Di Flavia De Michetti Roma, 9 febbraio 2023 (Quotidianoweb.it) - Secondo alcune stime, circa 6 francesi su 10 sono contro questa riforma e i cittadini sono scesi nelle maggiori piazze del Paese, insieme a tutte le sigle sindacali e i partiti politici francesi della NUPES - Nouvelle Union populaire écologique et sociale, per manifestare il loro dissenso.
I sindacati hanno esortato la popolazione a scendere in piazza in massa, memori di una prima giornata di sciopero avvenuta il 19 gennaio, che ha portato in strada più di un milione di persone.
Anche Jean-Luc Mélenchon, leader de La France Insoumise ("La Francia Indomita"), ha partecipato alla marcia tenutasi a Marsiglia e ha sottolineato l’importanza dell’unità sindacale a difesa delle pensioni.
La giornata di mobilitazione ha causato il blocco di molte attività, come scuole, ospedali e stazioni di servizio. Secondo le previsioni, solo a Parigi, si attendeva l’arrivo di oltre 1 milione di manifestanti, tant’è che il Ministero dell’Interno ha schierato circa 10 mila persone tra poliziotti e gendarmi per la gestione dell’ordine pubblico e la sicurezza.
Dall’inizio di questa settimana, infatti, numerose e animate sono state le proteste, non solo da parte dei lavoratori, ma anche dagli studenti, in tutte le parti della Francia. Una partecipazione, però, al di sotto delle stime degli organizzatori sindacali che avevano previsto, a livello nazionale, quasi 2 milioni di manifestanti, secondo la linea della confederazione sindacale francese, Confédération générale du travail.
Il Presidente Emmanuel Macron insiste sul fatto che le riforme siano necessarie per salvare un sistema insostenibile per come attualmente risulta formulato. "Se non attuiamo queste riforme, l'attuale sistema è in pericolo", ha dichiarato infatti al canale televisivo generalista francese TF1, all'inizio di dicembre.
Nel suo tradizionale discorso di Capodanno, il Presidente ha anche approfittato per spiegare che le misure devono essere emanate per garantire un sistema pensionistico francese che sia finanziariamente sostenibile anche nel futuro.
Alcuni ritengono che il sistema attuale sia troppo complicato, poiché composto da 42 diversi regimi pensionistici, che hanno un costo complessivo pari a circa il 14% del PIL e, secondo il rapporto di settembre 2022 del Conseil d’orientation des retraites, ente pubblico di ricerca specializzato nel tema in questione, il sistema pensionistico ha effettivamente prodotto eccedenze nel 2021 (900 milioni di euro) e nel 2022 (3,2 miliardi di euro), nonostante prevedesse che si sarebbe verificato un deficit in media nel prossimo quarto di secolo.
Inoltre, sempre secondo la stima del Consiglio, “tra il 2023 e il 2027, le finanze del sistema pensionistico si deterioreranno in modo significativo”, raggiungendo un deficit compreso tra lo 0,3% e lo 0,4% del PIL (ovvero poco più di 10 miliardi di euro l'anno) fino al 2032. Tuttavia, in futuro, si considera un graduale ritorno al pareggio, anche senza riforme.
"I risultati di questo rapporto non supportano l'affermazione secondo la quale la spesa per le pensioni è fuori controllo", ha scritto il Conseil d’orientation des retraites, il rapporto del quale ha, inoltre, evidenziato che la spesa per le pensioni in percentuale del PIL dovrebbe rimanere stabile, intorno al 14% del PIL, prima di salire fino al 14,7% entro il 2032.
Michaël Zemmour, economista ed esperto di pensioni all'Università Paris 1, ha spiegato che "È diventata una forma di discorso politico esagerare e drammatizzare la questione del deficit. Dicono che il sistema ha urgente bisogno di essere riformato, quando in realtà il deficit è piuttosto moderato" e ha aggiunto che sicuramente un fenomeno simile a un deficit si verificherà sicuramente, ma non del tipo che necessita un innalzamento dell’età pensionistica.
Inoltre, lo stesso Zemmour ha precisato che un documento inviato dalla Francia all'Unione europea, recentemente, delinea come Macron stia pianificando di pagare i tagli fiscali proposti con riforme strutturali per portare il debito nazionale al di sotto del 3% - come richiesto agli Stati membri dell'UE - entro il 2027, "Non si tratta, dunque, di risparmiare sul sistema pensionistico, ma di finanziare sgravi fiscali per le imprese”.
Normalmente esistono tre modi per riformare un sistema pensionistico: alzare l'età pensionabile, ridurre i versamenti o introdurre nuovi finanziamenti e il Presidente Macron ha valutato di escludere le ultime due opzioni, provocando un tagliente commento dell’economista Zemmour: "Sì, è l'unica soluzione, ma solo quando hai chiuso la mente a tutti gli altri".
Quest’ultimo ha ipotizzato 5 modi per aggiungere 12 miliardi di euro al sistema entro il 2027, inclusa la fine di alcune esenzioni ai contributi pensionistici e l'annullamento dei tagli fiscali alle imprese proposti (che, secondo l’esperto, farebbero risparmiare 8 miliardi di euro all'anno, a partire dal 2024).
Il dibattito sul progetto relativo alla Riforma delle pensioni ha avuto inizio già lunedì scorso e la Sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon, insieme alla Destra di Marine Le Pen, accusano il Primo Ministro Elisabeth Borne di tradire i lavoratori. Nel caso in cui Renaissance, il partito politico fondato nel 2016 da Macron, non riuscisse ad ottenere i voti necessari, l’Esecutivo potrebbe ugualmente approvare la legge, aggirando il Parlamento. Tutto rischierebbe di causare un’ulteriore ondata di proteste in tutta la Francia.
Nelle rimostranze degli ultimi giorni, inoltre, non sono mancati gli scontri tra i cittadini e le Forze di Polizia. A Rennes, ad esempio, alcuni dimostranti sono rimasti in strada anche dopo la fine delle manifestazioni e, secondo l’agenzia di stampa francese, l'Agence France-Presse, gli agenti sono ricorsi agli idranti per disperdere la folla.
In ogni caso, le poteste ancora non si fermano e una quarta giornata di scioperi è prevista per sabato 11 febbraio.