Di Andrea Caldart Cagliari, 18 ottobre 2022 (Quotidianoweb.it) - Nel continente europeo fin dall’inizio della “pandemia”, si sono avuti tumulti e scontri tra cittadini, che scendendo nelle piazze a protestare ponevano, ai vari governi, delle domande sulla liceità delle misure che venivano adottate.
Come risposta però, ottenevano idranti e manganellate dalle forze di polizia che eseguivano a loro volta, gli ordini impartiti dai governanti.
Il fenomeno del dissenso, in questi due anni, non si è fermato, ma le rigide risposte governative, hanno innescato una profonda crisi autodistruttiva del rispetto verso l’autorità.
Quello che si supponeva allora e cioè, che tali norme impositive venissero fatte senza nessuna base scientifica ma solo per la dispotica prepotenza di reprimere le libertà personali, oggi è divenuta una certezza.
I “moti del dissenso” si stanno intensificando in tutt’Europa portando alla luce, tutta la crisi alimentata dall’impoverimento indotto dalle scelte imposte da un Parlamento Europeo, per la quasi totalità, divenuto russofobo.
Siamo nella prima settimana di settembre e a Magdeburgo, Germania, centinaia di migliaia di cittadini tedeschi scendono in piazza al grido: “North Stream, North Stream”.
Sempre in quel periodo, passiamo per la piazza Vinceslao della bellissima Praga, dove si sono dati appuntamento oltre 70.000 cittadini, protestando contro il governo, per l’insensato aumento esponenziale dei prezzi dell’energia.
Arriviamo a domenica in Francia dove è iniziata una massiccia protesta dei francesi per le vie principali di Parigi dove i manifestanti sarebbero circa 140.000 e tra di loro è presente anche il premio Nobel per la Letteratura Annie Ernauxe.
In Italia, invece, l’unica protesta si limita “al lamentarsi”, specialmente sui social, ma non si riesce invece ad organizzarsi.
Ma anche oggi la Francia di Macron non molla ed è nuovamente in piazza con uno sciopero senza precedenti che si è allargato anche ai dipendenti del settore pubblico.
Non possiamo più non capire che questa crisi energetica, indotta dai governi europei, è utilizzata da Washington nel conflitto in Ucraina, per arrivare ad ottenere la distruzione dell’industria europea, avere la nostra manodopera specializzata a costi irrisori per massimizzare i loro profitti e, “conquistando finanziariamente” la nostra economia.
Le nostre aziende non reggeranno un così forte impatto economico, ed ecco che, “pronto” arriva lo sciacallo del sistema “dominante” del capitalismo finanziario mondiale su base angloamericana.
È un potere che non conosce crisi anzi, persuade e corrompe chi pensa possa far vacillare il suo percorso, attraverso il controllo dei principali hub mediatici.
È un sistema che sa alimentare scientemente il disordine culturale, frammentando il più possibile la società, producendo nella massa un senso di “sicurezza nelle loro bugie”, contro chi, “antisistema”, prova a scardinare questi falsi paradigmi.
Oggi è sotto gli occhi di tutti che le sanzioni hanno danneggiato il sanzionante e non certo la “sanzionata” Russia che invece, procede rapidamente nella sua crescita come riportato dall’analisi del fondo monetario internazionale, qualche giorno fa.
Insomma, le bugie e le sanzioni imposte dal “sistema” senza chiedere il parere preventivo dei popoli europei, sono il nostro vero nemico, non la Russia e, i “moti del dissenso” che stanno emergendo in tutt’Europa, suonano la campana dell’allarme quale richiamo che, il “missile-supposta” sta per fare centro, se non lo fermiamo subito.