Cosa è successo?
"Sicuramente nelle ultime due settimane molte persone hanno deciso di trovare riparo dalla calura della pianura nello storico passeggio casinese, ma dall'altro ha parimenti pagato la scelta di mantenere attivo questo appuntamento del sabato che si configura come il mercato settimanale più grande dell'Appennino, dopo Castelnovo".
Cosa è aumentato?
"Oltre all'afflusso che si può constatare a occhio nudo, prima ancora, l'elevata richiesta della cosiddetta 'spunta', ovvero la presenza di ambulanti che, pur non avendo posto fisso, si presentano regolarmente confidando o in uno dei tre posti liberi che il Comune riserva o in qualche esercente che non si è presentato. Abbiamo avuto anche qualche problema con i ciclisti che purtroppo non rispettano l'ordinanza comunale che obbliga a indossare la mascherina, mi appello al buonsenso".
Perché piace questo mercato?
"Credo per diversi fattori. Perché è storico. Perché è comodo sia ai montanari che ai cittadini della pianura. Perché qui si può spaziare da alimentari, a mercerie alle piante e alla gastronomia, con operatori anche da fuori provincia. Oltre al fresco, abbiamo gli spazi per prevenire il formarsi di assembramenti: a tal proposito abbiamo aumentato in centro lo sviluppo del mercato, da via Roma a via Caduti della Libertà, e, ora, disponiamo anche di un nuovo spazio parcheggio".
Chi è il frequentatore del mercato di Casina?
"Montanari, gente che viene dalla pianura, gente che qui ha le seconde case, di una età media tra i 50 e 60 anni, spesso in coppia".
Casina ha visto aumentati gli accessi solo al mercato?
"No. Sicuramente l'emergenza coronavirus ha incentivato l'affitto delle case vacanza. Abbiamo avuto ottimi riscontri al Castello di Sarzano, ma anche di giovani camminatori lungo i sentieri, di biker e motobiker. Un turismo diverso: fatto meno di assembramenti e più di spazi aperti e sostenibilità. E' il valore dell'Appennino".