Un momento della intitolazione
Concreto, deciso, ma mai arrogante, sempre pronto ad un sorriso e a una buona parola. Trasmetteva sicurezza Mons. Benito Cocchi, vescovo di Parma dal 1982 al 1996 e poi arcivescovo di Modena, venuto a mancare nel 2016 e ricordato ieri a Parma grazie all'intitolazione della Casa della Comunità (ex Casa della Salute) di via XXIV Maggio del quartiere Lubiana-San Lazzaro alla presenza dei rappresentanti delle Istituzioni e di un folto pubblico di fedeli a cui Cocchi è rimasto nel cuore.
Originario di Minerbio nel bolognese, viene ordinato presbitero nel 1959 e da lì inizia la sua lunga carriera ecclesiastica. A 40 anni, nel 1974 - per opera di papa Paolo VI - diventa vescovo e dopo aver diretto la diocesi di Parma, la cui impronta è rimasta nel tempo, prosegue il suo apostolato a Piacenza-Bobbio. Dal 1995 al 2003 ricopre anche l'incarico di presidente nazionale della Caritas, ruolo che si addiceva particolarmente ad un uomo pragmatico e di sostanza come lui.
Una volta divenuto arcivescovo di Modena-Nonantola - nel 1996 per mano di Giovanni Paolo II - ricopre anche l'incarico di vice presidente della conferenza episcopale dell'Emilia Romagna, con deleghe al servizio carità e salute e diventa membro della CEI nella commissione episcopale per il laicato.
Nel Duomo di Modena celebra i funerali di Luciano Pavarotti e dal 2010 - per raggiunti limiti di età - lascia il governo pastorale dell'arcidiocesi e si trasferisce alla casa del clero di Bologna, pur mantenendo il titolo di arcivescovo emerito di Modena-Nonantola.
Venuto a mancare all'età di 81 anni, nel 2016, dopo la celebrazione nella cattedrale di Modena, viene sepolto dapprima nel cimitero cittadino, per poi essere tumulato in fondo alla navata nord del Duomo.
In tanti sono intervenuti ieri alla intitolazione, suggellata dalla benedizione ufficiale del vescovo Mons. Enrico Solmi, che ha ricordato gli anni in cui Cocchi era a Parma e dirigeva la diocesi oggi da lui presieduta, anche con alcuni aneddoti che lasciano trasparire la sua personalità poco incline alle cerimonie.
La benedizione di Mons. Enrico Solmi
Anche il fisarmonicista William Tedeschi ha reso omaggio al vescovo Benito Cocchi suonando "Fratello Sole e sorella Luna", simbolo dell'amore per il prossimo di cui Cocchi si è sempre fatto portavoce e fattivo attuatore.