Un libro illustrato che vi farà venire la voglia di fare subito la valigia e partire con i vostri figli. Grazie a questo libro pop-up bello e originale i bambini posso iniziare ad osservare il mondo con curiosità e lasciarsi incuriosire da ciò che li circonda.
Di Susanna Voliani
Un libro pop-up bello e originale come questo, scritto in Spagna da Meritxell Marti ed illustrato da Xavier Salomò (Edizioni Gallucci), non può che far nascere dentro una irrefrenabile voglia di prendere un aereo.
"Mamma, papà, ci andiamo?" sarà la domanda che dovrete aspettarvi alla fine della lettura. Un libro gioiello a tre dimensioni che sarà capace di lasciare senza fiato i vostri figli: dieci pagine di magia e stupore, dieci città per mostrare le meraviglie della terra create dall'uomo, dieci spettacolari monumenti da conoscere a Parigi, Roma, New York, Sydney, Londra, Siviglia, Berlino, Il Cairo, Kyoto, Rio e persino nella misteriosissima Atlantide.
La Tour Eiffel, il Colosseo, i grattacieli: un'occasione per iniziare ad osservare il mondo con curiosità, leggendo le brevi frasi in rima dedicate a ciascuna città.
Vi toccherà partire, vi avevo avvisati...
Dai 4 anni.
La più conosciuta tra le tribute band dei Queen porta in scena "Forever Queen", vero e proprio concerto in cui la musica è protagonista indiscussa. Ad affiancare Queenmania le grandi doti canore di Katia Ricciarelli. Questa sera spazio a "Pink Floyd History" e domani a "The Best Beatles Experience".
Di Pietro Razzini
Parma, 18 febbraio 2016
"Barcelona": sono bastate le prime note per far vibrare il Teatro della Luna ad Assago. La canzone, esaltata dalla voce di Freddy Mercury, ha trovato un'eredità di valore nell'ugola di Katia Ricciarelli, sul palco con la più conosciuta tra le tribute band dell'immortale gruppo inglese: Queenmania porta in scena "Forever Queen", vero e proprio concerto in cui la musica è protagonista indiscussa. L'appuntamento è stato ghiotto ma si è trattato solo dell'antipasto di un menù offerto dal teatro poco distante dal Forum di Assago: questa sera, infatti, spazio a "Pink Floyd History" e domani a "The Best Beatles Experience".
THE SHOW MUST GO ON - Nell'arco delle due ore e più che gli artisti offrono, c'é spazio per la maggior parte dei grandi successi che hanno costellato l'epopea dei Queen: da Bicycle Race a Who Wants to Live Forever, da Another One Bites to Dust a Bohemian Rapsody. Ma il primo acuto arriva sulle note di Crazy Little Thing Called Love: il pubblico inizia a battere le mani con ritmo incessante, caricando ulteriormente il gruppo. Finale in crescendo con i brani che gli spettatori hanno atteso impazientemente: A Kind of Magic ha aperto le danze seguito da un vigoroso We Will Rock You e dall'immortale We Are the Champions.
CAMALEONTICO FREDDY - Sonny Ensabella (voce), Tiziano Giampieri (chitarra), Andrea Ge (batteria) e Fabrizio Palermo (basso): sono loro che hanno tentato di far rivivere la magia di canzoni che si perdono nel tempo. Sonny ha giocato con l'eccentricità di Freddy Mercury cambiando più volte abito di scena, stupendo con la sua estensione e con movenze che ricordano il mito nato a Stone Town. Da applausi gli assoli dei musicisti, vero valore aggiunto dello show. E infine lei, "regina tra i Queen": Katia Ricciarelli, dopo un iniziale misunderstanding, ha trovato la propria ragion d'essere sul palco, esaltando le sue doti canore e fondendo la liricità che la contraddistingue con l'animo rock della serata.
Tornano gli appuntamenti emiliani della rassegna "Mangia come scrivi": serata "Mister Chef" venerdì 26 febbraio, alle ore 21, presso l'Antica Tenuta Santa Teresa di Parma. Protagonisti tre dei cuochi italiani più giovani, affermati e simpatici, Daniele Persegani, Leonardo Lucarelli e Marco Dossi.
Di Chiara Marando
Parma, 20 Febbraio 2016
Tornano gli appuntamenti emiliani della rassegna Mangia come scrivi, incontri d'autore che coniugano il piacere della letteratura con quello per il buon cibo.
Questa volta toccherà a dei veri e propri chef lasciare a casa pentole e coltelli, per presentarsi e mangiare insieme al pubblico che parteciperà alla serata "Mister Chef" di venerdì 26 febbraio, alle ore 21, presso l'Antica Tenuta Santa Teresa di Parma.
I protagonisti saranno tre dei cuochi italiani più giovani, affermati e simpatici, Daniele Persegani, Leonardo Lucarelli e Marco Dossi, tutti e tre pronti a firmare copie dei loro libri e a svelare, con ironia, schiettezza e gusto, i segreti del loro mestiere attraverso le presentazioni "Incrociate" che da sempre caratterizzano gli appuntamenti di "Mangia come scrivi".
Il piacentino Persegani, volto storico di Alice Tv, introdurrà l'aquilano Lucarelli e il suo nuovissimo "Carne trita – L'educazione di un cuoco" (Garzanti), romanzo autobiografico porta i lettori nel mondo anche oscuro e infinitamente affascinante delle cucine italiane.
Nel secondo "round" sarà Lucarelli a prendere la parola e presentare il social chef varesino Marco Dossi (in arte Marco Chef), autore, con Raffaella Candelli, di "Love in the kitchen" (Damster).
Infine, Dossi presenterà Persegani parlando delle sue esperienze televisive e della trilogia "Il pranzo della domenica", "A tavola in 60 minuti", "L'occasione fa lo chef" (LT Editore).
Insomma, chiacchiere, libri e cibo gourmet con il menù appositamente studiato e preparato dallo chef della Tenuta Paolo Dall'Asta per omaggiare i colleghi, attraverso ricette liberamente ispirate ai loro libri.
Come sempre, a selezionare i vini, uno diverso per ogni piatto, ci sarà Claudio Ricci de "Il Bere Alto". Per informazioni e prenotazioni: 0521 462578.
Una riflessione sul valore delle lingue: attività con le lingue del mondo, piccoli laboratori ed esposizioni per celebrare la Giornata Internazionale della Lingua Madre istituita dalla Conferenza Generale dell'Unesco. Evento gratuito presso il Centro per le Famiglie.
Piacenza, 20 febbraio 2016
Per celebrare la Giornata Internazionale della Lingua Madre istituita dalla Conferenza Generale dell'Unesco, Spazio Belleville e il Centro per le Famiglie del Comune di Piacenza organizzano per oggi, un pomeriggio dedicato alla valorizzazione delle differenze linguistiche e culturali e alla promozione del multilinguismo.
Gli eventi si svolgeranno sabato 20 febbraio presso il Centro per le Famiglie (Galleria del Sole, 42) dove dalle 15.30, si animerà la Biblioteca Vivente: una vera biblioteca, con i bibliotecari e un catalogo di titoli tra cui scegliere, dove per leggere i libri non bisognerà sfogliare le pagine ma...parlarci, perché i libri saranno persone in carne ed ossa!
Le associazioni di Spazio Belleville arricchiranno il pomeriggio con attività con le lingue del mondo, piccoli laboratori ed esposizioni.
Alle 16.30 entreranno in scena Pappa e Pero, che delizieranno i bambini con una narrazione animata liberamente ispirata a favole di terre lontane. L'evento è gratuito e inserito nel progetto "Itinerario famiglie" gestito dall'associazione Le Valigie.
Termineremo il nostro pomeriggio insieme con una merenda realizzata dalla Focacceria Artigianale Farinella.
Il 21 febbraio 1952 è una data importante per il popolo bengalese. In quel giorno molti studenti vennero uccisi nella capitale, Dhaka, mentre manifestavano per ottenere il diritto a parlare la propria lingua madre. Dal 1999, sotto il patrocinio dell'UNESCO, il 21 febbraio è diventata Giornata Internazionale della Lingua Madre, uno strumento di salvaguardia del patrimonio linguistico e culturale dell'umanità, messo oggi in pericolo dalla globalizzazione e dalle tendenze all'utilizzo di un'unica lingua con i conseguenti rischi di progressiva marginalizzazione e sparizione di numerose altre.
SPAZIO BELLEVILLE
Spazio Belleville è un servizio del Comune di Piacenza, gestito da cooperativa sociale L'Arco e Consorzio Sol.Co. Piacenza, nato il 1 aprile 2015 dalla fusione tra il centro di aggregazione giovanile Kaprasquare - lo spazio per i giovani a Quartiere Roma - e Centro Interculturale Piacenza - luogo di incontro per associazioni di diverse culture e provenienze.
Belleville è il 77° quartiere amministrativo di Parigi, da sempre punto di incontro di culture e centro di vitalità, colori e multiculturalità. Anche Piacenza ora ha il suo "Spazio Belleville": uno spazio di coesione sociale, a forte valenza interculturale e intergenerazionale, dove tutti possono incontrarsi, conoscersi e dialogare. Belleville nasce per essere un luogo in cui le diverse culture presenti sul territorio possano confrontarsi e i giovani possano trovare spazi educativi, animativi e partecipativi.
Per info: Spazio Belleville, via La primogenita 19/b – via Capra, 15 | 0523/305629 | www.comune.piacenza.it/belleville Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
fb spaziobelleville |
Centro per le Famiglie
Il Centro per le Famiglie, promosso e sostenuto dalla Regione Emilia Romagna, è un servizio istituito dal Comune di Piacenza al fine di supportare le esigenze delle famiglie con figli da 0 a 18 anni e delle giovani coppie.
In particolare ha il compito di assicurare un accesso rapido e amichevole a tutte le principali informazioni utili all'organizzazione della vita familiare; sostenere le competenze genitoriali sia nella quotidianità della crescita dei figli che in situazioni di difficoltà; favorire la responsabilità di entrambi i genitori nell'educazione, nella cura dei figli e stimolare la condivisione delle esperienze tra le famiglie.
SEDI
- Centro Civico Farnesiana, Galleria del Sole 42 Piacenza
- Quartiere Roma, via Torricella 7/9
Per info: Centro per le Famiglie | 0523/492648 - fax 492379 | www.informafamiglie.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | fb Centroperlefamiglie.Piacenza |
ASSOCIAZIONE LE VALIGIE
Sara Dallavalle e Andrea Roda, educatori professionali, conducono laboratori espressivi per bambini, bambini e genitori, adulti; gestiscono dal 2003 lo Spazio Gioco del Centro per le Famiglie di Piacenza e conducono laboratori ricreativi-espressivi e di orientamento in ingresso presso alcuni Istituti Scolastici. Realizzano eventi di animazione teatrale per famiglie
Per info: | 3240894907 | Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. | www.pappaepero.it
(Fonte: ufficio stampa Comune di Piacenza)
Arriva a Parma lo Spettacolo finalista al Premio Scenario 2015: una storia d'amore costretta a fare i conti con questure, prigioni, Cie, avvocati. "Kitchen Stories #1: Tutto l'amore è clandestino" della Ditta Alesse Argira, sarà in scena ad Europa Teatri venerdì 19 febbraio alle ore 21.15.
Parma, 15 febbraio 2016
Arriva ad Europa Teatri venerdì 19 febbraio, alle ore 21.15, la Ditta Alesse Argira con "Kitchen Stories #1: Tutto l'Amore è Clandestino" spettacolo finalista al Premio Scenario 2015.
Consigliato anche al pubblico dei più giovani (dai 10 anni in su), lo spettacolo, di Barbara Alesse (anche regista) ed Ernesta Argira, con Ernesta Argira, racconta di una ricetta di cucina, perché ai suoi protagonisti piace mangiare. E il cibo, si sa, si lega bene all'amore. L'amore nasce in silenzio, al buio, non lo si vuole riconoscere, non lo si vuol fare entrare perché ci fa paura. Tutto l'amore è clandestino e poi, piano piano, prende residenza dentro di noi, ottiene la cittadinanza nelle nostre vite. L'amore è ancora più clandestino quando a provarlo è un clandestino.
E. e M. si sono innamorati. Si amano, semplicemente. Ma la Bossi-Fini toglie qualsiasi semplicità e così due persone "normali" iniziano a frequentare questure, prigioni, Cie, avvocati.
Fanno quello che hanno visto solo nei film: fughe dalla polizia, travestimenti, latitanze. Subiscono perquisizioni, notti in cella, le manette. Eppure M. è un tornitore e E. è un'attrice.
Il problema è che alla loro ricetta d'amore manca un ingrediente che è rinchiuso in un barattolo: è trasparente, è insapore. Ma in quel barattolo c'è tutto: la possibilità di litigare e di lasciarsi - senza pensare che questo porterà alla prigione - la possibilità di andare a cena fuori, di lavorare, di fare un viaggio dove ci piace. Cosa c'è in quel barattolo?
Ditta Alesse Argira nasce dalla collaborazione di Barbara Alesse e di Ernesta Argira. Il progetto presentato a Scenario è il primo su cui lavorano come uniche responsabili, ma le due attrici possono contare su numerose esperienze in comune: dalla scuola del Teatro Stabile di Genova in cui si sono formate, ai lavori che hanno affrontato insieme, fino alla scoperta della comune passione per il teatro di narrazione. Ma possono contare soprattutto sull'amore che hanno entrambe per la giustizia, la cucina, il buon teatro e la felicità.
Barbara Alesse si laurea al Dams di Roma3, è autrice del libro Ariane Mnouchkine e il Théâtre du Soleil. Si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova e studia con Valerio Binasco, Enrico Bonavera, Carmelo Rifici, Dario Fo, Eugenio Barba, Giampiero Rappa, Laura Curino. Lavora in numerosi spettacoli della The Kitchen Company. Firma la regia di Eventi Tragici Recenti di Craig Wright e La Lezione di Eugène Ionesco. Firma la traduzione di Di Che Hai Paura? di Richard Dresser, regia di Carlo Fineschi (Festival di Benevento). Con il Teatro Stabile di Genova partecipa alle rassegne di Drammaturgia Contemporanea con Nordost di Torsten Buchsteiner, regia di Andrea Battistini e Sempre Insieme di Anca Visdei, regia di Matteo Alfonso.
Ernesta Argira, dopo aver studiato recitazione presso l'Università del Salvador-Buenos Aires, si diploma alla Scuola del Teatro Stabile di Genova. Studia poi con Jurij Ferrini, Valerio Binasco, Cristina Pezzoli, Emma Dante, Enrico Bonavera, Michele Monetta e Peter Clough. Lavora in varie produzioni del Teatro della Tosse (diretta da Tonino e Emanuele Conte), del Teatro Stabile di Genova, della Compagnia Gank (Questa sera si recita a soggetto, regia di Alberto Giusta) e del Teatro di Castalia (Nordost, regia di Andrea Battistini). Nella sua carriera trovano spazio anche la commedia brillante e il musical, con La Locandiera, con e per la regia di Anna Mazzamauro e Cinecittà, regia di Giampiero Solari, con Christian De Sica. È insegnante presso il C.F.A. di Luca Bizzarri e conduce laboratori teatrali per bambini e adulti.
Prezzo biglietti: intero 10,00 Euro – ridotto 8,00 Euro (under 18 – over 65).
Info e prenotazioni: Europa Teatri, via Oradour, 14 – 43123 Parma – tel./fax 0521.243377
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. - www.europateatri.it
Cittadellarte chiama "manifattura Urbana" per coordinare a Parma la visione di Michelangelo Pistoletto. "Il Terzo Paradiso" sarà esposto dal 2 Aprile al 15 Maggio in P.le della Pace nell'ambito del Festival della Creatività Contemporanea "Parma 360"
Milano, 9 Febbraio 2016 – Sarà coordinato ufficialmente da laboratorio "Cittadellarte" e Manifattura Urbana "Il Terzo Paradiso", opera che verrà esposta a Parma, in Piazzale della Pace, dal 2 Aprile al 15 Maggio 2016: lo hanno comunicato i rappresentanti delle due associazioni – il Direttore di Cittadellarte Paolo Naldini e la Vice Presidente di Manifattura Urbana Giulia D'Ambrosio – durante la conferenza stampa al Teatro Agorà della Triennale di Milano, nell'ambito della presentazione del calendario del Festival della Creatività Contemporanea "Parma 360" organizzato da 360° Creativity Events, Art Company, Made in Art, Kontainer, con la coorganizzazione del Comune di Parma.
Naldini ha raccontato la visione del Maestro Michelangelo Olivero Pistoletto, Direttore Artistico di Cittadellarte, soffermandosi sul significato dei tre cerchi, riconfigurazione del segno matematico dell'infinito.
Con il "Nuovo Segno d'Infinito" si vuole indicare la fusione tra il primo paradiso (in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura) e il secondo paradiso (sviluppato dall'intelligenza umana attraverso un processo fatto di bisogni, prodotti, comodità e piaceri del tutto artificiali e che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti). Per scongiurare il pericolo di una tragica collisione tra le due sfere – naturale e artificiale – Pistoletto restituisce vita alla Terra, congiuntamente all'impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l'effettiva riuscita di tale obiettivo.
Le ragioni per cui Cittadellarte ritiene la creatività e la competenza di Manifattura Urbana fondamentali per la riuscita del progetto sono state illustrate Giulia D'Ambrosio: per tradurre in realtà la simbolica visione dell'artista biellese, Manifattura Urbana realizzerà un'opera costituita da pallet e dalla struttura ricca di elementi naturali. Ognuna di queste porzioni, che potrà anche essere affidata alla fantasia di studenti, associazioni o altre realtà (che sceglieranno la tipologia di verde o la seduta da inserire) saranno poi sapientemente disposte dai ragazzi di Manifattura Urbana, creando una vera e propria opera d'arte di agricoltura urbana.
(galleria immagini a seguire)
L'Università di Modena e Reggio Emilia è stata la prima in Italia a ospitare un Master in Public History, volto a formare una nuova figura professionale, quella dello Storico per il Pubblico, che si avvale delle nuove tecnologie per divulgare la storia a pubblici diversi, ma senza rinunciare al rigore scientifico.
Di Manuela Fiorini
MODENA - Si chiama Public Historian la nuova figura di studioso della Storia che si avvale di nuovi linguaggi e strumenti per raccontare il passato a pubblici diversi, utilizzando tecniche di comunicazione che vanno dal public speaking alla scrittura on line, dal docu-film alla musica, passando per la televisione, il teatro e il web, ma senza rinunciare al rigore scientifico.
Modena è stata la prima sede in Italia, dopo Parigi e Berlino, a ospitare un Master di II livello per formare questa innovativa figura di storico. Organizzato dall'Università di Modena e Reggio Emilia, e diretto dal Prof Lorenzo Bertucelli, il master è partito lo scorso mese di ottobre, ha una durata annuale e vede coinvolti anche l'Istituto storico di Modena, la Fondazione ex Campo di Fossoli di Carpi, Istoreco di Reggio Emilia e l'Istituto Museo Cervi di Gattatico di Reggio Emilia.
Sono cinquanta i futuri Public Historian che stanno frequentando il master. Tra questi c'è Gabriele Sorrentino, già scrittore e storico.
Lo storico Gabriele Sorrentino - Foto di Daniela Ori
Chi è il Public Historian?
"E' uno storico che utilizza metodi nuovi per raccontare la propria ricerca. E' un accademico che parla un linguaggio non accademico pur mantenendone il rigore, qui sta la difficoltà. In questo approccio deve lavorare in team con altre figure professionali per essere in grado di utilizzare tutti i media possibili per rendere appetibile e comprensibile l'esito di una ricerca storica. Tra questi media vi è la narrativa, la graphic novel, il gioco di ruolo, il documentario, sono al vero e proprio spettacolo teatrale".
Quali sono gli sbocchi professionali di questa figura?
"Nei Paesi anglosassoni dove la disciplina è nata una trentina di anni fa lo storico per il pubblico lavora in diversi campi come le installazioni reali e virtuali, le manifestazioni culturali, le esibizioni fotografiche, le ricostruzioni storiche, gli itinerari geografici e i parchi tematici. Sono questi i campi naturali di questa figura in Italia".
Pensiamo sempre allo storico come al classico studioso che passa il suo tempo su volumi polverosi. Invece, il nuovo approccio, si serve delle nuove tecnologie per parlare del passato anche nel presente e, soprattutto, nel futuro. In che modo la figura "classica" dello storico e i nuovi strumenti possono "andare a braccetto"?
"Lo storico per il Pubblico è uno storico classico che impara a uscire, passami la metafora, dall'archivio. La base del lavoro dello storico di PH è ancora la ricerca e il rispetto di tutte le fonti. La differenza sta nel modo in cui l'esito della ricerca viene esposto, non più attraverso una pubblicazione per iniziati, ma attraverso una serie di media in base al target che si vuole raggiungere. L'equilibrio tra l'appeal e il rigore è la parte più difficile del lavoro dello storico per il pubblico ma, nello stesso tempo, è anche la parte più qualificante di esso: l'obiettivo, infatti, è non lasciare la divulgazione di massa a persone che non hanno la professionalità per fornire contenuti storici adeguati".
Quali sono i nuovi metodi di approccio alla storia secondo le nuove tecnologie?
"La premessa è che occorre lavorare in team con tutte le professionalità necessarie sulla base di un progetto ben definito, che tenga conto anche delle risorse. Una volta deciso il target si può studiare un piano di comunicazione scegliendo le nuove tecnologie più adeguate. Sicuramente, la tecnologia permette approcci meravigliosi: pensiamo a uno scavo archeologico dove, tramite un codice QR l'utente può vedere sul suo smartphone com'era e come si è evoluto nel tempo il monumento che ha davanti. O, ancora, tramite una geo-localizzazione può conoscere la storia dell'angolo in cui si trova. Immaginiamo ancora musei in cui è possibile effettuare un'esperienza sensoriale di un evento storico tramite immagini tridimensionali, rumori, odori, luce e assenza di luce. Vi sono poi approcci più tradizionali che utilizzano il teatro di narrazione, il gioco oppure la narrativa".
Alla luce degli sviluppi tecnologici, che cosa intendiamo quando parliamo di fonti? La fonte è qualsiasi documento che può essere interrogato dallo storico per ricostruire un determinato avvenimento. A partire dal XIX secolo, lo storico ha avuto a disposizione molte più fonti di quelle di un "collega" che si occupa di epoche più remote. La nascita della fotografia e del cinema ha permesso la creazione di archivi di immagini che prima non esistevano. Oggi, disponiamo della voce dei protagonisti, una cosa impensabile per Napoleone o Giulio Cesare. Lo stesso web, come i media, possono essere considerate fonti per uno studio su epoche più vicine alla nostra. Insomma, soprattutto chi si occupa di storia contemporanea ha a che fare con un numero più ampio di fonti con le quali misurarsi. L'approccio di storia per il pubblico, però, è applicabile come filosofia anche alle epoche più remote. Non avremo un'intervista reale a Giulio Cesare ma possiamo costruirne una verosimile".
Manca davvero pochissimo alla festa degli innamorati. Se ancora non vi siete procurati il regalo per il vostro partner, un libro è un regalo sempre gradito. Eccone alcuni che vi faranno immergere in un fine settimana di amore e passione.
Di Cecilia Novembri
Parma, 12 febbraio 2016
Chi trascorrerà la giornata dedicata da sempre agli innamorati in un romantico tête-à-tête enogastronomico, chi invece sfrutterà le innumerevoli proposte che offrono musei gratis o a prezzi ridotti, viste notturne da questo o quel posto panoramico, ma il regalo sempre gradito è un libro.
Se poi tratta d'amore. Indimenticabili Lucy Honeychurch e George Emerson i due protagonisti del romanzo di Edward Morgan Forster, "Camera con vista". Intorno alla loro contrastata vicenda sentimentale l'autore affronta uno dei suoi temi preferiti: perbenismo ed emotività.
La protagonista femminile è la tipica donna inglese dell'età edoardiana, divisa tra due uomini diametralmente opposti e oppressa dalle convenzioni dell'epoca e dai tentativi di suggestione delle donne di famiglia.
Da sfondo l'Italia d'inizio Novecento vista con gli occhi di un inglese! Dal romanzo è stato tratto un bellissimo film di James Ivory con Helena Bonham Carter, Julian Sands e Maggie Smith.
Nicholas Sparks "Nei tuoi occhi", uscito all'inizio del 2016, ha come protagonista maschile Colin Hancock, un uomo con un passato di violenze e scelte sbagliate che, con la triste prospettiva della galera che pende sulla sua testa, è determinato a rigare dritto, anche a causa del passato, non pensa minimamente a lasciarsi coinvolgere in una relazione seria con una donna.
La protagonista femminile è Maria Sanchez, figlia di immigrati messicani, è il ritratto del successo: laureati alla Duke Law School e con un ottimo lavoro, l'incontro casuale, per strada, tra Colin e Maria cambierà profondamente le loro vite.
Buona lettura e buon San Valentino!
Il Viaggio della Memoria di ben 186 ragazzi di sei istituti superiori di Parma al confine orientale fra Italia e Slovenia. Le emozioni e le riflessioni racchiuse nel volume "Letture di un ritorno. Viaggio al confine orientale" presentato ieri alla Casa della Musica.
Parma, 12 febbraio 2016
Tutte le foto nella galleria in fondo al testo ph. Francesca Bocchia
E' stato presentato ieri, presso la Casa della Musica di Parma, il volume "Letture di un ritorno. Viaggio al confine orientale", parte del progetto formativo promosso dagli Istituti Storici della Resistenza di Parma e Modena, che ha visto coinvolti ben 186 ragazzi.
L'incontro di ieri è stato promosso dall'ISREC Istituto storico della Resistenza e dell'età contemporanea, con il patrocinio del Comune di Parma, in occasione del Giorno del Ricordo, celebrato ogni anno il 10 febbraio a commemorazione di tutte le vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra.
Nodo storiografico ancora aperto, il "confine orientale" viene definito "confine mobile" per segnalare la complessa dinamica di conflitti e contese nazionali che, a partire dall'Impero austro-ungarico e attraverso la Grande guerra, si intrecciano poi con il fascismo, nazismo e comunismo jugoslavo.
Un'iniziativa che non poteva non rivolgersi alle scuole e quindi ai giovani per far conoscere questa terribile pagina della nostra storia, far crescere in loro il senso doveroso del rispetto e renderli più consapevoli. Gli studenti presenti ieri alla Casa della Musica, hanno letto brani e ricordi della loro esperienza, che li ha portati a visitare la Risiera di san Sabba a Trieste, il castello prigione di Begunje, le foibe di Basovizza, misurandosi con la stessa violenza, pur proveniente da parti opposte. Intensa la loro partecipazione alle dolorose vicende narrate e unanime il riconoscimento che il viaggio, preparato da incontri con storici esperti di quel periodo e di quei luoghi, ha fornito loro nuovi strumenti per capire la complessità della storia e raggiungere una maggiore coscienza critica.
A prendere parte al progetto gli studenti di sei scuole superiori che tra ottobre e novembre 2015 hanno affrontato il complesso tema con i loro insegnanti, attraversando i luoghi della memoria, incontrando storici, visitando musei e percorrendo le strade di Trieste e di Lubiana.
Il volume, che è stato presentato ieri, raccoglie le emozioni, le riflessioni e il contributo degli storici che hanno accompagnato nelle diverse fasi il progetto.
All'incontro erano presenti il prefetto di Parma Forlani, la consigliera regionale Barbara Lori in rappresentanza dell'Assemblea legislativa, il presidente del Consiglio comunale di Parma Vagnozzi, il direttore dell'Istituto storico della Resistenza di Parma Minardi, i dirigenti scolastici dei due istituti capofila del progetto Campanini del liceo classico Romagnosi e Cappellini del liceo scientifico Marconi di Parma. Da tutti parole di apprezzamento per il lavoro svolto dai ragazzi e per la preziosa collaborazione degli insegnanti. Il progetto è stato realizzato grazie al contributo della Assemblea legislativa della Regione Emilia Romagna per i Viaggi della Memoria 2015 , mentre il libro è stato pubblicato grazie al sostegno dell'Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione.
Sarà presentato a BUK, festival del piccola e media editoria, a Modena, oggi, sabato 20 febbraio alle 17. "Lettere di Corsa" (Damster Edizioni) un libro che attraverso le lettere che Bruno Solmi, tecnico della Ferrari, inviava alla sua famiglia, dipinge il ritratto di un'epoca. L'autore è Enrico Solmi, figlio di Bruno.
Di Manuela Fiorini – foto Enrico Solmi
Modena, 13 febbraio 2016
Ferrari è un brand conosciuto in tutto il mondo. Le auto, la velocità, le gare, i piloti, ora anche i parchi tematici. Dietro al successo del Cavallino Rampante, tuttavia, ci sono uomini e donne che hanno lavorato e lavorano "dietro le quinte", dando il loro indispensabile contributo alla fama della celebre casa di Maranello. Tra di loro c'era anche Bruno Solmi, che per vent'anni ha seguito le corse delle "rosse", sia in Formula Uno che in altre categorie, come cambista per la prima squadra. Era stato assunto da Enzo Ferrari a 16 anni, nel 1943, durante la guerra, quando la allora Auto Avio Costruzioni si era trasferita a Maranello. Aveva poi frequentato una scuola di professionale, che poi sarebbe diventato l'Istituto Ferrari e si era specializzato meccanico. Nel 1945, era sfuggito a un rastrellamento, grazie alla misericordia di un sergente di origini polacche, che si era impietosito vedendo sua madre pregare per il figlio con in mano un crocifisso, era riuscito a fuggire sugli Appennini, dove si era unito alle Brigate Partigiane. Dopo la fine della Guerra, era tornato a lavorare alla Ferrari per iniziare la sua carriera di meccanico da corsa sempre in giro per il mondo. Dalle città in cui si svolgevano le gare, Bruno Solmi inviava lettere alla famiglia lontana. Erano missive piene di sogni, speranza, passione, umanità, nostalgia di casa, che si mescolavano alla cronaca degli avvenimenti sportivi.
Quelle lettere rivivono oggi nel volume "Lettere di Corsa. Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari", pubblicato da Damster Edizioni e scritto dal figlio di Bruno, Enrico Solmi. Il volume, che sarà presentato a BUK, festival della piccola e media editoria, sabato 20 febbraio alle ore 17.30, presso la Sala Longo Samuele Chimisso, è diviso in capitoli, uno per ogni anno e i ordine cronologico, secondo la data della lettera. All'inizio di ogni capitolo, una breve introduzione aiuta il lettore a inquadrare meglio le lettere nel loro contesto storico. "Lettere di Corsa" non è un libro sulla Ferrari, anzi è "anche" un libro sulla Ferrari, ma il mito del Cavallino Rampante cede qui il passo alla storia familiare di un uomo che ha vissuto con passione e sacrificio il suo lavoro, che lo ha tenuto spesso lontano dalla famiglie e dagli affetti. E' anche l'omaggio di un figlio al padre, scomparso troppo presto e un affresco che descrive la vita di quegli uomini umili, fortemente legati alla loro terra.
Ne abbiamo parlato con l'autore.
Come nasce Lettere di Corsa e perché hai deciso di raccogliere in questo libro le lettere di tuo padre Bruno?
"Il plico di lettere mi è stato consegnato da mia madre che le conservava gelosamente. Me le consegnò poco prima di morire qualche anno fa, raccomandandosi di averne cura dicendomi «leggile e ricordaci, perché è tutto quello che resterà di noi dopo che me ne sarò andata». Non ebbi il coraggio di leggerle subito e le misi da parte per riprenderle solo qualche tempo dopo. La spinta alla pubblicazione è arrivata per diversi motivi: far conoscere la storia di mio padre, uomo umile e schivo ma pieno di passione e di fame di conoscenza; dare uno sguardo al mondo Ferrari negli anni eroici, uno sguardo da dietro le quinte dei riflettori; infine, e soprattutto, il mio istinto di scrittore mi aveva fatto intravedere in questa raccolta di lettere, un vero e proprio romanzo di formazione, una storia esemplare di un ragazzo italiano nell'immediato dopoguerra, che partendo dal nulla si costruiva una vita anche grazie a un mestiere molto particolare come quello del meccanico da corsa di un mito mondiale come Ferrari, che portò lavoro in una zona dove la guerra civile era stata particolarmente cruenta".
Cos'hai provato rileggendo le lettere di tuo padre?
"Certamente una forte emozione: stavo rileggendo la storia della mia famiglia, narrata da mio padre e da mia madre. Quelle parole erano talmente vivide che quasi potevo sentire la loro presenza al mio fianco.
Alcuni episodi mi erano noti, molti altri no. Ho potuto inoltre capire diverse cose, all'interno delle
dinamiche famigliari, a cui non avevo fatto caso in passato".
La lettura della corrispondenza tra i tuoi genitori ti ha aiutato a conoscere meglio tuo padre o ha rivelato aspetti del suo carattere che non conoscevi?
"Diciamo che in parte hanno confermato la persona che mi ricordavo fosse. Una persona sensibile, molto legata alla famiglia. Ha sempre dimostrato una grande passione per il suo lavoro. Ricordo il suo orgoglio e la sua soddisfazione quando raccontava aneddoti dei suoi viaggi. Una cosa però traspare dalle lettere e che non avevo percepito: la grande sofferenza nello stare lontano da casa e della frammentarietà delle notizie che riusciva ad avere. Ricordiamoci che la lettera era un mezzo piuttosto precario. Spesso arrivavano in ritardo, magari quando si era già spostato. Poteva passare un mese senza che ricevesse notizie. Direi che il ritratto che ne esce rispetto a come lo ricordo è di una persona combattuta tra la passione e la necessità del lavoro, un lavoro importante che dava soddisfazione, e la nostalgia della famiglia".
Tra i documenti storici riportati nel libro, c'è anche il telegramma che Enzo Ferrari scrisse alla tua famiglia per fare le condoglianze in seguito alla scomparsa di tuo papà. Un gesto che sottolinea l'importanza di ogni lavoratore aveva allora per l'azienda per cui lavorava. Approccio che oggi, è venuto meno.
"Il periodo in cui padre iniziò a lavorare in Ferrari era proprio l'inizio dell'avventura, erano tempi eroici, terribili, difficili, incoscienti ma indubbiamente pieni di fascino e più ingenui o genuini. I rapporti umani erano molto più stretti, anche perché l'elemento umano era fondamentale e indispensabile. Come ho detto si trattava solo di una piccola officina all'inizio, basta confrontare le foto dei meccanici di allora con quelle di adesso. Certo le condizioni di lavoro erano più dure e la sicurezza lasciava a desiderare. Credo che quello che si possa recuperare di quei tempi sia lo spirito, l'amicizia e i valori in cui quegli uomini credevano. Oggi tutto è migliorato, ma è tutto più asettico, complici anche gli enormi interessi in ballo".
Che cosa ti auguri per "Lettere di corsa"?
"Innanzitutto spero possa piacere a un pubblico il più vasto possibile e non solo ai semplici appassionati. Libri sulla Ferrari ne sono stati pubblicati migliaia e non sentivo il bisogno di farne un altro. La mia intenzione era di parlare di un uomo, di un ragazzo uscito dalla guerra senza nulla tranne la sua voglia di fare e di imparare. Un ragazzo che ha contribuito, per la sua parte, a creare il mito che è la Ferrari oggi. Una storia italiana esemplare direi, piena di emozioni, sentimenti genuini, dolori, amori, delusioni, gioia. Il tutto senza nessuna retorica e assolutamente vero, realmente accaduto. Il messaggio che vorrei lasciare al lettore è che l'esempio di mio padre possa far riflettere su come si possa vivere facendo qualcosa di grande continuando ad amare le cose semplici e fondamentali della vita, con umiltà e senza l'arroganza di volerlo mostrare".
Info
Enrico Solmi
Lettere di corsa.Bruno Solmi, l'uomo che girava il mondo in Ferrari
Damster Edizioni 2016, 190 pag, € 14
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