Di Andrea Caldart Cagliari, 8 settembre 2022 - Il capo della diplomazia europea Joseph Borrell ha affermato che: “Ai cittadini russi potrebbe essere negato l’ingresso nell’Unione Europea anche se minuti di visto Schengen”.
A vederla così, più che una scelta, sembra una decisione per strumentalizzare un popolo, la cui unica colpa, forse, è di essere nato da una parte del mondo, che non sta più bene all’Europa, diventata sempre più “ufficio di collocamento” della Nato.
O forse potrebbe anche essere una scelta imposta da un meccanismo che per coprire i tanti flop commessi da quest’Europa, cerca di sostenere un’appartenenza euro-atlantica che ormai ha preso più la forma di una frenetica ansia di compiacere il fallimento politico europeo, diventato in gran parte, russofobo.
Inasprire questa sospensione contro tutti i cittadini russi, impedendogli di entrare legalmente in Europa, davvero è incomprensibile il perché di dover attaccare il “visto Schengen” solo a loro.
La “stranezza” sta proprio sul fatto che, da quella parte di Europa, con il “visto” si entra alla frontiera legalmente, mentre dall’altra frontiera fatta da, Italia e sud Europa, c’è la totale “tollerabilità” dell’ingresso illegale di flotte di immigrati clandestini, senza il visto e, soprattutto, senza alcun documento.
Navigando il sito dell’ONU, nella sezione dedicata all’immigrazione, leggiamo che: “Molti di questi viaggi sono irregolari, le persone non hanno i documenti necessari, utilizzano valichi di frontiera non autorizzati o si mettono nelle mani di trafficanti che promettono di portarle a destinazione. Chi entra in Europa in maniera irregolare, senza passaporto o visto, lo fa per tanti motivi. In molti casi si tratta di migranti in fuga dalla povertà, ma c’è chi fugge da persecuzione, violazione dei diritti umani e conflitti armati. Queste persone possono essere considerate rifugiate e quindi titolari di specifici bisogni di protezione”.
Tornando alla questione “visto”, la reazione di Mosca non è tardata ad arrivare e questa volta ad essere davvero “incacchiato” è stato il viceministro degli Esteri Alexander Grushko che all’agenzia russa “Ria Novosti” ha dichiarato: “Se a Bruxelles hanno deciso di spararsi ancora una volta a un piede è una loro scelta”.
Questa della scelta di vietare i “visti” al popolo russo, ha tutto il sapore di una discriminazione fatta da una democrazia che non brilla come tale, che si è spinta in un territorio che sa più di negazione del diritto, per un controllo sociale, “voluto” da una guerra per “interposta persona”.
Sembrerebbe che l’obiettivo di questa “repressione opportunistica” sia stato raggiunto, ma in realtà, siamo rimasti al punto di partenza.