Di Vincenzo Baldini (*) 7 marzo 2022 - In un articolo comparso su un giornale, il prof. Aldo Loiodice mette in risalto il richiamo costante alla dignità della persona formulato nel messaggio d’insediamento del neo eletto Presidente della Repubblica.
Non intendo affatto associarmi alle lodi al messaggio presidenziale ma può essere interessante porre sotto il fuoco dell’attenzione il concetto di “dignità umana”, del cui utilizzo si fa largo sfoggio nel messaggio in questione, tanto più che nel contesto della temperie politico-istituzionale generato dall’emergenza riesce quasi vilipesa proprio la percezione intuitiva della dignità della persona, prima ancora che il senso proprio della Costituzione e dei diritti di libertà.
“Dignità umana” è formula aperta che può riempirsi di diversi significati secondo le varie declinazioni che di essa vengono date nella letteratura, non soltanto giuridica, che la considera. Si passa da da una rappresentazione della dignità in un senso metagiuridico, come corredo naturale di ogni uomo che è immagine del divino, ad altra, di stampo sociologico, che ne seleziona l’attribuzione in ragione alla capacità effettiva del singolo di rendere la prestazione sociale. In un senso più funzionale, in fine, la dignità è acquisita come elemento del contratto sociale, essa ha dunque una valenza stipulativa.
Stante il novero dei significati classicamente ricondotti a tale formula, molteplici e anche molto diversi tra loro, non è inutile chiedersi in quali di questi termini la dignità umana possa oggi comprendersi e declinarsi nella sua portata di valore conformativo. Il prof. Loiodice nel suo articolo opera un richiamo alla “vita di tutti i giorni” in cui la dignità dell’uomo deve trovare compimento, vale a dire nella possibilità effettiva dell’esercizio ordinario di diritti e libertà costituzionali che in tal modo diventano, perciò, realtà vissuta, esperienza concreta senza trasfigurare in meri canoni astratti, da declamare, casomai, per acquisire plausi e consenso politico.
La dignità umana appare, a chi scrive, una formula di risulta che vale a descrivere la condizione di realizzazione effettiva del Menschenbild costituzionale, vale a dire del complesso delle dinamiche sociali nelle quali trova espressione l’esercizio regolare di diritti e libertà fondamentali (Corte cost. sent. n. 85/2013). In questo senso, il concetto di dignità umana è strettamente connesso a quello di autodeterminazione individuale in quanto descrive la condizione ideale di compimento dell’autodeterminazione individuale. Come risvolto di un pluralismo generato dall’esercizio dei diritti fondamentali, nella società contemporanea la dignità umana si lega a filo doppio all’acquisizione di una condizione di consapevolezza necessaria all’uomo per il suo libero autodeterminarsi. Si tratta, quello della consapevolezza, di un presupposto oltre che, al tempo stesso, di una condizione indefettibile del percorso di maturazione che porta all’autodeterminazione, feconda di suggestioni tanto sul piano dell’attuazione quanto su quello dell’esegesi costituzionale ad opera dei giudici.
Sul versante legislativo, la consapevolezza implica, quale presupposto condizionante, l’esistenza di dibattito pubblico, la trasparenza dell’attività parlamentare e la comprensibilità della decisione politica. Essa richiede pertanto il pluralismo delle fonti di comunicazione e informazione che concorrono in principio alla maturazione di una scelta consapevole e libera di adesione politica e di esercizio della democrazia.
Ma la consapevolezza in quanto presupposto della libertà di autodeterminazione individuale richiede da parte dei poteri pubblici l’esercizio di una condotta, in senso attivo che passivo. Al senso attivo si collega l’impegno dei poteri pubblici di assicurare a tutti l’accesso alle fonti d’informazione, insieme all’esigenza di favorire l’acquisizione delle necessarie abilità e competenze tecnologiche per l’utilizzo della rete Internet. Sul versante passivo, tra i compiti di natura costituzionale è la garanzia del più ampio pluralismo nel flusso dell’informazione pubblica (Habermas) e del libero accesso, in condizioni di uguaglianza, alle fonti della comunicazione. Il potere pubblico, pertanto, è tenuto ad astenersi da ogni previa selezione e veicolamento del flusso informativo, seppure formalmente giustificato in ragione della salvaguardia della verità informativa, lasciando perciò alla responsabile consapevolezza del singolo il compito di operare un discernimento e una selezione dell’informazione ritenuta vera e affidabile.
Ogni intervento a monte di limitazione di un tale pluralismo, anche quando a venire in discussione sarebbe la cosiddetta verità scientifica, produce il senso ultimo di limitare l’ambito di riferimento della consapevolezza individuale, riducendo il singolo ad utente passivamente recettivo della comunicazione selezionata come vera, sulla base di una presunta incapacità di quest’ultimo di distinguere verità e falso. La persona, così, finirebbe per diventare “oggetto” (non soggetto) del comando legislativo in ragione della supposta primazia di verità, generandosi un vulnus al valore della dignità umana.
Nel mezzo delle dinamiche ordinamentali che connotano la gestione dell’emergenza sanitaria in cui si registra una intollerabile contrazione anche dei più fondamentali diritti umani e costituzionali come quello al lavoro (artt. 4 e 36 Cost.) o alla cultura, così mettendosi in una forte tensione la tenuta dell’assetto costituzionale liberale, non ci si può esimere dal chiedersi a quale idea di “dignità umana” potesse riferirsi l’accalorato richiamo operato nel messaggio d’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica.
AUTORE (*)
Vincenzo Baldini (1959) è Professore Ordinario di diritto costituzionale all’Università di Cassino e del Lazio Meridionale e Direttore scientifico e responsabile della rivista scientifica elettronica di Fascia A www.dirittifondamentali.it. Il Prof. Baldini è anche Responsabile del Laboratorio dipartimentale “Diritti fondamentale” nonché componente della Commissione Ministeriale “Aria Vasta”, insediata nel corso della presente Legislatura presso il Ministero degli Affari regionali.
E’ autore di numerose monografie e saggi scientifici ed è stato Presidente dell’Associazione per la Ricerca e lo sviluppo dei diritti fondamentali nazionali ed europei, di cui è ancora componente.