I risultati di questo studio, che indicano livelli di contaminazione da DNA fino a 470 volte superiori ai limiti regolamentari, impongono una revisione critica dei processi di controllo qualità. Le autorità regolatorie non possono permettersi di trascurare segnali di potenziale rischio, poiché la fiducia del pubblico dipende dalla percezione che ogni misura sia presa per proteggere la salute collettiva.
È quindi fondamentale che vengano condotti ulteriori studi per verificare l'impatto effettivo di tali contaminazioni.
Tuttavia, questa situazione non deve diventare un pretesto per una critica indiscriminata. Piuttosto, dovrebbe servire come opportunità per rafforzare i processi esistenti, migliorare la trasparenza e garantire una comunicazione chiara con il pubblico. Le istituzioni devono rendere conto delle loro decisioni e delle metodologie adottate, promuovendo un dialogo costruttivo tra scienza, politica e cittadini.
È essenziale che i governi riconoscano l'importanza di un approccio basato sull'evidenza, capace di bilanciare l'urgenza con la necessità di salvaguardare la sicurezza a lungo termine.
Solo attraverso una risposta responsabile, che includa il richiamo dei lotti interessati e l'indagine indipendente sulle anomalie, sarà possibile recuperare la fiducia pubblica e garantire il progresso della salute globale in modo equo e trasparente.
Come medico e psicologo, non posso fare a meno di osservare con una certa preoccupazione e delusione l’attuale panorama informativo e decisionale, che propone terapie principalmente sintomatiche per contrastare una minaccia invisibile e destabilizzante come il virus SARS-CoV-2. Questo approccio, pur supportato dalla scienza e dalla tecnologia, sembra spesso trascurare i bisogni umani più profondi, con interventi governativi e medici sempre più restrittivi e invasivi. Queste misure, benché motivate dalla necessità di contenere la pandemia, rischiano di allontanarsi dalla nostra natura di esseri sociali, creando una distanza significativa rispetto alle esigenze fondamentali delle persone.
In questo contesto, la scienza appare talvolta chiusa in una posizione di autorità incontestabile, più simile a una tecnocrazia che a una disciplina aperta al confronto. Il sostegno massiccio e gli investimenti straordinari delle aziende farmaceutiche nella corsa ai vaccini hanno permesso di sviluppare soluzioni in tempi estremamente rapidi, ma anche attraverso processi che, per loro natura, presentano sfide e incertezze.
I governi, inoltre, hanno sollevato queste aziende da responsabilità legali, aumentando il divario tra le aspettative dei cittadini e la trasparenza del processo produttivo.
Infine, mi ha ancora una volta colpito il tono del dibattito pubblico, in cui alcune figure politiche hanno scelto di attribuire la responsabilità della mancata capacità del vaccino di impedire la trasmissione del virus a coloro che non lo utilizzano. Un simile approccio non solo è divisivo, ma rischia di spostare l’attenzione dal bisogno di migliorare la comprensione scientifica e il dialogo costruttivo.
Questo genere di narrativa non contribuisce a una reale risoluzione della crisi, ma piuttosto alimenta conflitti sociali che potrebbero essere evitati.
Buona vita!
Dott. Luigi Marcello Monsellato *
*Medico, ortopedico, psicologo e psicoterapeuta
*Medico di segnale e ideatore della Medicina omeosinergetica
*Presidente della Società Italiana di Medicina
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