Sabato, 12 Ottobre 2024 08:31

Attacco alla missione "UNIFIL": lo sguardo del Diritto Internazionale. In evidenza

Scritto da Daniele Trabucco

Di Daniele Trabucco Belluno, 12 ottobre 2024 - "Unifil" è una delle più longeve missioni di pace, operante in Libano per mandato delle Nazioni Unite a seguito delle risoluzioni n. 425 e n. 426 adottate dal Consiglio di Sicurezza in data 19 marzo 1978, con il compito, soprattutto dopo la risoluzione 11 agosto 2006, n. 1701, di stabilizzare il sud del paese dei cedri e promuoverne lo sviluppo, evitando una ripresa del conflitto tra Hezbollah ed Israele.

Tuttavia, l'esercito israeliano (IDF) ha aperto il fuoco, con attacchi ravvicinati, proprio contro le postazioni della missione, sostenendo che il suo obiettivo era quello di colpire i miliziani di Hezbollah.

Sul piano del diritto internazionale pubblico, oltre ad una violazione, da parte israeliana, della risoluzione n. 1701/2006 specialmente per il superamento della cosiddetta "linea blu" (che non è un confine politico, bensì la linea di ritiro delle forze armate israeliane nel 2000) resa pubblica dalle Nazioni Unite il 07 giugno 2000, siamo in presenza di un vero e proprio attacco armato, concetto all'interno del quale vanno considerate (cfr. Antonio Cassese) anche le aggressioni contro le forze armate di uno Stato stanziate all'estero per motivi umanitari. E non sussiste, a riguardo, alcun diritto di legittima difesa da parte dello Stato di Israele.

Questo, secondo la nota formula Webster, non basta sia dettato dalla necessità e dall'urgenza (impedire un possibile attacco orchestrato da Hezbollah), ma deve contenere i caratteri della proporzionalità e della ragionevolezza, ovvero rispettivamente l'utilizzo di quel tanto di forza sufficiente per respingere l'attacco e l'individuazione chiara del nemico da colpire che non può  essere un soggetto o una realtà terza ed estranea rispetto a chi è direttamente coinvolto.

Peraltro, si potrebbe discutere se  attacchi ripetuti di scarsa portata ma molto frequenti ad opera di attori non statali (come nel caso di Hezbollah) possano costituire un attacco armato e, dunque, giustificare lo "ius ad bellum", ovvero l'esercizio del diritto di legittima difesa in capo allo Stato israeliano.

La Corte internazionale di Giustizia non ha escluso che l'accumulazione di eventi in certe circostanze possa essere invocata quale aggressione armata (cfr. sentenza Nicaragua del 1986, sentenza Piattaforme petrolifere del 2003, sentenza Congo vs Uganda del 2005), ma sarebbe doverosa una valutazione complessiva che, vuoi anche per mantenere volutamente l'indeterminatezza della nozione di aggressione armata indiretta, è fino ad oggi mancata.

(foto copertina - UN Photo-Pasqual-Gorriz Unifil Lebanon)

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(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.

Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.

Sito web personale

www.danieletrabucco.it

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