Questo, purtroppo, ha comportato una vera e propria egemonia culturale che si è tradotta e si traduce ancora oggi nelle "occupazioni" degli Atenei, delle associazioni (vere e proprie "riserve" elettorali), delle scuole e della maggior parte dei luoghi di cultura.
La sinistra, in altri termini, ha trasformato la società civile in un vero e proprio "apparato" ideologico che, forte dei suoi "enzimi", criminalizza, adultera, ghettizza il punto di vista di chi propone (non impone) una lettura differente.
Per riuscire nell'intento, essa si serve di tre leve:
1) la semplificazione linguistica che, sotto termini che hanno assunto un significato dogmaticamente univoco, sottende un giudizio di valore inappellabile (il no pass non è colui che, fondatamente, ritiene priva di evidenza scientifica la certificazione verde Covid-19, ma l'irresponsabile sovversivo che mina la convivenza sociale e diffonde l'agente virale Sars-Cov2);
2) aver accolto la logica finanziaria che plasma dal di dentro le istituzioni nazionali e sovranazionali (si vedano, sul punto, i contributi di Dardot e Laval);
3) l'assunzione del pensiero "debole", o meglio relativista, quale modo di analizzare e giudicare il reale.
La sinistra alimenta, infatti, una ragione ispirata al criticismo kantiano, ossia la conoscenza umana non può raggiungere la realtà in se stessa, non può tendere ad un sapere incontrovertibile e, dunque, ha bisogno di una realtà "liquida" dalle quale trarre diritti sempre più insaziabili (la battaglia sui c.d. diritti civili che di civile non hanno alcunché) e da cui plasmare, come il demiurgo platonico, avversari da abbattere per potersi continuamente legittimare.
Chi sceglie una forza politica "di sinistra" (sono d'accordo con Norberto Bobbio (1909-2004) nel ritenere che la distinzione destra/sinistra sia ancora valida ed attuale), nega (in primo luogo in riferimento a sé stesso) che la natura umana possa tentare di conoscere quel quid che sta e non si lascia contraddire.
La sinistra aborra il concetto di uomo come sostanza e sposa, invece, quello dell'uomo/progetto continuamente in divenire ed in grado di autodeterminarsi contro lo stesso ordine naturale la cui negazione porta all'affermazione dell'indifferentismo e alla evidente contraddizione per cui, ammesso che l'uomo possa essere qualunque cosa, alla fine non potrà mai perseguire i fini connaturati alla natura di ciò che in quel momento si ritiene di essere (un uomo potrebbe sentirsi un serpente, ma non sarai mai in grado di strisciare come lui).
Pur sconfitta, basti vedere come le elettrici e gli elettori italiani hanno punito, il 04 marzo 2018, il Partito Democratico di Matteo Renzi, oggi leader di Italia Viva, detiene abilmente il potere e sostiene, dall'agosto 2019, l'Esecutivo grazie alla nostra "bella", quanto ipocrita, forma di Governo parlamentare a "debole razionalizzazione" (profetiche le critiche di Carlo Costamagna (1881-1965) nel dopoguerra).
Si può cambiare tutto questo? Non solo si può, ma si deve: è necessario respingere, con la ferrea logica della ragione e del buon senso, l'eterno ritorno degli stereotipi di chi si sente moralmente superiore pur non essendolo.
(*) Professor Daniele Trabucco - Costituzionalista
(*) Professore Daniele Trabucco – Costituzionalista
Associato di Diritto Costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona/UNIB (Svizzera)-Centro Studi Superiori INDEF (Istituto di Neuroscienze Dinamiche «Erich Fromm»). Professore universitario a contratto di Diritto Internazionale e Diritto Pubblico Comparato e Diritti Umani presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici/Istituto ad Ordinamento universitario «Prospero Moisé Loria» di Milano. Dottore di Ricerca in Istituzioni di Diritto Pubblico. Vice-Referente di UNIDOLOMITI (settore Università ed Alta Formazione del Centro Consorzi di Belluno)