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Domenica, 13 Luglio 2014 12:04

Nella palude UE

E' iniziato il "percorso vita" di Matteo Renzi nel campo d'addestramento UE. Saranno 6 mesi di passione.

di Lamberto Colla - 
Parma, 13 Luglio 2014 -
Dopo le adulazioni della Merkel saranno ben poche le lusinghe che raccoglierà il nostro premier durante la sua presidenza di turno al Consiglio Europeo. Gli attacchi meno pericolosi gli giungeranno dall'Italia mentre dovrà prestare attenzione alle ben più insidiose trappole disseminate lungo il cammino in terra europea. Tra sei mesi vedremo se il "selfie" dell'europa sarà ringiovanito dalla cura italiana o se invece sarà ancora quello descritto da Renzi nel suo discorso di insediamento: «con estrema preoccupazione devo dire che se l'Europa oggi si facesse un selfie emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione: mostrerebbe il volto della noia».
Ma attenzione a giudicare annoiati e perditempo i "tecno-lobbisti" seduti nell'emiciclo di Bruxelles e Strasburgo. No, loro l'agenda l'hanno bene in mente e la seguiranno con riservata dedizione. Una agenda scritta dalle lobby delle multinazionali del Nord Europa e della Finanza a vantaggio dei soliti pochi Governi che le accolgono e difendono a suon di regolamenti comunitari.
L'Europa nasce per mettere in comunione popoli e risorse e si ritrova oggi a non accettare i popoli e a depredare le risorse altrui.
I pilastri di questo impero sono stati nuovamente consolidati con la riconferma di Martin Schulz alla presidenza del Parlamento (è la prima volta che un presidente viene riconfermato) e con la nomina di Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione UE.
Un tandem merkelcentrico di campioni di serietà, rigore e imparzialità ma anche di lungimiranza e apertura politica. Due campioni di tolleranza e cooperazione. Il primo, il presidente riconfermato Martin Schulz è riuscito nella difficile impresa di mettere d'accordo Berlusconi che lo etichettò "Kapo'" con l'acerrimo nemico Grillo che invece, a sua volta, venne bollato come "Stalin" dal rigoroso Shulz.
E che dire del giovane rampante Jean Claude Jucker, per diciotto anni alla guida del Lussemburgo, che ha accolto invece degli emigrati, la nostra FIAT a completamento di un percorso di internazionalizzazione del piccolo Paese nordico il quale, come ha ricordato il Financial Times nei giorni scorsi, e riportato da Italia Oggi il 9 luglio, Juncker sarebbe "L'architetto del più grande paradiso fiscale d'Europa, Jean-Claude Juncker dovrebbe ora trasformarsi in alfiere della lotta all'evasione". Non c'è andato giù leggero il quotidiano di finanza britannico il quale aggiunge che "Nei 18 anni in cui è stato capo del governo, il Lussemburgo è diventato il più grande paradiso fiscale d'Europa. I detrattori affermano che ha attratto miliardi di dollari e di euro da privati e imprese che puntavano a evadere il fisco dei rispettivi paesi. E dal 1980 il sistema finanziario del paese è cresciuto praticamente da zero a 3.000 miliardi di euro".
Il presidente della Commissione avrà quindi maggiore interesse nel risolvere la questione con la Gran Bretagna e il premier Cameron (si era opposto con forza alla sua nomina) piuttosto che assecondare il nostro Renzi nel processo di rinnovamento della politica europea. Meglio, per lui recuperare un alleato utile alle manovre finanziarie piuttosto che sostenere un Paese che, se dovesse riprendersi, potrebbe portare scompiglio negli equilibri di potere in seno all'Europa. Una Italia forte sarebbe una spina nel fianco all'Europa del nord.
Se solo per un attimo la Francia lasciasse perdere la sua autoreferenzialità potrebbe trovare nell'Italia il miglior alleato per recuperare i valori e le economie dei Paesi del mediterraneo di cui fa parte. Un'alleanza di peso enorme che potrebbe dare una svolta a questa europa che non può reggersi solo sul rigore, spesso più formale che sostanziale.
Non avrà vita facile il nostro buon "boy scout". Se supererà indenne le paludi UE qualche speranza di sostegno alla ripresa Italiana e per immaginare un'Europa come era nella idea dei costitutori si potranno ancora coltivare.

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L'indagine periodica condotta dal sistema camerale ed analizzata dall'ufficio Studi della Camera di commercio rileva che a ritmi meno intensi, ma prosegue il calo delle vendite nei negozi al dettaglio della provincia -

Reggio Emilia, 11 luglio 2014 -

Pur con ritmi meno intensi rispetto al passato, prosegue il calo delle vendite nei negozi al dettaglio della nostra provincia.
Lo rileva l'indagine periodica condotta dal sistema camerale ed analizzata dall'ufficio Studi della Camera di commercio.
Nei primi tre mesi del 2014, le vendite, rispetto allo stesso periodo del 2013, sono diminuite del 2,5% (era il -5,6% il trimestre precedente ed il -10,6% nel 3° trimestre 2013) e le giacenze, con una progressività che si va riducendo, sono considerate ancora tendenzialmente esuberanti.

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I due terzi degli operatori locali ed il 74% di quelli emiliano-romagnoli ritengono che l'evoluzione della loro attività rimarrà stabile nei prossimi dodici mesi mentre le vendite, dopo sei anni di caduta, sono previste in tendenziale lieve aumento.
In sofferenza, allo stato attuale, pur con un rallentamento della caduta, permangono tutte le tipologie di negozio: dai tradizionali alla Grande Distribuzione Organizzata. Le vendite dei prodotti alimentari risultano diminuite, in ragione d'anno, del 2,4% (era il -7,2% del quarto trimestre 2013 ed il -9,7% nel 1°/2013); quelle dei non alimentari del 2,3% (era il -6,7% il trimestre precedente) e la GDO che fino al 2011 registrava variazioni positive (tra l'1 e il 2%) rileva un calo del 3% dopo il -0,7% del quarto trim e il -3,3% del terzo trimestre.

Evoluzione analoga a quella che si osserva per la provincia si rileva anche per l'area dell'Appennino, per la quale l'indagine prevede un apposito approfondimento. Negli ultimi due anni il calo delle vendite in questa zona è sempre risultato superiore, anche di alcuni punti percentuali, rispetto a quello che si registrava per l'intera provincia. Nel primo trimestre dell'anno, invece, la caduta si ferma al -2% a fronte del -2,5% che si rileva per la provincia.

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(Fonte: Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia)

Giovedì, 10 Luglio 2014 16:36

Reggio Emilia, DL semplificazioni piace a CNA

Nunzio Dallari, Presidente CNA: "Alcuni passi positivi contro la burocrazia. 
No allo smantellamento delle Camere di Commercio"

Reggio Emilia, 10 luglio 2014. "Il decreto legge sulla semplificazione amministrativa ha aperto la strada verso lo smantellamento degli inutili balzelli economici che gravano sulle nostre imprese già in difficoltà a causa della crisi. Come CNA Reggio Emilia ha denunciato a più riprese il costo della burocrazia è uno degli ostacoli principali per la crescita del mercato interno e per gli investimenti stranieri nel nostro Paese. Condividiamo il giudizio positivo espresso dai rappresentanti di Rete Imprese Italia su questi primi segnali di sburocratizzazione".
Nunzio Dallari, Presidente provinciale CNA Reggio Emilia, concorda con quanto emerso durante un'Audizione di Rete Imprese Italia alla Camera.

L'Associazione approva la previsione di adottare moduli standard per gli adempimenti amministrativi, le semplificazioni degli oneri formali imposti alle imprese per partecipare ad appalti pubblici, le misure per accelerare i giudizi amministrativi in materia di appalti pubblici e per contrastare l'abuso di processo e gli interventi per rendere più veloci e deflazionare i procedimenti di giustizia civile, attraverso l'obbligo del deposito telematico degli atti processuali e l'istituzione dell'Ufficio per il processo.
"Misure che dovranno essere monitorate – continua il Presidente Dallari - per verificarne l'effettiva attuazione e non lasciare, come purtroppo spesso accade, che alle parole non seguano i fatti".

Restano forti perplessità, invece, sull'annunciata riduzione, a partire dal 1 gennaio 2015, del 50 per cento del diritto camerale. Questo equivale a dichiarare l'impossibilità delle camere di continuare a garantire il sostegno fondamentale in ambiti strategici per l'impresa diffusa, quali ad esempio l'accesso al credito e l'internazionalizzazione.
"I diritti camerali che si vogliono tagliare – ricorda Dallari – non incidono direttamente sulla spesa pubblica, poiché sono sostenuti interamente dalle imprese. Siamo favorevoli alle politiche di efficientamento e razionalizzazione del sistema camerale, che riteniamo necessarie. Deve essere però prima definita la funzione che dovranno svolgere le Camere di commercio, che hanno finora rappresentato uno strumento fondamentale per il sostegno e lo sviluppo delle economie

Mercoledì, 09 Luglio 2014 11:03

Saldi, timidi segnali di ripresa nel primo weekend

Nel primo fine settimana dei saldi, la Notte Rosa ha influito positivamente nelle zone turistiche della costa. Confcommercio stima circa 100 euro per la spesa media pro capite -

Parma, 9 luglio 2014 -

Sicuramente per i saldi estivi di quest'anno, iniziati sabato 5 luglio, non si può parlare di corsa agli acquisti. La Confesercenti regionale rileva, però, timidi segnali di ripresa nel primo weekend dei saldi. Lo studio condotto presso un campione di negozi di abbigliamento e calzature della nostra regione per conoscere l'andamento delle vendite ha evidenziato dati diversificati. Nel primo fine settimana di luglio, la Notte Rosa della nostra costiera ha influito positivamente nelle zone turistiche, mentre ciò non è accaduto nelle città dell'entroterra.
La maggior parte degli operatori interpellati ha dichiarato una stabilità o un lieve aumento delle vendite. Secondo l'indagine svolta, in questa prima fase di saldi la percentuale di sconti è stata tra il 20 e il 50%.

Le stime di Confcommercio

Secondo le stime dell'Ufficio Studi di Confcommercio Nazionale, ogni famiglia spenderà in media per l'acquisto di articoli di abbigliamento e calzature in saldo 237 euro per un valore complessivo di 3,7 miliardi di euro. Circa 100 euro la spesa media pro capite.

«I saldi - dichiara Luca Tamagnini, presidente di Federmoda Confcommercio Reggio Emilia– continuano a conservare un appeal sempre forte per i consumatori, e ci auguriamo che una spinta ai consumi delle famiglie possa arrivare anche dal bonus di 80 euro del Governo. I nostri negozi offrono proposte di acquisto interessanti per qualità, convenienza, e varietà dell'offerta. Il valore aggiunto degli esercizi commerciali tradizionali è proprio la qualità del servizio e l'attenzione alla clientela».

I principi per il corretto acquisto degli articoli in saldo

1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002). In questo caso scatta l'obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto.
2. Prova dei capi: non c'è obbligo. E' rimesso alla discrezionalità del negoziante.
3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l'adesivo che attesta la relativa convenzione.
4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso.
5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.

saldi tabella

 

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Sabato, 05 Luglio 2014 09:33

Parma - 391 imprese in meno nel primo semestre

Il tessuto aziendale nella nostra provincia continua a contrarsi. A soffrirne sono in prevalenza le imprese individuali. Crescono invece esportazioni (+3,9%), soprattutto nella meccanica, nell'alimentare e nel farmaceutico. I dati sono raccolti nei Rapporti sul sistema imprenditoriale e sull'export elaborati dalla Camera di commercio.

Parma, 5 luglio 2014 -

Durante il primo trimestre di quest'anno nella nostra provincia sono nate 839 imprese a fronte di 1.230 cessate. Si sono perse quindi 391 aziende, per la grandissima parte ditte individuali (-389), ma anche società di persone (-49); crescono invece le società di capitale (+55). Nello stesso periodo, il valore dell'export parmense, secondo i dati Istat, è cresciuto del 3,9% rispetto all'anno precedente.
Sono cifre messe in luce dalla Camera di commercio di Parma nell'ambito dei due elaborati periodici prodotti dall'Ufficio studi camerale, il Rapporto sistema imprenditoriale parmense e il Rapporto sull'export.

«Assistiamo da un lato all'affermazione nei mercati esteri di importanti produzioni parmensi che portano valore aggiunto sul territorio – commenta Andrea Zanlari, presidente della Camera di commercio – tuttavia questa dinamica non ha ancora innescato un ritorno immediato nel mercato interno, dove continuano a soffrire soprattutto le piccole e le microimprese. Attraverso forme innovative come i contratti di rete il sistema camerale è impegnato da anni nel favorire l'aggregazione tra le aziende di dimensioni più contenute al fine di permettere anche ad esse di cogliere le opportunità che richiedono una maggiore strutturazione».

Rapporto sistema imprenditoriale

In totale le imprese registrate alla Camera di Commercio di Parma, al 31 marzo, sono 46.306, di cui 41.619 attive. Il tasso di sviluppo imprenditoriale si è attestato a -0,8%, un po' più pesante del dato regionale (-0,5%) e di quello italiano (-0,4%). Ciò è dovuto all'alto numero di cessazioni registrate nel parmense, il terzo dato più alto degli ultimi 10 anni, a fronte di una debole dinamica di iscrizioni: nel corso del primo trimestre di quest'anno si sono iscritte nel Registro Imprese 212 società di capitale, 84 società di persone, 529 imprese individuali, 14 imprese costituite in "altre forme". Le cessazioni si sono invece distribuite in prevalenza tra le imprese individuali (918), ma hanno riguardato in modo consistente anche le società di capitale (157) e le società di persone (133). 22 le imprese costituite in "altre forme" scomparse nei primi 90 giorni dell'anno.
Commercio (-172), costruzioni (-134 unità), agricoltura (-139) e attività manifatturiere (-44) sono i settori che accusano le riduzioni più consistenti dello stock di imprese in termini assoluti. Hanno registrato piccoli segnali positivi solo, nei servizi, i settori della informazione e comunicazione e sanità e assistenza sociale.

Rapporto export

Nei primi tre mesi del 2014 il valore dell'export parmense, secondo i dati Istat, è cresciuto del 3,9% rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente. In valore assoluto, supera di quasi il 20% il dato del 2008, che è l'importo più alto dal 2004 alla crisi, manifestatasi pienamente nel 2009.

Migliori sono stati i risultati dell'Emiliia-Romagna (+5,9%) e della complessiva area Nord-Est del Paese (+4,5%) nell'ambito delle vendite verso l'estero. Gli oltre 1,4 miliardi di euro di merci esportate nel periodo da Parma sono in gran parte provenienti dai settori di macchinari ed apparecchiature (29,7%), prodotti alimentari (23,4%) e prodotti e preparati farmaceutici (11,3%). A migliorare in modo significativo le performance commerciali con l'estero sono stati proprio i prodotti farmaceutici (+11,4%), i prodotti alimentari (+8,1%), gli articoli in gomma e materie plastiche (+18,4%), prodotti in metallo (+13,8%) e un incremento più contenuto (+1,3%) per l'importate settore di macchinari ed apparecchiature.

Dal punto di vista dei mercati di sbocco, spicca l'incremento dell'importanza dell'Asia (+18,9%), che ha assorbito il 15% dell'export parmense. Le vendite in Cina sono balzate in avanti del 56,8%, mentre sono calate del 9,8% quelle in India e del 6,7% qulle in Giappone.

L'Europa con il suo 67,9% resta in modo netto il mercato più importante per Parma; la crescita del 2,7% dell'export verso i paesi europei assume pertanto un valore doppiamente positivo. Il risultato verso i paesi UE è stato ancora migliore (+3,5%). Aumentano le vendite soprattutto in Germania (+12,1%) e Spagna (+6,9%), mentre diminuiscono in Francia (-0,6%) e Regno Unito (-1,1%). Al di fuori dell'UE, il mercato russo cede un preoccupante 20,9%.

Va bene l'export verso l'America che, in crescita del 3,3%, raggiunge una quota dell'11%. In particolare gli Stati Uniti segnano un +2,6%. In diminuzione invece le vendite verso l'Africa (-4,6%), l'Oceania e altri territori (-24,3) che rappresentano tuttavia quote molto piccole del totale delle esportazioni.

(Fonte: Ufficio stampa Camera di commercio Parma)

L'incontro, tra il presidente della Regione Vasco Errani e l'ambasciatrice sudafricana Nomatemba Tambo, rafforza la collaborazione tra Emilia-Romagna e Sudafrica per quanto riguarda i settori della meccanica, dell' energie rinnovabili e della formazione.

Parma, 4 luglio 2014 –

Meccanica, energie rinnovabili, formazione. Sono i tre grandi settori in cui verrà rafforzata la collaborazione tra Emilia-Romagna e Sudafrica. E' quanto deciso oggi nel corso dell'incontro tra il presidente della Regione Vasco Errani e l'ambasciatrice sudafricana Nomatemba Tambo, giunta a Bologna accompagnata dal console onorario Luigi Belvederi.

Il presidente Errani ha sottolineato "l'interesse strategico della Regione Emilia-Romagna nel percorso di accompagnamento per l'internazionalizzazione delle imprese e per rafforzare i progetti già avviati con il Sud africa". In particolare, i settori portanti su cui si concentreranno le relazioni saranno la meccanica (agricola, impiantistica, alimentare e utensile), le energie rinnovabili (solare e fotovoltaico), la gestione delle acque, le bonifiche e lo smaltimento rifiuti. La formazione su questi temi avrà un ruolo centrale. La collaborazione e i progetti, che saranno avviati partendo da quelli già in corso (come Rew-SA realizzato in collaborazione con l'Università di Bologna, Green action South Africa con l'Università di Ferrara e SA-Mech con la Cna), saranno sanciti ufficialmente il prossimo settembre in occasione dell'annunciata visita di una delegazione economica in Regione.

(Fonte: ufficio stampa Regione Emilia Romagna)

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Quarto appuntamento alla Camera di commercio di Parma per il ciclo di seminari territoriali dedicati alla conoscenza e promozione dei contratti di rete. L'intervento di Francesco Maria Olivieri, docente di Universitas Mercatorum, si è focalizzato sul settore agricolo. 

Parma, 4 luglio 2014 -

Si è svolto ieri mattina, il quarto appuntamento presso la Camera di commercio di Parma per il ciclo di seminari territoriali dedicati alla conoscenza e promozione dei contratti di rete. L'iniziativa è promossa da Unioncamere Emilia-Romagna in collaborazione con le Camere di commercio della regione e con il supporto scientifico di Universitas Mercatorum. Durante l'incontro, sono stati illustrati vantaggi e opportunità che offre la collaborazione tra PMI fondata sui contratti di rete.

Anche nel settore agricolo si è avviato l'uso di questi strumenti, circa 100 i contratti attivi in Italia. A più di quattro anni dalla costituzione della prima rete, oggi sono 7.900 le imprese italiane coinvolte, dall'edilizia alla sanità, dal tessile alle nuove tecnologie, per un numero totale di contratti che al 1 giugno ha toccato quota 1.590. A Parma le imprese che hanno adottato questo modello di aggregazione sono 73; in Emilia-Romagna si arriva a 1.038, seconda regione italiana dopo la Lombardia. Circa 100 contratti di rete sono stati stipulati nel mondo dell'agricoltura, settore sul quale si è focalizzato l'intervento di Francesco Maria Olivieri, docente di Universitas Mercatorum.

In tale contesto, l'organizzazione di reti di imprese, secondo il docente, può favorire il passaggio dall'agricoltura tradizionale a quella multi-specializzata, adottando una vera logica merceologica di prodotto e investendo in innovazione: "Tutto ruota intorno a un vero piano industriale; anche dal punto di vista giuridico è essenziale che le imprese aderenti definiscano il contenuto del programma di rete in modo che emergano chiaramente le finalità dell'accordo e le modalità di realizzazione degli obiettivi strategici di innovazione e di innalzamento della capacità competitiva dei partecipanti", uno sforzo strategico che può ammodernare la cultura imprenditoriale su cui si fonda l'azienda agricola. La sinergia tra imprese in rete consente di affrontare meglio il mercato anche estero, di ampliare l'offerta e di dividere i costi. Si può partecipare alle gare per l'affidamento dei contratti pubblici, impiegare personale distaccato dalle imprese partner, assumere in regime di codatorialità il personale dipendente secondo le regole di ingaggio stabilite nel contratto di rete.

Il contratto di rete può anche prevedere la costituzione di un fondo di mutualità che partecipa al fondo mutualistico nazionale per la stabilizzazione del redditi agricoli (legge 134/2012 e legge 221/2012). D'altra parte i contraenti assumono anche alcuni obblighi, in campo ambientale (Attività ecocompatibili in grado di produrre lo sviluppo del territorio Legge Quadro n.394/91, tutela dei beni ambientali L.352/1997, smaltimento rifiuti D.Lgs. 22/97), nella tutela dei beni culturali e paesaggistici (Legge n. 137/2002) e nella tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Maggiori informazioni sui contratti di rete e sulle attuali esperienze italiane sono disponibili on line sul recente portale contrattidirete.registroimprese.it, piattaforma realizzata da InfoCamere che offre a imprese, associazioni, professionisti e istituzioni gli strumenti utili e i suggerimenti per valutare la costituzione di una nuova rete ed evitare errori prima di iniziare il percorso che porta alla realizzazione di un contratto.

(Fonte: Sec Relazioni Pubbliche e Istituzionali srl)

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La data ufficiale che segna l'inizio dei saldi è sabato 5 luglio. Il Codacons prevede un avvio dei saldi migliore di quello degli ultimi anni, ma a fine periodo le vendite saranno ancora con segno negativo. Stimata una spesa procapite che non supererà quota 90 euro.

Parma, 3 luglio 2014 -

Dal 5 luglio, per i successivi sessanta giorni, in Emilia Romagna i saldi estivi saranno un'ottima occasione per acquistare capi d'abbigliamento, calzature e altri numerosi articoli a prezzi scontati. Molti consumatori, gravati da una crisi che non sembra trovare una soluzione a breve termine, attendono questa occasione per acquistare prodotti di qualità a prezzi accessibili. 

In Emilia Romagna - si legge nella nota del Codacons - la contrazione degli acquisti sarà più contenuta rispetto agli anni passati, grazie al bonus da 80 euro in busta paga introdotto dal Governo Renzi. Il bonus aiuterà il commercio, contribuendo a contenere la riduzione delle vendite, ma non potrà fare miracoli, perché le famiglie della regione preferiranno dirottare i soldi su consumi primari. In ogni caso - continua il Codacons nella figura del presidente Carlo Rienzi –  si prevede un avvio dei saldi migliore di quello degli ultimi anni, ma a fine periodo le vendite saranno ancora con segno negativo, attestandosi tra il -6% e il -8% rispetto al 2013, con una spesa procapite che non supererà quota 90 euro".

Per il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni "i dati sull'inflazione in questi giorni forniti dall'Istat significano indebolimento dell'economia, per cui l'opportunità dei saldi rappresenta sempre un momento per cogliere buone occasioni. In molti casi, purtroppo, i saldi diventano l'unica possibilità per molti di acquistare prodotti indispensabili per la famiglia. Speriamo che gli 80 euro in più in busta paga contribuiscano a ridare fiato ai consumi. Anche per i commercianti questa è un'occasione per recuperare le perdite causate dal calo dei consumi, dall'aumento delle tasse e dei costi di gestione. L'emorragia di imprese del settore è però un campanello d'allarme che speriamo venga ascoltato".

 

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Domenica, 29 Giugno 2014 11:49

Italia da riformare

A partire dal calcio l'Italia è tutta da riformare. La nota positiva è che esistono ampi margini di miglioramento. Palla al centro e via.

di Lamberto Colla -
Parma, 29 giugno 2014 -
Non poteva che essere altrimenti. L'Italia nazionale di calcio è stata anch'essa, come gli spagnoli, rimandata a casa, alla fine del primo turno mondiale, incapace di sostenere la competitività agonistica delle due squadre sudamericane. Affrontare le sfide con l'idea di portare a casa il minimo risultato è , come insegna l'esperienza, una sconfitta certa.
L'avventura della nazionale di calcio ha rappresentato la metafora dell'intero nostro Paese tranne che per una circostanza: la solidità etica di chi ha guidato, seppur fallendo, la compagine italiana. E non è stato necessario nessun tipo di pressione mediatica o giudiziaria per indurre il CT Prandelli a rassegnare le sue dimissioni. Un gesto che fa onore prima all'uomo e poi al tecnico.
Forse sono state errate le scelte degli atleti che hanno composto la rosa dei partecipanti, forse anche i cambi in corso di gara, fatto sta che mentre lui, Prandelli, recita il mea culpa, gli uomini che in campo non hanno saputo guadagnarsi nemmeno gli onori che si riservano agli sconfitti, tacciono o ancor peggio si giustificano ritenendo i 16 milioni di telespettatori tutti ottenebrati dall'alcool quindi incapaci id interpretare un misera e semplice partita di pallone.
Tutto questo, esclusi i comportamenti di Prandelli e di Abete, sono la fotocopia del nostro Paese. Responsabilità da scaricare sugli altri e gli immensi guadagni invece privati e, come è ovvio, ben meritati.
Così come l'Italia economica e politica anche quella del calcio ha vissuto questi anni di crisi nella sopravvalutazione delle proprie risorse, nella presunzione di possedere skills rilevanti e capaci di fare la differenza, di contare troppo sulla creatività dell'ultimo minuto, la stessa che tante volte ha contribuito a riportaci ai vertici mondiali sia che fossero le pennellate di Pablito Rossi o le performance di qualche illuminato imprenditore.
Troppo poco per emergere e poi restare a galla in sistemi sempre più competitivi. Sistemi nei quali ogni giorno entrano nuovi attori capaci, preparati, affamati di gloria e motivati dalla determinazione a emergere. E noi, piccola nazione cullata sul mediterraneo, abbiamo la presunzione di mantenere un posto al sole senza nulla fare e nulla cambiare.
In assenza di organizzazione, di senso di compartecipazione e di sacrificio, di rispetto delle regole e della consapevolezza che la vera forza propulsiva deriva dal gruppo, continueremo ad assistere a tanti e frequenti fallimenti e a pochi e sporadici casi di successo.
L'orizzonte è arrivare a sera, poi domani, sarà un altro giorno e chissà che qualcosa di buono accada. La pratica attendista è diffusa in tutti i settori e è entrata nella mentalità di molti. Non fare niente, cercare qualche scappatoia, cercare di creare delle piccole "lobby di villaggio" in grado di garantire qualche piccolo privilegio e intanto le grandi e potenti lobby, quelle vere, modificano le norme, penetrano silenziosamente nei nostri tessuti vitali, indeboliscono il nostro organismo e infine ci impongono una cura costosissima con l'unica medicina esistente per quel male. E allora giù a piangere a dare la colpa agli arbitri (leggi UE) o alle scorrettezze altrui.
Vivere costantemente sul filo del rasoio prima o poi ci si taglia. E' successo alla nazionale di calcio sta accadendo all'intero Paese.
Che si apprenda quindi dalla metafora calcistica un insegnamento: risvegliare l'orgoglio e mettersi a disposizione della nazione e del suo CT di turno Non possiamo più essere in balia di un arbitro o di una "troika".
Riprogettare il futuro!

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Domenica, 29 Giugno 2014 10:50

Consorzio Agrario di Parma, bilancio in utile


Tra investimenti e prospettive. Il Consorzio Agrario di Parma è ormai ritornato ad essere il partner più qualificato per alcune delle filiere agricole più importanti del Paese

Parma - 26 giugno 2014
Si consolida significativamente il giro d'affari con un fatturato di circa 60 milioni di euro complessivi, si incrementano i volumi di vendita in una fase generale di prezzi decrescenti e l'utile cresce raggiungendo 1,8 milioni di euro. Un utile per lo più generato da quelle attività (vendita prodotti per l'agricoltura e produzione di mangimi) che intendono essere elemento di forza propulsiva e core business del Consorzio Agrario di Parma: sono questi, in estrema sintesi, i dati più rilevanti del bilancio 2013 del Cap votato stamattina all'unanimità dall'Assemblea dei Soci. Dati veramente positivi che rafforzano il presente facendo ragionevolmente ben sperare per il futuro del Consorzio Agrario che, grazie alle misure prese in tempo utile durante il periodo di commissariamento, si ripropone con slancio rinnovato come player di riferimento di un comparto agro-alimentare locale e regionale che vuole ulteriormente migliorare in volumi e rendimenti, pur in un quadro di evidente difficoltà dell'economia, tenuto conto di un'annata meteorologicamente sfavorevole.
Il Consorzio Agrario di Parma è ormai ritornato ad essere il partner più qualificato per alcune delle filiere agricole più importanti del Paese (pomodoro e Parmigiano Reggiano) e, più in generale, di un'agricoltura moderna che vuole crescere. E l'ottimo risultato economico dello scorso anno ne è la testimonianza più concreta. Il tutto in una cornice di trasparenza e tracciabilità dei dati e delle informazioni economico-patrimoniali e finanziarie, finalizzata ad una piena e necessaria ricostituzione del rapporto di fiducia con gli stakeholder esterni ed interni. Alle ottime performances economiche del Cap nel 2013 hanno contribuito in maniera determinante diversi fattori.In primo luogo la significativa riduzione dei costi operativi ottenuta attraverso quella gestione attenta ed oculata, di prospettiva e, quindi, strategicamente produttiva, indicata dal nuovo board guidato dal manager Marco Bellora nel ruolo di presidente e dal direttore generale Ivan Cremonini, unitamente a Enrico Francia (Responsabile Operation) e Tiziana Anziloro (Responsabile Amministrazione e Finanza) sostenuta dai Soci di riferimento del mondo agricolo e produttivo. Ne è un esempio il rilancio del mangimificio EMILCAP, che in virtù del scelte gestionali e di posizionamento prese già nella fase del commissariamento, rappresenta un punto di riferimento stabile per la qualità e la conservazione del prodotto a livello regionale per tutti gli imprenditori zootecnici padani.
Particolare rilevanza, poi, sul buono stato di salute del Cap ha avuto anche la rete vendita consortile che garantisce le basi logistiche qualificate alle diverse attività diffuse sul territorio del Consorzio Agrario. Non a caso le Agenzie del Cap sul territorio – accanto, naturalmente alla sede di Parma - si sono confermate, anche nel 2013, presidi attivi ed insostituibili per la vendita dei prodotti maggiormente utilizzati in agricoltura e in zootecnia (fitofarmaci, concimi, sementi per grandi colture, mangimi) e per la divulgazione capillare delle novità tecnico-scientifiche in agricoltura; per la promozione delle tipicità e per la diffusione di tutte le informazioni utili agli imprenditori agricoli (scadenze, normative, autorizzazione); oltre che per il disbrigo rapido delle pratiche che gravano la moderna azienda agricola.
Va ricordato, inoltre, che il 2013 è stato anche l'anno in cui si è avviata la chiusura della procedura concorsuale della controllata Produttori Riuniti (conclusasi nello scorso mese di marzo con un anno d'anticipo) che ha portato al pagamento del 100% dei creditori
privilegiati e del 90% di quelli chirografari, ben oltre ogni più rosea previsione del piano concorsuale che ne prevedeva la soddisfazione al massimo del 60%.
Una nuova vision di innovazione nella continuità di cui si è resa garante Coldiretti, la principale associazione di categoria, che dimostrando senso di responsabilità e lungimiranza ha sostenuto da subito le scelte del nuovi vertici del Cap puntando a mantenere nella nostra provincia quel presidio di innovazione, qualità e affidabilità che il Consorzio Agrario è dal 1893.
Ufficio Stampa Consorzio Agrario di 

 

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