Di Lamberto Colla Parma, 13 ottobre 2024 - Con l’articolo di oggi verremo etichettati come antisemiti per l’ardire di commentare le azioni, a dir poco sconvenienti, di cui si è macchiato il governo di Benjamin Netanyahu e dai falchi che lo circondano.
Il diritto alla difesa è sacrosanto, ma ai limiti del diritto, dovrebbero essere anteposti i risvolti etici.
Dove si possono collocare i 18.000 bambini e le 12.000 donne che hanno perso la vita nella striscia di Gaza. Solo con un semplice conteggio matematico i 1.400 israeliani massacrati dai carnefici di Hamas durante l’assalto vergognoso e vigliacco del 7 ottobre 2023, dovrebbero essere ben vendicati con i 40.000 morti delle rappresaglie israeliane, che nel frattempo hanno anche raso al suolo le abitazioni e spediti in transumanza centinaia di migliaia di palestinesi e ora di libanesi.
Tutto ciò premesso, però non sembra far inorridire i democratici popoli occidentali; unico risultato una qualche tiratina di orecchie al buon Netanyahu il quale invece, spudoratamente, arriva a dichiarare, all’assemblea dell’ONU, che le Nazioni Unite sono “una palude antisemita”.
Dopo Gaza, qualche colpettino in Cisgiordania, poi qualche ben più pesante attacco al Libano con una sequenza di perfetti stike nella terra dei cedri ed ora, nell’attesa di vedere la risposta promessa all’IRAN, ecco che l’DF , pur di convincere le postazioni UNIFIL, poste sotto il comando militare dell’Italia, hanno cannoneggiato ferendo qualche militare dei quali uno è in gravi condizioni e, solo per un miracolo non ci sono state vittime.
Un attacco che ha irritato il nostro Ministro della Difesa Guido Crosetto senza ottenere alcun effetto palese, anzi, il giorno dopo un nuovo attacco e con un caterpillar è stato abbattuto un muro di contenimento di una base UNIFIL Italiana giustificando l’azione con il sospetto che a 50 metri dalla postazione UNIFIL vi fossero appostati dei terroristi di Ḥezbollāh.
Insomma, sembrerebbe che gli Israeliani siano stati assaliti da deliri di onnipotenza e di iirresponsabilità e a nulla sono valsi l'indignazione e i richiami dell'Onu e dell’Italia.
"I soldati italiani non si toccano", ha tuonato anche il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, annunciando di aver scritto nuovamente al collega Israel Katz e al presidente israeliano Isaac Hergoz per sollecitare i risultati dell'inchiesta annunciata sugli attacchi definiti "totalmente inaccettabili", e per lo meno delle scuse.
"Se continuano, non è più un incidente", ha affermato. Ma non è solo l'Italia (che con 1.200 militari in Libano schiera il contingente più numeroso) a pretendere "rispetto" e "spiegazioni" da Israele. Sia Parigi che Madrid (presenti nelle fila dell'Unifil con 700 soldati francesi e 680 spagnoli) hanno convocato gli ambasciatori dello Stato ebraico nei loro rispettivi Paesi per formalizzare "la ferma condanna" dell'accaduto e intimare a Israele di cessare gli attacchi ai caschi blu. "E' inaccettabile, non deve ripetersi mai più", ha tuonato Emmanuel Macron, dopo averne parlato con Pedro Sanchez e Giorgia Meloni a Cipro per il summit del Med9 .
In breve sintesi, quale che fosse l’intento di questi attacchi, è chiaro che Netanyahu ha superato ogni limite, calpestando anche in diritto internazionale.
"Unifil" è una delle più longeve missioni di pace, - segnala il professor Daniele Trabucco proprio da questo giornale nelle scorse ore - operante in Libano per mandato delle Nazioni Unite a seguito delle risoluzioni n. 425 e n. 426 adottate dal Consiglio di Sicurezza in data 19 marzo 1978, con il compito, soprattutto dopo la risoluzione 11 agosto 2006, n. 1701, di stabilizzare il sud del paese dei cedri e promuoverne lo sviluppo, evitando una ripresa del conflitto tra Hezbollah ed Israele. … Sul piano del diritto internazionale pubblico, oltre ad una violazione, da parte israeliana, della risoluzione n. 1701/2006 specialmente per il superamento della cosiddetta "linea blu" (che non è un confine politico, bensì la linea di ritiro delle forze armate israeliane nel 2000) resa pubblica dalle Nazioni Unite il 07 giugno 2000, siamo in presenza di un vero e proprio attacco armato, concetto all'interno del quale vanno considerate (cfr. Antonio Cassese) anche le aggressioni contro le forze armate di uno Stato stanziate all'estero per motivi umanitari. E non sussiste, a riguardo, alcun diritto di legittima difesa da parte dello Stato di Israele.”
In conclusione, purtroppo, non posso che concordare con Marcello Veneziani, quando afferma che siamo tra due guerre mondiali che potrebbero addirittura confluire trovando il nemico comune: l’occidente.
“Siamo sull’orlo di due guerre mondiali, - scriveva Marcello Veneziani lo scorso 28 settembre - una a est e l’altra a sud. Una con il mondo asiatico, le autocrazie e i regimi totalitari; l’altra col mondo arabo, l’Islam e le teocrazie. In entrambi l’Occidente non è direttamente coinvolto, riguardano la Russia, l’Ucraina, Israele, i palestinesi, il Libano e sullo sfondo l’Iran; ma di fatto l’Occidente è convolto in entrambi, rischia grosso come mai è successo, anche per la simultaneità dei due conflitti. Non si tratta di conflitti regionali ma interdipendenti, che hanno dirette conseguenze sul quadro generale, non si possono isolare dal contesto. Ed entrambi chiamano in causa l’Occidente. La sciagura peggiore che possa accadere è che i due conflitti trovino un punto di unione, ossia che si possa costituire un’intesa, un collante tra Russia, Iran, mondo islamico e sullo sfondo la benedizione della Cina. L’allargamento del conflitto e la fusione delle due guerre, avrebbe come collante l’antagonista comune, l’Occidente. Le dichiarazioni di Erdogan molto severe su Israele, l’Occidente, il suo ruolo giocato in Ucraina, hanno incrinato la certezza che la Turchia sia comunque un paese aderente all’alleanza Nato. Insomma l’aria del dissenso antioccidentale si allarga oltre le potenze asiatiche nel resto del mondo, compreso quello a noi più contiguo.”
Auguriamoci che questo scenario, preconizzato da Marcello Veneziani, non abbia mai da verificarsi, ma una concentrazione di capi di governo così altamente guerrafondai non lo rammentavo.
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