4.1 cereali Cereali e dintorni. Dati USDA fanno tremare i mercati
5.1 export agroalimentare Ismea, scambi Italia-Giappone: nel I trimestre 2017 l'export agroalimentare cresce del 38%
6.1 promozioni "vino" e partners
7.1 promozioni "birra" e partners

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L'export agroalimentare italiano verso il Giappone (953 milioni di euro nel 2016), tra il 2015 e il 2016, ha registrato un incremento del +17,9%, ma è soprattutto la crescita avvenuta nel primo trimestre 2017 (+38,3% rispetto al primo trimestre 2016) che spalanca le porte a nuovi scenari commerciali verso il paese del Sol levante, pur pesando per il 2,5% sul totale delle esportazioni agroalimentari nazionali (circa 38 mld di euro). In parallelo, l'import agroalimentare dal Giappone (16 mln di euro nel 2016) pesa solo per lo 0,03% sull'import agroalimentare italiano.

Si tratta, quindi, di un mercato dal peso ancora relativo ma con dei margini di crescita esponenziali anche alla luce dell'accordo di massima di partenariato economico teso a eliminare le barriere commerciali raggiunto a inizio luglio fra Ue e Giappone.

In particolare, l'export vede, nel 2016, il valore dividersi in ordine decrescente fra "vini e mosti" (151 mln di euro); oli e grassi (120 mln di euro); ortaggi freschi e trasformati (113 mln euro); cereali, riso e derivati (98 mln euro); animali e carni (89 mln euro) e latte e derivati (61 mln di euro). Proprio questi due ultimi comparti (animali e carni e latte e derivati) hanno avuto l'incremento più rilevante nel primo trim. 2017 sullo stesso periodo del 2016 (rispettivamente +32,7% e +23,8%), mentre un discorso a parte meritano le colture industriali (nella quasi totalità tabacchi lavorati, in un quadro che vede un accordo specifico siglato nel 2016 fra il Mipaaf - Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - e la multinazionale Japan Tobacco International) che sono passate dai 10 mln di euro del 2015 ai ben 169 mln di euro del 2016, con un incremento nell'ordine delle quattro cifre, ancora in salita nel I trim. 2017 (+580%).
(Ismea 13 luglio 2017)

I dati pubblicati dall'USDA hanno lanciato una campagna ribassista su quasi tutti i prodotti. Stock ben superiori alle attese e agli stessi dati stimati a giugno. Solo il grano è in leggerissima riduzione rispetto alla precedente stima.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 13 luglio 2017 -
I dati USDA sugli Stock, e sulle produzioni, e immancabile terremoto commerciale, con tutte le materie corn, grano, seme di soya e farine in segno negativo.
SEMI lug 1016,6 (-8,4) ago 1020,6 (-8,4) nov 1034,2 (-9,2)
FARINA lug 334,4 (-2,4) ago 336 (-2,7) sett 338 (-2,8)
OLIO lug 33,43 (-0,3) ago 33,52 (-0,29) sett 33,64 (-0.3)
CORN lug 376,2 (-16) sett 385,4 (-16,2) dic 398,6 (-15,6)
GRANO lug 522,4 (-13) sett 537 (-16) dic 560,4 (-16)

A "mettere il cappello" ribassista sull'indirizzo che poteva dare l'USDA di ieri sono state le cifre degli stock di fine campagna nel mondo di tutte le merci: sia per il 2016/17 che per il 2017/18 superiori alle attese e superiori anche alle cifre dell'USDA di giugno. Solo il dato del grano era leggermente inferiore a quella del giugno e più precisamente 260,60 milioni di ton contro 261,19.
Ma attenzione il mercato del tempo incombe e la stagione è ancora lunga; le previsioni sul caldo secco sussistono ancora, quindi questa potrebbe essere solo una fase passeggera in cui chi è sguarnito di coperture sul breve potrebbe approfittarne.

Mentre scriviamo il mercato telematico è tutto in territorio negativo, seme da -8 a -13 punti, farina di soya da -2 a -6 dollari, il mais -3 a -4 punti e il grano da -3 a -9 punti.

Per il mercato domestico Italiano da segnalare la situazione qualitativa del grano tenero panificabile, che pur avendo buone produzioni, buon peso ettolitrico, e contenuto proteico, presenta l'indice doppio W molto basso, con conseguente rincaro dei grani di qualità trascinando presumibilmente un appesantimento della quotazione biscottiera e per altri usi. Molto probabilmente comporterà una variazione anche sulla quotazione del granoturco già entrato in frenata dopo tre quattro settimane di rialzo.

Il settore delle bioenergie è in tensione per il rincaro dei cruscami ma è confortato dal fatto che i trinciati precoci sono quasi pronti.

Indicatori internazionali 13 luglio 2017


l'Indice dei noli è salito a 859 punti, il petrolio è attorno a 45,5$/bar e l'indice di cambio segna 1,14515.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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All'assemblea nazionale dell'ANBI a Roma il Ministro dell'Ambiente Galletti e il presidente nazionale di ANBI Vincenzi auspicano subito progetti di lungo periodo che riescano a far fronte alle emergenze come quella che stiamo vivendo anche nel piacentino. Zermani: " Da domani già al lavoro per trovare una soluzione condivisa e utile con le multiutility".

13 luglio 2017

La necessità incombente di realizzare al più presto nuovi invasi e infrastrutture idrauliche per raccogliere le precipitazioni metereologiche per trattenere l'acqua quando c'è e poi distribuirla in periodi siccitosi di grave e dannosa carenza idrica come quello che stiamo vivendo nel paese ed in particolare nella nostra provincia. E' stato questo uno dei temi più rilevanti emersi in questi giorni dall'annuale Assemblea romana dell'ANBI l'associazione nazionale che rappresenta i 144 Consorzi di bonifica italiani e che ha chiamato a raccolta istituzioni, portatori di interesse e associati per porre al centro del dibattito anche la drammatica criticità manifestatasi in questi mesi.

"Non possiamo vivere e lavorare – ha commentato il presidente Francesco Vincenzi – in un territorio in cui la risorsa idrica abbonda in determinati periodi per poi non averla nei momenti di maggiore bisogno a sostegno vitale di tutto il nostro comparto agroalimentare fondamentale per l'export. Mancare di una strategia di programmazione significa mancare l'appuntamento con lo sviluppo e con la possibilità di aumentare le superfici irrigate: per questo occorre programmare un Piano di Invasi che compensi quello che non si è fatto fino ad ora".

E su queste parole - che evidenziano una vocazione programmatica dei Consorzi di bonifica a mettere in campo progetti concreti e moderni – s'inserisce proprio il Consorzio di Bonifica di Piacenza che in questi giorni è in prima linea nel territorio all'interno della trincea che separa l'esigenza irrigua dalla reale quantità di acqua disponibile da distribuire. "Domani – ha rimarcato il presidente del Consorzio Fausto Zermani – incontreremo il presidente del Gruppo IREN Peveraro per comprendere i reali e possibili sviluppi di un invaso che sia utile a tutta la cittadinanza pensando così un possibile percorso a tappe per realizzare ciò che si rende indispensabile. Un invaso in grado di dare risposte plurime, comuni con uso idropotabile e irriguo allo stesso tempo: una risposta di strategia che amministratori avveduti che amano la propria terra potranno adottare per scacciare il fantasma della crisi che stiamo vivendo".

Una situazione che nonostante le piogge cadute a macchia di leopardo non tende a migliorare lasciando pesanti situazioni in aree collinari e pedecollinari già colpite nelle scorse settimane. Le conclusioni le ha tirate poi il Ministro delle Politiche Ambientali Gianluca Galletti che ha ribadito che L'acqua è un fattore produttivo e l'ANBI ha ragione a chiedere nuovi invasi di fronte a cambiamenti climatici epocali, poiché tratteniamo solo l'11% dei circa 300 miliardi di metri cubi d'acqua, che annualmente piovono sull'Italia: "Io sono per uno sviluppo sostenibile. Non sono nemico delle infrastrutture, se ambientalmente compatibili: senza invasi perderemmo parte dell'agricoltura." Proseguendo l'intervento, Galletti è tornato ad affrontare il tema della "governance della spesa", ancora troppo farraginosa e burocratica, dove bisogna trovare un giusto equilibrio tra fare bene e fare presto.

(Fonte: Ufficio Stampa CBPC)

Mercoledì, 12 Luglio 2017 17:05

Cereali e dintorni. Mercati in forte tensione

I mercati continuano a macinare record sollecitati dai fondi che cavalcano le cause meteorologiche avverse (troppo caldo o troppo secco a seconda delle regioni). Il confronto dei principali prodotti nel corso di una settimana.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 12 luglio 2017 -
Il mercato continua la sua fase rialzista confrontate e lo dimostra quanto successo dal 29/06 al 10/7:

SEMI lug 915,4 (+1,4) ago 920,6 (+1,6) nov 924,6 (+3)
FARINA lug 294,4 (-0,2) ago 296,4 (-0,2) sett 298,1 (0)
OLIO lug 32,42 (+0,30) ago 32,52 (+0,27) sett 32,63 (+0,27)
CORN lug 359,6 (+3) sett 369,4 (+3,2) dic 380 (+3,6)
GRANO lug 480,2 (+23) sett 496 (+23) dic 415,4 (+20)

Lunedi sera:
SEMI lug 1020,2 (+24,2) ago 1024,6 (+23,6) nov 1039,2 (+23,6)
FARINA lug 336,4 (+7,9) ago 338,2 (+7,5) sett 340,2 (+7,5)
OLIO lug 33,62 (+0,84) ago 33,68 (+0,83) sett 33,81 (+0,84)
CORN lug 391,6 (+9,4) sett 402 (+9,4) dic 414,6 (+10)
GRANO lug 530,4 (+15,2) sett 550 (+15) dic 574 (+16,2)

Quindi il seme ha recuperato ben 105 punti, la farina di soya 42 dollari, il corn-mais 32 punti, il grano 50 punti. Le probabili cause: eccesso di caldo, troppo secco sul nord delle pianure USA, e i fondi che non aspettavano altra migliore occasione.

Il mercato domestico Italiano è entrato nella fase ascendente nonostante i bassi consumi e, per dare la misura dell'incremento, dal 29/06 la farina di soya proteica sul 2018 quotava 319-320 euro mentre nella serata del 10/7 quotava 348-350 euro, quindi 30 euro di rincaro.

Il settore delle bioenergie deve fare i conti con il rincaro dei cruscami e dalla tendenza rialzista dei cereali.

Purtroppo l'estate è ancora lunga e le sorprese potrebbero non essere terminate. Val la pena di ricordare che in un recente passato si è assistito a un rimbalzo consistente della farina di soya da 300 euro a 420 euro, e il mais a oltre 200 euro.

Indicatori internazionali 10 luglio 2017 


l'Indice dei noli è sceso a 820 punti, il petrolio è attorno a 44,5$/bar e l'indice di cambio segna 1,13907.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Mercoledì, 12 Luglio 2017 08:34

Lattiero caseari, settimana di calma apparente.

Latte spot in cedimento limitatamente al latte scremato pastorizzato estero. Burro, crema e le due principali DOP registrano listini stazionari.

di Virgilio Parma 12 luglio 2017 -

LATTE SPOT Stazionario il latte spot per la seconda settimana consecutiva. Dopo la poderosa risalita il latte spot, almeno per le ultime due settimana, ha arrestato la sua corsa confermando quindi i listini della precedente ottava, fatto salvo per il latte scremato pastorizzato estero che arretra del 6,25% (16,63-20,18/100 litri di latte). Il latte spot crudo nazionale si conferma quindi tra 43,82 e 44,85€/100 litri di latte e il latte intero spot estero mantiene la posizione tra 43,82 e 44,33/100 litri di latte.

BURRO E PANNA Primi segnali di stabilità per il burro, segnalati alla borsa di Milano. Stazionaria anche la crema a uso alimentare (Milano) mentre cede alcuni centesimi la crema veronese, gli stessi 5 cent guadagnati nella precedente seduta. In salita sensibile invece il burro zangolato di Parma (+20 cent) e Reggio Emilia conferma la quotazione parmense.

Borsa di Milano 10 luglio: (=)
BURRO CEE: 5,96 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 6,03 €/Kg.
BURRO PASTORIZZATO: 4,93 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,73 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,98/Kg. (=)
MARGARINA giugno 2017: 1,15 -1,21€/kg (=)

Borsa Verona 10 luglio: (-)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,90 - 2,95 €/Kg. (+)

Borsa di Parma 7 luglio 2017 (+)
BURRO ZANGOLATO: 4,33 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 11 luglio 2017 (+)
BURRO ZANGOLATO: 4,33 - 4,33 €/kg.

GRANA PADANO 10/7/2017 - Torna a arrestarsi il Grana Padano a seguito del leggero rimbalzo della scorsa settimana.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,70 - 6,85 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,50 - 8,15 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 07/07/2017 Analogo andamento registrato per il Parmigiano Reggiano che nell'ultima seduta di venerdì scorso ha visto confermati i listini.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,60- 9,95 €/Kg. (=)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,85 - 11,35 €/Kg. (=)

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Editoriale: Voglia di Golpe? - Rimbalzo per entrambi i formaggi - Cereali e dintorni: sorprese dall'USDA. - Cereali: diminuisce la produzione mondiale di frumento duro.-

SOMMARIO Anno 16 - n° 27 9 luglio 2017
1.1 editoriale
Voglia di Golpe?
2.1 lattiero caseario
Rimbalzo per entrambi i formaggi duri.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Sorprese dall'USDA
4.1 cereali -2,3% la produzione mondiale di frumento duro.
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Ismea, stime frumento duro: scende del 2,3% la produzione mondiale, anche l'Italia in calo, si rivalutano i prezzi all'origine.

Le più recenti informazioni sull'evoluzione dell'offerta mondiale di frumento duro indicano una flessione del 2,3% della produzione che scenderebbe a 39 milioni di tonnellate nel 2017.

Parallelamente, i consumi sono stimati in lieve aumento dello 0,5% (38,9 milioni di tonnellate), posizionandosi su livelli di poco inferiori all'offerta e determinando una stabilità delle scorte a 10,8 milioni di tonnellate.
Le stime dell'International Grains Council indicano un consistente calo produttivo per il Canada che, dopo i livelli record dello scorso anno, dovrebbe scendere a 5,8 milioni di tonnellate (-26%). In flessione anche la Ue, con l'Italia a 4,2 milioni di tonnellate (-16%), in attesa dei dati di fonte nazionale. La produzione francese è invece prevista in controtendenza (+12,5% a 1,8 milioni di tonnellate).

I cali dovrebbero essere in parte compensati dagli abbondanti raccolti attesi nei paesi del Maghreb, con incrementi del 122% in Marocco (che con 2,0 mln di tonnellate dovrebbe superare la Francia nel ranking dei principali produttori), del 50% in Tunisia e del 23% in Algeria.

Da rilevare, infine, come nel primo trimestre dell'anno le importazioni italiane di frumento duro abbiano mostrato una flessione tendenziale superiore al 2%, scendendo a 598 mila tonnellate.

Per effetto della dinamica produttiva, la prossima campagna di commercializzazione 2017/18 del frumento duro potrà essere caratterizzata da una rivalutazione dei prezzi all'origine nel breve periodo.

Se il valore medio del periodo luglio 2016-giugno 2017 è stato pari a 193,87 euro/t, cioè il 27% più basso della campagna 2015/16, già nel mese di giugno dell'anno in corso è cominciata l'inversione di tendenza. Nell'ultima settimana di giugno i prezzi all'origine hanno superato la soglia dei 210 euro/t (212,25 euro/t), cosa che non accadeva dalla seconda settimana di giugno 2016.
(Ismea 4 luglio 2017)

Jean Pierre Mustier nominato Banchiere dell'Anno dalla rivista Euromoney. Assegnati a UniCredit cinque Awards for Excellence.

UniCredit è stata premiata da Euromoney, pubblicazione finanziaria leader a livello mondiale, in diverse categorie dei prestigiosi Awards for Excellence, edizione 2017, assegnati ieri sera durante una cena di gala tenutasi a Londra. UniCredit si è aggiudicata cinque premi: "Migliore banca in Italia", "Migliore banca in Croazia", "Migliore banca per la gestione patrimoniale in Europa Centrale e Orientale" e "Migliore banca per i servizi di transazioni in Europa Centrale e Orientale". Inoltre, l'amministratore delegato Jean Pierre Mustier è stato nominato "Banchiere dell'Anno 2017".

L'AD Jean Pierre Mustier ha dichiarato: "Voglio congratularmi con tutti i colleghi e ringraziarli perché questo riconoscimento è il frutto del contributo di tutte le persone che lavorano nel Gruppo, ed è a loro che dedico il premio di Banchiere dell'Anno. Sono grato per lo sforzo che i vari team hanno profuso in questi ultimi dodici mesi. Continueremo a dedicarci instancabilmente alla trasformazione del Gruppo, forti del nostro modello di business paneuropeo, semplice e di successo, e del considerevole vantaggio competitivo che rende UniCredit la banca preferita in tutti i Paesi in cui è presente".

Euromoney ha così motivato il premio Banchiere dell'Anno: "Jean Pierre Mustier è stato nominato un anno fa e ha già compiuto passi da gigante nel percorso di trasformazione di una banca italiana in difficoltà, in una banca europea con un futuro radioso. Gli obiettivi raggiunti includono il completamento di un aumento di capitale da 13 miliardi di euro, le cessioni di attività e rami d'azienda non strategici e non performanti, realizzate al momento giusto e al prezzo adeguato, e un'incrollabile determinazione nel perseguire la strategia prestabilita. Ma, soprattutto, UniCredit è la storia di un gruppo dirigente guidato da un amministratore delegato pragmatico e determinato che ha fatto rinascere un senso di orgoglio e uno scopo in un'istituzione indebolita. Sembra quindi appropriato chiedersi: si è mai visto prima d'ora un amministratore delegato di una banca realizzare tutto ciò in un solo anno?".

Di seguito le motivazioni di Euromoney dei premi assegnati a UniCredit.

MIGLIORE BANCA IN ITALIA
"I risultati raggiunti nell'ultimo anno vanno ben oltre la cifra del capitale raccolto e il taglio delle NPE (non-performing exposures). Un radicale cambiamento di cultura dovrebbe liberare le potenzialità dei talenti bancari di UniCredit e i punti di forza paneuropei".

MIGLIORE BANCA PER I SERVIZI DI TRANSAZIONI IN EUROPA CENTRO-ORIENTALE
"UniCredit tiene saldo in pugno lo scettro dei servizi di transazioni nei Paesi europei emergenti, grazie alla sua solida presenza sul mercato e a una spinta continua verso il collegamento dei diversi Paesi all'interno della sua rete nell'area".

MIGLIORE BANCA PER LA GESTIONE PATRIMONIALE IN EUROPA CENTRO- ORIENTALE
"Sono poche le banche che possono fornire consulenza ai clienti con patrimoni consistenti tra la miriade di diversi Paesi e culture in Europa centro-orientale, ma UniCredit si è
guadagnata il ruolo di gestore patrimoniale di elezione praticamente in ognuno di quei mercati".

MIGLIORE BANCA IN CROAZIA
"Zagrebacka Banka ha fatto da apripista in termini di redditività, migliorando la qualità degli attivi e riducendo i prestiti in sofferenza negli ultimi 12 mesi, aumentando al contempo la stipula di mutui e prestiti per le PMI, consolidando così la sua posizione di banca leader in Croazia".

EUROMONEY

Da quasi 50 anni Euromoney è la principale pubblicazione dedicata alla crescita della finanza internazionale. Negli ultimi 12 mesi sulle sue pagine sono state pubblicate interviste a quasi 100 amministratori delegati di istituti bancari, ministri delle Finanze e governatori di banche centrali di tutto il mondo.
Gli Awards for Excellence promossi da Euromoney sono i premi che contano assegnati alle banche e ai banchieri che contano. Istituiti nel 1992, sono stati i primi nel loro genere all'interno del settore bancario a livello mondiale. Quest'anno Euromoney ha ricevuto circa 1.500 candidature da parte di banche in un palmarès che include 20 premi globali, più di 50 premi regionali e il riconoscimento della migliore banca in quasi 100 Paesi.

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I lavori estivi della Bonifica Parmense in molti comuni del territorio. Tecnici, operai e 16 mezzi meccanici operativi sulla rete per un costo complessivo di un milione di euro.

Parma, 6 Luglio 2017 

Nel contesto ambientale particolarmente difficile per le colture tipiche della nostra provincia a causa della prolungata siccità che ha caratterizzato la fine dell'inverno, tutta la primavera e l'inizio di questo periodo estivo, il lavoro del Consorzio di Bonifica Parmense prosegue in questi giorni nell'opera imponente di sfalcio sulla quasi totalità degli argini dell'estesa rete di canalizzazioni che mantiene oggi una portata di risorsa invasata piuttosto bassa proprio in considerazione delle attuali condizioni climatiche.

Nel Parmense, nella sua complessità territoriale, la rete d'acqua consortile misura ben 1500 km, che diventano però 3000 km se si considerano le singole sponde arginali su cui è essenziale e opportuno intervenire. Questa attività di manutenzione, volta a consentire, tra le altre cose, il flusso equilibrato delle acque nei mesi meno siccitosi in cui le portate sono più abbondanti vede l'impiego costante (durante tutto il periodo primaverile-estivo fino all'approssimarsi della stagione all'autunnale) di un ingente numero di tecnici ed operai dotati di 16 mezzi meccanici impiegati tra escavatori e trattori.

"Il Consorzio – ha commentato il presidente della Bonifica Parmense Luigi Spinazzi – è custode della sua rete e periodicamente, anno dopo anno, è impegnato a mantenere pulito, quindi decisamente più funzionale, il proprio reticolo che in questo modo diventa più sicuro sotto il profilo idraulico in previsione della stagione più piovosa".
Le operazioni di sfalcio arginale dei canali di pianura consentono di intervenire su eventuali cedimenti delle sponde e sul loro successivo rafforzamento, sulla riparazione e manutenzione dei manufatti idraulici, sulle condizioni funzionali delle piccole e medie chiaviche; inoltre vengono così verificate con attenzione le condizioni delle piante più secche e pericolanti visto che il Consorzio deve garantire il corretto esercizio delle opere in caso di piena.

I lavori si stanno svolgendo e si svolgeranno nelle prossime settimane nei comprensori di diversi comuni del territorio, Fidenza, Busseto, Polesine-Zibello, Roccabianca , Soragna, Fontanellato, Fontevivo, Noceto, Medesano, San Secondo, Sissa-Trecasali, Torrile, Colorno, Sorbolo, Mezzani, Montechiarugolo e anche Parma. Il costo dell'opera di manutenzione sarà di un milione di euro.

UFFICIO COMUNICAZIONE
CONSORZIO DELLA BONIFICA PARMENSE

Mercoledì, 05 Luglio 2017 08:49

Rimbalzo per entrambi i formaggi duri.

Segnali di instabilità per il latte spot mentre il burro prosegue la cavalcata rialzista. Rimbalzo per entrambi i formaggi duri.

di Virgilio Parma 5 luglio 2017 -

LATTE SPOT Dopo la poderosa risalita il latte spot, almeno per la settimana in corso, ha arrestato la sua corsa confermando quindi i listini della precedente ottava. Il latte spot crudo nazionale è confermato tra 43,82 e 44,85€/100 litri di latte. Ancora in salita il latte intero spot estero (+0,59%) collocandosi tra 43,82 e 44,33 mentre risulta in controtendenza il latte scremato spot estero che flette il listino di -2,44% arretrando tra 20,18 e 21,22€/100 litri di latte.

BURRO E PANNA Se il latte spot ha dato segnali di instabilità, non è altrettanto per il burro che prosegue la crescita anche nella 27esima settimana dell'anno. Stazionaria la crema a uso alimentare (Milano) mentre altri 5 centesimi recuperati dalla crema veronese. In salita pure il burro zangolato di Parma.

Borsa di Milano 3 luglio: (+)
BURRO CEE: 5,96 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 6,03 €/Kg.
BURRO PASTORIZZATO: 4,93 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,73 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,98/Kg. (=)
MARGARINA giugno 2017: 1,15 -1,21€/kg (=)

Borsa Verona 3 luglio: (+)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,95 - 3,0 €/Kg. (+)

Borsa di Parma 30 giugno 2017: 4,13€/kg (+)
BURRO ZANGOLATO: 3,90 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 27 giugno 2017 (=)
BURRO ZANGOLATO: 4,13 - 4,13 €/kg.

GRANA PADANO 03/7/2017 - Dopo tre settimane di stasi il Grana Padano accenna a un timido rimbalzo guadagnando 5 centesimi sia sul 9 e sia sul 15 mesi quotati alla borsa milanese.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,70 - 6,85 €/Kg. (+)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,50 - 8,15 €/Kg. (+)

PARMIGIANO REGGIANO 30/06/2017 Rimbalzo anche per il Parmigiano Reggiano che nell'ultima seduta di venerdì scorso incrementa i listini di ulteriori 5 centesimi
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,60- 9,95 €/Kg. (+)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,85 - 11,35 €/Kg. (+)

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Mercoledì, 05 Luglio 2017 08:37

Cereali e dintorni. Sorprese dall'USDA

Dopo tanti ribassi, ecco arrivare la sorpresa quando meno era attesa. L'USDA di venerdi scorso ha dato netti segnali di inversione dei mercati.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 3 luglio 2017 -
I dati pubblicati dall'USDA lo scorso venerdì dichiarano una netta inversione di tendenza:
SEMI lug 942,2 (+26,4) ago 947 (+26,2) nov 954,6 (+30)
FARINA lug 304,4 (+10) ago 306,2 (+9,8) sett 307,9 (+9,8)
OLIO lug 32,93 (+0,51) ago 33,04 (+0,52) sett 33,16 (+0,53)
CORN lug 370,4 (+10,6) sett 381 (+11,4) dic 92 (+12)
GRANO lug 511 (+30,6) sett 526 (+30) dic 545 (+29,4)

Mentre registriamo i dati USDA il mercato continua a crescere:
SEMI lug + 16,2 ag + 17,2 nov + 15 FARINA Lug + 6,5 ag + 6,6
OLIO lug + 0,22 Ag + 0,24 GRANO lug + 12,6 sett + 15,6 dic + 15
CORN lug + 4,2 sett + 4,4

Grano: l'aumento è addebitabile alle cifre dell'acreaggio che si stima inferiore alle attese.
Soia: una crescita potenzialmente determinata dalla diminuzione delle superfici stimate e sia per gli stock che risultano inferiori alle attese.
Corn: nonostante sia cresciuto l'investimento e gli stock, i prezzi continuano a crescere.

E'presto per sapere come reagirà il mercato domestico a questo netta inversione ma, sicuramente, non sarà una reazione indolore. La maggior parte degli analisti non s'aspettavano nè questi dati nè una reazione così violenta.

Il settore delle bioenergie sta approfittando del calo dei cruscami e cerca approvvigionamenti di farina di mais e farinette. Anche questo comparto molto presto subirà le conseguenze di quanto accaduto al cereali.
Se ancora qualche dubbio sussistesse, questa feroce inversione di tendenza dimostra, ancora una volta, come i fondi la facciano da padroni.

Indicatori internazionali 3 luglio 2017 


l'Indice dei noli è sceso a 901 punti, il petrolio è attorno a 46$/bar e l'indice di cambio segna 1,14040.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Domenica, 02 Luglio 2017 09:35

A sorpresa grano e orzo battono la siccità

Cia – Agricoltori Italiani di Reggio Emilia: buoni risultati in quantità ed in qualità per il raccolto di orzo – già completato – ed anche grano tenero e duro – con raccolto in corso - sembrano dare buoni risultati, anche perché dopo anni 'grami' il mercato sembra destinato ad una ripresa.

Reggio Emilia, 27 giugno 2017

In un periodo in cui l'agricoltura è preda di molte preoccupazioni a causa dei fattori atmosferici ed ora in specie della siccità, arriva una buona notizia, in parte inattesa, afferma Cia – Agricoltori Italiani di Reggio Emilia.

C'era inquietudine nelle campagne per la prima grande raccolta dell'anno, quella dei cereali a semina autunnale, che si avvia ormai a conclusione: completata la raccolta dell'orzo, in fase avanzata quella del frumento sia tenero che duro. Le attese non erano buone – rileva Cia -, per l'andamento stagionale anomalo che ha visto un inverno assai poco invernale, sbalzi di temperatura che hanno causato l'anticipo delle fasi di sviluppo di molte colture, improvvise gelate verso la fine di aprile, siccità persistente da diverse settimane.
Ebbene, i dati raccolti nelle periodiche riunioni tecniche presso il Consorzio fitosanitario di Reggio Emilia, spazzano via tutti i dubbi: i risultati sono buoni, si potrebbe quasi dire molto buoni.
Per l'orzo - la cui raccolta è già stata completata – questi dati molto buoni si traducono in 58 quintali prodotti per ettaro e peso specifico 66; per i frumenti tenero e duro i tecnici dicono: buona produzione e peso specifico elevato con produzioni medie nell'ordine dei 70 q/ha e peso specifico oltre gli 80.

I motivi dei risultati non pronosticati si possono così riassumere: il grano, specie al Nord, in genere non ha bisogno d'irrigazione in quanto il suo ciclo, normalmente coincide con il periodo più piovoso dell'anno; quest'anno è piovuto assai poco, ma evidentemente a sufficienza e nei tempi giusti per evitare lo 'stress idrico' e per una buona maturazione dell'orzo e del frumento, la mancanza di umidità ha poi favorito l'elevato peso specifico, ma molti agricoltori sono intervenuti nei tempi giusti con una 'irrigazione di soccorso'. Le gelate hanno trovato questi cereali in fase già avanzata, quindi non ne hanno sofferto, così come la siccità non ha fatto in tempo a causare danni e neppure le ondate di calore africano. Una combinazione di fattori favorevoli che si spera possa replicarsi ancora per altre colture nel prosieguo di questa delicata stagione – afferma Cia Reggio.

Notizie migliori del previsto potrebbero venire anche dal mercato – rileva ancora Cia -; infatti, alcuni grandi produttori a livello mondiale annunciano raccolti scarsi, soprattutto per il calo delle superfici, ma le riserve (stock) non mettono a rischio gli approvvigionamenti; possibili quindi aumenti di prezzi (che negli ultimi anni sono stati su livelli infimi, e questa è la ragione per la quale sono calate le superfici cerealicole, ovunque ed anche nelle nostre zone).

Incoraggianti infine – conclude Cia Reggio – le prime quotazioni alla borsa merci di Bologna (Ager): per il grano tenero fino, la prima quotazione è stata la scorsa settimana 174/178 euro per ton, quando a giugno dello scorso anno si era a quota 160 euro, e la media annuale del raccolto 2016 si è fermata a 164,74 euro. Stabile invece l'orzo con ps oltre 65, quotato 155/157 euro, con la media 2016 a 156,54.
(Fonte Cia Reggio Emilia)

Domenica, 02 Luglio 2017 09:00

Tre nuove DOP e IGP entrano in ISIT

Tre eccellenze DOP e IGP entrano a far parte dell'Associazione dei Consorzi di Tutela della salumeria italiana. Soddisfazione da parte del Presidente Lorenzo Beretta per l'ingresso dei Consorzi di Tutela della Coppa di Parma IGP, del Prosciutto di Carpegna DOP e del Salame Felino IGP

Milano, giugno 2017 – Cresce ulteriormente la rappresentanza dell'associazione dei Consorzi dei salumi italiani tutelati (ISIT) grazie all'ingresso dei tre Consorzi dei prodotti Coppa di Parma IGP, Prosciutto di Carpegna DOP e Salame Felino IGP.
L'ammissione dei nuovi Consorzi è avvenuta ufficialmente nel corso dell'ultima Assemblea di ISIT, svoltasi a Parma pochi giorni fa.

Costituitosi nel giugno 1999, ISIT svolge azioni di coordinamento strategico e operativo tra i Consorzi di tutela della salumeria italiana che vi aderiscono e si fa portavoce di un comparto sempre più "fiore all'occhiello" per il settore agroalimentare del nostro Paese.

"E' sempre una grande soddisfazione, come Presidente di ISIT - ha affermato Lorenzo Beretta - accogliere nuovi Consorzi nel nostro Istituto. Ciò permette di essere sempre più rappresentativi nel comparto della salumeria DOP e IGP, creare importanti sinergie ed operare per il raggiungimento di obiettivi comuni anche nei confronti delle Istituzioni. Come Istituto, lavoriamo quotidianamente a fianco dei Consorzi per mettere in atto iniziative di promozione, valorizzazione e salvaguardia di queste denominazioni, con l'obiettivo di diffondere la conoscenza e la cultura dei prodotti DOP e IGP sensibilizzando i consumatori sulle qualità uniche e distintive dei salumi tutelati."

Editoriale: Matteo "Attila" Renzi - Stazionari Parmigiano e Grana Padano- Cereali e dintorni. Continua l'ascesa del grano. - Emergenza acqua: il territorio di Parma si mobilita - Siccità Parma e Piacenza. Rainieri (Lega nord): aiuti immediati all'agricoltura in grave sofferenza - Farm Run - Ringrazia - Parmigiano Reggiano all'attacco negli USA -

SOMMARIO Anno 16 - n° 26 2 luglio 2017
1.1 editoriale
Matteo "Attila" Renzi
2.1 lattiero caseario
Stazionari Parmigiano e Grana Padano
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Continua l'ascesa del grano.
4.1 Cereali e siccità A sorpresa grano e orzo battono la siccità
4.2 Crisi idrica Emergenza acqua: il territorio di Parma si mobilita
5.2 siccità parma e piacenza Siccità Parma e Piacenza. Rainieri (Lega nord): aiuti immediati all'agricoltura in grave sofferenza
6.1 salumi e tutela Tre nuove DOP e IGP entrano in ISIT
6.2 finanziamenti fesr FESR: selezionati 954 progetti per 311 milioni
7.1 sport Farm Run - Ringrazia,
7.2 export "italian sounding" Parmigiano Reggiano all'attacco negli USA
8.1 export cooperazione - Fedagri e siccità
9.1 promozioni "vino" e partners
10.1 promozioni "birra" e partners

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 20170702-cibus-26-COP

 

Fedagri/Confcooperative ER: "Servono forme di sostegno concrete agli agricoltori"

"Se questa situazione di siccità persisterà a lungo e non sarà possibile irrigare facilmente e con continuità i campi, oltre all'emergenza in corso per le colture seminative e orticole, ce ne sarà una nuova e ancor più grave per la raccolta della frutta e la vendemmia".

E' l'allarme lanciato da Carlo Piccinini, presidente Fedagri/Confcooperative Emilia-Romagna, che plaude alla Regione per aver ottenuto lo stato di emergenza nazionale nei territori di Parma e Piacenza e mette in guardia dal rischio burocrazia. "Per consentire agli agricoltori le deroghe ai prelievi di acqua e il superamento del deflusso minimo vitale (DMV) per irrigare i campi – sottolinea Piccinini – servono procedure burocratiche snelle, veloci e con corsie preferenziali. Se invece ostacoliamo la presentazione di queste richieste con eccessivi adempimenti amministrativi e creiamo troppe sovrapposizioni tra gli enti coinvolti, rischiamo di non ottenere il risultato da tutti sperato".

"Da mesi seguiamo da vicino il problema della siccità insieme alle altre organizzazioni agricole e all'assessore Simona Caselli – continua il presidente di Fedagri/Confcooperative Emilia Romagna -. Siamo fortemente preoccupati per tutti i settori coinvolti. In particolare, ci aspettiamo ingenti danni per le produzioni frutticole della nostra regione e per la prossima vendemmia, per la quale si può già stimare un calo produttivo attorno al 10% dovuto alla siccità".

"Siamo convinti – aggiunge Carlo Piccinini – che servano anche forme di sostegno concrete agli agricoltori particolarmente colpiti dalla carenza cronica di precipitazioni, come agevolazioni o sgravi fiscali. Nella parte occidentale della regione, molte imprese sono già alle prese con una situazione compromessa. Conserve Italia, ad esempio, ha già tagliato oltre 300 ettari di mais nell'areale piacentino, annunciando anche una resa produttiva inferiore del 20% per la raccolta del pisello in corso, riduzione che in alcune aziende tocca quote del 40 e 50%".
(Fedagri 23/6/2017)

Nuovo appuntamento con Giacomo Saver e la sua rubrica che ci porta a contatto con il mondo finanziario ed economico. Dopo aver parlato di come rapportarsi agli investimenti nei Paesi Emergenti, ecco un altro tema di grande attualità: i fondi obbligazionari.

Investire in fondi obbligazionari ti permetterà di ottenere una grande diversificazione. Ma attenzione ai costi e al rischio di oscillazione del valore della quota.

STORIA - Investire in fondi obbligazionari è diventato "di moda" dopo il 2007, anno in cui fallirono sia la meno nota banca Bear Stearns, sia il colosso Lehman Brothers.
In quell'occasione gli investitori più grandi e i risparmiatori più piccoli si resero conto del fatto che anche con le obbligazioni è possibile perdere denaro, nonostante fino a quel momento esse fossero considerate investimenti sicuri.

Ecco allora che l'investimento in fondi obbligazionari, in grado di frazionare il proprio capitale su decine, se non centinaia di titoli diversi, acquistò immediatamente il suo fascino. E frotte di risparmiatori dirottarono presto i loro soldi verso questi strumenti, confondendo l'acquisto diretto dei titoli con l'investimento in fondi, dimenticando del tutto l'aspetto costi.

IL LATO OSCURO DEI FONDI OBBLIGAZIONARI - I prodotti obbligazionari presentano due tipi diversi di criticità. Anzitutto i costi dei fondi incidono in modo negativo sul loro rendimento a lungo termine. Questo è vero per qualsiasi categoria di strumento finanziario, ma quando si tratta di obbligazioni, il cui rendimento è modesto e corroso dalla persistenza di tassi bassi, la cosa appare più evidente.

Costi elevati (di ingresso, gestione o uscita) deprimono il rendimento, finendo con l'"annacquare" i benefici offerti dalla grande diversificazione di portafoglio.

Per questa ragione è bene scegliere prodotti con costi ridotti ai minimi, meglio ancora se si tratta di fondi passivi senza commissioni di entrata o di uscita.

Un altro aspetto riguarda la maggiore volatilità che un fondo obbligazionario ha rispetto a un portafoglio di bond acquistato direttamente.
Mi spiego meglio...
La sensibilità del prezzo di un'obbligazione al variare dei tassi di interesse di mercato è strettamente collegata con la durata residua del titolo stesso.

Tanto più essa è lunga tanto maggiori saranno le fluttuazioni che la quotazione dell'obbligazione subirà in risposta a una variazione dei tassi di interesse.
Per regolamento i fondi obbligazionari non "permettono" ai loro titoli di avvicinarsi troppo alla scadenza, perché al di sotto di una prefissata vita residua i bond saranno venduti per essere sostituiti da obbligazioni con scadenza più lunga.

Questo fa sì che il semplice trascorrere del tempo impedisce al portafoglio del fondo una naturale riduzione della volatilità.

QUANDO CONVIENE SOTTOSCRIVERE I FONDI OBBLIGAZIONARI?

Investire in fondi obbligazionari è conveniente, a patto di scegliere i prodotti meno costosi, come abbiamo visto. Inoltre è opportuno optare per prodotti che investano in obbligazioni con durata media non troppo lunga, diciamo inferiore ai 5 – 7 anni, per lo meno in tempi "normali".
Qualora, invece, ci attendessimo un ribasso dei tassi di interesse, potremo tranquillamente scegliere fondi obbligazionari con durata dei portafogli sottostanti più elevata.

In questo modo beneficeremo dell'effetto "leva" derivante da un maggiore apprezzamento della quota in risposta ad una riduzione dei tassi di interesse.

Se decidessimo di investire al di fuori dalla zona euro dovremmo poi tenere in debita considerazione il fattore cambio.
I rendimenti dei fondi che investono in valute non euro, infatti, dipendono non solo dagli interessi pagati, ma anche dall'andamento del tasso di cambio tra euro e valuta straniera.

Una buona soluzione, in questo caso, potrebbe essere rappresentata dai fondi comuni hedged, che potranno essere inseriti all'interno di un portafoglio in abbinamento a prodotti tradizionali a cambio aperto.

MEGLIO LE OBBLIGAZIONI O I FONDI?

Su questo credo non ci siano dubbi. I fondi sono sempre da preferirsi all'investimento diretto in poche singole obbligazioni. Qualora un emittente andasse in default ed il portafoglio non fosse adeguatamente diversificato attraverso l'investimento simultaneo in centinaia di titoli differenti, l'obbligazionista si troverebbe in gravi difficoltà.

Inoltre molte obbligazioni particolarmente redditizie non sono disponibili per il comune investitore a causa del taglio minimo elevato (50.000 o addirittura 100.000 euro).
I fondi obbligazionari ci permettono di superare entrambi questi problemi.

In questa fase di mercato, in modo particolare, è bene privilegiare fondi che investono in obbligazioni con una durata non eccessivamente lunga, che costino poco e presentino una volatilità ridotta.

Il grano prosegue il suo cammino in salita e al mercato di Minneapolis è arrivato a 700 cent/bushel su quello di Chicago a 457,20 per luglio e 473per agosto, 495 per dicembre.

Di Mario Boggini e Virgilio Milano 29 giugno 2017 -
Non tende a calare la tendenza verso l'alto del prezzo del grano e le informazioni sui possibili danni alla coltura potenzialmente determinati dalle alte temperature che stanno imperversando in europa sostengono i prezzi e tendono a trascinare anche il mais.

"weather market" e l'estate è ancora lunga e insidiosa.

Sul mercato interno le piogge di questi giorni hanno frenato il tentativo di fuga del mais, ma hanno anche rallentato ulteriormente il grano che stenta ad entrare nel pieno della campagna. Il raccolto dell'orzo è finito e sta iniziando la trebbiatura all'estero.

È ormai accertato che la produzione nazionale di frumento duro del 2017 risulterà di ottima qualità della granella e per tale ragione le quotazioni saranno destinate a salire.
Le prime quotazioni del nuovo raccolto vengono da Foggia: il "fino" (min. 12,5% prot. e 80 p.s.) vale 230 euro/t, il "buono mercantile" (11,50% prot. e 79 p.s.) 220 euro/t e il "mercantile" (11% prot. e 78 p.s.) 210 euro/t.

Il comparto dei proteici al momento, tra alti e bassi, resta stazionario. Valori che per la soia proteica ruotano attorno a 315€ sul pronto sino a dicembre e 320-322€ sul 2018. Il seme modificato invece è sceso a 350 euro partenza porto, mentre quello convenzionale quota ancora 420 euro arrivo magazzini dell'acquirente.

Il settore delle bioenergie sta approfittando del calo dei cruscami e cerca approvvigionamenti di farina di mais e farinette.

Indicatori internazionali 29 giugno 2017


l'Indice dei noli è nuovamente risalito a 929 punti, il petrolio è attorno a 45$/bar e l'indice di cambio segna 1,14115.

(resta sempre informato sull'argomento consultando la nostra sezione Agroalimentare)

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(*) Noli - L'indicatore dei "noli" è un indice dell'andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.

Mario Boggini - esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali - (per contatti +39 338 6067872) - - Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull'operatività basata su queste informative ricadono sul lettore. 

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Mercoledì, 28 Giugno 2017 14:02

Guida ai CFD, come e chi dovrebbe utilizzarli

Chi ha esplorato il mondo del trading online avrà probabilmente sentito parlare dei CFD. Investire in CFD continua ad essere una delle tendenze più allettanti per molti risparmiatori in cerca di investimenti con rendimenti sopra la media.

Il trading online si è affermato negli ultimi anni come una valida alternativa agli investimenti più tradizionali. Molti risparmiatori hanno trovato in questo strumento un metodo pratico per investire anche piccole somme senza doverle vincolare per lunghi periodi. I costi di gestione delle operazioni sono contenuti, non occorrono particolari conoscenze tecniche per poter operare in questo settore e i guadagni possono essere anche piuttosto consistenti o comunque più alti rispetto ad altre formule.

Grazie a queste caratteristiche e a una massiccia campagna di informazione promossa dalle piattaforme per il trading online, oggi investire i propri risparmi online è diventata una pratica comune per molti.

Fra gli strumenti proposti dalle piattaforme per il trading online, il CFD Trading è probabilmente il meno conosciuto. È una forma di investimento leggermente più complicata delle opzioni binarie classiche e presenta delle interessanti opportunità per i risparmiatori.

Non sono prodotti adatti a tutti i risparmiatori e le opportunità di guadagno offerte non dovrebbero far perdere di vista una variabile molto importante. La componente di rischio collegata ai CFD può essere elevata. Ne consegue quindi che prima di prendere in considerazione un investimento in CFD occorre conoscere questi strumenti e le tecniche di investimento che se utilizzate correttamente possono limitare la componente di rischio.

Definizione Di CFD

CFD è l'acronimo del termine inglese "Contract For Difference" o, tradotto in Italiano, "Contratto Per Differenza". Questa definizione è piuttosto esplicativa del meccanismo alla base di questi investimenti. I CFD generano guadagni basandosi sulla differenza tra il loro prezzo all'inizio dell'investimento e lo stesso prezzo nel momento in cui il contratto si conclude.

L'investitore può giocare al rialzo o al ribasso sulla quotazione. Nel caso che la previsione si riveli corretta, la differenza del prezzo del CFD al momento della sottoscrizione e il suo prezzo finale determinerà l'ammontare del guadagno per l'investitore. Nel caso la previsione non risultasse corretta, la stessa differenza di prezzo determinerà invece l'ammontare della perdita per il risparmiatore.

Come viene stabilita la quotazione dei CFD? Il loro valore dipende esclusivamente da un asset finanziario sottostante a cui sono collegati. Infatti i CFD rientrano tra i prodotti finanziari derivati che non hanno un loro valore intrinseco. Un CFD collegato a un titolo azionario, ad esempio, avrà un valore che sarà determinato dalla quotazione di quel specifico titolo azionario sui mercati ufficiali. Quindi chi investe in CFD non comprerà il titolo azionario stesso ma un contratto collegato alla quotazione ufficiale di quel titolo.

I CFD possono essere collegati a diversi prodotti finanziari come ad esempio titoli azionari, valute, indici di borsa, materie prime, ETF o anche valute virtuali come il Bitcoin.

Come Investire In CFD

I CFD devono la loro popolarità ad alcune caratteristiche che li rendono particolarmente appetibili per molti investitori.

In primo luogo si deve rilevare l'entità delle somme necessarie per investire in CFD. Anche poche decine di Euro possono essere sufficienti per poter fare le prime operazioni. Questo è un aspetto molto importante specialmente per i piccoli risparmiatori. Investire direttamente in azioni, materie prime, valute o altri asset a cui i CFD sono collegati è proibitivo per molti investitori. Sono investimenti che richiedono capitali iniziali spesso abbastanza elevati e una buona conoscenza dei complicati meccanismi che regolano i mercati su cui questi asset vengono scambiati.

Grazie ai CFD, il risparmiatore si può permettere di trarre vantaggio da quali stessi mercati utilizzando però somme notevolmente più contenute. Inoltre, all'investitore non è richiesto di conoscere le tecnicità dei mercati ufficiali. Deve semplicemente conoscere i meccanismi dei CFD che sono abbastanza semplici.

Lo strumento più importante che l'investitore ha in mano e che determina in ultima analisi quanto redditizio o rischioso sarà il suo investimento è la leva finanziaria. Questa leva finanziaria è la vera protagonista dei CFD ed imparare ad utilizzarla in maniera accorta è fondamentale per l'investitore.

La leva finanziaria funge da moltiplicatore. Ad esempio, una leva 1:200 significa che ogni Euro investito corrisponderà a €200. Un investitore che entra su un CFD con un capitale iniziale di €100 potrà quindi investire su un determinato asset per un valore pari a €20.000. Quindi anche piccole somme mettono in condizione il risparmiatore di entrare in investimenti piuttosto importanti ed è proprio grazie a questo meccanismo che i guadagni generati dai CFD possono essere molto consistenti. Allo stesso tempo, però, la stessa leva finanziaria agisce anche sulle perdite nel caso l'investimento risultasse sbagliato. È evidente quindi che i CFD possono essere molto rischiosi se non utilizzati con assennatezza.

Occorre comunque rilevare che all'investitore viene data la possibilità di scegliere la leva finanziaria con cui operare. È generalmente consigliato cominciare a operare con i CFD utilizzando delle leve molto basse cosi da contenere le eventuali perdite. Anche i guadagni saranno inferiori ma si avrà però la possibilità di acquisire esperienza senza esporsi a rischi elevati. Una volta che l'investitore ha acquisito dimestichezza potrà decidere se passare a delle leve più alte aumentando le proprie possibilità di guadagno. Anche in questo caso, il buon senso dovrebbe sempre spingere l'investitore a non assumersi mai rischi più alti di quelli che è in grado di sopportare senza mettere a repentaglio il proprio capitale.

Chi Dovrebbe Investire In CFD

Data la componente di rischio a cui sono soggetti, i CFD non sono adatti a tutti i risparmiatori.

La loro gestione è più complessa rispetto alle opzioni binarie classiche. Quindi chi si avvicina ai CFD dovrebbe essere un utente che ha una buona esperienza in ambito finanziario o che è disposto ad investire sulla propria formazione. In particolar modo occorre capire a fondo il meccanismo della leva finanziaria e come utilizzarla correttamente per incrementare le proprie possibilità di guadagno e limitare i rischi allo stesso tempo.

I CFD sono strumenti adatti agli investitori più intraprendenti e che hanno una politica di investimento in cui viene prevista una componente di rischio. Non sono invece adatti a chi cerca nel trading online una fonte di guadagno mensile extra ma senza mettere a repentaglio il proprio patrimonio.

Ogni investitore deve essere in grado di valutare tutti questi fattori nella loro interezza e operare delle scelte che siano in linea con le proprie politiche di investimento e le proprie possibilità economiche. Se utilizzati correttamente, i CFD sono dei prodotti con un'importante componete di rischio ma che offrono delle possibilità di guadagno certamente interessanti.

Mercoledì, 28 Giugno 2017 08:44

Parmigiano Reggiano e Grana stazionari.

Prosegue inarrestabile la risalita del burro e del latte spot. Grana Padano stazionario, così come pure il  Parmigiano  Reggiano.

di Virgilio Parma 28 giugno 2017 -

LATTE SPOT Ancora in salita la curva del prezzo del latte spot. Nella 26esima settimana a rimanere invariato è il solo listino del latte scremato pastorizzato estero che si conferma tra 20,70 e 21,74€/100 litri. prossimo all'incremento di 2,5 punti percentuali è invece l'incremento del latte crudo spot nazionale (43,82-44,85€/100 litri di latte) e dell'intero pastorizzato estero che si attesta tra 43,30 e 44,33€/100 litri di latte.

BURRO E PANNA A cavallo tra il 4 e il 5% l'incremento settimanale del burro che sembra non intenda arrestare l'ascesa dei listini milanesi. Di 18 centesimi è invece l'incremento registrato dalla crema a uso alimentare seguita a ruota dalla crema a uso alimentare veronese che si attesta tra 2,90 e 2,95€/kg.
Stessa andamento registrato anche per la panna di centrifuga di Verona. Ben 25 centesimi guadagnati dal burro zangolato di Parma (+6,85%).

Borsa di Milano 26 giugno: (+)
BURRO CEE: 5,76 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 5,83 €/Kg.
BURRO PASTORIZZATO: 4,73 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,53 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,98/Kg. (+)
MARGARINA maggio 2017: 1,15 -1,21€/kg (=)

Borsa Verona 26 giugno: (+)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,90 - 2,95 €/Kg. (+)

Borsa di Parma 23 giugno 2017: (+)
BURRO ZANGOLATO: 3,90 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 27 giugno 2017 (=)
BURRO ZANGOLATO: 3,90 - 3,90 €/kg.

GRANA PADANO 26/6/2017 - Grana Padano in stand by da tre settimane. Dopo 4 settimane nelle quali il 15 mesi ha ripetutamente guadagnato centesimi, la 26esima settimana ha confermato i listini del Grana Padano della precedente ottava.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,65 - 6,80 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,45 - 8,10 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 23/06/2017 Gran rimbalzo del Parmigiano Reggiano che nell'ultima seduta di borsa parmense mette in cascina un buon 6,79%, seppure limitatamente al 24 mesi, e il " giovane" ha confermato i listini della precedente rilevazione prezzi.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,55- 9,90 €/Kg. (=)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,80 - 11,30 €/Kg. (+)

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20170607-Burro-CEE

20170530-LOGO Mulino Alimentare

 

http://mulinoalimentare.it

 

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 16 - n° 25 25 giugno 2017 -
Editoriale: Ciao bella ciao! Latte spot, dalle stalle alle stelle. - Cereali e dintorni. Cresce il grano. - Strepitosa Farm Run. - Ismea, ortofrutta: primo comparto dell'export agroalimentare-
SOMMARIO
Anno 16 - n° 25 25 giugno 2017
1.1 editoriale
Ciao bella ciao!
2.1 lattiero caseario
Latte spot, dalle stalle alle stelle.
3.1 cereali e dintorni Cereali e dintorni. Cresce il grano.
4.1 eventi Farm Run: Un successo da incorniciare.
5.1 export Ismea, ortofrutta: primo comparto dell'export agroalimentare-
6.1 promozioni "vino" e partners
7.1 promozioni "birra" e partners

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Ismea, ortofrutta fresca e trasformata primo comparto dell'export agroalimentare, settore in grado di riorganizzarsi e puntare su nuovi mercati.

"L'ortofrutta fresca italiana mostra performance positive, con un valore alla produzione di 12,3 miliardi di euro, pari al 25% della produzione agricola, una dinamica positiva dell'export che prosegue anche nel 2017, con un + 6% su base annua nel primo trimestre, e un saldo del commercio estero che, nel 2016, segna un +40% rispetto all'anno precedente, grazie soprattutto alla riduzione della spesa per le importazioni. Considerando cumulativamente l'export di ortofrutta fresca e trasformata, il settore risulta essere il primo dell'export agroalimentare per un valore di 8,3 miliardi di euro" - ha dichiarato il Direttore Generale di Ismea, Raffaele Borriello, introducendo oggi a Firenze i lavori dell'evento Think Fresh 2017.

 I numeri del settore mettono in evidenza anche i prodotti più vocati all'export: kiwi (Italia 2° esportatore mondiale dietro alla Nuova Zelanda); nocciole (2° esportatore mondiale dietro la Turchia), mele (3° esportatore mondiale, dietro Cina e Usa); uve da tavola (3° esportatore mondiale, dietro Usa e Cile) e pere (5° esportatore mondiale). I mercati europei consolidano le loro posizioni ma contemporaneamente crescono le spedizioni verso quelli extra-Ue. Nel caso del kiwi, che nel 2016 ha registrato un +30% delle esportazioni, spiccano tra le destinazioni oltremare Usa, Brasile, Canada e Cina.

Un settore che grazie a punte di eccellenza in termini organizzativi ha dimostrato grande capacità di rispondere in modo efficace e tempestivo ai cambiamenti imposti dal mercato; emblematico il caso dell'export delle mele italiane, che per superare l'embargo russo avviato nell'agosto 2014 - quando la Russia era arrivata a rappresentare la terza destinazione dell'export di mele italiane, con circa 45,5 mila tonnellate di mele e un corrispettivo monetario di 31,7 milioni di euro - ha individuato sbocchi alternativi e incrementato le spedizioni dirette verso nuovi mercati come Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, India e Brasile.

Siccità. Il Governo decreta lo stato di emergenza nazionale a Parma e Piacenza: a disposizione 8,6 milioni di euro. Agricoltura e acqua potabile, in tutta l'Emilia-Romagna procedure più veloci per i prelievi in deroga. Il presidente Bonaccini: "Abbiamo ottenuto dal Governo ciò che avevamo richiesto per far fronte ad una situazione eccezionale". Riunione operativa in Regione sulle procedure semplificate per il prelievo di acqua in deroga: da subito è possibile presentare le domande, risposte in tempi rapidi.

Bologna – Otto milioni e 650 mila euro per affrontare l'emergenza siccità nei territori di Parma e Piacenza, ulteriori deroghe alle norme nazionali per assicurare la fornitura di acqua potabile alla popolazione (anche mediante autobotti) e per potenziare l'approvvigionamento di acqua con interventi strutturali. Lo ha stabilito questa mattina il Consiglio dei ministri, accogliendo così la richiesta di stato di emergenza nazionale presentata dal presidente della Regione, Stefano Bonaccini, avanzata lo scorso 13 giugno.

"Abbiamo ottenuto dal Governo quanto chiesto dall'Emilia-Romagna per far fronte ad una situazione eccezionale", sottolinea il presidente Bonaccini. "E' stato giusto procedere autonomamente alla richiesta di stato di emergenza nazionale perché ci ha consentito di accelerare al massimo i tempi e dare risposte a un territorio dove la siccità ha colpito più che altrove. Stiamo seguendo giorno per giorno la situazione e lavorando per rispondere al meglio alle necessità imposte da una crisi idrica importante".

Per rispondere all'emergenza siccità nei campi e alle necessità di garantire acqua potabile in tutta la regione, sempre oggi, a Bologna, riunione convocata dalla Regione con i rappresentanti dei Consorzi di bonifica, le associazioni degli agricoltori, i gestori del servizio idrico integrato, Atersir e Arpae per illustrare nel dettaglio le procedure semplificate per le deroghe ai prelievi di acqua, superando i limiti del cosiddetto "deflusso minimo vitale" (DMV) dei fiumi, in base alla delibera della Giunta regionale n.870 del 16 giugno scorso.

Già da ora, i titolari di concessioni (agricoltori, consorzi di bonifica, Atersir e i gestori del servizio di acqua potabile) possono presentare la domanda di deroga ad Arpae che si pronuncerà in tempi rapidi con una valutazione congiunta insieme al Servizio regionale Acque, all'Autorità di Bacino del fiume Po e all'Ente Parco (qualora il prelievo interessi il territorio dello stesso).

"La dichiarazione di stato di emergenza nazionale e le importanti risorse in arrivo sono frutto dell'impegno dalla Regione in stretta collaborazione con il Dipartimento nazionale di Protezione civile e i territori", spiega l'assessore all'Ambiente, difesa del suolo e protezione civile, Paola Gazzolo. "Ora continueremo ad essere al fianco della popolazione e degli operatori agricoli, anche mettendo a disposizione le nostre conoscenze e i nostri uffici per supportare le richieste di deroga ai limiti di prelievo di acqua".

Come chiedere le deroghe ai prelievi
La deroga al DMV può essere richiesta dai titolari di concessioni al prelievo per uso potabile e irriguo. In quest'ultimo caso la domanda può essere presentata dai singoli o in forma associata da parte di più aziende, anche attraverso le associazioni di categoria.

La richiesta dovrà attestare l'impossibilità di approvvigionamento idrico da fonti alternative ed essere accompagnata da una relazione che contenga le minime informazioni necessarie: l'attuale valore di DMV, il volume di acqua prelevata e richiesta, le modalità del prelievo, gli ettari irrigati o il numero di abitanti serviti e le eventuali misure di mitigazione.

(Fonte: Regione ER)

Mercoledì, 21 Giugno 2017 08:33

Latte spot, dalle stalle alle stelle.

Il burro è tornato nuovamente a crescere così come la crema. Nuovi segnali di ripresa per il Parmigiano Reggiano mentre il Grana prosegue la fase di attesa.

di Virgilio Parma 21 giugno 2017 -

LATTE SPOT Prosegue inesorabile la risalita dei listini del latte spot alla borsa di Verona. +1,20% l'incremento del latte crudo spot nazionale che raggiunge quota 42,79-43,82€/100 litri, il latte intero pastorizzato estero è invece risalito tra 42,27-43,30€/100 litri (+1,22%), mentre lo scremato pastorizzato estero dopo un timido segnale di regressione di due settimane orsono ha ripreso a crescere (+2,50%) posizionandosi tra 20,70 e 21,74€/100 litri.

BURRO E PANNA Solo una settimana di respiro per il burro e poi dalla 25esima settimana nuova ripresa delle quotazioni milanesi.
Stessa andamento anche per la crema e la panna che crescono nuovamente sia a Milano che a Verona. Al palo invece lo zangolato parmense.

Borsa di Milano 19 giugno: (+)
BURRO CEE: 5,53 €/Kg
BURRO CENTRIFUGA: 5,60 €/Kg.
BURRO PASTORIZZATO: 4,50 €/Kg.
BURRO ZANGOLATO: 4,30 €/Kg.
CREMA A USO ALIMENTARE (40%mg): 2,80/Kg. (+)
MARGARINA maggio 2017: 1,15 -1,21€/kg (=)

Borsa Verona 19 giugno: (+)
PANNA CENTRIFUGA A USO ALIMENTARE: 2,75 - 2,75 €/Kg. (+)

Borsa di Parma 16 giugno 2017: (=)
BURRO ZANGOLATO: 3,65 €/Kg.
Borsa di Reggio Emilia 13 giugno 2017 (=)
BURRO ZANGOLATO: 3,65 - 3,65 €/kg.

GRANA PADANO 19/6/2017 - Grana Padano in stand by da due settimane. Dopo 4 settimane nelle quali il 15 mesi ha ripetutamente guadagnato centesimi, la 25esima settimana ha confermato i listini del Grana Padano della precedente ottava.
- Grana Padano 9 mesi di stagionatura e oltre: 6,65 - 6,80 €/Kg. (=)
- Grana Padano 15 mesi di stagionatura e oltre: 7,45 - 8,10 €/Kg. (=)

PARMIGIANO REGGIANO 16/06/2017 Un nuovo segnale di ripresa per il Parmigiano Reggiano. Un leggero aggiustamento delle quotazioni minime ma che ha investito sia il 12 e sia il 24 mesi di stagionatura.
- Parmigiano Reggiano 12 mesi di stagionatura e oltre: 9,55- 9,90 €/Kg. (+)
- Parmigiano Reggiano 24 mesi di stagionatura e oltre: 10,80 - 11,33 €/Kg. (+)

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