Da Balotelli capro espiatorio alla morte di Ciro Esposito -
Parma, 28 giugno 2014 – di Maria Caterina Viscomi -
In questi giorni è andata in scena la sconfitta del calcio italiano, in tutti i sensi. Dall'eliminazione dalla World Cup con annessi comportamenti deplorevoli derivanti dalla delusione per la precoce ritirata dei nostri, alla morte di Ciro Esposito, il tifoso del Napoli deceduto dopo 50 giorni di agonia per essere stato ferito durante il pre-gara della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina del 3 maggio scorso. Ma andiamo con ordine. Martedì è stato il turno della disfatta azzurra a Natal, dove la Nazionale italiana ha perso contro un più motivato Uruguay, procurandosi una meritatissima eliminazione dalla competizione mondiale, senza accedere neanche agli ottavi. Nelle ore successive è stato il delirio con le dimissioni di Prandelli e Abete e con tutta una serie di contestazioni: bersaglio principale è stato Mario Balotelli, contro cui si è scatenato un vero e proprio "j'accuse" che è sconfinato in affermazioni razziste totalmente fuori luogo e da condannare. Anche in questo caso, quindi, si è sprecata un'occasione per tacere e per dare al mondo intero un'idea positiva del tifo italiano. Tifo che non ne è uscito bene neanche mercoledì, quando è arrivata la notizia della morte di Ciro, che ha forse voluto vedere l'ultima partita prima di andarsene per sempre ed unirsi alla lista delle vittime di un calcio malato che dovrebbe trovare al più presto una "cura" capace di porre fine a ogni razzismo e ad ogni violenza. Solo così potremmo avere un calcio capace di unire e che possa tornare essere, come dicono in molti, il gioco più bello del mondo.