No, tutto sbagliato, quindi si va allo sciopero generale. Al sindacato e al PD, che il 50% della produzione di autoveicoli sia sparito dal territorio nazionale e che la Magneti Marelli vada a pampogne, non interessa.
La cultura della tecnologia e dello sviluppo ci inebriano al punto tale che non siamo più in grado di separare l’essere con l’apparire.
Ormai sappiamo tutti alla perfezione come lo scenario internazionale, fortemente colpito da diverse situazioni negative, sta portando in dote cattive notizie per tutte le famiglie in riferimento alle bollette.
Nelle nostre case gli elettrodomestici abbondano: alcuni sono necessari per cuocere o conservare i cibi, altri sono indispensabili per la cura della persona e per la pulizia e altri ancora sono accessori che ottimizzano alcune azioni. Secondo le stime gli elettrodomestici incidono in bolletta per il 45% dei consumi e in media una famiglia di 3 persone spende circa 450€ l'anno per tenere attivi gli elettrodomestici e i dispositivi più comuni.
L'emergenza sanitaria ed il lockdown dei mesi scorsi hanno portato ad una drastica riduzione dei consumi, incidendo pesantemente sulle vendite al dettaglio delle imprese reggiane. Nel secondo trimestre dell'anno, infatti, si è assistito ad un crollo delle vendite, con una flessione dell'11,6% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Osservatorio Economico Vini Speciali dal 1991 (OVSE). Spumanti: stima consumi&valori&tipologia in Italia durante le Sante Feste. Una economia importante e un segnale per il Paese.
In 30 giorni volano 77 milioni di tappi + 3,7/3,9 straniere. 870 mio/€ la spesa totale degli italiani. Comolli: ”Rispetto allo scorso anno 2,4 milioni di bottiglie in più pari ad un 3,3% di incremento volumi e una spesa globale di +4,4% dovuto solo alle bottiglie nazionali. Plusvalenza e forbice molto ampia fra prezzo all’origine e fatturato al consumo per etichette italiane: 280 milioni di euro in cantina diventano 630 milioni sul mercato. Per Champagne volumi in crescita, fatturato in calo”.
Cresce ancora il consumo in Italia di vini spumeggianti, ritorna importante un consumo concentrato e stagionale, sempre al vertice la Gda nelle vendite ma con il prezzo medio più basso. Secondo anno di ripresa per horeca, aumento del consumo off-premise, non esplodono i rosè, bene i veri vini biologici certificati ma in abbinata stretta con il nome della cantina, sempre più brut e mono dolci. Purtroppo ancora carenze conoscitive alla mescita, meno consumatori giovanissimi, più consumi nella terza età, prezzi al consumo generalmente stabili, un po’ in calo alcuni Prosecco Doc. Ancora poco evidenti certe docg e doc di alta qualità; boom di etichette di vitigni autoctoni e innovativi con belle scoperte dal sud Italia, purtroppo con un consumo “vicinale e prossimale”. Questo in sintesi la previsione dei consumi di fine anno di OVSE-CEVES, stima dettata da esperienza e dati raccolti dagli operatori economici sul mercato.
APPROFONDIMENTO
Nei fatidici 30 giorni che oramai dal 1991, anno su anno, l’osservatorio economico internazionale prende a riferimento (dal primo ponte feste dicembre alla chiusura della settimana di Epifania), gli italiani berranno qualche bottiglia in più rispetto alle festività del 2018-2019. Una media di poco più di 2,5 milioni di bottiglie al giorno. Per la sola serata di fine anno voleranno 44-48milioni di bottiglie, altre due concentrazioni per Natale e per Epifania. In termini di tipologia di consumo grandi differenze: tradizione per Natale con più vini dolci e dry, per Epifania più vini Rosè anche ancora molto pochi rispetto ad altri paese, mentre una festa di capodanno con più vini secchi e brut. In totale circa 77 milioni le bottiglie made in Italy stappate per un valore alla produzione di circa 280 milioni di euro a fronte di una spesa degli italiani di 630 milioni di euro.
Saranno solo 3,7-3,9 milioni le bottiglie straniere, stappate soprattutto in ristoranti delle metropoli e in veglioni di locali notturni e in località di vacanza, per una spesa al consumo di altri 240 milioni. In crescita le bottiglie stappate di Champagne. Oltre 870 milioni di euro verranno spesi in bollicine per le festività 2019-2020. “Segnale di speranza e di voglia di vivere si direbbe…per dimenticare e guardare oltre una crisi politica perenne, un lavoro precario e latitante, vertenze industriali, vendite lente nei negozi ”è il commento di Giampietro Comolli, economista esperto di vini spumanti e presidente dell’Osservatorio Economico fondato nel 1991 con Fregoni e Niederbacher. Rispetto all’anno precedente Ovse rileva una crescita dei consumi nazionali del 3,3% (2,4 mio/bott in più), secondo anno consecutivo, dopo un lustro ad andamento piatto.
A fronte di un quasi stazionare valore unitario in cantina all’origine si riscontra un incremento di prezzo medio sul mercato del 4,4% (+0,40 cent a bottiglia): incremento dovuto esclusivamente alle etichette nazionali più conosciute. Valori al consumo stazionari, se non in calo, per le etichette top di Champagne. OVSE raccoglie dati da fonti certe, operatori, fatture, bolle, doc trasporto, prenotazioni ai tavoli, commesse e spazi destinati eventi.
“Forse c’è un eccesso di ricarico in horeca, rispetto al prezzo sulla scaffale e online!“ dichiara Comolli. Emerge che il Franciacorta, il Valdobbiadene, il Trento sono i vini più richiesti, di fascia alta, per le grandi cene. Con i dolci c’è il dualismo Cartizze sia brut che dry, e il tradizionale Asti. Crollo delle etichette poco note e non chiare nell’origine e nella marca, anche se copie di note. L’Universo Prosecco catalizza l’attenzione di 7 consumatori su 10. “Azzardando la stima – dice Comolli – si stapperanno circa 48-50 milioni di bottiglie Prosecco docg-doc, 10-11 milioni di metodo tradizionale classico fra Franciacorta, Trento, Alta Langa, Alto Adige, Oltrepo’, poi 6 milioni di Asti, 1 milione di autoctoni regionali e circa 8-10 milioni di altre tipologie compreso Durello, Nebbiolo, Lambrusco”.
Circa 20-22 milioni di italiani consumatori di vino, arriveranno a consumare durante le feste circa 1,9 bottiglie a testa. Le Festività 2019-2020 si caratterizzano per un gran numero di nuove etichette di vini spumanti da territori e vitigni autoctoni. La biodiversità spumantistica nazionale si arricchisce in 2 anni di 120-140 etichette delle aziende vitivinicole a sud degli appennini tosco-emiliani. Sul mercato troviamo bollicine a base di uve di Zibibbo, Ortrugo, Fiano, Catarratto, Bombino, Susumaniello, Monica Sarda, Nerello Mascalese, Bellone, Biancolella, Pecorino, Frappato, Passerina ma anche i più noti e già sperimentati Vermentino, Nebbiolo, Pigato, Malvasia di Candia, Aglianico, Inzolia, Erbaluce, Falanghina….
“E’ evidente – chiosa Comolli – che c’è voglia di bollicine. Il consumo regionale chiede anche una produzione locale. E’ la sostanziale differenza dell’Italia con Spagna che ha 1 sola DocSpumante nazionale, la Francia che ne ha 6, quasi tutte metodo tradizionale classico. Questa orizzontalità produttiva è un patrimonio eccezionale, ma ha anche forti difficoltà di penetrazione, di conoscenza, di destinazione ampia. Sono produzioni di nicchia che restano tali, ma valorizzano ospitalità, accoglienza. Gli spumanti d’Italia sempre più attrazione, buongusto e bellezza per i turisti stranieri. Non solo vino da bere!”
Il boom delle bollicine tricolori ha inizio dal 2005 con la nascita del Forum Spumanti d’Italia a Valdobbiadene che per 10 anni ha parlato con una voce unica, evidenziando le differenze tipologiche e esaltando diversità identitarie e di metodo, coinvolgendo e informando centinaia di MW, sommelier, opinion leader del mondo che così hanno “conosciuto” la varietà e qualità dei vini spumeggianti italiani. E’ da li che è partita anche la scelta di puntare su Valdobbiadene/Cartizze/Asolo Docg e Prosecco Doc per creare un brand nazionale, forte, trainante, autoctono, indipendente da modelli e mode, senza scimmiottare nessuno. Si è sdoganato, come dico, il “metodo italiano” che è una produzione autonoma e unica al 100%.
La enologia spumantistica italiana è diventata un pilastro dell’economia nazionale, con una bilancia export e un contributo al Pil di non poco conto: un valore totale annuo all’origine su 2,2 mld di euro che superano i 6,1 mld di euro al consumo finale.
In Italia il cibo gettato via ogni anno equivale ad un punto del PIL nazionale, con l'82% dello spreco rappresentato dal cibo che si getta in casa.
A Natale lo sperpero è al massimo, soprattutto in Italia dove in occasione delle feste si esagera con cibi e vini. «Queste celebrazioni hanno così un effetto dannoso sul pianeta di cui stiamo consumando le risorse a tempo di record» avvertono gli analisti di Ener2Crowd, invitando i cittadini a rendere le feste più eco-sostentibili.
(AJ-Com.Net) - ROMA, 13 DIC 2019 - Lo spreco alimentare somma annualmente in Italia 17 miliardi di euro, pari all'1% del pil, di cui 14 miliardi di euro dissipati per il cibo già prodotto e gettato via e 3 miliardi di euro per lo spreco di filiera e distribuzione.
Si tratta per l'82% di alimenti gettati via dai consumatori e per il 18% di scarti del processo di produzione e di trasporto. A metterlo in evidenza è Ener2Crowd ( www.ener2crowd.com ), la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico.
Se analizziamo poi i dati del periodo natalizio scopriamo che tra Natale e Capodanno si getteranno via oltre 500 mila tonnellate di cibo, corrispondenti ad oltre 80 euro per gruppo familiare che vanno in fumo inutilmente, portando anche ad un'impennata del livello di inquinamento «perché ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2» spiegano gli esperti di Ener2Crowd.
Eppure, dalla scelta dei cibi alle decorazioni, dai mezzi di trasporto all'illuminazione, il Natale può essere occasione per mettere in atto e diffondere pratiche sostenibili, puntando sulla sensibilità ambientale e sulle tecnologie per ridurre gli sprechi, anche energetici.
«Mai prima d'ora abbiamo avuto così tante prove del fatto che essere sostenibili è anche economicamente vantaggioso per le aziende» sottolinea Niccolò Sovico, ideatore, co-fondatore e ceo di Ener2Crowd.
Se poi in Italia ogni cittadino dedicasse l'esatto valore dello spreco alimentare di 12 mesi ai progetti Ener2Crowd pensati per il progresso del Pianeta, questi rappresenterebbero un tesoretto di circa 13 miliardi di euro in grado di crescere del 6% all'anno.
«Come consumatori, dobbiamo usare il nostro potere di spesa per mostrare alle aziende che è nel loro interesse realizzare prodotti sostenibili» ricalca Giorgio Mottironi, co-fondatore e chief sustainability officer di Ener2Crowd, che per questo Natale suggerisce di regalare e regalarsi un «lending crowdfunding energetico».
La proposta ai cittadini è quella di diventare greenvestor, optando -ad esempio- per il progetto Ener2Crowd legato al relamping realizzato da Samso SpA con la nuova tecnologia a led in grado di portare ad una riduzione annua di 365 tonnellate di emissioni di CO2, pari all'effetto che avrebbe la piantagione di 36.500 alberi.
(Foto di Francesca Bocchia - Accensione albero di Natale a Parma)
Nonostante il positivo andamento del comparto alimentare e della grande distribuzione, prosegue, anche se con minore intensità, la flessione delle vendite del commercio al dettaglio in provincia di Reggio Emilia.
Reggio Emilia 29 agosto 2019 - Dopo un inizio d’anno in cui la diminuzione aveva raggiunto l’1,4%, nel secondo trimestre 2019, infatti, il calo registrato dalle vendite degli esercizi in sede fissa si è attestato allo 0,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio, l’andamento è da attribuire ad una crescita di tre punti percentuali della quota di imprese che, rispetto al periodo aprile-giugno 2018, ha rilevato un andamento positivo delle vendite, mentre si è ridotta la percentuale di intervistati che ha registrato una diminuzione.
Positivi, come si è detto, gli andamenti delle vendite sia della grande distribuzione organizzata che del commercio al minuto alimentare. Quest’ultimo, con una crescita dell’1,3%, ritrova finalmente il segno “più” dopo diversi trimestri in flessione. Per ipermercati, supermercati e grandi magazzini, invece, l’andamento positivo ha già caratterizzato gli ultimi nove mesi, fino a segnare un +2,1% tra aprile e giugno di quest’anno.
In controtendenza appaiono invece i dati degli esercizi di commercio di prodotti non alimentari, che incidono sfavorevolmente sul trend delle vendite complessive al dettaglio.
Da diversi trimestri, nella nostra provincia, l’andamento del dettaglio specializzato non alimentare continua a posizionarsi in territorio negativo, anche se con valori più contenuti rispetto ai periodi precedenti: nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, le vendite hanno registrato un -1,9%, dopo il -2,5% del periodo gennaio-marzo.
Complessivamente le attese dei commercianti per la seconda parte del 2019 si orientano, in due casi su tre, verso una stabilità nelle vendite, anche se il 21% ipotizza una diminuzione nei tre mesi successivi. La disaggregazione per tipologia di negozio mostra, però, previsioni diversificate: oltre il 60% degli intervistati di tutte le tipologie ritiene che, nel trimestre luglio-settembre, le vendite non subiranno sensibili variazioni, ma solo per la grande distribuzione organizzata è positivo il saldo fra chi prevede aumenti e chi contrazioni.
A fine giugno di quest’anno erano 4.646 le imprese del settore del commercio al dettaglio registrate in provincia di Reggio Emilia, il 2,1% in meno rispetto all’analogo periodo del 2018.
Quasi la metà dei dettaglianti svolge attività di commercio non alimentare (2.242 imprese; -2,3%) e 525 sono esercizi non specializzati della grande distribuzione organizzata (-3,5%); i negozi di alimentari sono 709 (-0,1%), gli ambulanti sono 770 (-6,4%), mentre l’attività di commercio al dettaglio fuori da negozi, banchi e mercati (attraverso internet, o mediante l’intervento di un dimostratore oppure per mezzo di distributori automatici) è svolta da 270 imprese, le uniche a registrare un incremento sensibile (+10,2%) su base annua. Infine, sono 130 (-1,5%) le aziende di commercio al dettaglio di carburante.
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