"Noi giornalisti e giornaliste della Gazzetta di Parma siamo preoccupati, sconcertati per la situazione lavorativa che ci attende" - inizia così il comunicato che è stato divulgato in questi giorni dal Cdr - Comitato di redazione - dello storico quotidiano locale.
"Da oggi ci tocca un anno di pesante cassa integrazione: tre giorni al mese a testa, per cominciare. E non è la prima volta: è il terzo stato di crisi dal 2019 a oggi", chiosano.
"I conti della «Gazzetta» vanno male: così ci dice l'Azienda. Per questo dà il via a una nuova cassa integrazione, per tutti i giornalisti, le giornaliste, escluso il direttore, per un anno, con un esubero dichiarato di sei persone."
"Eppure... già eravamo pochi (33 per l'esattezza): resteremo ancora meno a confezionare un prodotto impegnativo, giornale, web, inserti, podcast. La nostra cassa integrazione arriva dopo una ulteriore, recentissima sforbiciata ai compensi dei collaboratori, che sono linfa vitale, presidio dei territori, vivaio per il futuro.
Perché come Redazione abbiamo accettato il piano della “cassa” senza mettere in campo forme di protesta?
SOLO perché, come contraltare, ci è stata posta la minaccia del licenziamento dei tre colleghi più giovani, tutti sposati, tutti con figli da crescere.
Il fatto che abbiamo accolto questo piano senza opporci non toglie la preoccupazione per il futuro, lo sconcerto - come dicevamo - per scelte aziendali e politiche industriali cui abbiamo assistito impotenti negli anni, ad esempio il capitale sociale passato da 13.500.000 euro del 31.12.2019 ai 5.200.000 del 31.12.2020 (-8,3 milioni di euro) in un periodo già contrassegnato da difficoltà aziendali senza che un euro di questi fosse utilizzato per un effettivo rilancio. Nello stesso periodo, ed è una coincidenza che ci lascia sgomenti, l'editore dimostrava invece di credere in un'altra iniziativa imprenditoriale (in perdita da anni) stanziando 8,5 milioni di euro a favore dell'aeroporto.
Purtroppo anche in questo stato di crisi, non ci è stato presentato un piano aziendale ed editoriale con una visione convincente per gli anni a venire. Ci pare che il futuro del giornale più antico d’Italia stia a cuore solo ai giornalisti, gli unici che vengono colpiti dalla cassa integrazione aziendale.
Due cose però ci confortano: una è il fatto che, se sei colleghi “anziani” andranno in prepensionamento, entreranno tre giovani giornalisti/giornaliste, come prevede la legge. L'altra è che sentiamo - e sappiamo che sentiremo - la vicinanza dei nostri lettori e lettrici, l'affetto (a volte le “tirate d'orecchie”) con cui ci seguono. E' a loro che ci rivolgiamo: pur in condizioni difficilissime non volute da noi, ci impegneremo come sempre con tutta la nostra professionalità.
Il Comitato di Redazione
La risposta dell'Azienda - Gazzetta di Parma S.r.l.
Ci rivolgiamo, oltre che ai giornalisti che hanno firmato questo comunicato, ai lettori. Vogliamo rassicurarli: la «Gazzetta» non è in crisi. È un giornale che, grazie alla sua lunga e gloriosa storia di quasi tre secoli e al fortissimo radicamento sul territorio, continua a essere molto letto e apprezzato. E questo, innegabilmente, è grazie soprattutto all’impegno, alla professionalità e alla passione dei giornalisti della Redazione.
Purtroppo, da decenni i giornali soffrono un calo della diffusione e degli introiti pubblicitari. I giornali locali meno di quelli nazionali, e il calo è ancora più lieve per i quotidiani, come il nostro, così legati al proprio territorio. Ma il bilancio è in difficoltà, proprio per i minori ricavi: e sarebbe un atteggiamento scriteriato, da parte dell’Editore, non tenerne conto.
Anche se la «Gazzetta» continua a essere uno dei quotidiani con il più alto rapporto tra copie vendute e popolazione: tra abbonamenti, giornali venduti in edicola e abbonamenti alla versione digitale del giornale, ogni giorno vendiamo 21mila copie: sono tante, in una provincia di circa 450mila abitanti.
Rispetto alle circa 35.000 del 2017 oggi sono poche verrebbe da pensare.
E la quota di mercato, esclusi i quotidiani sportivi, supera l’80 per cento ed è in crescita. I numeri del sito sono in aumento: gli utenti apprezzano l’informazione di qualità che la Redazione sa offrire con tutti i mezzi del Gruppo.
È proprio per continuare a garantire ai lettori un’informazione di qualità che l’Editore si trova costretto ad attuare un piano di riorganizzazione, per poter mettere in sicurezza l’Azienda, garantire un futuro a tutti i dipendenti e assicurare ai lettori che la qualità del giornale e del sito resterà quella di sempre. - così chiude la risposta dell'editore.
Come possa rimanere invariata la qualità del servizio di informazione erogato da sito e cartaceo con la metà del personale di qualche anno fa e con stipendi ridotti che di certo non aiutano il morale, diventa difficile da credere. Anche perché analizzando proprio il prodotto editoriale è stato scelto di parlare principalmente di morti - l'intera pagina 10 del 9 settembre ne è un esempio - e ripetutamente di notizie non notizie come quella del porcino da 2 kg con tanto di foto a pagina 17 sempre nell'edizione di ieri lunedì 9 settembre che spesso vengono inserite insieme al pesce/siluro lungo tot trovato in Po o simili.
Viene da pensare che questi argomenti non siano più di grande interesse per i lettori del giornale e forse un taglio diverso, magari più di inchiesta e approfondimento, sarebbe maggiormente apprezzato.
Ovviamente sono ipotesi e spunti di riflessione, assieme al fatto che se un corpo di redazione e la pletora di collaboratori ricevono un compenso sempre più basso, gioco forza, il loro attaccamento al giornale e alla testata per cui lavorano sarà sempre più basso innescando inevitabilmente un circolo vizioso che porta al ripiegamento su sé stessi e all'implosione.
Da ultimo è intervenuto sulla vicenda anche il sindacato della Federazione Nazionale della Stampa Italiana - Associazione della Stampa Emilia-Romagna con una lettera al direttore Spagoni tesata che riportiamo di seguito:
Bologna, 9 ottobre 2023
A
Gazzetta di Parma srl
(attenzione amministratore delegato)
e p.c.
Fieg
Cdr Gazzetta di Parma
direttore Gazzetta di Parma
Gentile dottor Spagoni,
Nelle scorse settimane, l'Associazione della Stampa Emilia-Romagna e la Federazione nazionale della stampa italiana sono state convocate da Gazzetta di Parma srl per il cosiddetto "esame congiunto" di un "Piano di riorganizzazione aziendale in presenza di crisi", alla presenza del cdr, del direttore, di un rappresentante della Fieg e di un consulente dell'azienda.
Durante i ripetuti incontri l'azienda ha evidenziato una situazione di crisi con perdita di 3.290.000 copie cartacee negli ultimi anni e conseguenti ripercussioni sui ricavi. E’ stato inoltre evidenziato che "stando alle previsioni" la situazione porterà l'azienda "ad affrontare difficili scenari di bilancio".
Aser e Fnsi non si sono permesse di mettere in discussione quanto sostenuto dall'azienda, che venerdì scorso ha confermato le proprie affermazioni, anche per iscritto, di fronte al Ministero del Lavoro in occasione dell'esame formale del “Piano di riorganizzazione in presenza di crisi”. Pertanto stupisce e sconcerta che l'Azienda in una nota pubblicata oggi dalla Gazzetta in risposta al circostanziato comunicato del Comitato di redazione, si rivolga ai lettori affermando: "la Gazzetta non è in crisi".
Sarebbe opportuno (oltre che doveroso) che a questo punto l'azienda facesse chiarezza in modo formale ad Aser e Fnsi e anche ai propri lettori. Le alternative possibili sono soltanto due: o è stata presentata al Ministero una dichiarazione non rispondente alla realtà oppure la comunicazione resa ai lettori attraverso le pagine del giornale è quantomeno fuorviante.
In attesa di un riscontro, che riteniamo assolutamente indispensabile, con riserva di ogni ulteriore atto a tutela di Aser e Fnsi, porgiamo i più cordiali saluti.
Aser
il presidente Paolo Maria Amadasi
Fnsi
il segretario generale aggiunto Matteo Nacca
Infine la lettera più estesa inviata dal Comitato di Redazione al Consiglio di Amministrazione del giornale datata 6 ottobre u.s.
Lettera al Consiglio di Amministrazione GdP
Al presidente Fausto Ferretti
alla vicepresidente Annalisa Sassi
ai consiglieri Guido Barilla, Giovanni Borri, Luigi Capitani, Alessandro Chiesi, Marco Ferrari, Mario Marini, Marco Occhi, Michele Pizzarotti
all'amministratore delegato Pierluigi Spagoni
“In uno scenario di crisi globale del settore, i giornalisti e le giornaliste della Gazzetta di Parma esprimono forte preoccupazione per la loro situazione lavorativa, in particolare per la politica aziendale che, nell'ultimo decennio, ha tagliato sul fronte giornalistico senza bilanciare con investimenti mirati sia per affrontare la sfida della transizione multimediale sia per acquisire un profilo più “green” e sostenibile. La redazione ha perso 14 persone in un decennio, compensate da quattro assunzioni solamente, con un saldo negativo di dieci professionisti. E' passata per un contratto di solidarietà e una cassa integrazione”.
Iniziava così il nostro comunicato del dicembre scorso, dieci mesi fa.
Dopo dieci mesi al “cahier des doleances” dobbiamo aggiungere un nuovo doloroso tassello: una nuova cassa integrazione, per tutti i giornalisti e le giornaliste, per un anno, con un esubero dichiarato di sei persone.
Dichiarato ma non effettivo: già eravamo pochi, resteremo ancora meno a confezionare un prodotto impegnativo, giornale, web, inserti, podcast. La nostra cassa integrazione arriva dopo una ulteriore, recentissima sforbiciata ai compensi dei collaboratori, linfa vitale, presidio dei territori, vivaio per il futuro.
La redazione ha accettato il piano della “cassa” SOLO perché, come contraltare, ci è stata posta la minaccia del licenziamento dei tre colleghi più giovani, tutti sposati, tutti con figli da crescere.
Ci siamo messi una mano sul cuore e abbiamo accettato.
Ma, a nome della Redazione che ci ha dato mandato, vi esprimiamo tutto il nostro sconcerto e la preoccupazione per il futuro. Questi continui tagli non portano da nessuna parte.
L'unica nota positiva è che, se sei colleghi aderiranno al prepensionamento, come da legge, potranno entrare tre nuovi/ nuove colleghi/e.
A parte ciò, in questi anni di tagli continui “a senso unico” (i giornalisti sono la voce che costa di più, si fa cassa velocemente; in altri reparti gli organici sono stati prontamente rimpiazzati) non abbiamo visto alcun investimento, alcun segno di rilancio, anche solo copiando modelli di successo (vedi Il Sole 24 ore).
In compenso abbiamo visto scelte aziendali poco comprensibili: ma non stiamo qui a ripetere il “refrain” della sede faraonica o della rotativa flop o del capitale sociale passato da 13.500.000 euro del 31.12.2019 ai 5.200.000 del 31.12.2020 cioè più che dimezzato in un periodo già contrassegnato da difficoltà aziendali.
Tutti noi crediamo che nelle vostre rispettive Aziende, che dimostrate di gestire molto bene, alzando di continuo l'asticella del green, del welfare, del superamento del “gap gender”, queste cose non accadano.
Qui, alla Gazzetta, sì: e alla fine siamo noi a pagare, noi che a questo giornale abbiamo dedicato la nostra vita e che ci prepariamo (ancora una volta) ad affrontare un anno di cassa integrazione pesante.
Grati dell'attenzione che vorrete riservare alle nostre riflessioni, porgiamo cordiali saluti.
Il Cdr a nome della Redazione
Anche i social cominciano a popolarsi di interventi a sostegno dei giornalisti della Gazzetta di Parma, come quello di Fabrizio Pallini, conosciuto in città come medico, colonna portante di Radio Onda Emilia e oggi nei banchi del Consiglio Comunale al fianco di Pietro Vignali:
"Cara Gazzetta non ti riconosco"
Togliere la penna ad uno dei baluardi della parmigianità mi pare una pazzia. Una delle caratteristiche peculiari che hanno caratterizzato la Gazzetta di Parma e per le quali ha avuto le sue fortune e a cui deve la sua sopravvivenza, é sempre stata , come volle Molossi, stare vicino ai parmigiani e ai parmensi raccontandone la storia , le tradizioni, le radici ,le sue vicissitudini : presente, passato per il futuro.
Azzerare una delle firme che ha sempre caratterizzato, incarnato queste caratteristiche, Gianluca Zurlini, mi pare una follia assoluta e contro ogni logica, quasi un senso di masochismo, proprio in questo momento in cui si chiede vicinanza dalla città e dai suoi lettori.
Speriamo che qualcuno là in alto ripensi alla storia della gazzetta , alla filosofia Molossiana e ci ripensi velocemente. Ad un malato grave non si sospendono le cure migliori altrimenti si rischia la vita...
Chi ha orecchi per intendere intenda......"
Quello che personalmente auguro al gruppo editoriale che rappresenta la più importante fetta di storia del giornalismo di Parma, è di ritrovare nuovi spunti e obiettivi condivisi con la redazione e che con una rinnovata visione comune si effettui il cambiamento necessario per affrontare le sfide future che di certo non mancheranno.