Il giorno dopo, in tarda mattinata, un altro poliziotto sarebbe stato aggredito da un detenuto magrebino, per futili motivi. Per fortuna, altri due operatori ivi presenti sarebbero riusciti a bloccare tempestivamente l’aggressore, scongiurando l’ulteriore degenerarsi della situazione. Il poliziotto aggredito sarebbe stato, successivamente, visitato dai sanitari del pronto soccorso del nosocomio cittadino che lo avrebbero giudicato guaribile in 5 giorni, salvo complicazioni.
Come accennato in premessa, il personale di Parma e, più in generale, quello in servizio presso gli istituti penitenziari regionali, quasi quotidianamente, è costretto ad affrontare eventi critici di particolare rilievo e gravità, rischiando costantemente la propria incolumità psicofisica, senza che i vertici dell’Amministrazione adottino i provvedimenti necessari ad arginare le crescenti intemperanze dei reclusi. La situazione è incandescente, malgrado il superiore ufficio regionale abbia recentemente avuto l’ardire di dichiarare che non siano emersi, nell’ultimo periodo, elementi di novità tali da suggerire l’urgenza di convocare i rappresentanti dei lavoratori per studiare possibili soluzioni ai problemi che gli stessi segnalano, inascoltati, da mesi.
Dopo gli episodi che hanno visto un recluso lanciare dell’olio bollente verso un poliziotto ed un altro non portare a termine, grazie al fato, un vigoroso tentativo di strangolamento ai danni di una unità di Polizia Penitenziaria, ci saremmo aspettati non una singola convocazione, ma la calendarizzazione di una serie di incontri in cui analizzare la problematica e vagliare ogni possibile soluzione, al pari di quanto avviene con le istituzioni locali e regionali, i vertici dell’amministrazione, i vertici dell’ASL e chiunque altro abbia voce in capitolo e capacità d’intervento, ad eccezione, appunto, delle organizzazioni sindacali del Corpo.
Viceversa, tutti i provvedimenti in fase di attuazione, predisposti, come detto, senza il necessario coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori e, quindi, di chi opera all’interno del fronte detentivo, porteranno e stanno già portando, a nostro avviso, ad un inevitabile ed ulteriore peggioramento dello status quo.
Il Coordinamento Regionale FNS CISL