Di Giulia Bertotto Roma, 22 maggio 2023 (Quotidianoweb.it) - Abbiamo intervistato il dottor Giacomini, quello che per la Repubblica è solo l’ennesimo “medico no vax” (2 novembre 2022).
Dottor Giacomini, il vostro sito recita: “E’ dal giuramento di Ippocrate che ContiamoCi! vuole ripartire; da una medicina che valorizza e responsabilizza il medico nello scegliere la cura migliore per il suo paziente, dal recupero della relazione medico-paziente e dell’armonia tra le diverse figure professionali impegnate nel campo della salute”.
La nostra associazione è nata perché ho sentito la necessità, - a seguito soprattutto dell’introduzione dell’obbligo vaccinale - di tutelare me stesso da quelle costrizioni che aggredivano intimamente la mia persona, ma anche per difendere tutti coloro che come me venivano espulsi dal consesso della società civile in quanto avevano scelto di non aderire ad una campagna vaccinale brutale e pericolosa. Io ho definito come uno stupro quello che il governo italiano ha fatto sui suoi cittadini. La violenza che ho percepito travalicava la dimensione sanitaria, fin dall’inizio un simile sopruso sollevava questioni sociali e politiche fondamentali.
Inizialmente l’associazione era aperta eslusivamente a medici e sanitari, in seguito a tutti i cittadini. ContiamoCi! Si è subito posta come ponte di dialogo con le istutuzioni, speravo si potesse costruire il tassello per un ravvedimento da parte di esse, ascoltando la voce di tanti medici e sanitari che spiegavano -sulla scorta di studi precisi- perché si stava procedendo in maniera quanto meno discutibile sulla gestione della pandemia. Ma avevano già deciso di creare le condizioni per soggiogare la popolazione: creare allarmismo, spaventare terribilmente e così poi offrire come salvifiche quelle che erano in realtà delle coercizioni.
Secondo lei la scienza veniva osannata a parole e tradita dai fatti, celebrata mediaticamente e intanto mortificata nel suo valore.
Esatto. E invece abbiamo visto subìto una chiusura netta da parte delle istituzioni, molti di noi sono stati sospesi o emarginati dal posto di lavoro e dalle proprie mansioni, personalmente sono stato sospeso e minacciato anche: lettere anonime inviate ai giornali e a presidenti di Regione come Zaia o al generale Figliolo per chiedere la mia radiazione, da gruppi di cittadini che mi accusavano di ostacolare la campagna vaccinale. C’era una forte pressione mediatica. In seguito ho avuto colloqui privati con la direzione ospedaliera in cui mi si invitava caldamente alla vaccinazione. L’associazione assumeva quindi la forma di un baluardo di resistenza a forme di sopruso così intime.
In ogni caso la nostra comunità è nata per portare avanti una coscienza civica, non per offrire cure domiciliari che già c’erano, ma una nuova idea globale di politica del corpo, della salute e del lavoro. Lo abbiamo dimostrato aiutando tutti i soci che erano in difficoltà economica per via della discriminazione dal lavoro: parliamo della distribuzione di 260 mila euro. Denaro che abbiamo potuto dare grazie agli iscritti ma anche alle donazioni.
Tuttavia non si può neppure liquidare la questione con il motto “Il corpo è mio e ci faccio quello che voglio”, pena una società individualista o l’illusione che non esista un concetto di salute pubblica, un valore che ci lega e che deve essere mediato con quello di salute personale in una società civile nella quale tutti siamo vincolati da interessi comuni.
Condivido pienamente, e lo dice anche l’articolo 32 della nostra Costituzione: esso garantisce un bilanciamento tra salute pubblica e diritto individuale di scelta. Ma in questo caso specifico, la pandemia da Covid-19, si potevano mettere in atto una serie di alternative non coercitive e clinicamente molto più efficaci, come la medicina territoriale. L’abuso sta proprio nel fatto che solo un certo tipo di protocollo terapeutico e poi l’imposizione dei vaccini (o di ciò che sono questi composti), sia stato avallato e difeso come un dogma.
Non sono stati selezionati dei metodi di cura per ragioni scientifiche, abbiamo assistito invece ad un atto di forza che ci ha trasformati da cittadini a sudditi. Dal 1 aprile 2022 gli italiani sono passati dall’essere cittadini a sudditi. Il 95% degli italiani ha ceduto ad un ricatto per lo stipendio, per la posizione professionale o sociale, o anche solo per fare l’aperitivo: è un dato di cui dobbiamo prendere atto e da cui ripartire sapendo che se è successo può succedere ancora.
I cittadini italiani sono anche sudditi di una guerra che rema contro i loro interessi e che l’opinione pubblica respinge fortemente.
Noi abbiamo perso la Seconda guerra mondiale nel 1945, è inutile girarci intorno, e abbiamo ereditato l’Unione Europea che però non rispecchia il sentire europeo, l’Europa è qualcosa di meraviglioso rispetto all’Unione Europea, la quale invece è un assemblamento imposto. Se l’Europa rispecchiasse davvero la sua vocazione unitaria sarebbe compresa anche la Russia. Invece noi siamo territorio americanizzato, servo di interessi sovranazionali che cozzano con quelli nazionali e stiamo ancora pagando quella sconfitta con le basi NATO e l’invio di armi all’Ucraina, mentre non possiamo intervenire sulla Scuola, sulla sanità o sul dissesto idrogeologico. La destra come la sinistra appoggiano questa politica internazionale belligerante. Gli eredi di Togliatti, come D’Alema, hanno fatto la guerra in Serbia per conto della NATO!
Lei ha dichiarato che "Il problema è tutto quello che stiamo vivendo, la trasformazione antropologica che l’umanità è costretta a subire sta avvenendo con il consenso della cittadinanza”: una trasformazione che investe scuola, sanità, sovranità sul corpo, sull'educazione dei nostri figli, uso o abuso della tecnologia...
Transizione ecologica, transizione alimentare, transizione digitale, nuova concezione sessuale: sono tutti processi legati, si sta progettando un nuovo prototipo della vita umana quanto meno in Occidente o in Europa. Avevamo delle avvisaglie ma non abbiamo saputo anticipare e comprendere a quale velocità stringeva il cappio attorno al nostro collo. Anche il terreno sociale non era fertile; molte persone, anche tra le stesse che oggi sono convinte sia in atto questa trasformazione antropologica, erano scettiche.
L’identità fisica sarà subordinata a quella digitale con gravissimi pericoli per le libertà di scelta sul nostro corpo, sul nostro denaro, sulla nostra indentità nel corpo e nel corpo sociale. La scoomparsa dell’individuo in carne e ossa o almeno la sua scissione fa sì che non conti più la dimensione fisica ma solo quella digitale. ContiamoCi! Quindi non si ferma agli aspetti sanitari di qusta rivoluzione spinta dall’alto, noi ci rivolgiamo a tutti coloro che hanno compreso quanto sia immane e complesso l’intero progetto delle nuove Agende. Noi non siamo luddisti, non vogliamo distruggere le macchine o frenare qualsiasi tipo di progresso a priori, ma vogliamo che questi cambiamenti di portata epocale siano guidati dalla volontà popolare e non solo dagli interessi di pochi. Non c’è un solo modo di andare incontro al futuro.
Il lavoratore e il diritto al protagonismo nel lavoro sono una colonna portante del vostro movimento.
Hanno iniziato togliendoci il lavoro con il pretesto del contagio e sarà così con la sostituzione da parte delle macchine intelligenti. La sicurezza sul lavoro durante la pandemia è stata strumentalizzata per fini che con il diritto al lavoro nulla avevano a che fare. Si muore sul lavoro nello scandalo mediatico ma nessuna vera misura viene presa per arginare questa strage. Il lavoro è quindi l’ambito da cui ripartire.
Il rimedio, il medicinale è una concezione della salute: salute interiore ed esteriore, individuale e collettiva, privata e politica. E’ una visione coerente ma davvero difficile da realizzare.
E’ per questo che ContiamoCi! si muove su tre direttrici: riprendere gli ordini professionali come quelli medici, i sindacati (abbiamo anche fondato il sindacato ContiamoCi! Ormai un anno fa) perciò il lavoro, e recuperare la vera politica che sia a servizio della collettività. Tre macro obiettivi che hanno il compito di portare l’uomo come motore del lavoro al centro. Il corpo del lavoratore deve tornare barricata.
A proposito di politica. Cosa pensa di coloro che suggeriscono di non andare a votare e che demoliscono qualsiasi inziativa politica?
Lo Stato non è qualcosa di diverso da noi, esiste in quanto rappresentazione di ciascuno di noi nella collettività; durante questi ultimi anni abbiamo assistito all’usurpazione dello Stato da parte di poteri forti, privati e sovranazionali. Per questo credo si debba mettere da parte l’atteggiamento antipolitico e il disfattismo. Credo che non dobbiamo ghettizzarci in una sedicente “area del dissenso”: va bene protestare, dobbiamo farci sentire, ma soprattutto dobbiamo proporre alternative valide e lungimiranti. Dobbiamo proporre ciò che vorremmo costruire e non solo gridare ciò che vogliamo demolire. Altrimenti diventiamo inconsapevoli nemici di noi stessi, funzionali al sistema.
Possiamo forse ritenere superate queste dicotomie tra sinistra e destra o obsolete certe concezioni, ma alcune sue riflessioni sembrano ispirate ad un certo socialismo.
Sì, ma non nel senso partitico e ottuso. Le persone hanno votato la nostra lista civica perché riconoscono in noi di ContiamoCi! Persone che lavorano, lavoratori innanzitutto. Non abbiamo neppure fatto una vera campagna elettorale perché non ne abbiamo avuto il tempo, se non quello ritagliato dal lavoro. Le persone sanno riconoscere chi risuona con loro.
Lei è un uomo di scienza ma in un’intervista rilasciata al canale Byoblu ha parlato anche di dimensione trascendente e coscienza spirituale, al fine di recuperare un bene comune e un senso di fratellanza.
Personalmente ho sempre avvertito un moto spirituale dentro di me e noto che gli eventi avvenuti negli ultimi hanno risvegliato questo anelito in molte persone, al di là del credo o della dottrina. La dimensione trascendente offre una chiave di lettura profonda e importante su ciò che sta accadendo e conferisce significato e lungimiranza a queste battaglie. In quest’epoca di relativismo etico credo che sia fondamentale recuperare una distinzione il più vicina possibile a ciò che riteniamo essere il bene o il male. Il metodo di verifica però qui non lo decreta la scienza, ma lo insegna il Vangelo: è quello di quei buoni frutti di cui si parla nella scrittura.
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