Agricoltura Emilia-Romagna: sbloccati 56,2 milioni di pagamenti Agrea. In arrivo altri 160 milioni per il saldo della domanda unica -

Bologna, 22 dicembre 2014 -

L'Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura per l'Emilia-Romagna (Agrea) ha ripreso nei giorni scorsi il pagamento degli aiuti e dei premi comunitari alle aziende agricole regionali, rimasti fermi per il mancato trasferimento di 52,6 milioni da parte del ministero dell'Economia e delle finanze. Lo rende noto la stessa Agrea, sottolineando che la situazione si è sbloccata grazie all'iniziativa dell'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni, che all'inizio della scorsa settimana aveva sollecitato l'intervento del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina.
Dopo l'arrivo dei fondi ministeriali, Agrea ha immediatamente inviato in banca i mandati di pagamento predisposti e già a partire da lunedì 15 dicembre le aziende agricole regionali si sono visti accreditare direttamente sul conto corrente i relativi importi.
«Ringrazio il ministro Martina - ha affermato l'assessore regionale Rabboni - per il tempestivo intervento per la soluzione del blocco dei pagamenti dell'organismo pagatore».
I pagamenti sbloccati riguardano l'Ocm ortofrutta (35,6 milioni), oltre alle misure "Investimenti" (6 milioni), "Forestazione" (1,5 milioni) e "Agrombiente" (14 milioni) del Programma di sviluppo rurale 2017-2013. Agrea si è vista assegnare nei giorni scorsi altri 160 milioni di euro, attesi in cassa per l'inizio della prossima settimana, che consentiranno di iniziare a breve a pagare il saldo del premio titoli della Domanda unica 2014.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 51 21 dicembre 14

SOMMARIO Anno 13 - n° 51 21 dicembre14

SOMMARIO

1.1 editoriale I misteri della "terra di mezzo", resteranno tali?
2.1 Dop e IGP Export, a "trazione" DOP e IGP
3.1 Lattiero caseario Latte e derivati giù. Stabili i duri.
4.1 mais e soia Dati previsionali 2014-15
5.1 aviaria Aviaria: oltre 17 milioni per i danni indiretti.
5.2 ASSIA Nicola Levoni designato alla Presidenza di Assica
6.1 consumi Panettone e Pandoro, una storia tutta italiana
6.2 sicurezza alimentare Allergeni, dal FIPE un software per i ristoranti.
7.1 export cina Cina, definite la procedure per l'export caseario.
7.2 energia sostenibile "Spalma incentivi": azione legale di Confagricoltura
7.3 ue agricoltura Consiglio Ue, Mipaaf: approvato documento per ricambio generazionale
8.1 lattiero caseario Mipaaf: proposto un fondo latte di qualità.

Domenica, 21 Dicembre 2014 11:45

Export, a "trazione" DOP e IGP

Dop e Igp, export si conferma fattore di traino del comparto.

di Virgilio Parma 11 dicembre 2014 -

Roma, 17 dicembre 2014

Un volume prodotto pari a 1,27 milioni di tonnellate, di cui oltre un terzo esportato per un valore pari a circa 2,4 miliardi di euro in aumento del 5% su base annua; un fatturato alla produzione di 6,6 miliardi di euro e al consumo di circa di 13 miliardi di euro. L'Italia rimane leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate, con 269 prodotti iscritti nel registro Ue, di cui 161 DOP, 106 IGP, 2 STG. Un comparto che garantisce la qualità anche attraverso i 120 Consorzi di tutela riconosciuti dal MIPAAF, 48 Organismi di Certificazione autorizzati, per un complessivo numero di oltre 60.600 visite ispettive e 75.700 controlli analitici (campione di 150 prodotti).

Questi i numeri principali del rapporto Ismea Qualivita presentati lo scorso 17 dicembre a Roma alla presenza del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina.

" Il sistema italiano dei prodotti agroalimentari a denominazione protetta - ha spiegato Ezio Castiglione, presidente di Ismea - mantiene un buono stato di salute. L'export, ancora in crescita sostenuta, resta tuttavia l'unico elemento trainante. Continua invece a drenare fatturato il mercato interno, anche se i consumi, in una situazione quest'anno un po' meno critica, stanno tendendo gradualmente a stabilizzarsi. Il più 5% delle vendite all'estero - ha proseguito Castiglione - conferma il successo del Brand Italia oltre confine, dove gli spazi di crescita restano ampi e incoraggianti. Sfruttare i potenziali significa però agire con maggiore determinazione sulle leve aziendali, in particolare sulla competitività, in un mercato reso nel frattempo più trasparente dal Pacchetto Qualità che, con la protezione 'ex officio', impone agli Stati Ue la tutela delle denominazioni d'origine contro i falsi. Cruciale sarà anche l'esito dei negoziati nell'ambito dell'accordo bilaterale con gli Usa. L'inserimento della tutela dei marchi di origine tra i punti fondamentali della trattativa rappresenta un importante passo in avanti, bisognerà adesso tradurlo nei testi attuativi."

Nel 2013, si evince dal rapporto Ismea Qualivita, la produzione certificata nel suo complesso - pari a 1,27 milioni di tonnellate - è diminuita del 2,7%. Questa flessione è stata determinata principalmente dal calo produttivo degli ortofrutticoli e cereali (-7%), mentre i formaggi e i prodotti a base di carne hanno registrato volumi stabili, mostrando di fatto un consolidamento del livello della loro produzione. In lieve flessione (-0,9%) il certificato degli aceti balsamici, mentre risulta in controtendenza il dato delle carni fresche (+14,4%) che è in aumento ormai da un triennio. Sale anche la produzione certificata degli oli extravergini di oliva (+2,1%) dopo il calo del 2012.

Passando ad analizzare i valori di mercato, si osserva un giro di affari potenziale di 13 miliardi di euro di fatturato al consumo - di cui 9 registrati sul mercato nazionale - e di 6,6 miliardi di euro di fatturato alla produzione - di cui 2,4
miliardi sono il fatturato all'export alla dogana (+ 5%). Osservando il fatturato alla produzione generato dai singoli prodotti, si continua a rilevare una forte concentrazione dei valori su poche denominazioni. Nel 2013 le prime dieci DOP IGP assommano infatti all'81% del fatturato. Inoltre si registra per questo valore un calo dell'1,7%, generatosi a causa esclusivamente della flessione del mercato interno (-5,2%) che sconta ancora le conseguenze della crisi dei consumi. Per lo stesso motivo, il fatturato al consumo sul mercato nazionale registra una flessione del 3,8%.

Continua ad essere sempre asimmetrico il peso sul totale in termini di numero di denominazioni e di fatturato per alcuni comparti (come gli ortofrutticoli e gli oli di oliva). Tale asimmetria deriva dal fatto che, nonostante il grande numero di riconoscimenti, soltanto poche denominazioni sviluppano apprezzabili valori di mercato, mentre la gran parte dei prodotti realizzano fatturati estremamente limitati.

(Fonte Ismea)

Domenica, 21 Dicembre 2014 11:20

Mais & Soia: dicembre 2014

MAIS: Dati previsionali per 2014-15

 La produzione di Mais per la stagione 2014-15 è prevista a 991.58 Mio t, in rialzo di 1.26 Mio t rispetto alle stime formulate a Novembre, riflettendo l'aumento del raccolto cinese (da 214 Mio t a 215.5 Mio t) ed europeo (da 73.05 a 73.59 Mio t).
 In Argentina, terzo Paese esportatore dopo Stati Uniti e Brasile, la produzione è stimata a 22 Mio t, -1 Mio t rispetto alle previsioni precedenti, a causa della riduzione dell'area coltivata. Anche le esportazioni sono quindi stimate in calo (da 13 a 12 Mio t).
 Negli Stati Uniti la produzione prevista per la stagione 2014-15 è invariata rispetto alle stime precedenti, mentre la stima delle scorte vede una riduzione di 0.26 Mio t per un totale di 50.75. La variazione negativa delle scorte USA è da attribuirsi ad un maggior utilizzo del Mais nel ramo dei dolcificanti.
 Le scorte mondiali di Mais si attestano a 192.20 Mio t, in aumento rispetto alla rilevazione precedente, riflettendo l'aumento di produzione e stock cinesi.

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SOJA: Dati previsionali per 2014-15

 La produzione mondiale di semi di Soia per la stagione 2014-15 è prevista al livello record di 312.81 Mio t, in aumento rispetto alle stime dei mesi scorsi, grazie ad un maggior raccolto previsto in Paraguay, il quarto Paese esportatore (dopo Stati Uniti, Brasile ed Argentina), Canada ed Ucraina.
 Le esportazioni globali sono dichiarate in aumento a 116.22 Mio t, riflettendo il ritmo elevato dell'export degli Stati Uniti delle ultime settimane.
 In Argentina e Brasile le esportazioni di semi di Soia sono previste in calo rispettivamente di 0.20 e 0.70 Mio t, pertanto le stime sulle scorte finali in questi due Paesi sono in aumento.
 Le scorte globali si attestano a 89.87 Mio t (-0.5%), con il calo degli Stati Uniti solo parzialmente compensato dall'aumento di Argentina e Brasile.

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(Fonte CLAL)


Via libera in Stato-Regioni al decreto ministeriale. I risarcimenti dovranno essere completati entro il 30 settembre 2015.

Bologna - In arrivo nuove risorse per le aziende avicole dell'Emilia-Romagna colpite dagli effetti dell'influenza aviaria che ha interessato l'Emilia-Romagna tra il 14 agosto e il 5 settembre 2013. Si tratta di oltre 17 milioni di euro, ai quali ha dato il via libera la Conferenza Stato-Regioni di ieri (18 dicembre 2014 ndr).

Il decreto ministeriale (in attuazione del regolamento Ue 1071 del 2014) riguarda i cosiddetti danni indiretti, legati alla mancata movimentazione e dunque commercializzazione degli animali e delle uova, in seguito alle misure di tipo sanitario adottate sul territorio regionale per fronteggiare il virus H7N7. "Si tratta di un risultato importante e non scontato per il quale questa Regione si è impegnata con forza. Queste risorse – spiega l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni - si aggiungono a quelle già interamente liquidate dalla Regione per i danni diretti: quasi 9 milioni 500 mila euro, che sono andati a 17 allevamenti delle province di Ravenna, Ferrara e Bologna nei quali, nei giorni dell'epidemia, furono abbattuti animali o distrutti uova e mangimi a causa delle presenza di un focolaio e in via preventiva".

I 17 milioni 529 mila euro saranno interamente liquidati agli allevatori entro il 30 settembre 2015. Termini e modalità per la richiesta dell'indennizzo verranno a breve definiti da Agrea (l'ente pagatore della Regione Emilia-Romagna) attraverso una circolare. Sarà infatti proprio Agrea l'organismo cui dovrà essere inviata la domanda di indennizzo. Le risorse sono stanziate al 50% dello Stato e al 50% dalla Ue.

Potranno presentare domanda le imprese produttrici di uova da cova e pulcini; gli allevamenti di pollo, faraona, anatra, gallina ovaiola, pollastra, pulcino, tacchino; i centri di imballaggio delle uova. Gli indennizzi verranno concessi per i danni indiretti subiti nel periodo compreso tra il 14 agosto 2013 ( data di inizio dell'epidemia) e il 30 giungo del 2014, quando sono terminate le misure di limitazione della movimentazione. Oltre all'Emilia-Romagna il provvedimento interessa , sia pur in misura minore, il territorio della Regione Vento.

(Fonte Regione Emilia Romagna 19/12/2014)

Le funzioni sono svolte da oggi e verranno ratificate nel corso dell'Assemblea dei Soci nei primi mesi del 2015.

Milanofiori, 16 dicembre 2014 - Giunta e Consiglio Direttivo di Assica, del 15 dicembre, hanno designato Nicola Levoni, Presidente di Levoni Spa, nuovo Presidente dell'Associazione. Le funzioni sono svolte da oggi e verranno ratificate nel corso dell'Assemblea dei Soci nei primi mesi del 2015. Lisa Ferrarini ha infatti rassegnato le proprie dimissioni da Presidente Assica in ottemperanza alle regole di Confindustria sulle incompatibilità tra la Vicepresidenza nazionale e le cariche nel sistema confederale.

"Ringrazio Lisa Ferrarini per il lavoro svolto e per l'impegno profuso per il settore in questi quattro anni e i membri di Giunta e Consiglio per la mia designazione" ha dichiarato Nicola Levoni. "È un momento chiave per il nostro comparto. Nel 2015 ci aspettano sfide importanti come l'Expo e il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro. A questo si aggiunge tutto quello che dovremo fare insieme per crescere, creare reddito e occupazione: aprire i mercati internazionali ai salumi e alle carni fresche, sostenere i consumi in Italia, recuperare redditività e affrontare le sfide delle nuove legislazioni nazionali ed europee, a partire dalla grande rivoluzione dell'etichettatura. Sono grandi temi che Assica affronterà con le Istituzioni nazionali e comunitarie, dialogando con tutti gli anelli della filiera e i Consorzi di tutela: perché oggi il comparto cresce se lavora unito."

Nicola Levoni ha già una vasta esperienza nel mondo consortile e associativo maturata come Vicepresidente dell'Associazione (dal 2013), Presidente dell'Istituto Valorizzazione Salumi Italiani (dal 2006 al 2012), Presidente di ISIT-Istituto Salumi Italiani Tutelati (dal 2012), Vicepresidente del Consorzio Salame Cacciatore e membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo del Consorzio del Prosciutto di San Daniele.

ASSICA - Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi
ASSICA, Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi, è l'organizzazione nazionale di categoria che, nell'ambito della Confindustria, rappresenta le imprese di macellazione e trasformazione delle carni suine. Nel quadro delle proprie finalità istituzionali, l'attività di ASSICA copre diversi ambiti, tra cui la definizione di una politica economica settoriale, l'informazione e il servizio di assistenza ai 160 associati in campo economico/commerciale, sanitario, tecnico normativo, legale e sindacale. Competenza, attitudine collaborativa e affidabilità professionale sono garantite da collaboratori specializzati e supportate dalla partecipazione a diverse organizzazioni associative, sia a livello nazionale che comunitario. Infatti, sin dalla sua costituzione, nel 1946, ASSICA si è sempre contraddistinta per il forte spirito associativo come testimonia la sua qualità di socio di Confindustria, a cui ha voluto aderire sin dalla nascita, di Federalimentare, Federazione italiana delle Industrie Alimentari, di cui è socio fondatore, del Clitravi, Federazione europea che raggruppa le Associazioni nazionali delle industrie di trasformazione della carne, che ha contribuito a fondare nel 1957.

(fonte ASSICA)

Domenica, 21 Dicembre 2014 10:50

Panettone e Pandoro, una storia tutta italiana

Mastri pasticceri e pittori impressionisti.

Verona, 18 dicembre 2014 - Il panettone fa parte della tradizione dolciaria natalizia italiana, ma è molto apprezzato anche all'estero tanto che le sue esportazioni sono in crescita da diversi anni, con un +14% solo nel 2013 e un volume di affari di 500 milioni di euro all'anno.

Una storia di artigianalità e inventiva, in cui la leggenda si mescola alla realtà. Un pane dolce, arricchito di lievito, miele, uva secca e zucca, sembra esistesse già dal 1200 a Milano. A molti piace però di più la storia romantica che risale al 1400, con protagonisti Ughetto, figlio del condottiero Giacometto degli Atellani, che si innamorò della bella Adalgisa. Per star vicino alla sua amata egli s'improvvisò pasticcere insieme con il padre di lei, tal Toni, creando un pane ricco con burro, uova, zucchero, cedro, aranci canditi e uva passa. Una storia d'amore coronata dal lieto fine e che lanciò il consumo del Pan de Toni, da cui panettone. E il panettone che conosciamo oggi? È stato Angelo Motta a dargli il nome e la forma caratteristica a cupolone, agli inizi del 1900.

Attualmente, però, sempre più giovani preferiscono il pandoro, altro tipico dolce natalizio con una lunga storia e che ha origine veneta. Secondo la leggenda il pan de oro nasce durante la Repubblica Veneziana, dove uno sconosciuto pasticcere offrì alla corte dei Dogi un dolce ricoperto con sottili foglie di oro zecchino. C'è però anche una data di nascita del pandoro, così come lo conosciamo oggi. È il 14 ottobre 1884, data di deposito del brevetto di Domenico Melegatti che sancì così la nascita del dolce dall'impasto morbido e dal caratteristico stampo di cottura con forma di stella troncoconica a otto punte, opera dell'artista Dall'Oca Bianca, pittore impressionista.

Oggi la storia del panettone e del pandoro continua, grazie all'inventiva di nuovi artigiani del gusto che contaminano questi dolci con sapori e gusti inconsueti. La novità dell'anno? Il panettone gastronomico con il gelato salato, condito con salumi e verdure.

Sol & Agrifood dal 22 al 25 marzo 2015 - Salone internazionale dell'agroalimentare di qualità.
(Sol & Agrifood Verona, 18/12/2014)

Un programma facilita l'identificazione degli allergeni contenuti nei piatti preparati prodotto da FIPE e posto a disposizione degli aderenti attraverso gli uffici territoriali.

di LGC Parma, 16 dicembre 2014 -
Le allergie alimentari, risposte immunitarie alle proteine presenti nei cibi e che il corpo ritiene erroneamente dannose, costituiscono un importante problema di salute di sempre maggiore rilevanza. I sintomi possono includere, per esempio, il rigonfiamento di labbra, lingua e palpebre, prurito, asma, stordimento, nausea, gastroenterite, orticaria e dermatite e, nel caso peggiore, si può arrivare a shock anafilattico e successiva morte.

Un problema in crescente aumento seppure la percezione sia notevolmente superiore alla realtà. Il 25% della popolazione ritiene di avere sensibilità a qualche prodotto alimentare mentre al contrario solo il 5-8% dei bambini e il 2-3% degli adulti soffre di questi disturbi alimentari.

Per difendere i consumatori è diventato obbligatorio, dallo scorso 13 dicembre, dichiarare in modo ben visibile gli elementi costituenti gli alimenti somministrati nei ristoranti, nei bar e nelle mense.

Al momento attuale, fa sapere la FIPE (Federazone Italiana Pubblici Esercizi), però, mancano ancora due provvedimenti di natura legislativa e una circolare interpretativa che possano fare chiarezza completa sull'argomento e precisare adempimenti e sanzioni.

Per venire incontro alle denunciate difficoltà dei ristoratori, Fipe-Confcommercio ha realizzato un software e lo ha messo a loro disposizione per il tramite delle associazioni territoriali.

Tale programma facilita l'identificazione degli allergeni contenuti nei piatti preparati. Poiché fra le indicazioni che il nostro Governo non ha ancora fornito rientra anche la modalità esatta di comunicazione al cliente sugli allergeni presenti, al momento è previsto che l'elenco degli allergeni debba essere realizzato comunque in forma scritta.

In base a un sondaggio realizzato dal centro studi Fipe, risulta che la modalità più adeguata per informare il cliente per il 36% dei ristoratori è la comunicazione a voce. Il 23,7% ritiene più opportuno inserire una nota all'interno del menu, mentre il 12% del campione preferirebbe che fosse il cliente a comunicare le allergie o le intolleranze alimentari; un altro 12% ritiene più opportuno predisporre un documento specifico, cioè una sorta di libro degli allergeni.

Sta di fatto che, a giudizio di Fipe, occorrerebbe lasciare all'esercente la scelta di come comunicare alla propria clientela gli allergeni presenti nel menu.

Assolatte: definite le procedure per le nuove imprese lattiero-casearie italiane che vogliono vendere in Cina.

Milano, 16 dicembre –  Un risultato importante, raggiunto grazie alla collaborazione tra Assolatte, Ministero della Salute e autorità cinesi. Un segnale del dinamismo del settore lattiero-caseario italiano che reagisce all'embargo della Russia continuando a cercare nuovi mercati di sbocco.

Ci sono voluti quattro mesi di trattative e di confronti con le autorità sanitarie cinesi per raggiungere l'obiettivo: definire la procedura per inserire nuovi stabilimenti nella lista dei siti produttivi "autorizzati" a esportare i loro prodotti lattiero-caseari sul mercato cinese.

Infatti, dal maggio 2014 in Cina vengono ammessi solo i prodotti alimentari d'importazione provenienti dagli stabilimenti che hanno ottenuto la registrazione presso le autorità sanitarie locali, perché in possesso dei requisiti richiesti dall'Agenzia cinese per la Sicurezza Alimentare (Aqsiq).

Un lavoro lungo e complicato, condotto da Assolatte insieme al Ministero della Salute, che, dopo visite ispettive, missioni ufficiali e incontri tecnici di approfondimento, ha infine sortito il risultato tanto atteso dalle aziende: fornire alle imprese lattiero-casearie italiane gli strumenti per accreditarsi come fornitori del promettente mercato cinese e allungare, così, l'elenco dei 120 impianti finora autorizzati a vendere in Cina.
(Fonte Agenparl 16 dic 2014)


Confagricoltura a sostegno delle imprese agro energetiche con un'azione legale contro lo "Spalma Incentivi".

Roma – Con il deposito al TAR del Lazio il 9 dicembre scorso del primo ricorso contro lo Spalma Incentivi, si è avviata l'azione legale di Confagricoltura volta a impugnare le disposizioni introdotte dall'art. 26 del d.l. 91/14 relative alla riduzione delle tariffe incentivanti degli impianti fotovoltaici di potenza superiore a 200 kW.
Le azioni giudiziarie, alle quali hanno aderito più di 350 imprese agricole socie di Confagricoltura, sono dirette a contestare la costituzionalità della norma e quindi ad ottenerne l'abrogazione. La rimodulazione degli incentivi prevista dalle norme di legge destabilizza profondamente il settore dal punto di vista economico ed ha fatto venir meno la certezza del diritto, dal momento che, il provvedimento, agendo retroattivamente, incide pesantemente su tutte le convenzioni siglate tra i produttori ed il GSE.

Confagricoltura evidenzia che sono migliaia le imprese agricole a cui si applicherà, a partire dal 1 gennaio 2015, la riduzione degli incentivi. Nel settore agricolo, infatti, sono stati installati più di 1500 MW, calcolando i soli impianti di potenza superiore a 200 kW, con circa 9 miliardi di investimenti.
Nei prossimi giorni sarà conclusa la fase di presentazione dei ricorsi promossi su iniziativa di Confagricoltura ed Assorinnovabili, che vedono complessivamente la partecipazione di più di 1100 operatori.
(Confagricoltura 11 dicembre 2014)

Ricambio generazionale in agricoltura presentato dalla presidenza italiana e approvato in Consiglio UE. Martina: credito, terre e formazione per sostenere lavoro under 35.

Roma 15 dicembre 2014)
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che in sede di Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura e della Pesca dell'Ue, in corso a Bruxelles, è stato sostenuto dalla maggioranza degli Stati membri il documento a sostegno del ricambio generazionale in agricoltura che è stato presentato dalla Presidenza italiana. L'Italia, in tema agricoltura, ha caratterizzato il semestre Europeo innanzitutto per il lavoro sul dossier giovani. Il ricambio generazionale è fondamentale non solo per l'Italia ma per tutta l'Europa, dove i lavoratori under 35 del settore sono in media il 7,5%. Il testo, che ha ricevuto il via libera dal Consiglio, rappresenta una sintesi fondamentale del lavoro fatto su questo fronte.

Questi i tre punti cardine del documento:
1) Concessione di crediti dedicati da parte della BEI (Banca Europea degli Investimenti)
È previsto il coinvolgimento della Banca europea per gli investimenti (BEI) per fornire un sostegno economico ai giovani agricoltori che intendono accedere ai finanziamenti. La BEI può intervenire attraverso una Garanzia bancaria europea e con prestiti favorevoli agevolando i giovani agricoltori che intendano avviare un'attività nel settore agricolo. Il requisito richiesto ai giovani agricoltori è dimostrare di avere una qualifica o competenze di formazione professionale e presentare un "business plan" strutturato dell'investimento proposto. L'intervento della BEI potrà essere così complementare agli strumenti nazionali esistenti. Parallelamente bisogna facilitare l'attuazione delle misure per gli under 40 contenute nella PAC 2014-2020.
2) Misure per l'accesso alla terra
Il documento ritiene necessario prevedere strumenti che favoriscano l'acquisto di terreni agricoli da parte di giovani.
3) Istituzione di un'"erasmus" per i giovani agricoltori europei
Su proposta della Presidenza italiana si chiede l'istituzione di un "Erasmus" per i giovani agricoltori. L'obiettivo è quello di facilitare lo scambio di informazioni e di esperienze professionali tra le diverse realtà agricole europee. Il supporto sarebbe garantito dalle reti rurali nazionali e dalla rete rurale europea.

"Sono molto soddisfatto - ha commentato il Ministro Martina - che la nostra proposta abbia trovato il sostegno della maggioranza del Consiglio. Si tratta di misure fondamentali che puntano su tre assi: terra, credito e formazione. Vogliamo sostenere il lavoro dei giovani agricoltori e dare un futuro all'agricoltura europea. Nell'area dei 28 Paesi Ue, secondo i dati dello scorso Maggio, circa 5 milioni di giovani non hanno un lavoro. L'ultimo censimento europeo in agricoltura del 2010 ci segnala inoltre che la percentuale di agricoltori under 35 era del 7,5%, a fronte di un 30% di over 65. Bisogna invertire la rotta. A livello nazionale ci siamo già mossi e abbiamo messo in campo diverse misure contenute in un Piano giovani in 10 azioni, che vanno dalla concessione di mutui a tasso zero, alle detrazioni per l'affitto di terreni agricoli, agli sgravi fiscali di 1/3 della retribuzione lorda per la stabilizzazione di giovani under 35, alle deduzioni Irap al 50% per le assunzioni di giovani nelle regioni del Mezzogiorno, fino ai crediti di imposta per investire nell'innovazione, nelle reti di impresa e nell'e-commerce".

Ufficio Stampa Mipaaf

Domenica, 21 Dicembre 2014 09:07

Mipaaf: proposto un fondo latte di qualità.

Latte, Mipaaf: proposto fondo latte di qualità, 110 milioni di euro nel triennio 2015-2017

Roma, 16 dicembre 2014 -

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali rende noto che il Governo, in vista della fine del regime delle quote latte prevista per marzo 2015, ha presentato un emendamento alla legge di stabilità che prevede l'istituzione del Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario."Diamo un segnale importante ai produttori di latte, anche in vista della conclusione del regime delle quote - ha dichiarato il Ministro Maurizio Martina - con l'istituzione del Fondo Latte di Qualità. Proponiamo lo stanziamento di circa 110 milioni di euro per il triennio 2015-2017, che serviranno per supportare investimenti mirati al miglioramento qualitativo del latte italiano".

LE PRINCIPALI NOVITÀ
Fondo Latte di Qualità
Viene prevista l'istituzione di un Fondo per gli investimenti nel settore lattiero caseario, attraverso il sostegno alla produzione con una dotazione finanziaria di 108 milioni di euro (8 milioni per il 2015, 50 milioni di euro all'anno per il 2016 e 2017). Gli obiettivi:* incremento della longevità;* miglioramento degli aspetti relativi al benessere animale;* studio della resistenza genetica alle malattie;* rafforzamento della sicurezza alimentare;* riduzione dei trattamenti antibiotici. Agli allevamenti e alle imprese che aderiscono al piano verrà concesso un contributo per gli investimenti secondo le regole del de minimis, quindi fino ad un massimo di 15.000 euro per le aziende agricole e fino ad un massimo di 200.000 euro per le aziende che, oltre alla produzione primaria, operano anche nella trasformazione e commercializzazione.
Nell'attuazione saranno previsti criteri favorevoli alle imprese condotte da giovani e a quelle nelle zone montane.

IL PIANO STRAORDINARIO PER IL LATTE ITALIANO
La proposta di istituzione del Fondo Latte di Qualità rientra in un più ampio quadro di azioni strategiche per il comparto lattiero caseario messo a punto dal Ministero delle politiche agricole. Il piano straordinario è stato presentato dal Ministro Martina ai rappresentanti della filiera agricola e industriale del latte e si basa su 5 aree principali:1. Miglioramento della qualità del latte;2. Campagna di educazione alimentare per invertire il calo dei consumi del fresco;3. Promozione su mercati esteri dei grandi formaggi italiani;4. Revisione della normativa sui prodotti trasformati in modo da valorizzare la qualità dei prodotti italiani;5. Richiesta alla Commissione europea di accelerare l'attuazione del regolamento sull'etichettatura, in modo da indicare il luogo di trasformazione e quello di mungitura del latte commercializzato.

I NUMERI DEL SETTORE LATTIERO CASEARIO IN ITALIA
FASE AGRICOLA
Aziende: 35.544 (Agea 2012)Vacche da latte: 1.862.000
Produzione di latte vaccino: circa 11 milioni di tonnellate
Valore: 4,8 miliardi di euro
Il 50% del latte prodotto in Italia viene trasformato in formaggi DOP.

FASE TRASFORMAZIONE
Fatturato industria: 14,9 miliardi di euro pari a circa l'11% del fatturato dell'industria alimentare italiana.

Ufficio Stampa MIPAAF

Mercoledì, 17 Dicembre 2014 08:36

Latte e derivati giù. Stabili i duri.

Crollo più che sensibile per il latte spot e i derivati del latte. Il Burro CEE, ad esempio, cede il -3,51%. Stabili il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano.

Di Virgilio, Parma 17 dicembre 2014

LATTE SPOT Sciolto come neve al sole. Il Latte Spot nazionale cede il 4% e l'8,33% quello di provenienza estera. Nello specifico i listini di Verona hanno registrato 36,60€/100 come valore minimo e un massimo di 37,63€/100 litri per il Latte crudo spot nazionale mentre è compresa tra 33,51 e 34,54€/100 litri di latte la forbice di prezzo per il latte intero pastorizzato di provenienza estera (Germania e Austria).
Un segnale ben poco incoraggiante per il settore lattiero caseario che ha vissuto un 2014 di sofferenze piuttosto che soddisfazioni.

BURRO E PANNA Come era prevedibile l'ondata ribassista del "Latte spot" ha investito anche i derivati facendo crollare il "Burro" di 10 centesimi per tutte le tipologie contrattate alla borsa milanese con percentuali di perdita che vanno dal 3,28% al 5,26%. Stessa sorte, ma con minore intensità, è toccata alle creme e panne a uso alimentare. Alla borsa milanese la perdita del 2,41% ha fatto tornare il prezzo della crema di latte a uso alimentare a 1,62€/kg annullando le due risalite registrate negli ultimi due mesi. Altrettanto dicasi per la panna di centrifuga a uso alimentare contrattata a Verona che con una perdita del 2,99% riconsegna il prezzo al valore del 27 ottobre scorso (1,60 - 1,65€/kg).

GRANA PADANO Nessuna variazione registrata per il Grana Padano quotato a Mantova. Confermati i listini precedenti sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura: 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. Altrettanto vale per la più importante borsa milanese la cui ultima variazione negativa fu registrata lo scorso 27 ottobre. Nello specifico i rilevamenti settimanali hanno registrato la forbice compresa tra 6,35 e 6,45€/kg relativamente al 9 mesi di stagionatura e tra 7,00 e 7,65€/kg. per quanto riguarda il prodotto di 15 mesi d'invecchiamento.

PARMIGIANO REGGIANO Quarta settimana di "tranquillità" per il Parmigiano Reggiano e nessuna variazione registrata alla Borsa di riferimento comprensoriale di Parma. 7,25 - 7,65€/kg. e 8,65 - 9,0€/kg i prezzi del 12 e del 24 mesi rispettivamente registrati a Parma. A Milano, nella settimana in corso, sono stati confermati i listini della precedente ottava sia per il 12 sia per il 24 mesi di stagionatura.

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 50 14 dicembre 14

SOMMARIO

1.1 editoriale Rating sotto le suole e svendite in corso
2.1 cibo e intolleranza Nuova norma per l'etichettatura nei ristoranti
4.1 Lattiero caseario Lattiero caseario. All'insegna della stabilità
5.1 consumi Natale, acquisti nei mercatini.
5.2 Eataly hamburgheria L'hamburgheria di eataly incontra la Granda a Parma
6.1 distribuzione moderna Nasce CODIM - Consorzio Distribuzione Moderna
6.2 export Vino, il carignano del Sulcis negli USA al fianco di AIE
7.1 olio di oliva Olio di Oliva, sempre più in alto.
7.2 sisma Sisma imprese agricole. Al 28 febbraio il termine per i contributi
7.3 latte e marketing Il latte, nuova frontiera per Coca-Cola
8.1 cereali Barilla compra italiano.

Copertina del formato pdf scaricabile

Dal 13 dicembre in vigore le nuove norme per i ristoratori.

di Virgilio Parma 11 dicembre 2014 -

Sono all'incirca 2,5 milioni gli italiani che soffrono, in modo più o meno grave, di intolleranza alimentare. Anche il nostro Paese si sta adeguando alle normative comunitarie che garantiscono i diritti di questa speciale categoria, in costante crescita, e per la quale alcuni ingredienti potrebbero rivelarsi "velenosi".
La nuova direttiva europea che obbliga i ristoratori a dichiarare gli ingredienti contenuti nei piatti, ha prodotto un ampio dibattito e qualche preoccupazione, a volte ingiustificata, tra gli addetti ai lavori.
Fatto sta che dal prossimo 13 dicembre entra in vigore il nuovo regolamento sull'etichettatura dei prodotti alimentari.

Sarà quindi operativo anche in Italia il Regolamento (UE) n 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori che si pone l'obiettivo di salvaguardare la salute ed il benessere dei consumatori tramite la esposizione obbligatoria delle informazioni sugli alimenti.
"In seguito all'introduzione della normativa tutti i produttori alimentari - informa Ristoranet - (quindi chi possiede un bar, un ristorante, una pasticceria un servizio di catering..) dovranno rivedere e ristampare tutte le informazioni sui prodotti alimentari entro la fine del 2014 includendone altre finora non obbligatorie. Le informazioni inoltre dovranno essere ben leggibili e quindi inserite in posti in cui attirano l'attenzione ed essere scritte con caratteri tipografici non inferiori a 1,2 mm.
Le novità non riguardano solo le etichette dei prodotti da supermercato, ma anche gli stessi prodotti presenti nei menù. Ciascun piatto dovrà quindi essere correlato di una meticolosa descrizione degli ingredienti e della presenza di nutrienti fonte di allergie come latte, glutine, uova, arachidi, semi di sesamo, soia, frutta a guscio, sedano, senape, anidride solforosa, lupini, molluschi, pesce e crostacei che rappresentano le allergie più diffuse."

Elenco delle indicazioni obbligatorie
1. Conformemente agli articoli da 10 a 35 e fatte salve le eccezioni previste nel presente capo, sono obbligatorie le seguenti indicazioni:
a) la denominazione dell'alimento;
b) l'elenco degli ingredienti;
c) qualsiasi ingrediente o coadiuvante tecnologico elencato nell'allegato II o derivato da una sostanza o un prodotto elencato in detto allegato che provochi allergie o intolleranze usato nella fabbricazione o nella preparazione di un alimento e ancora presente nel prodotto finito, anche se in forma alterata;
d) la quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
e) la quantità netta dell'alimento;
f) il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
g) le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d'impiego;
h) il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'operatore del settore alimentare di cui all'articolo 8, paragrafo 1;
i) il paese d'origine o il luogo di provenienza ove previsto all'articolo 26;
j) le istruzioni per l'uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso adeguato dell'alimento;
k) per le bevande che contengono più di 1,2 % di alcol in volume, il titolo alcolometrico volumico effettivo;
l) una dichiarazione nutrizionale.
2. Le indicazioni di cui al paragrafo 1 sono espresse mediante parole e numeri. Fatto salvo l'articolo 35, esse possono in aggiunta essere espresse attraverso pittogrammi o simboli.
3. Se la Commissione adotta atti delegati e di esecuzione di cui al presente articolo, segnatamente quelli di cui al paragrafo 1, esse possono essere in alternativa espresse attraverso pittogrammi o simboli invece che parole e numeri.
Al fine di assicurare che il consumatore benefici di mezzi di presentazione delle informazioni obbligatorie sui prodotti alimentari diversi da parole e numeri, e purché sia assicurato lo stesso livello di informazione garantito da parole e numeri, tenendo conto della prova di una comprensione uniforme da parte dei consumatori, la Commissione può stabilire, mediante atti delegati a norma dell'articolo 51, i criteri cui è subordinata l'espressione di uno o più determinati dati specifici attraverso pittogrammi o simboli invece che parole o numeri.
4. Per assicurare l'attuazione uniforme del paragrafo 3 del presente articolo, la Commissione può adottare atti di esecuzione sulle modalità di applicazione dei criteri definiti a norma del paragrafo 3 per esprimere uno o più determinati dati specifici attraverso pittogrammi e simboli invece che parole o numeri. Tali atti di esecuzione sono adottati secondo la procedura d'esame di cui all'articolo 48, paragrafo 2.

(In allegato la normativa completa)

Domenica, 14 Dicembre 2014 10:51

Natale, acquisti nei mercatini


Coldiretti, quasi dodici milioni di italiani acquisteranno regali di Natale per se stessi e per gli altri nei tradizionali mercatini.

Roma - E' quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che la mancanza di neve in montagna ha cambiato le destinazioni a favore anche di brevi momenti di svago nei mercatini, dalla fiera degli Oh bej oh bej a Milano al Trentino fino a quelli degli agricoltori di Campagna Amica. Una opportunità che - sottolinea la Coldiretti - unisce il relax con la possibilità di fare acquisti con curiosità e novità ad originalità garantita per sfuggire alle solite offerte standardizzate, senza spendere eccessivamente.

Gli italiani infatti destineranno un budget complessivo per regali di circa duecento euro a famiglia, il 20 per cento in meno della media europea che è pari a 252 euro secondo elaborazioni Coldiretti su dati Deloitte. Con le difficoltà economiche - continua la Coldiretti - si preferisce però tagliare sul costo del singolo regalo piuttosto che ridurre il numero dei beneficiari e cosi si riduce la spesa media per ogni dono. Ma la crisi . precisa la Coldiretti - spinge anche verso regali utili e all'interno della famiglia, tra i parenti e gli amici si preferisce scegliere oggetti o servizi a cui non è stato possibile accedere durante l'anno. Il 92% degli italiani ridurrà comunque gli acquisti per la decorazione, il 91% le spese per i prodotti di abbigliamento e l'88% per le attività di divertimento ma resistono invece - continua la Coldiretti - le spese nel settore alimentare per i tradizionali pranzi e cene natalizi. La maggioranza degli italiani - precisa la Coldiretti - spenderà il proprio budget di Natale preferendo acquistare prodotti Made in Italy anche per aiutare l'economia nazionale o garantire maggiori opportunità di lavoro in una difficile momento di difficoltà che sta portando alla chiusura di molte imprese e alla perdita di occupazione. Questa tendenza - conclude la Coldiretti - si riscontra anche nella scelta delle destinazioni turistiche per il ponte dell'Immacolata durante il quale saranno almeno 120mila gli italiani che sceglieranno l'agriturismo.

Fonte Coldiretti 11 dicembre 2014

Domenica, 14 Dicembre 2014 10:36

Nasce CODIM - Consorzio Distribuzione Moderna


CODIM, una piattaforma destinata anche ai freschissimi - siglato accordo strategico con Lekkerland

Milano, dicembre 2014 – A pochi giorni dalla sua formazione, CODIM – Consorzio Distribuzione Moderna, che opera con 70 persone e genera un giro d'affari di 120 mln, si rafforza con Lekkerland: l'accordo con la più grande e riconosciuta società di commercio e di distribuzione di prodotti dolciari, bevande ed articoli d'impulso in Italia, è stato formalizzato oggi.

Recentemente costituito, CODIM è il consorzio nato dall'accordo di alleanza di lungo periodo siglato da tre realtà campane quali: ITALCASH srl (specialista nella vendita all'ingrosso, attivo dal 1989 con un cash&carry di 8.000 mq e 30 punti vendita); BI.TAR srl (opera con un cash&carry di 4.000 mq e 4 quattro punti di vendita di proprietà oltre a 18 affiliati) e C&D-CEDI srl (realtà di distribuzione innovativa con una piattaforma di distribuzione e un cash&carry supportato da una rete vendita di 8 agenti e 3.500 clienti serviti di cui 240 aderenti alla rete di franchising Asso Dettaglianti).
Il Consorzio CODIM, coordinato da Sabatino Pepe, come primo atto ha deliberato anche la costituente CODIM Servizi srl per la gestione di una piattaforma dei freschi e freschissimi, per fornire un servizio integrale a tutta la rete vendita oltre a un portale comune per la gestione di attività promozionali telematiche di sell-out (Sales Promotion) con l'adozione di un assortimento comune.

"CODIM vuole affermarsi quale leva competitiva e di sviluppo puntando anche al prodotto fresco attraverso Codim Servizi srl. Pur avendo una connotazione territoriale - la sede è in Campania - l'intento del Consorzio è quello di uscire ulteriormente dalla regione diventando punto di riferimento per il commercio al dettaglio di tutta Italia." - commenta Sabatino Pepe - Ed è proprio in quest'ottica che l'accordo con Lekkerland segna il nostro primo importante passo per consolidare gli obiettivi del neonato Consorzio che vuole, da un lato, valorizzare anche le pmi nazionali e i loro prodotti e, dall'altro, favorire lo sviluppo delle imprese consorziate anche con un sistema di distribuzione che ottimizzi i costi logistici."

Gli obiettivi di CODIM sono la diversificazione, l'ampliamento e la qualificazione con prodotti specialistici e alternativi, l'ottimizzazione dei costi logistici, una maggiore competitività, condizioni di fornitura privilegiate con le più importanti industrie di marca e la valorizzazione delle pmi distribuite su tutto il territorio nazionale, con una particolare attenzione al "fresco"; inoltre, i contenuti di servizio che CODIM offre sono valorizzati anche dal supporto, interno al Consorzio, di una apposita struttura specializzata per lo sviluppo delle imprese e sistemi di distribuzione.
"Lekkerland da sempre vuole portare il mondo del dettaglio tradizionale sotto i riflettori, un segmento di mercato spesso trascurato pur rappresentando il tessuto economico italiano in misura preponderante. – ha affermato Stefano Bozzi, Presidente ed Amministratore Delegato di Lekkerland - Noi viviamo sempre la nostra missione da pionieri, così come tre anni or sono abbiamo instaurato una collaborazione strategica con Sma e nel 2013 abbiamo allargato gli orizzonti ad altri gruppi prevalentemente dolciari, ora apriamo a partnership ancora più ampie. Abbiamo analizzato il progetto strategico di Codim con il quale confidiamo di instaurare un rapporto duraturo e dalle reciproche soddisfazioni. Siamo convinti che Codim possa costituire uno dei volani per dare ulteriore stimolo e visibilità al segmento di mercato."

Lekkerland, grazie a questa collaborazione, che si aggiunge alla rete capillare di centri di distribuzione e ai due consorzi da due anni legati al gruppo, consolida ulteriormente la posizione di leadership superando la soglia di giro d'affari di 400 mln e il presidio quotidiano del territorio con oltre 500 venditori.
CODIM –
Presidente: Carmine Pepe, Vice Presidente: Fabio Visconti.
Consiglio Direttivo: Carmine Pepe, Fabio Visconti, Vincenzo De Siero, Filippo Biffone -
Sede: Nocera Inferiore (SA) - Via G .B Grimaldi,104

Ballotta (Business Strategies): "States mercato importante e con ampi margini di crescita, ma da affrontare con azioni mirate"

Cagliari, 5 dicembre 2014. Destinazione big spender USA per il Carignano del Sulcis che l'8 e il 10 dicembre vola a Boston e Chicago per una nuova tappa del progetto di promozione 'Carignano in the World' al fianco di AIE (Associazione Italiana Export). Due gli appuntamenti riservati a giornalisti, blogger, distributori e opinion leader americani del settore per scoprire, attraverso un percorso guidato di abbinamenti cibo-vino, i 5 prodotti di punta del Consorzio. Si parte lunedì 8 dicembre dalla Boston Symphony Hall con gli abbinamenti presentati dall'editor di The Tasting Panel Magazine e SOMMjournal, David Ransom, per proseguire mercoledì 10 dicembre all'Eataly's Baffo Restaurant con il lunch guidato dal wine writer Tom Hyland. Tra gli invitati anche le giornaliste Mary Ross (Chicago Herald e Wine Columnist) e Becky-Sue Epstein (Intermezzo Magazine e Palate Press). Obiettivo dell'iniziativa – che si inserisce nel progetto di promozione triennale del Consorzio formato dalle cantine Mesa, Calasetta, Santadi, Agripunica e Sardus Pater – è rafforzare la presenza sul mercato statunitense di un prodotto di nicchia (1,6 mln di bottiglie prodotte, pari allo 0,02% della produzione italiana) ma anche di forte identità territoriale e in grande ascesa in termini di riconoscimenti negli ultimi anni.

Per Silvana Ballotta, Ceo di Business Strategies, azienda leader che cura l'internazionalizzazione di oltre 400 imprese del made in Italy del vino e sostiene i partner di AIE: "Gli Usa sono il primo mercato di riferimento per il nostro Paese, che detiene la leadership con un export da 1 miliardo di euro per circa 3 milioni di ettolitri. Una piazza importante che offre ancora ampi margini di crescita se affrontata con azioni efficaci come degustazioni guidate, incontri con operatori e opinion leader, manifestazioni dedicate al consumatore finale".

Ad oggi il Consorzio Carignano del Sulcis – attraverso il piano triennale da 2 mln di euro 'Carignano in the World' - ha realizzato più di 20 eventi rivolti ai mercati di Cina, Stati Uniti, Giappone e Russia, con un investimento di oltre 1 milione di euro nei primi due anni di promozione. Il vino tipico della zona sud-occidentale della Sardegna, prodotto da antiche vigne che raggiungono anche 150 anni di età, fattura attualmente 9 milioni di euro di cui il 30% all'estero.

Domenica, 14 Dicembre 2014 08:23

Olio di Oliva, sempre più in alto.


Olio di oliva: non si arresta corsa ai rincari

Roma -  Ancora prezzi alle stelle per l'olio di oliva italiano. Dopo avere dato qualche segnale di assestamento al ribasso a partire da metà novembre, l'ultima settimana del mese chiude con una nuova spinta al rialzo per i vergini, gli extra vergini e lampanti.

Più nel dettaglio, secondo le rilevazioni Ismea dei prezzi franco frantoio, l'olio extravergine di oliva ha raggiunto mediamente, tra il 23 e il 30 novembre, gli 5,85 €/Kg, spuntando un ulteriore 2% rispetto alla scorsa settimana e posizionandosi su un prezzo di oltre il doppio rispetto all'anno scorso (+104%). Una netta ripresa delle quotazioni dell'extra si è registrata soprattutto nelle piazze calabresi e pugliesi - ad eccezione di Reggio Calabria e Foggia - e negli areali produttivi di Pescara e Salerno. A Viterbo, dove l'extra vergine è quotato 10€/Kg, non ci sono state invece variazioni negli ultimi sette giorni.

In aumento, entrambi di un punto percentuale, anche il vergine ed il lampante che vengono quotati rispettivamente a 3,56 €/Kg e 2,24 €/Kg.
Tra le denominazioni si registra un aumento del 18% per la Dop Terre di Bari e leggeri rialzi per le Dop Cilento, Colline Salernitane, Riviera Ligure e Garda.
(Fonte Ismea 5 dicembre 2014)

Sisma, imprese agricole: spostato al 28 febbraio termine per contributi per la ricostruzione

Bologna – E' stata spostata al 28 febbraio 2015 la scadenza per la presentazione delle domande per gli aiuti economici per la ricostruzione delle aziende agricole danneggiate dal sisma del 2012.

Il termine per la richiesta di contributo, precedentemente fissato al prossimo 31 dicembre, è stato posticipato con l'ordinanza n. 81 firmata dal commissario delegato alla ricostruzione Alfredo Bertelli, al fine di consentire la conclusione dell'istruttoria da parte della Commissione europea sulla richiesta di modifica del regime di aiuto di Stato alle imprese agricole per allinearne le condizioni di accesso per la ricostruzione ed in particolare i termini di pagamento a quelli delle altre imprese non agricole.

Regione Emilia Romagna - Bologna 5 dicembre 2014

Domenica, 14 Dicembre 2014 09:58

Il latte, nuova frontiera per Coca-Cola

"Fairlife" è il nome del nuovo latte, supertecnologico, col quale il colosso statunitense aggredirà il mercato a stelle e strisce.

di LGC Parma, 09 dicembre 2014 -

Il latte "premium" di Coca - Cola si chiama Fairlife e, a detta dell'azienda di Atlanta, contiene il 50% di proteine e di calcio in più degli altri latti in commercio.
Probabilmente una risposta alla crisi ha colpito anche la Coca - Cola che negli ultimi 9 anni ha subito una costante riduzione di vendite. Il 2013 ha registrato un calo del 2% e i dati del 2014 non sembrano discostarsi dai precedenti esercizi.

Non un latte qualsiasi ma è intenzione della multinazionale di imporsi con nuovo prodotto destinato al consumo di "benessere e salute". Prodotto a base di latte quindi arricchito di vari componenti come proteine e calcio in dose maggiore del latte normale ma con metà quantità di zucchero e privo di lattosio.
E come testimonial le Milky Pin-Ups.

"Sapevamo che il nostro fairlife™ - dicono dal quartier generale di Atlanta - sarebbe stato un punto di svolta nella categoria latte e abbiamo creduto che il nostro latte unico meritasse una campagna di marketing altrettanto unica. Ecco perché il lavoro del fotografo londinese Jaroslav Wieczorkiewicz ha attirato la nostra attenzione. La sua collezione Pin-Ups Milky trasforma latte reale in alta moda per ricreare il classico pin-up di artisti americani come Gil Elvgren (1914-1980) "

Attendiamo quindi i riscontri da parte del mercato statunitense dove il consumo procapite di latte è in diminuzione mentre stanno registrando incrementi di consumi i prodotti arricchiti.

Fairlife il latte premium di Coca - Cola

Domenica, 14 Dicembre 2014 08:49

Barilla compra italiano.

Accordo di filiera per la pasta Barilla. 120 mila tonnellate di grano duro made in Emilia-Romagna (+30%). Rabboni: è il simbolo di un'agricoltura moderna e la strada per contrastare volatilità dei prezzi e crisi di mercato

di Virgilio - Parma, 08 dicembre 2014 –

La leadership di una impresa si misura dalle quote di mercato ma non solo. Sempre più, anzi, la capacità di relazionarsi sul territorio nativo diviene fattore di apprezzamento da parte del consumatore.
Barilla su questo aspetto ha sempre centrato la propria politica d'impresa, quando era una azienda familiare e anche oggi che è una multinazionale.
Molte grandi imprese italiane, e la prossima potrebbe essere la "Ferrari" hanno scelto di "espatriare" per godere, molto probabilmente di vantaggi fiscali è di minori costi industriali, mentre Barilla persegue la strada del rafforzamento della filiera italiana del grano duro.
Un progetto avviato quando la crisi ancora non era manifesta che fa onore alla dirigenza del gruppo parmense e a tutto il settore agroindustriale emiliano romagnolo.
Una scelta consapevole, condivisa e progettata, evidentemente non solo sulla carta, avendo la stessa Barilla costruito il Mulino più grande del mondo proprio in terra emiliana e non in ameni siti extraeuropei.

Dal seme alla tavola, una filiera tutta emiliano-romagnola per la pasta Barilla.
E' stato firmato a Bologna, lo scorso 3 dicembre, il nuovo accordo quadro, valido per la campagna cerealicola 2014-2015, per fornire al Gruppo di Parma, leader nel mondo per la produzione di pasta, 120 mila tonnellate di grano duro di alta qualità che andranno ad alimentare il mulino più grande d'Europa, realizzato dalla Barilla in provincia di Parma. La superficie agricola interessata sarà di circa 20 mila ettari. Rispetto agli scorsi anni l'aumento supera il 30%.

"Questo accordo , giunto ormai al nono anno di applicazione, è un esempio da promuovere anche in altri comparti – ha detto l'assessore regionale all'agricoltura Tiberio Rabboni – il simbolo di come deve essere un'agricoltura moderna: capace di programmare le produzioni, fare accordi con l'industria, investire in innovazione. Solo così è possibile contrastare volatilità dei prezzi e crisi di mercato". L'intesa, promossa dall'Assessorato regionale all'Agricoltura, coinvolge oltre al Gruppo Barilla, la Società Produttori Sementi di Bologna, le organizzazioni dei produttori OP Cereali, OP Grandi Colture Italiane, OP Capa Ferrara e CerealCap.

"Le aspettative dei consumatori nei confronti di un'azienda di marca oggi sono altissime sia sotto il profilo della qualità e che della distintività del prodotto – ha sottolineato per Barilla Luigi Ganazzoli - Questo accordo si è rivelato strategico per crescere anche in questa direzione". La pasta, prodotto simbolo del made in Italy, sta riscuotendo un successo crescente sui mercati mondiali, con un export che si aggira sui 2,2 miliardi di euro e una domanda in crescita. Purtroppo la produzione italiana di frumento duro è deficitaria e il prodotto viene importato in gran parte dal Canada, principale produttore mondiale insieme all'Italia. Questa situazione determina forti tensioni sui mercati globali e una forte volatilità dei prezzi. Anche per questo va sostenuta questa coltura che sempre più si sta rivelando un asset importante dell'agroalimentare italiano.

Emilia-Romagna sempre più polo d'eccellenza del grano duro
 

Il progetto, che rappresenta un modello di organizzazione della filiera - dalla coltivazione alla trasformazione in pasta - ha permesso di creare in regione un bacino produttivo di eccellenza, competitivo rispetto ai grani di alta qualità di importazione e di offrire alle aziende agricole uno sbocco produttivo economicamente e tecnicamente valido. Grazie a questo progetto Barilla può contare su varietà appositamente selezionate particolarmente adatte all'industria pastaria, per ottenere un prodotto di alta qualità; gli agricoltori possono programmare la produzione e avvalersi di un prezzo di vendita vantaggioso (in base alla Borsa merci di Bologna o fisso fino a una quota del 30%) che include anche specifiche premialità legate alla qualità (qualità prodotto, adesione al disciplinare di produzione, assistenza tecnica prestata, durata e modalità di stoccaggio). Tra i punti qualificanti vi è anche l'impegno dei contraenti a rispettare uno specifico disciplinare tecnico per una produzione altamente sostenibile da un punto di vista ambientale (riduzione delle emissioni di carbonio, dell'uso dell'acqua, razionalizzazione delle concimazioni e dell'impiego di prodotti fitosanitari ecc.).

Le novità dell'accordo 2014-2015 


L'Accordo 2014-2015 prevede l'incremento del prezzo garantito a 270 euro/t a cui si aggiunge il premio proteine (il contenuto in proteine e glutine è fondamentale per la qualità della pasta). Viene anche esteso a tutta la superficie il premio legato alla possibilità di avvalersi di un apposito sistema informatico (granoduro.net), che supporta i produttori nell'individuazione delle scelte tecniche per ottenere un prodotto di alta qualità, ma anche pienamente sostenibile da un punto di vista ambientale.
Nel dettaglio, il contratto quadro si articola in singoli accordi firmati dal Gruppo Barilla e dai fornitori. A loro volta questi ultimi – OP Cereali, OP Grandi Colture Italiane, Capa Ferrara OP e CerealCap – stipulano con i singoli agricoltori soci gli impegni di coltivazione, con le specifiche tecniche e le opzioni di valorizzazione del grano duro.
Società Produttori Sementi S.p.A. selezionatrice e costitutrice delle principali varietà identificate dal disciplinare, sviluppate con un'attività di ricerca e sperimentazione in parte sostenuta anche dalla Regione, fornisce il seme necessario alla maggior parte delle coltivazioni.

Mercoledì, 10 Dicembre 2014 08:27

Lattiero caseario. All’insegna della stabilità

Nessuna variazione di rilievo rispetto la precedente settimana di quotazioni. Unica variazione di listino l'ha registrata la crema a uso alimentare quotata a Milano che cresce di 2 centesimi. Verona chiusa per la festività dell'Immacolata.

Di Virgilio, Parma 10 dicembre 2014

LATTE SPOT Non quotato. Nessun aggiornamento da segnalare sul fronte del latte spot causa la chiusura della borsa veronese dovuta alla festività dell'Immacolata. Tra 38,15 e 39,18€/100 litri di latte sono le quotazioni, minima e massima, registrate alla borsa di Verona la scorsa settimana  relativamente al Latte Crudo Spot Nazionale. Il latte intero pastorizzato di provenienza estera era stato quotato, ancora una volta, all'interno della forbice compresa tra 36,60 e 37,63/100 litri di latte. Con la chiusura di novembre la perdita del valore medio, rispetto al medesimo mese dell'anno precedente si è attestata a -25,93% per il latte nazionale e del 27,09% per il latte di provenienza estera. -10,71% e -14,41% è la perdita del valore medio del prodotto prendendo a riferimento l'intero periodo di contrattazione.

BURRO E PANNA Leggera ripresa per la crema a uso alimentare che alla borsa milanese guadagna l'1,22% portando la quotazione a 1,66€/kg. equivalente a un incremento di 2 centesimi. Invariati invece i listini del burro. Nello specifico quindi il burro CEE si è confermato a 2,85 €/kg, a 3,05 il burro da centrifuga, a 2,10 il pastorizzato e infine a 1,90€/kg il burro zangolato da creme fresche. Il Burro zangolato quotato sulla piazza di Parma ha replicato il listino dell'ottava precedente fissando il prezzo a 1,50€/kg.

GRANA PADANO Ancora una volta la borsa mantovana conferma i listini precedenti sia per il 10 e sia per il 14-16 mesi di stagionatura. 6,35-6,60€/kg. e 7,05 - 7,30€/kg. i rispettivi valori quotati nella settimana 49.
Analogamente la borsa milanese ha confermato i prezzi anche per questa settimana di rilevamenti e specificamente 6,35 e 6,45€/kg sono le quotazioni minimo e massimo del 9 mesi di stagionatura e tra 7,00 e 7,65€/kg. è il la forbice tra la valorizzazione minima e massima del 15 mesi d'invecchiamento.

PARMIGIANO REGGIANO Nella stasi generalizzata dei prodotti lattiero caseari ne guadagna anche il Parmigiano Reggiano confermando i prezzi della precedente seduta di borsa. I rilevamenti registrati alla borsa comprensoriale di Parma hanno replicato i prezzi della 48esima ottava e nel specifico: 7,25 - 7,65€/kg. e 8,65 - 9,0€/kg i prezzi del 12 e del 24 mesi rispettivamente.

 

Cibus Agenzia Stampa Agroalimentare: SOMMARIO Anno 13 - n° 49 07 dicembre 14

SOMMARIO Anno 13 - n° 49 07 dicembre14

SOMMARIO (allegato in formato pdf scaricabile)

1.1 editoriale Anaffettivi! Attenzione ai corsi e ricorsi storici. 1915 - 2015
2.1 cibo e mafia Cibo illegale: a lezione da Don Ciotti e Rodotà
4.1 Lattiero caseario Niente di nuovo sul fronte dei lattiero caseari
5.1 export Bene l'export di formaggi. Freschi soprattutto.
5.2 tecnologie Olio di Oliva, l'innovazione tecnologica è made in Italy
5.3 credito Accesso al credito, microimprese ancora penalizzate.
6.1 wine2wine Wine2wine: Il futuro del vino è la "copetition". Cooperation & Competition.
6.2 Expo2015 Wine2wine: Cina, istruzioni per l'uso per superare l gap mercato.
6.3 mercati EXPO 2105. Attesi 1,5 milioni di visitatori cinesi
7.1 Expo2015 Canada, l'Ambasciata. annuncia eliminazione dei dazi sul vino
7.2 pomodoro OI Pomodoro, dal concentrato alla polpa e al passato
8.1 turismo e digitale Promozione turistica. Sempre più digitale per gli italiani.

Cibus 49 COP

Domenica, 07 Dicembre 2014 11:30

Bene l'export di formaggi. Freschi soprattutto.


Continua a marciare di buon passo l'export di formaggi e latticini italiani nei primi 8 mesi dell'anno. A trainare sono i formaggi Freschi.


Secondo le elaborazioni dell'Ismea, gli invii all'estero sono aumentati del 6,4% in valore e del 4,2% in volume, nonostante la battuta d'arresto registrata nel mese di agosto, in concomitanza con l'inasprirsi della crisi in Ucraina e la chiusura delle frontiere verso alcune produzioni agroalimentari comunitarie tra cui anche i formaggi.

Le spedizioni verso la Russia sono infatti crollate, nel primo mese di embargo, dell'85% rispetto ad agosto di un anno fa, intaccando il trend di uno dei mercati di sbocco più promettenti per il made in Italy lattiero caseario (+33% l'incremento del fatturato realizzato a Mosca nel 2013).
Relativamente alle altre destinazioni la Francia si conferma il primo mercato di destinazione del Made in Italy caseario, con le spedizioni in aumento del 6,6% in valore e del 5,4% in volume. A seguire la Germania (+5,3% in valore e +5,8% in volume), il Regno Unito (+5,8% in valore e +1,7% in volume) e gli Stati Uniti (+2,0% in valore nonostante il -3,3% in volume).

A trainare l'export sono stati soprattutto i formaggi freschi (+9,2% in valore e +4,0% in volume), il Gorgonzola (+8,4% in valore e +2,7% in volume) e il Pecorino (+12,1% in valore nonostante il -0,9% in volume). Per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano i volumi esportati sono cresciuti del 9,2%, ma a fronte di prezzi medi in significativa flessione (-5,5%). In aumento anche le vendite all'estero di formaggi grattugiati, sia in valore (+9,8%) sia in volume (+10,1%).
(Fonte Ismea servizi 26 novembre 2014)

Neve carbonica e microonde: tecnologie italiane innovative per l'estrazione dell'olio d'oliva.

Verona, - L'Italia è sempre un passo avanti in tema di estrazione olearia. Le aziende che producono i macchinari con cui si ricava l'olio in tutto il mondo hanno infatti sede nel nostro Paese. È da qui che vengono le idee più innovative e originali che potrebbero cambiare il modo per molire le olive.

Estrarre l'extra vergine di oliva grazie all'utilizzo della "neve carbonica", cioè dell'anidride carbonica allo stato solido, è l'ultima idea alla base del brevetto dei ricercatori del Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari Agro-ambientali dell'Università di Pisa. Il nuovo sistema di estrazione permette, tra l'altro, di ottenere una migliore qualità nutrizionale, col 6% di vitamina E in più rispetto a un olio estratto secondo il metodo tradizionale. Inoltre, con questa tecnica l'extra vergine sarà anche più resistente ai processi ossidativi e migliora anche l'efficienza del sistema frantoio, con una resa maggiorata del 9% rispetto ai sistemi ordinari.

Ricerca della massima efficienza, senza intaccare le qualità del prodotto, anche per l'Università di Foggia che invece si è concentrata sulle microonde (onde elettromagnetiche non ionizzanti con una frequenza da 300 MHz a 300 GHz). Le microonde sono una tecnologia applicata in molti processi alimentari che consente di ridurre i tempi di lavorazione. Infatti oggi per scaldare la pasta d'olive, processo necessario per poterla poi estrarre attraverso le centrifughe, è necessario tenerla nelle gramole per tempi compresi tra i 30 e i 45 minuti. Uno spreco di tempo che invece può essere ottimizzato attraverso il nuovo processo che consente di ridurre i tempi di gramolazione della metà, fino anche a soli 5 minuti, a tutto vantaggio dell'efficienza e dell'economicità del processo estrattivo.

VeronaFiere, 26/11/2014

Zonin. l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino.


Verona, 3 dicembre 2014 – «La svolta per il futuro del settore vino italiano si chiama coopetition. Cooperazione e competizione, infatti, sono oggi le chiavi strategiche per superare i due punti critici del nostro sistema produttivo e di promozione: frammentazione e dispersione».

A dirlo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, in apertura di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il primo business forum sul vino nato dal know how di Vinitaly, che pone al centro della due giorni di lavoro dedicata agli operatori, l'informazione, il business e il networking.

Un settore, quello del vino, tra i più dinamici dell'economia italiana che accanto ai dati record dell'export (il 2014 si chiuderà con oltre 5 miliardi di euro) non nasconde le ombre derivanti anche dalla legislazione europea sui diritti di impianto che, dal 2016, saranno modificati con il sistema delle autorizzazioni.
«Negli ultimi 10 anni l'Italia ha perso 10mila ettari di vigneto all'anno – ha detto Domenico Zonin, presidente di Italiana Vini –. E le prospettive derivanti dalla nuova regolamentazione che entrerà in vigore nel 2016, se non sarà cambiata in chiave più flessibile, ci proiettano verso una ulteriore perdita stimata in 6000ha/anno. In questa situazione – ha concluso Zonin – l'esportazione, Ue e soprattutto extra Ue, diventa una strada obbligata per la tenuta delle aziende italiane del vino».

Tra le priorità del settore anche quella di 'fare squadra' sui mercati internazionali. Una sfida che per il presidente di Federvini, Sandro Boscaini, «non possiamo perdere soprattutto in vista dell'Expo 2015, dove l'Italia vitivinicola, se non vuole perdere la faccia, deve presentarsi unita».

All'apertura di wine2wine hanno partecipato anche Stevie Kim e Ian D'agata, di Vinitaly International.


Ufficio Stampa Veronafiere


Non esiste una ricetta unica per conquistare la Cina e non esiste un unico profilo di consumatore. Servono scelte mirate per convincere i cinesi ad acquistare e a bere vino italiano, ancora poco presente nelle filiere dell'horeca e soprattutto nel segmento del lusso.

Verona, 3 dicembre 2014 – 

È quanto emerso dal focus sul mercato cinese nella prima giornata di wine2wine (Veronafiere, 3-4 dicembre), il business forum per gli operatori del settore firmato Vinitaly, dove sono state tracciate le 'istruzioni per l'uso' con cui accedere al Celeste Impero dove il vino italiano ha ancora molto da esprimere.
Per Yang Lu, sommelier e wine director del gruppo Shangri-La Hotels e Resorts: «La Cina è una piazza in continua evoluzione dove la parola d'ordine è targetizzare.

Il brand Italia deve puntare a posizionare le proprie etichette nelle carte dei ristoranti e degli hotel ritenute garanzia di qualità e ad oggi monopolizzate dalla Francia, che si posiziona sulla fascia medio alta della popolazione». Non a caso la Francia detiene il 46% delle importazioni cinesi in valore, mentre l'Italia (5° Paese importatore) si ferma solo al 7% a pari merito con la Spagna, superata anche da Australia (15%) e Cile (11%).
Tra le aree di criticità del vino italiano in Cina, individuate da Yang Lu, anche quella degli «importatori, che devono essere in grado di portare in Cina non solo i grandi produttori vitivinicoli ma anche le altre eccellenze enologiche per tentare di appassionare un mercato potenziale da 3 miliardi di euro in totale».
Negli ultimi anni la Cina ha fatto un balzo in avanti sul fronte produttivo. Infatti, secondo quanto riportato a wine2wine da Judy Chan, presidente di Grace Vineyard, la prima cantina a conduzione familiare in Cina fondata nel 1997 e oggi considerata come uno dei migliori produttori di vino cinese «attualmente si contano 10 regioni a vocazione vinicola con circa mille vigne contro le 21 censite alla fine degli anni '90. Il maggiore produttore cinese realizza circa 150 milioni di bottiglie, ma il mercato è talmente vasto e complesso, anche dal punto di vista produttivo, che prospetta margini di crescita anche per i produttori locali».
(Fonte Ismea su dati Gta 2013).
Ufficio Stampa Veronafiere

Export. Ministro Martina, il settore vitivinicolo si presenti unito per raccontare la sua storia

Verona, 3 dicembre 2014 – «L'Expo esige che il settore del vino si presenti unito per raccontare le sue eccellenze. Si tratta di una grande sfida per la filiera vitivinicola e anche per Vinitaly che dovrà mantenere alto il livello di attenzione per 6 mesi». Così il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, intervenendo alla sessione conclusiva del primo giorno di wine2wine, il primo forum sul business del vino organizzato da Veronafiere e Vinitaly.

L'esposizione universale di Milano sarà una grande sfida per il made in italy e il vino italiano sarà un driver importante di riflessione e di rilancio anche in chiave economica. Per Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, «Expo 2015 dovrà essere l'occasione per l'Italia di raccontare e imprimere la sua bella storia fatta di imprese, territori e prodotti capaci di lasciare il segno, così come avvenne nell'edizione di Parigi del 1855 con l'introduzione della prima classificazione dei Cru». Tra i punti di forza del padiglione del vino quello della sua comunicabilità, soprattutto verso i 3 milioni di visitatori stranieri attesi a Milano, di cui 1,5 milioni arriveranno dalla Cina.

«Ad oggi sono già stati venduti 300mila biglietti e sono stati concessi oltre 600mila visti per l'Italia». È questo lo stato dell'arte della Cina sull'Expo di Milano secondo Richard Wei, dirigente del Segretariato generale del Shanghai Post-Expo. «In occasione di Expo – ha proseguito il delegato cinese impegnato nel team di lavoro del governo di Shanghai per la partecipazione a Expo 2015 – abbiamo intenzione di istituire il 'China-Italia fashion and industry development fund', un fondo da circa 125 milioni di euro per promuovere una piattaforma di scambi sui settori del made in Italy, tra cui il vino, l'olio e la moda».

Ufficio Stampa Veronafiere


Vino. Kamarianakis (Ambasciata Canada in Italia): entro 18-24 mesi eliminati i dazi sul vino grazie all'entrata in vigore CETA, accordo di libero scambio UE-Canada.

Verona, 4 dicembre 2014 – Si accorciano i tempi dell'azzeramento dei dazi doganali applicati alle importazioni di vino in Canada previsto dal 'CETA', l'accordo di libero scambio tra UE e il Paese nord americano, avviato nel 2008.

L'annuncio è stato dato oggi da Emmanuel Kamarianakis, Consigliere del Ministro agli affari commerciali presso l'Ambasciata del Canada a Roma, in apertura della seconda e ultima giornata di wine2wine, il primo business forum del settore organizzato da Veronafiere-Vinitaly.

«Entro 18-24 mesi – ha esordito Kamarianakis – sarà operativa la parte dell'accordo che prevede l'eliminazione dei dazi per il 98% dei flussi commerciali, tra cui il vino; il restante 2% invece rimarrà per i prodotti agricoli». Tra gli obiettivi dell'entrata in vigore del CETA anche la semplificazione delle procedure doganali; la trasparenza dei flussi commerciali e lo snellimento degli ostacoli tariffari. «Da questo accordo – ha proseguito Emmanuel Kamarianakis – ci aspettiamo un aumento di 12 miliardi di dollari di scambi commerciali provenienti tra l'Europa e il nostro Paese».

Il consumo del vino in Canada continua a crescere. Nel 2013, i canadesi hanno bevuto 220 milioni di bottiglie di vino l'anno, con un consumo pro capite di 17,4 litri (pari a 234 dollari). Le importazioni (oltre 370 milioni di litri) rappresentano il 70% del vino in circolazione con 1,97 miliardi di dollari di fatturato e una crescita del 4,3 per cento.

L'Italia, con 70 milioni di litri circa, è il primo Paese importatore per volume e secondo (con gli Usa) per valore, circa 400 milioni di dollari, sorpassato dalla Francia che, secondo Emmanuel Kamarianakis, «arriva sul mercato canadese con più dinamicità e con proposte più attraenti che fanno aggiudicare alle etichette francesi un miglior posizionamento. Occorre che l'Italia si organizzi meglio, facendo più gioco di squadra».
Ufficio Stampa Veronafiere

Domenica 7 dicembre il caseificio S. Maria di Cinghianello, aderente a Confcooperative Modena, inaugura i nuovi locali -

Modena, 5 dicembre 2014 -

È rimasto l'ultimo caseificio attivo a Polinago (in passato ce n'erano otto) e, nonostante la crisi dei prezzi alla produzione del Parmigiano Reggiano, investe e si amplia. Il caseificio S. Maria di Cinghianello, aderente a Confcooperative Modena, inaugura i nuovi locali con una festa in programma dopodomani – domenica 7 dicembre. L'appuntamento è alle 11 per la celebrazione della messa, seguita dall'inaugurazione delle nuove strutture per la produzione e la vendita.

Intervengono il presidente della cooperativa Arnaldo Tollari, quello di Confcooperative Modena Gaetano De Vinco, il presidente della sezione modenese del Consorzio Parmigiano Reggiano Aldemiro Bertolini, il sindaco di Polinago Giandomenico Tomei, il presidente dell'Unione dei Comuni del Frignano Romano Canovi, l'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni, i consiglieri regionali Luciana Serri e Giuseppe Boschini. Ai partecipanti sarà offerto un buffet con prodotti tipici locali.

Costituito nel 1965, il caseificio S. Maria di Cinghianello ha incorporato nel 2007 il S. Urbano di Brandola di Polinago. I soci sono dieci allevatori che conferiscono quasi 31 mila quintali di latte annui, trasformati in burro, ricotta, ma soprattutto Parmigiano Reggiano: l'anno scorso sono state prodotte 5.800 forme. Il caseificio ha investito complessivamente 700 mila euro (finanziati in parte con i contributi del Piano regionale di sviluppo rurale). Il grosso (450 mila euro) è servito per ampliare e ristrutturare le sale di lavorazione latte e affioramento, apportando nuove tecnologie e abbattendo i dislivelli tra i locali per offrire maggiore sicurezza ai lavoratori.

«L'introduzione di innovazioni tecnologiche nei processi di lavorazione consentirà di migliorare la qualità delle produzioni, contenere i costi e valorizzare il prodotto – afferma il presidente della cooperativa Arnaldo Tollari – Ne beneficeranno i soci conferenti, perché vedranno il loro prodotto maggiormente remunerato, con positivi riflessi sull'economia agricola della zona». Il nuovo punto vendita, invece, consentirà al caseificio di aumentare la quota di prodotto collocata sul mercato al dettaglio. «Questo sarà un vantaggio sia per i soci della cooperativa, che potranno spuntare un prezzo maggiore, - continua Tollari – che per i consumatori, i quali potranno acquistare un prodotto di qualità a un prezzo inferiore rispetto ad altri canali di vendita, avendo eliminato tutti gli intermediari. L'offerta del negozio – conclude il presidente del caseificio S. Maria - comprende altri prodotti agroalimentari della zona in modo da fornire una gamma completa». Progettazione, direzione lavori e gestione finanziamenti delle opere effettuate dal caseificio sono state fornite dalla cooperativa Italprogetti di Modena.

(Fonte: ufficio stampa Confcooperative Modena)

Venerdì, 05 Dicembre 2014 10:23

Ormai si tassano anche le frane...

Assemblea della CIA a Castelnovo né Monti approva documento sull'IMU per i terreni montani - Si è discusso anche di PSR e Parmigiano-Reggiano -

Reggio Emilia, 5 dicembre 2014 -

Una tassa anche per i terreni franati? C'è stato anche spazio per un po' d'ironia nell'assemblea della Cia montana, dove accanto al nuovo Piano di sviluppo rurale della Regione, si è parlato di Parmigiano-Reggiano e di nuove norme IMU che ora va pagata anche sui terreni montani, salvo quelli detenuti da agricoltori professionali nei soli comuni oltre i 600 metri d'altitudine, temi che hanno catturato l'attenzione della folta platea di agricoltori, in particolare appartenenti ad aziende giovani.

Sul tema dell'IMU che dovrà essere pagata per i terreni ricadenti in montagna nei comuni al di sotto dei 600 metri, è stato approvato un documento - ordine del giorno per autorità e parlamentari, che riprende quanto già espresso nei giorni scorsi da Agrinsieme: solo 14 giorni per applicare una norma del tutto nuova, con pagamento in unica soluzione, contro le due rate concesse in genere per la stessa imposta; quindi una palese violazione del principio sancito nello "Statuto del contribuente" che vieta di prevedere adempimenti a carico dei contribuenti prima di 60 giorni dalla entrata in vigore di provvedimenti di attuazione di nuove leggi, e del principio costituzionale di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Nell'assemblea CIA sono stati affrontati anche i temi delle misure previste dalla nuova PAC 2014/2020 e dal Piano di sviluppo rurale della Regione Emilia-Romagna, attualmente sotto esame da parte dell'Unione europea, piano che interessa tutte le aziende agricole del comprensorio montano.
I piani produttivi del Parmigiano-Reggiano hanno animato la discussione, anche rispetto alla grave crisi del comparto che sta falcidiando il reddito dei produttori, in particolare della montagna, dove si sta verificando un vistoso calo delle aziende presenti, cosa che si ripercuoterà anche sull'assetto del territorio e sulla sua tenuta.

(Fonte: Uff. stampa Cia di Reggio Emilia)

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