La violazione, questa volta, riguarda l’aver monitorato i movimenti degli utenti attraverso il loro smartphone, senza che questi ne avessero dato il consenso.
Nel testo della denuncia collettiva, class action, si legge: “Facebook ha avuto accesso e archiviato informazioni dettagliate sulla posizione dell’utente tramite i servizi di localizzazione dei propri dispositivi, anche quando non era stato dato l’assenso. Facebook ha utilizzato le informazioni sulla posizione degli utenti beneficiando in questo modo di ritorni di milioni di dollari derivati dall’aumento di inserzioni. Ma a scapito dei diritti alla privacy degli utenti”.
Questa causa iniziò nel novembre del 2018 quando gli utenti che avevano fatto uso del social a partire dal 2015 e, che pur avendo disattivato la geolocalizzazione dei loro dispositivi mobili, ricevevano comunque pubblicità da parte di Facebook che riusciva a “trovare” i loro indirizzi IP.
Zuckerberg nella seduta del giugno 2018 al Congresso degli Stati Uniti, difendeva l’operato della sua azienda dicendo che i dati sulla posizione degli utenti servivano: “per aiutare gli inserzionisti a raggiungere le persone in aree particolari”, ovvero propinare pubblicità senza l’autorizzazione alla ricezione.
Ma la società del giovane multimiliardario Mark non è nuova a trattative legali per aver violato la privacy dei propri utenti.
Nel 2019 dalla contabilità della società parte un assegno per 5 miliardi di dollari per la violazione della privacy di 87 milioni di utenti, i cui dati vennero usati da Cambridge Analytica
Nel febbraio 2022 accettò di pagare la somma di 90 milioni di dollari per l’uso di tracker da parte di Facebook per seguire gli utenti dopo che si sono disconnessi dalla sua piattaforma.
Anche noi ci eravamo occupati di altre violazioni compiute anni fa, ma di cui si è iniziato a parlare solo recentemente in un articolo dal titolo: “Facebook: l’esperimento “segreto” per condizionare le emozioni”.
Francamente la morbosità con cui questa piattaforma ci prova a spiare i propri utenti, deve porci in serio allarme e l’argomento andrebbe affrontato in un dibattito politico-normativo, aprendo un dialogo sulla verifica della libertà nella nostra vita quotidiana e di come invece dobbiamo pensare a proteggerci.
Meta per ora ha negato la violazione, ma quel che è certo è che continua a pagare milioni di dollari di multe, per “spiarci”.
Link utili:
https://news.bloomberglaw.com/privacy-and-data-security/meta-agrees-to-pay-90-million-to-settle-consumer-tracking-suit
https://www.axios.com/2022/08/23/meta-lawsuit-settlement-facebook-location-tracking
https://www.quotidianoweb.it/attualita/facebook-esperimento-segreto-per-condizionare-le-emozioni/
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/37953-facebook-esperimento-%E2%80%9Csegreto%E2%80%9D-per-condizionare-le-emozioni