Domenica, 06 Agosto 2023 07:23

Alfred Adler e i fiori del male In evidenza

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Di Ambrogio Giordano 5 agosto 2023 -Prima di scrivere questa breve nota ho cercato una immagine iconica che rappresentasse simbolicamente il senso comune a tutte le componenti di questo mio scritto e mi è venuta in mente l’immagine di una rosa rossa.

La rosa ha rappresentato nei secoli il fiore vessillo del bene e del male, ed il suo accostamento con la croce racchiude il senso che ha essa nel complesso e vasto universo della cristianità e della sua influenza sociale evolutasi nei secoli.

Sono immagini dei fatti contrastanti quelle che vorrei imbrigliare nei contenuti semantici comuni di questo elaborato riferendomi subito ai temi affrontati da Baudelaire nella sua opera “I fiori del male” ed in particolare la relazione esistente tra il male e la deriva sociale.

Gli stessi temi che sono anche oggi alla base del paradossale conflitto dell’individuo contemporaneo  verso la realtà che lo circonda. Necessita un modello interpretativo che sia una chiave di lettura epistemologica all’agire umano e che inoltre disveli i paradossi della comunicazione artata e spieghi con forza e semplicità che il mondo funziona solo per forme logiche ed i concetti di amore, morte e religiosità ad esso appartengono in modo imprescindibile.

Mi rifaccio, non a caso, ad Alfred Adler che nella teoresi della psicologia individuale comparata, pone in evidenza che l’individualità soggettiva rappresenta una monade indivisibile che correla gli specifici ed unici aspetti somatici, psichici e sociali dell’essere, il tutto orientato ad un modello interpretativo che vede nel confronto con l’altro da sé, il delinearsi della dimensione socio-culturale collettiva dell’uomo in quanto soggetto attivo che interagisce con gli altri e con l’ambiente che lo circonda.

Le radici filosofiche della psicologia individuale adleriana attingono a Leibnitz per il concetto monadico di spirito e di individualità indivisibile, mentre è da Kant che attinge  il modello pragmatico antropologico della conoscenza umana e quello comportamentale etico-pratico.

Ma Adler fa anche riferimento all’evoluzionismo di Darwin ed alla volontà di potenza di Nietzsche, arrivando all’approccio analitico della struttura della filosofia della scienza pensato da Karl Popper.

La  psicologia individuale comparata si evolve e struttura nella metapsicologia adleriana, all’interno della quale la vita psichica dell’uomo è scandita da eventi rispondenti a veri e propri assiomi che conducono ad un processo evolutivo di perenne ricerca del senso dell’individuo, la cui unità è comunque sempre caratterizzata dai tre aspetti individuali inscindibili: biologico, psicologico e sociale.

Tale modello interpretativo sfocia nella ricerca e comprensione dell’altro da sé, trasformandosi in una psicologia del sé in relazione con l’altro da sé.

Nella psicologia individuale l’inconscio viene presentato con i suoi meccanismi capaci di includere anche la concezione simbolica assurgendo così  a ruolo di indistinto piano oscuro di ciò che noi non conosciamo di noi stessi.

Conscio ed inconscio non rappresentano più elementi psichici antagonisti dell’individuo.

Ed è proprio la non conoscenza del nostro profondo che determina “lo stile di vita” perpetuato inconsciamente. In contrapposizione il conscio deriva da una elaborazione intrapsichica delle interrelazioni sociali, che hanno modificato il modello paradigmatico di fondo esistente nell’individuo, generando così un artefatto della mente socialmente mediato tra natura e cultura.

Gli individui che in età infantile hanno avuto deficit esperienziali inerenti il corretto evolversi dei processi psico-sociali, senza un equilibrio tra sentimento di appartenenza sociale e la paradigmatica tendenza alla supremazia, saranno soggetti alle problematiche peculiari di  veri e propri disturbi comportamentali, giungendo fino alla crisi di autostima, per la quale pur di sostenere l’immagine idealizzata del sé, l’individuo dovrà generare comportamenti, azioni ed affermazioni compensative, anche se false, pur di sminuire o negare la realtà esistente e conseguentemente attenuare l’insopportabile  senso di sconfitta esistenziale.

Questa è una possibile chiave di lettura dell’approccio individuale all’agire sociale contemporaneo, in condizioni di anomia sociale.

La chiave interpretativa dell’uomo adleriano, differenziato ma inscindibile, afferma il sussistere sussiste una rete intrapsichica, la cui dinamica evolutiva è sottesa al controllo ed alla crescita dei tre compiti esistenziali dell’individuo: amore, lavoro e società.

Tutti coloro che nella loro infanzia non hanno interiorizzato attraverso l’interazione sociale una soluzione alle proprie esperienze e sensazioni di inadeguatezza, relazionate in modo conflittuale, all’inconscia volontà di potenza, si sentiranno sicuramente inadeguati ad adempiere con successo ai propri compiti esistenziali sul palcoscenico mutevole che è la realtà, la quale rappresenta la vita.

Ne deriva che il malessere del vivere andrà a delineare una “sensazione triste e cupa di paura del fallimento”, che inciderà negativamente nella concezione sociale  del sé ideale, che richiede dogmaticamente il successo individuale come fine ultimo.

Qual è il risultato? I soggetti costruiranno una soluzione psichica compensativa  all’angoscia del vivere, mascherando o negando le evidenti sconfitte, cercando di modificare con parole vuote e false una realtà evidente e ciò con una reazione paradossale alla realtà palesatasi,, la cui intensità grottescamente simulatrice e fantasiosa, sarà correlata alla volontà fobica di allontanare il dolore e l’umiliazione della sconfitta.

Se riflettiamo oggi le parole vengono usate per descrivere una realtà che non esiste, una rappresentazione di sé e degli altri totalmente inesatta nonché palesemente illogica e falsa.

Si aprono così le porte al dolore del vivere, il cui alito triste e disperato è provocato dalle spine della rosa che meglio rappresenta simbolicamente tutti i fiori del bene e del male da cui trae vita in quella complessa  danza che è il divenire della vita.

          

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ambrogio.jpeg "Ambrogio Giordano, è nato a Foggia il 05/09/1961 ed è attualmente Amministratore Unico di AMIU Spa - città di Trani (BT). Oltre a svolgere attività professionali in tutta Italia è stato per molti anni Dirigente Tecnico di AMIU Puglia Spa. È laureato in Ingegneria Civile, Ingegneria Ambientale, Sociologia, Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale ed ha conseguito un Master universitario di II Livello in Scienze Criminologiche. È Presidente nazionale della Fraternità Ortodossa, nominato in tale ruolo da Sua Beatitudine Mons. Filippo Ortenzi, Metropolita della Chiesa Ortodossa Italiana, di cui è stretto collaboratore rivestendo ulteriori ruoli all’interno della compagine ecclesiastica. Da anni si occupa di problematiche legate all’ambiente, nonché di temi sociali legati al mondo del lavoro, alle disabilità ed ai fenomeni di devianza sociale. Collabora con numerose Organizzazioni, Enti ed Associazioni con finalità sociali e culturali. Attualmente è presidente del comitato tecnico scientifico dell’Associazione Rinascita e Rose. Ha collaborato alla stesura di numerosi testi organizzando e presiedendo convegni inerenti tematiche legate alla filosofia e alla logica e tematiche socio-economiche. Tra i suoi interessi la filosofia, i modelli matematici, la logica e le scienze sociali. Molti dei suoi scritti sono rintracciabili su numerosi blog e sui social network".                 

 

(Nel riquadro  Ambrogio Giordano)