di Matteo Landi
"Un vero pasticcio". Le parole di Binotto sintetizzano bene la terribile gara odierna di Sainz. "Non avevamo ritmo". Altra frase del post gara del Team Principal Ferrari, e vero motivo del terzo posto, di consolazione, ottenuto da Leclerc. Dopo le prime gare dell'anno la Rossa sembrava lanciata verso un destino più dolce di quello che l'andamento del campionato sta rivelando. All'inizio del GP di Imola la Ferrari, riprendendo gli sberleffi di Crozza, aveva, con una certa soddisfazione, postato la foto di uno striscione che affermava: "abbiamo capito". Da allora tutto, o quasi, ha preso una piega inaspettata e amara. La qualifica di ieri aveva riportato il sorriso nel box Rosso: Leclerc secondo, Sainz terzo, entrambi ad un soffio dal poleman Verstappen. Invece oggi si sono riproposti quei brutti fantasmi che dalla gara corsa sulle rive del Santerno affollano la mente dei ferraristi. Alcuni giri in scia a Super Max, un Leclerc combattivo e mai arrendevole, poi il crollo. Una Ferrari che resta a guardare, mentre la ritrovata Mercedes azzarda una strategia potenzialmente vincente, impostata su una sola sosta ritardata per entrambi i suoi piloti. La Virtual Safety Car prima, e l'ingresso della Pace Car poi, hanno stravolto una classifica che altrimenti avrebbe visto probabilmente entrambe le Ferrari fuori dal podio. Fortuna, per la Ferrari, che per una volta anche in Mercedes non le azzeccano, tanto che nel finale un Hamilton versione Abu Dhabi 2021, in pista con gomme più dure rispetto a quelle degli avversari, si è visto superare prima da Verstappen, quindi da Russell ed infine da Leclerc. La Ferrari però, ancora una volta, come sottolineato dallo stesso Binotto nel post gara, ha spiccato per la quantità di errori compiuti. Sainz probabilmente si ricorderà a lungo di questa sua tragica domenica. 12 interminabili secondi fermo al box, mentre i meccanici cercavano uno dei suoi pneumatici (momento amarcord, ricordate Irvine nel 1999 al Nurburgring?), quindi sorpasso forse sotto bandiera gialla, una penalità di cinque secondi a causa di un unsafe release (rilascio non sicuro in corsia box), ed un ottavo posto finale che non fa bene al morale dello spagnolo. Errori a parte preoccupa il trend Ferrari, particolarmente in declino dal momento dell'ingresso dell'ormai famosa direttiva TD39, una norma atta a controllare un porpoising, in realtà non più pericoloso, che potrebbe, dati alla mano, aver ringalluzzito la Mercedes ma soprattutto azzoppato la Rossa. Mentre Red Bull, mai in difficoltà con i sobbalzi, ha continuato imperterrita nel suo ritmo vincente.
Max, Max, Super Max!
Una bolgia arancione, tutti per Max. E lui li ha accontentati. In partenza prima ha chiuso Leclerc, stoppando il bello spunto del monegasco, poi si è involato facendo capire che anche oggi la vittoria sarebbe stata inarrivabile per chiunque altro. Le vicende di gara lo hanno arretrato alle spalle di Hamilton, ma la leadership dell'inglese ha avuto vita breve. Sono trenta le vittorie in palmares per l'olandese, ormai vicino al secondo iride. La Red Bull è velocissima e solida, ma nelle sue mani è garanzia di risultati ben diversi rispetto a quelli ottenuti da un Perez sciupone. Il messicano ha sbagliato in qualifica, quando si è girato nel giro buono, ed in gara è risultato dispersivo e poco concreto. Con una vettura del genere giungere solamente quinto, alle spalle di un arrabbiatissimo Hamilton, è quasi un insulto. L'inglese ha fatto fatica a placare la sua rabbia quando, nel finale, si è ritrovato in testa ma facile preda dei suoi avversari. Battuto anche dal compagno Russell, gran secondo, al quale sono state montate delle gomme soffici durante il periodo di Safety Car.
Mick, azzoppato dal suo stesso team
Detto dei primi è da sottolineare il weekend brillante, nonostante sia per lui terminato a bocca asciutta, di Mick Schumacher. Grande ottavo in qualifica, sempre più veloce e concreto dell'esperto compagno Magnussen. Poteva, doveva, essere la gara del suo ritorno in zona punti. Il box Haas ha però distrutto le sue aspettative. Una strategia incomprensibile, dei pit stop infiniti. Sarà il caso che il buon Günther Steiner trovi delle parole di conforto per un pilota che adesso, passate le critiche, vanta ormai un credito verso la squadra americana.
Ed adesso tocca a Monza
Ed adesso la F1 torna a Monza, nel tempio della velocità, teatro di sfide epiche. Su una pista che ha visto più volte risorgere magicamente la Rossa, anche nei momenti più bui. Viene in mente la doppietta di Berger ed Alboreto nel 1988, subito dopo la morte del fondatore Enzo Ferrari. Quindi come dimenticare la vittoria di Schumacher del 1996, con un post gara che sancì l'amore fra il popolo ferrarista e lo stesso tedesco, o la vittoria sempre di Michael nel 2000, che diede il via a quella cavalcata vincente di fine stagione che riportò un pilota Ferrari sul tetto del mondo, 21 anni dopo Jody Scheckter. Per quest'anno il sogno mondiale è destinato a rimanere tale, ma sarebbe bello poter assistere ad colpo d'orgoglio Rosso.