I quattro italiani non sarebbero stati sequestrati per scambiarli con gli scafisti detenuti in Italia. Lo conferma il sottosegretario Minniti: «Sono trafficanti che cercano di monetizzare questa azione». Una lotta contro il tempo per evitare che finiscano in mano a terroristi.
Parma - Nessuna notizia dei quattro tecnici della Bonatti di Parma, rapiti in Libia domenica scorsa, ma prende piede una ipotesi: non si tratterebbe di un atto di terrorismo con l'obiettivo di far liberare trafficanti di migranti in carcere in Italia.
Il governo conferma che il sequestro dei quattro italiani in Libia è da attribuirsi a un'iniziativa di criminali che probabilmente cercano di monetizzare questa azione.
Lo ha detto il sottosegretario con delega ai Servizi Marco Minniti in una audizione al Copasir che ha anche detto che una «ipotesi di scambi con costoro è impercorribile».
Un rischio in più c'è: che le vittime del rapimento possano essere cedute ai terroristi. Il pericolo da evitare è l'allungamento della prigionia, con la possibilità di cessioni degli ostaggi a altri gruppi, magari estremisti.
Questo è quello che è emerso a Palazzo San Macuto durante l'audizione al Copasir di Marco Minniti, sottosegretario con delega ai Servizi.
E' una lotta contro il tempo e tutto si sta svolgendo con la massima riservatezza.
In ogni caso, ha detto Minniti, lo scenario di un possibile scambio con scafisti, ammessa la remota ipotesi che da parte dei sequestratori emerga questa richiesta «non è assolutamente percorribile né accettabile».