La Guardia di Finanza di Modena ha scoperto una holding del crimine che traghettava all'estero beni di imprese in fallimento per sottrarli ai creditori. A capo un commercialista residente a Parma. Molti i reati tributari contestati all'associazione a delinquere: bancarotta fraudolenta, riciclaggio internazionale, autoriciclaggio, truffa....
di Alexa Kuhne
Modena, 1 giugno 2016
Erano dei colletti bianchi, coordinati da un noto commercialista residente fra Parma e Portogallo, a far sparire i beni di decine di aziende prima del fallimento, lasciando i creditori a bocca asciutta.
Il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Modena ha arrestato sei persone - di cui tre sono finite in carcere e tre ai domiciliari - e ha congelato un patrimonio, mobiliare ed immobiliare, del valore stimato di circa 11 milioni di euro.
Sono molti i reati tributati contestati all'associazione a delinquere: bancarotta fraudolenta, riciclaggio internazionale, autoriciclaggio e truffa.
Una organizzazione capillarmente strutturata era capace di gestire beni di decine di aziende in fallimento del Nord Italia, delocalizzandoli all'estero, soprattutto in Portogallo e in Slovenia, riuscendo poi a farli rientrare in Italia sotto forma di denaro in contanti. Non solo si cedevano capitali per restituirli in mano agli imprenditori in un secondo momento ma anche falsi crediti IVA che venivano dati a titolo oneroso con formale atto notarile a imprenditori terzi che li usavano per compensare proprie reali posizioni debitorie, creando un danno alle casse dello Stato di diversi milioni di euro. I crediti transitavano da conti sloveni per poi finire nelle casse di società, gestite dalla mente dell'organizzazione, in Portogallo.
Le imprese in procinto di fare bancarotta avevano la possibilità di 'ripulirsi' grazie ad un commercialista reggiano, che faceva spola tra Parma e Portogallo, e ai suoi soci che provvedevano a far tornare nelle mani degli imprenditori italiani coinvolti i capitali illeciti.
Tra le persone coinvolte, un altro commercialista e un ex bancario esperto del settore, un pregiudicato, latitante in Albania, che è stato raggiunto da un ordine di estradizione e arrestato grazie alla collaborazione della Polizia Albanese.
Quaranta perquisizioni, eseguite in diverse regioni italiane ed all'estero, coinvolti oltre 100 finanzieri, con l'ausilio di unità aeree del Corpo, e le forze di polizia di Portogallo, Slovenia e Spagna, con il supporto di Eurojust, Agenzia dell'Unione Europea che si occupa della cooperazione giudiziaria tra le varie Autorità nazionali degli Stati: numeri e dati di una operazione dalla vasta portata.
Otto le società sequestrate e svariati conti correnti utilizzati per far transitare il denaro. Tra le strutture confiscate anche due ristoranti, un bar e un complesso alberghiero. Le perquisizioni hanno interessato anche le province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Bologna, Firenze, Milano, Bergamo, Como, Monza-Brianza, Udine, Perugia, Venezia, Padova ed Agrigento.
L'indagine delle Fiamme Gialle è stata coordinata dal procuratore della Repubblica di Modena, Lucia Musti, e dal sostituto procuratore Marco Imperato.
La ministra delle Riforme arriva a Parma per parlare e promuovere la riforma costituzionale. Durante il suo intervento fa un appello agli industriali per sensibilizzarli sulla necessità di dare più stabilità al Paese. Non è mancata una nota critica al M5s.
Di CM -
Parma, 28 Maggio 2016 - Foto di Francesca Bocchia
Continua il tour del Governo per promuovere la riforma costituzionale e, questa volta, la ministra per la Riforma Maria Elena Boschi arriva a Parma e fa appello agli industriali per sensibilizzarli sulla necessità di dare più stabilità a Paese: "siamo di fronte all'ultima chiamata per il Paese, perchè dopo trent'anni di discussione su questi temi se dovessimo perdere questa occasione non so quando se ne ripresenterà un'altra - e ha aggiunto - il referendum è una scelta di grande responsabilità non più rinviabile che riguarda anche chi verrà dopo di noi".
"L'obiettivo delle nostre riforme è dare più stabilità al paese - ha precisato la Boschi -. Se continuiamo ad avere un sistema politico-istituzionale instabile è difficile affrontare le scommesse del nostro futuro. Avere un nuovo sistema dove solo la Camera dei Deputati avrà un rapporto di fiducia con il Governo è un elemento di stabilità, perché maggiore semplicità significa ottenere un sistema più efficiente".
Durante il suo intervento non è mancata la stoccata al M5s, una critica che è partita proprio dal sibolo che contraddistingue il Movimento: "Il simbolo del M5s è di proprietà del figlio di Casaleggio e del nipote di Beppe Grillo. In altre parole sarebbe come dire che da noi il simbolo del Pd è nelle mani del nipote di Bersani e del figlio di Renzi". Inoltre, la ministra ci ha tenuto a sottolineare che il Pd rappresenta una "comunità" che per il prossimo referendum costituzionale dovrà lavorare insieme e unito: "Da noi uno conta veramente uno, dagli altri conta zero".
Nel frattempo,in Piazzale Rondani, si è fatta sentire la protesta pacifica attivata dal Comitato in difesa della Costituzione che, però, ha incontrato il blocco della polizia senza riuscire ad attraversare il ponte e raggiungere la sede dell'Upi.
La Municipale ha trovato decine di pacchi indirizzati a destinatari residenti in Moldavia e Ucraina, segno di un'attività di trasporto internazionale per conto terzi.
Piacenza, 24 maggio 2016
Nell'ambito dell'attività di controllo della circolazione stradale, la Polizia Municipale nei giorni scorsi ha fermato nella zona della Stazione ferroviaria due veicoli commerciali leggeri con targa straniera e sanzionato i relativi conducenti in quanto privi delle necessarie autorizzazioni all'autotrasporto internazionale conto terzi. Gli agenti hanno infatti trovato nel vano di carico e sul rimorchio dei due mezzi decine di pacchi indirizzati a destinatari residenti in Moldavia e Ucraina, segno di un'attività di trasporto internazionale per conto terzi che prevede specifiche autorizzazioni delle quali però i due conducenti erano sprovvisti. I due "titolari" dell'attività irregolare sono stati quindi sanzionati per trasporto internazionale abusivo con un verbale di importo pari a 4130 euro ciascuno, mentre i due veicoli sono stati sottoposti a fermo amministrativo di tre mesi.
Il primo cittadino di Parma si difende, dopo la sospensione dal M5S in seguito ad una indagine della Procura a suo carico per abuso d'ufficio. La decisione è scaturita dopo che sono state avviate delle indagini per abuso d'atti d'ufficio.
di Alexa Kuhne
Parma, 23 maggio 2016
Controdeduzioni del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, all'indomani della sospensione dal Movimento 5 Stelle, che lo ha accusato di 'mancanza di doverosa trasparenza'.
La decisione è scaturita dopo che sono state avviate delle indagini per abuso d'atti d'ufficio a suo carico in relazione alle nomine del Teatro Regio.
Pizzarotti ha indetto, oggi pomeriggio, una conferenza stampa per chiarire, punto dopo punto, la sua posizione.
"CORRETTO CHE LA MAGISTRATURA INDAGHI", ha esordito. "Un esposto sottende delle possibili irregolarità ed è giusto che la magistratura faccia il suo dovere. Il nostro primo pensiero è stato quello di collaborare e chiarire".
"UNICI AD AVER PUBBLICATO L'AVVISO DI GARANZIA". "E' stata scaricata la colpa su di noi mentre l'inchiesta era uscita a dicembre. Era evidente la probabilità di essere io indagato, visto che sono il presidente della Fondazione Teatro Regio".
"NON ABBIAMO AVUTO LA POSSIBILITÀ DI AVER CONTATTI CON IL DIRETTORIO PER MESI", ha sottolineato dopo aver cercato più volte di avere dei contatti con Di Maio per chiarire: "Siamo stati anche derisi. Abbiamo cercato tutti i vertici a Imola, una occasione in cui eravamo vicini, organizzata per parlare e per porre in essere confronti necessari. 'Non ne vedo la necessità' è stata la risposta".
"MANCANO COESIONE E AIUTO RECIPROCO". Questo il terzo dei numerosi punti affrontati.
"Aiutarci nei momenti di difficoltà, dovrebbe essere fondamentale. Siamo un movimento che viene attaccato da tutte le parti e sarebbe utile fare fronte comune, essere uniti, dimostrare la coesione e la capacità di un gruppo di amministrare". Invece è dimostrabile, secondo Pizzarotti, che ci sono stati "casi di archiviazione, ma tutti i vertici hanno cercato di gettare fango su di noi. Sono stati utilizzati metodi diversi con sindaci diversi".
ASSENZA DI CONTATTO DIRETTO E DI REGOLE. "Serve chiarire rifondare trovare modalità con cui cambiare le regole e renderle uguali per tutti. Non abbiamo possibilità di appellarci a regole chiare. Manca un contatto diretto. Non abbiamo mai avuto e voluto la forma dei responsabili regionali proprio per cercare una relazione non mediata".
I RISULTATI DELL'AMMINISTRAZIONE PIZZAROTTI. "Ho avuto il beneficio e il privilegio di essere a guida di città sull'orlo di default. Il Partito democratico diceva di arrendeterci, che non c'era possibilità. E invece, abbiamo ottenuto quasi un 50 per cento di debito estinto. Siamo un esempio per gli altri Comuni per quanto riguarda la raccolta differenziata; abbiamo smaltito l' amianto dalle scuole; abbiamo rispettato l'ambiente e abbiamo creato stabilità economica. Tutto questo viene sottaciuto".
In via Carducci le urla di una ragazza che ha chiesto disperatamente aiuto hanno richiamato l'attenzione di un carabiniere e di un ragazzo che hanno inseguito il ladro.
Parma, 23 maggio 2016
Ad attirare l'attenzione di un carabiniere e di un passante sono state le urla di una ragazza che ha chiesto disperatamente aiuto.
Sabato scorso, in via Carducci, la ventenne stava rientrando a casa quando un ciclista le ha strappato di mano il cellulare. La derubata, spaventata, ha gridato, attirando l'attenzione di un carabiniere e di un ragazzo che hanno inseguito il ladro. Dopo pochi metri quest'ultimo è stato fermato e ha opposto resistenza con tutte le sue forze, scagliandosi contro i due inseguitori. Non solo: ha preso a morsi il militare e il passante provocando loro lesioni sulle mani, reputate guaribili in almeno sei giorni.
Lo scippatore, un 46enne tunisino con precedenti specifici, è stato poi perquisito e trovato in possesso di 13 grammi di hashish che nascondeva dentro i calzini.
A.K.
Sabato notte in via Venezia si è pensato al peggio ma oggi la Questura rassicura, spiegando che si è trattato di una provocazione in seguito a una lite fra ragazzi.
Parma, 23 maggio 2016
Una bravata o un movente politico? Perché, quell'esplosione, sabato notte in via Venezia, ha fatto pensare al peggio e solo oggi la Questura rassicura, spiegando che si è trattato di una provocazione in seguito a una lite fra ragazzi.
Le indagini sono in corso e tre ventenni, fra i 24 e i ventisei anni, sono stati denunciati in stato di libertà dopo che, nella notte dello scorso fine settimana, è stata lanciata una bottiglia incendiaria su un marciapiede di via Venezia.
La Questura, con una nota, ha fatto sapere che non vi sarebbe alcun fine 'politico' e che 'i tre responsabili non sono noti per la militanza o la simpatia verso movimenti politici organizzati'.
Vi sarebbero, dunque, futili motivi alla base del gesto di tre ragazzi parmigiani, tutti senza precedenti, che, in corsa, a bordo di un'automobile, hanno gettato un rudimentale ordigno sul bordo della strada. Gli autori di questa azione che ha inizialmente fatto pensare al peggio avrebbero raccontato di aver avuto uno screzio con alcuni coetanei che frequentano la zona. Da quella lite sarebbe nata l'idea di spaventarli.
L'attività investigativa, in ogni caso, prosegue.
A.K.
I Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno eseguito cinque arresti per furti in ditte e cantieri della provincia di Parma. La banda era veloce e organizzata nel rubare enormi quantitativi di carburante e per poi smerciarli. Ecco come operava....
di Alexa Kuhne
Parma, 20 maggio 2016
"Dobbiamo lavorare stasera". Una frase detta al telefono era il segnale che un nuovo colpo doveva andare in porto nel giro di poche.
E infatti i cinque arrestati nel corso dell' "Operazione Attila" riuscivano velocemente a fare man bassa non solo di carburante, ma anche di qualsiasi strumento potesse essere loro utile per 'lavorare', come i due automezzi - dei quali uno per consegnare i giornali, sottratto in pochissimi minuti - svariati attrezzi, una pistola a salve, alcuni proiettili veri.
I fermati sono accusati di aver commesso 13 furti durante i quali hanno asportato circa 8.350 litri di carburante.
Tutto avveniva in pochi minuti, durante la notte, grazie a un ingranaggio perfetto che era stato messo a punto in anni di attività illecita. I militari dell'Arma hanno anche sequestrato un Jammer, un disturbatore di frequenze molto potente, che consentiva ai ladri di creare una bolla di sicurezza all'interno della quale non funzionano, anche per un centinaio di metri, i sistemi elettronici, compresi i cellulari.
I componenti della banda sono rumeni e moldavi, domiciliati a Parma e con qualche precedente per furto. Tutti esperti, ladri seriali che colpivano ditte e cantieri di Parma. Con i cinque arrestati sono stati denunciati a piede libero, per ricettazione, gli acquirenti, quasi tutti abituali, che si rifornivano di benzina e gasolio a prezzi molto agevolati.
L'indagine è stata lunga e laboriosa ed è una 'costola' dell'operazione "Centauro", quella che ha fatto finire in manette i ladri di moto e di bici che venivano smerciate nei paesi dell'Est.
Parte dal 2013 e, dopo una costante attività di appostamenti e intercettazioni, ha permesso di catturare i giovani – tutti intorno alla trentina – specializzati nel furto di decine di taniche di carburante alla volta. I fusti venivano poi caricati su mezzi e rivenduti quasi subito a ricettatori italiani e moldavi. Una ventina di minuti per agire, per far sparire la merce e per scomparire.
Nel corso di questi anni i carabinieri hanno seguito le tracce dell'attività della banda che razziava le aziende sparse in tutta la provincia. Gli arrestati, pur di impossessarsi rapidamente del carburante o degli attrezzi individuati durante i sopralluoghi diurni, non si facevano certamente scrupoli nel danneggiare tutto quello che trovavano. Da qui il nome dato all'operazione...
Cade nella rete dei Carabinieri una banda di stranieri organizzati e abili. I Carabinieri della Comando Provinciale di Parma, nell'ambito dell'operazione denominata convenzionalmente "Attila", hanno eseguito, nelle città di Parma, 5 ordinanze di custodia cautelare emesse dal GIP, su richiesta della Procura della Repubblica di Parma, per furti di gasolio, automezzi ed attrezzi da lavoro, da ditte e cantieri ubicati nella provincia.
A pochi giorni dalla morte per torture del tunisino Mohamed Habassi emergono particolari agghiaccianti sulle modalità della sua uccisione. I medici legali stanno lavorando al caso e le indagini continuano...
di Alexa Kuhne
Parma, 20 maggio 2016
Habassi nascondeva qualcosa? Come era la sua vita dal momento della morte della moglie a quello della sua uccisione?
Si scava, si cerca ancora nella esistenza del trentenne tunisino per cercare particolari che possano tornare utili alle indagini, che non sembrano ancora ad un punto di arrivo.
Gli elementi che si è sicuri daranno qualche importante informazione sono quelli che stanno emergendo dalle perizie dei medici legali. Tessere inquietanti che gli investigatori stanno mettendo insieme e che raccontano di una notte di sangue, fatta di una ferocia inimmaginabile, di urla strazianti, di mutilazioni, di colpi sferrati con una violenza inaudita. Il tutto si è consumato in molti tempo nella piccola Basilicagoiano, alle porte di Parma.
Molti hanno sentito... Eppure... le richieste di aiuto, le grida hanno squarciato il buio per una serie infinita di minuti, senza che arrivassero soccorsi. I vicini avevo il terrore di intervenire? Preferivano non sentire, fare in modo che quei loschi individui che avevano fatto irruzione da Habassi non esistessero?
Fino ad oggi, non si fa che parlare di Mohamed, del suo bambino di sei anni, spedito dalla nonna in Tunisia, del fatto che fosse un bravo ragazzo, ma che forse conoscesse persone implicate in giri di droga.
Le classiche voci di paese, quelle che si spargono all'indomani di un delitto. Però è anche dalle testimonianze, da quelle voci dei concittadini del tunisino che si è partiti per cercare qualche elemento apparentemente di poco significato ma che invece potrebbe rivelare molto di più...
Allora la domanda che si fanno tutti è: può un ragazzo, formalmente tranquillo, essere torturato e massacrato perché aveva un atteggiamento strafottente e non pagava l'affitto?
Possono, per questo motivo, sei persone, per quanto alterate da alcol e droga, decidere di fare una spedizione punitiva e, per un tempo piuttosto lungo, sottoporre a sevizie un uomo, con l'intento di uccidere?
Se la questione non si esaurisse con una motivazione come quella dell'inadempienza nel pagare un affitto, rimarrebbe un nodo centrale da dipanare: cosa stavano realmente cercando i sei uomini, quando hanno fatto irruzione nell'appartamento della vittima? Cosa volevano veramente quella notte, fra il 9 e il 10 maggio, Del Vasto ed Alberici e i quattro amici romeni del Buddha bar di Sala Baganza?
Forse non solo dare una bella lezione a Mohamed Habassi che è stato trovato massacrato a sprangate in più punti del corpo, soffocato, pare, dal suo stesso sangue, privato di un dito della mano e di uno del piede e anche del naso.
Nigeriani sorpresi a consegnare droga ai ragazzi. In pieno giorno, nelle piazze più frequentate di Parma. I Carabinieri sono riusciti a bloccarne uno grazie al sequestro del cellulare. Fermato un secondo colto in flagranza di reato.
Parma, 18 maggio 2016
Un cellulare, una bici, roba da spacciare, un 'pacchetto clienti' niente male.
Tutto quello che serviva a un nigeriano di trent'anni, con piccoli precedenti per droga, per alimentare quotidianamente il suo redditizio traffico di stupefacenti.
Chi cercava hashish e marijuana in pronta consegna sapeva dove trovarla. Una telefona a quel numero sempre raggiungibile e l'africano partiva dalla sua postazione in Piazzale della Pace per raggiungere, velocemente in bicicletta, altri punti strategici, come il Barilla Center o piazzale della Croce o ancora, per i più esigenti, un domicilio.
Lo spaccio avveniva anche in pieno giorno nei giardini di Piazzale della Pace, in pieno centro, proprio dove i bambini giocano e gli anziani si intrattengono sulle panchine.
Ai controlli, alla gente, il pusher era abituato. Era già stato fermato e rilasciato perché trovato in possesso di piccoli quantitativi di droga: troppo pochi per poterlo incastrare. Eppure i carabinieri sono riusciti a bloccarlo grazie al sequestro del cellulare al quale giungevano centinaia di telefonate di richiesta di droga.
Dalle chiamate è partita l'indagine dei militari dell'Arma che, mettendo alle strette i titolari dei numeri telefonici, si sono fatti spiegare come avvenivano le consegne.
Con il trentenne è stato anche fermato, sempre per spaccio, un altro nigeriano di 26 anni colto in flagranza di reato mentre consegnava fumo a una ragazza, sempre in Piazzale della Pace. AK