Domenica, 02 Luglio 2023 07:55

La legge tra neutralità e giustizia. In evidenza

Scritto da

Di Daniele Trabucco (*) Belluno 2 luglio 2023 - Il concetto moderno di legge, elaborato da Jean Bodin (1530-1596) e Thomas Hobbes (1588-1679) e che giunge ai nostri giorni, si caratterizza per la sua indifferenza nei confronti dei contenuti o meglio, per utilizzare un aggettivo qualificativo di Carl Schmitt (1888-1985), è "neutrale" tanto rispetto ai principi, quanto rispetto ai valori.

Laddove essa (la legge) accoglie un certo valore, questo è sempre modulabile, contingente, ossia dipendente dal continuo bilanciamento degli interessi costituzionalmente rilevanti a seconda del sentire sociale che diventa la vera fonte privilegiata dei contenuti della legge.

Quello che rileva, dunque, scrive il prof. Paolo Grossi (1933-2022) nella voce "Legge positiva" del "Dizionario della Dottrina sociale della Chiesa", è il fatto che questa consiste in un "atto di volontà espresso dal detentore della sovranità", ovvero in "un comando esprimente un imperio supremo". In questa prospettiva, è irrilevante il problema della possibile ingiustizia della legge, posto magistralmente da san Tommaso d'Aquino (1225-1274) nella "Summa", coincidendo quest'ultima con la legalità e questa, a sua volta, con l'atto potestativo di chi possiede ed esercita concretamente il potere sovrano.

In questo modo, si pongono le premesse per la separazione tra legge ("lex") e diritto ("ius") che troverà compiuta teorizzazione in Kant (1724-1804), Hegel (1770-1831), Heidegger (1889-1976).

La legge, in altri termini, non esprime più un ordine dato, accessibile alla ragione umana, ma è unicamente un atto di volontà che si impone sia pure con le forme della "geometria legale".

Il criterio, pertanto, di legittimazione della legge deriva dalla legge stessa e, dunque, dalla volontà politica del momento e non più da ciò che la precede, cioè il diritto, lo "ius", quell'ordine finalistico di ciascun ente tale in virtù della sua natura, della sua essenza (la "quidditas" (1)) e di cui la norma positiva è manifestazione.

  • Nota: (1) quidditas, der. diquid«che cosa». Termine usato dalla filosofia scolastica per designare il carattere essenziale, il quid, che fa essere una cosa quella che è. (da Treccani)

Daniele_Trabucco_9nov22.jpeg

(Daniele Trabucco)

 

(*) Autore - prof. Daniele Trabucco.
 
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona (Svizzera)/UNIB – Centro Studi Superiore INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto in Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento Universitario «Prospero Moisè Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico e titolare di Master universitario di I livello in Integrazione europea: politiche e progettazione comunitaria. Già docente nel Master Executive di II livello in «Diritto, Deontologia e Politiche sanitarie» organizzato dal Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. Socio ordinario ARDEF (Associazione per la ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei) e socio SISI (Società italiana di Storia Internazionale). Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione) del Centro Consorzi di Belluno.
È GRATIS! Clicca qui sotto e compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna quotidiana.



"Gazzetta dell'Emilia & Dintorni non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio e a conservare la nostra indipendenza, con una piccola donazione. GRAZIE"