In via Carducci le urla di una ragazza che ha chiesto disperatamente aiuto hanno richiamato l'attenzione di un carabiniere e di un ragazzo che hanno inseguito il ladro.
Parma, 23 maggio 2016
Ad attirare l'attenzione di un carabiniere e di un passante sono state le urla di una ragazza che ha chiesto disperatamente aiuto.
Sabato scorso, in via Carducci, la ventenne stava rientrando a casa quando un ciclista le ha strappato di mano il cellulare. La derubata, spaventata, ha gridato, attirando l'attenzione di un carabiniere e di un ragazzo che hanno inseguito il ladro. Dopo pochi metri quest'ultimo è stato fermato e ha opposto resistenza con tutte le sue forze, scagliandosi contro i due inseguitori. Non solo: ha preso a morsi il militare e il passante provocando loro lesioni sulle mani, reputate guaribili in almeno sei giorni.
Lo scippatore, un 46enne tunisino con precedenti specifici, è stato poi perquisito e trovato in possesso di 13 grammi di hashish che nascondeva dentro i calzini.
A.K.
Sabato notte in via Venezia si è pensato al peggio ma oggi la Questura rassicura, spiegando che si è trattato di una provocazione in seguito a una lite fra ragazzi.
Parma, 23 maggio 2016
Una bravata o un movente politico? Perché, quell'esplosione, sabato notte in via Venezia, ha fatto pensare al peggio e solo oggi la Questura rassicura, spiegando che si è trattato di una provocazione in seguito a una lite fra ragazzi.
Le indagini sono in corso e tre ventenni, fra i 24 e i ventisei anni, sono stati denunciati in stato di libertà dopo che, nella notte dello scorso fine settimana, è stata lanciata una bottiglia incendiaria su un marciapiede di via Venezia.
La Questura, con una nota, ha fatto sapere che non vi sarebbe alcun fine 'politico' e che 'i tre responsabili non sono noti per la militanza o la simpatia verso movimenti politici organizzati'.
Vi sarebbero, dunque, futili motivi alla base del gesto di tre ragazzi parmigiani, tutti senza precedenti, che, in corsa, a bordo di un'automobile, hanno gettato un rudimentale ordigno sul bordo della strada. Gli autori di questa azione che ha inizialmente fatto pensare al peggio avrebbero raccontato di aver avuto uno screzio con alcuni coetanei che frequentano la zona. Da quella lite sarebbe nata l'idea di spaventarli.
L'attività investigativa, in ogni caso, prosegue.
A.K.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno eseguito cinque arresti per furti in ditte e cantieri della provincia di Parma. La banda era veloce e organizzata nel rubare enormi quantitativi di carburante e per poi smerciarli. Ecco come operava....
di Alexa Kuhne
Parma, 20 maggio 2016
"Dobbiamo lavorare stasera". Una frase detta al telefono era il segnale che un nuovo colpo doveva andare in porto nel giro di poche.
E infatti i cinque arrestati nel corso dell' "Operazione Attila" riuscivano velocemente a fare man bassa non solo di carburante, ma anche di qualsiasi strumento potesse essere loro utile per 'lavorare', come i due automezzi - dei quali uno per consegnare i giornali, sottratto in pochissimi minuti - svariati attrezzi, una pistola a salve, alcuni proiettili veri.
I fermati sono accusati di aver commesso 13 furti durante i quali hanno asportato circa 8.350 litri di carburante.
Tutto avveniva in pochi minuti, durante la notte, grazie a un ingranaggio perfetto che era stato messo a punto in anni di attività illecita. I militari dell'Arma hanno anche sequestrato un Jammer, un disturbatore di frequenze molto potente, che consentiva ai ladri di creare una bolla di sicurezza all'interno della quale non funzionano, anche per un centinaio di metri, i sistemi elettronici, compresi i cellulari.
I componenti della banda sono rumeni e moldavi, domiciliati a Parma e con qualche precedente per furto. Tutti esperti, ladri seriali che colpivano ditte e cantieri di Parma. Con i cinque arrestati sono stati denunciati a piede libero, per ricettazione, gli acquirenti, quasi tutti abituali, che si rifornivano di benzina e gasolio a prezzi molto agevolati.
L'indagine è stata lunga e laboriosa ed è una 'costola' dell'operazione "Centauro", quella che ha fatto finire in manette i ladri di moto e di bici che venivano smerciate nei paesi dell'Est.
Parte dal 2013 e, dopo una costante attività di appostamenti e intercettazioni, ha permesso di catturare i giovani – tutti intorno alla trentina – specializzati nel furto di decine di taniche di carburante alla volta. I fusti venivano poi caricati su mezzi e rivenduti quasi subito a ricettatori italiani e moldavi. Una ventina di minuti per agire, per far sparire la merce e per scomparire.
Nel corso di questi anni i carabinieri hanno seguito le tracce dell'attività della banda che razziava le aziende sparse in tutta la provincia. Gli arrestati, pur di impossessarsi rapidamente del carburante o degli attrezzi individuati durante i sopralluoghi diurni, non si facevano certamente scrupoli nel danneggiare tutto quello che trovavano. Da qui il nome dato all'operazione...
Cade nella rete dei Carabinieri una banda di stranieri organizzati e abili. I Carabinieri della Comando Provinciale di Parma, nell'ambito dell'operazione denominata convenzionalmente "Attila", hanno eseguito, nelle città di Parma, 5 ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, per furti di gasolio, automezzi ed attrezzi da lavoro, da ditte e cantieri ubicati nella provincia.
A pochi giorni dalla morte per torture del tunisino Mohamed Habassi emergono particolari agghiaccianti sulle modalità della sua uccisione. I medici legali stanno lavorando al caso e le indagini continuano...
di Alexa Kuhne
Parma, 20 maggio 2016
Habassi nascondeva qualcosa? Come era la sua vita dal momento della morte della moglie a quello della sua uccisione?
Si scava, si cerca ancora nella esistenza del trentenne tunisino per cercare particolari che possano tornare utili alle indagini, che non sembrano ancora ad un punto di arrivo.
Gli elementi che si è sicuri daranno qualche importante informazione sono quelli che stanno emergendo dalle perizie dei medici legali. Tessere inquietanti che gli investigatori stanno mettendo insieme e che raccontano di una notte di sangue, fatta di una ferocia inimmaginabile, di urla strazianti, di mutilazioni, di colpi sferrati con una violenza inaudita. Il tutto si è consumato in molti tempo nella piccola Basilicagoiano, alle porte di Parma.
Molti hanno sentito... Eppure... le richieste di aiuto, le grida hanno squarciato il buio per una serie infinita di minuti, senza che arrivassero soccorsi. I vicini avevo il terrore di intervenire? Preferivano non sentire, fare in modo che quei loschi individui che avevano fatto irruzione da Habassi non esistessero?
Fino ad oggi, non si fa che parlare di Mohamed, del suo bambino di sei anni, spedito dalla nonna in Tunisia, del fatto che fosse un bravo ragazzo, ma che forse conoscesse persone implicate in giri di droga.
Le classiche voci di paese, quelle che si spargono all'indomani di un delitto. Però è anche dalle testimonianze, da quelle voci dei concittadini del tunisino che si è partiti per cercare qualche elemento apparentemente di poco significato ma che invece potrebbe rivelare molto di più...
Allora la domanda che si fanno tutti è: può un ragazzo, formalmente tranquillo, essere torturato e massacrato perché aveva un atteggiamento strafottente e non pagava l'affitto?
Possono, per questo motivo, sei persone, per quanto alterate da alcol e droga, decidere di fare una spedizione punitiva e, per un tempo piuttosto lungo, sottoporre a sevizie un uomo, con l'intento di uccidere?
Se la questione non si esaurisse con una motivazione come quella dell'inadempienza nel pagare un affitto, rimarrebbe un nodo centrale da dipanare: cosa stavano realmente cercando i sei uomini, quando hanno fatto irruzione nell'appartamento della vittima? Cosa volevano veramente quella notte, fra il 9 e il 10 maggio, Del Vasto ed Alberici e i quattro amici romeni del Buddha bar di Sala Baganza?
Forse non solo dare una bella lezione a Mohamed Habassi che è stato trovato massacrato a sprangate in più punti del corpo, soffocato, pare, dal suo stesso sangue, privato di un dito della mano e di uno del piede e anche del naso.
Nigeriani sorpresi a consegnare droga ai ragazzi. In pieno giorno, nelle piazze più frequentate di Parma. I Carabinieri sono riusciti a bloccarne uno grazie al sequestro del cellulare. Fermato un secondo colto in flagranza di reato.
Parma, 18 maggio 2016
Un cellulare, una bici, roba da spacciare, un 'pacchetto clienti' niente male.
Tutto quello che serviva a un nigeriano di trent'anni, con piccoli precedenti per droga, per alimentare quotidianamente il suo redditizio traffico di stupefacenti.
Chi cercava hashish e marijuana in pronta consegna sapeva dove trovarla. Una telefona a quel numero sempre raggiungibile e l'africano partiva dalla sua postazione in Piazzale della Pace per raggiungere, velocemente in bicicletta, altri punti strategici, come il Barilla Center o piazzale della Croce o ancora, per i più esigenti, un domicilio.
Lo spaccio avveniva anche in pieno giorno nei giardini di Piazzale della Pace, in pieno centro, proprio dove i bambini giocano e gli anziani si intrattengono sulle panchine.
Ai controlli, alla gente, il pusher era abituato. Era già stato fermato e rilasciato perché trovato in possesso di piccoli quantitativi di droga: troppo pochi per poterlo incastrare. Eppure i carabinieri sono riusciti a bloccarlo grazie al sequestro del cellulare al quale giungevano centinaia di telefonate di richiesta di droga.
Dalle chiamate è partita l'indagine dei militari dell'Arma che, mettendo alle strette i titolari dei numeri telefonici, si sono fatti spiegare come avvenivano le consegne.
Con il trentenne è stato anche fermato, sempre per spaccio, un altro nigeriano di 26 anni colto in flagranza di reato mentre consegnava fumo a una ragazza, sempre in Piazzale della Pace. AK
Una lettera piena di insulti ricevuta dal Sindaco di Borgotaro Diego Rossi. Il primo cittadino ha pubblicato l'immagine, replicando sul suo profilo Facebook.
Parma, 18 maggio 2016
"Quando si trasforma la politica in aggressione, si lascia spazio anche ad episodi come questi. noi restiamo invece convinti che ci si debba confrontare con le idee, sulle idee : la politica e' confronto, non scontro personale." queste le parole del Sindaco di Borgotaro pubblicate a commento della lettera sul suo profilo Facebook.
Minacce e insulti ricevute dal primo cittadino tramite una lettera in cui lo si accusa di essere "amico degli stranieri".
Lo scontro fra due auto ha visto coinvolte una Mini Cooper e una Bmw, verso le 22. I conducenti sono stati trasportati al Pronto Soccorso. La dinamica dell'incidente è al vaglio della Municipale.
Parma, 17 maggio 2016
Terribile incidente ieri sera, nella zona dello Stadio, verso le 21.45. E' successo in viale Partigiani D'Italia all'altezza di via Bellini, con dinamica ancora da chiarire. Coinvolte due auto: una Bmw 320 condotta da un giovane moldavo residente a Parma, proveniente dallo Stadio con direzione via Emilia Est entrato in collisione con una Mini Cooper, proveniente dalla via Emilia, condotta da un 37enne parmigiano che effettuava svolta a sinistra.
A seguito dell'impatto, la Bmw ha terminato la marcia sugli stalli di parcheggio del lato opposto della propria corsia di marcia, mentre la Mini Cooper dopo aver roteato su se stessa si è fermata a fianco di una pianta vicino all'imbocco di via Bellini.
Subito sul posto sono intervenuti i soccorsi. I conducenti sono stati trasportati al Pronto Soccorso dagli operatori del 118. Gravi le condizioni del 24enne moldavo.
L'uomo, un 48 enne di origine reggiana, si trovava sul primo binario quando si è accasciato improvvisamente al suolo. Inutile l'intervento del 118. Disposta l'autopsia.
Modena, 13 maggio 2016
Si è accasciato improvvisamente al suolo, mentre era fermo sul primo binario della stazione di Modena. E' morto così un 48 enne residente del reggiano, di cui non sono state rese note le generalità. Erano circa le 23 quando una chiamata al 118 ha lanciato l'allarme, un uomo aveva avuto un malore. Immediati i soccorsi, che sono intervenuti sul posto con un'ambulanza e un'auto medica. Purtroppo, tutti i tentativi di rianimazione non sono andati a buon fine e il 48 è morto. E' stato quindi trasportato presso l'istituto di Medicina Legale del Policlinico per risalire alle cause della morte.
Due parmigiani e quattro rumeni sono stati fermati dai Carabinieri di Parma perché ritenuti responsabili dell'omicidio di Mohamed Habassi. Sono accusati di concorso in omicidio con le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dell'aver approfittato di condizioni di tempo tali da ostacolare la privata difesa.
di Alexa Kuhne
Parma, 13 maggio 2016
Mohamed Habassi è stato accerchiato e torturato. Su di lui profonde e numerose ferite provocate da spranga e martello.
Nel lavandino della sua abitazione resti di un mignolo e di un alluce, strappatigli con una pinza a pappagallo. Habassi è stato trovato in un lago di sangue dai carabinieri, dopo che le sue urla, per una infinita serie di minuti, avevano squarciato la notte del 9 maggio nel centro di Basilicagoiano, alle porte di Parma.
Habassi, 34 anni, tunisino, con un passato alle spalle apparentemente tranquillo, aveva un figlio di sei anni che, dopo la morte della compagna, avvenuta qualche mese prima in seguito a un incidente stradale, aveva portato dalla nonna, al suo paese d'origine.
Nelle ultime 48 ore i militari dell'Arma hanno fermato 4 operai rumeni, di cui hanno fornito solo le iniziali, residenti a Sala Baganza, paese in cui c'è il Buddha bar - 'quartier generale' da cui sarebbe partita la spedizione punitiva - di proprietà di Luca Del Vasto, 46 anni, con precedenti per spaccio.
La ricostruzione del movente fatta dagli investigatori ha inizio proprio da quel locale e dal suo titolare e arriva dritta ai suoi amici, che avrebbero accettato di partecipare, per il rapporto che li legava al proprietario del bar, a quella 'missione' dissuasiva nei confronti della vittima. Con Del Vasto il 42enne Alessio Alberici, noto fumettista parmigiano.
Perché, pare, stando sempre a quanto dicono i carabinieri, che Habassi non si decidesse a lasciare l'appartamento, un tempo preso in affitto dalla sua convivente deceduta. Anzi: sembra che avesse un atteggiamento di sfida, arrogante e sfacciato e che non pagasse l'affitto alla compagna di Del Vasto, estranea ai fatti.
Questo il movente, l'impulso che avrebbe fatto armare i due amici di guanto in maglia d'acciaio, spranga, mazza da baseball, pinza pappagallo, che li avrebbe fatti salire sul fuoristrada di Del Vasto e che avrebbe convinto anche i 4 rumeni, caricati all'ultimo momento, a prendere parte alla spedizione.
Carichi e sotto effetto di alcol e droga, i sei si sarebbero diretti a casa di Habassi allo scopo di punirlo, di convincerlo con le cattive a lasciare l'appartamento. Lo avrebbero trovato con suo cugino che, sfuggito al massacro dalla finestra, ha chiesto aiuto ai vicini, facendo così intervenire le forze dell'ordine che, giunte poco dopo, hanno trovato Habassi già morto a causa di lesioni da corpi contundenti in diversi punti del corpo.
I sei, accusati di concorso in omicidio con le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e dall'aver approfittato di condizioni di tempo tali da ostacolare la privata difesa, sono nel carcere di Parma.
Il cerchio pare essersi chiuso ma di questo fatto di cronaca sconcertano tanti aspetti. Può un movente come l'occupazione abusiva di un appartamento far armare sei persone e spingerle a torturare e massacrare un uomo fino ad ucciderlo? E può un legame fra sei persone essere così forte tanto da far decidere loro di mettere in atto, senza indugi, una spedizione punitiva che avrebbe avuto degli esiti tragici, visti mezzi di cui i sei si sarebbero muniti?