Di Samuel Campanella 3 Novembre 2024 - Una birra e una banana: fu questa l’ultima cena di Pier Paolo Pasolini, consumata nella notte tra l’1 e il 2 novembre 1975, poco prima di essere brutalmente assassinato. Attorno a lui, nessun apostolo e nessun traditore, ma un ragazzo di vita con cui avrebbe scelto di trascorrere quelle ultime ore. Il suo omicidio è rimasto un evento straordinario e terribile che ancora oggi scuote e interroga la coscienza collettiva italiana, sollevando interrogativi mai del tutto chiariti. Di recente, il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo ha cercato di restituire quei momenti finali, tra curiosità e dettagli inediti, con lo speciale “Una giornata particolare”, andato in onda mercoledì scorso su La7. Attraverso interviste, testimonianze e riflessioni, Cazzullo ripercorre le ultime ore di Pasolini, il contesto oscuro in cui maturò la sua morte e le numerose domande senza risposta che ancora gravano su di essa.
Ma prima della morte c’è stata la vita, e la sua potrebbe essere definita con lo stesso titolo di uno dei suoi romanzi: una vita violenta. Caratterizzata da un susseguirsi di passioni e dolori, di scandali e ricerche incessanti di verità. Nato a Bologna, cresce in un contesto familiare teso, segnato dall’amore sconfinato per la madre Susanna e dal rapporto difficile con il padre, un militare severo e distante dalle sue aspirazioni. La ferita più profonda arriva con la morte del fratello Guido, partigiano, ucciso durante la Resistenza. La sua omosessualità diventa motivo di discriminazione e odio, costringendolo a lasciare il suo ruolo di insegnante in Friuli e a rifugiarsi insieme alla madre a Roma. Ed è proprio nella capitale che conosce la realtà del sottoproletariato urbano, i famosi “ragazzi di vita” che, con la loro esistenza ai margini della Storia, diventeranno il centro della sua poetica. Dopo il successo dei suoi primi romanzi, caratterizzati da uno stile crudo e diretto che ha scosso e scandalizzato l’Italia del dopoguerra, Pasolini sceglie il linguaggio cinematografico, un mezzo che considera più immediato e universale. Film come “Accattone” e “Mamma Roma” danno vita a un realismo che supera il semplice racconto sociale: il suo è un cinema poetico, in cui ogni immagine cattura il dolore e la bellezza di chi cerca di sopravvivere. In “La ricotta”, dove Orson Welles interpreta il ruolo del regista, Pasolini introduce una potente critica verso l'ipocrisia e il consumismo della società borghese, mescolando sacro e profano in un’opera di denuncia e provocazione che sfida apertamente i valori della società capitalista e borghese del dopoguerra. Le sue opere diventano così un grido di denuncia contro il conformismo e il consumismo abbietto, sfidando l’ipocrisia della sua generazione e offrendo un linguaggio artistico unico nel suo genere.
Lotta personale, lotta politica, lotta sociale: queste le grandi battaglie di un poeta che, nel celebre articolo “Cos’è questo golpe - Io so” pubblicato sul Corriere della Sera il 14 novembre 1974, svela in modo impietoso le contraddizioni di un paese che da molti lo considerava persino un nemico pubblico. In quelle righe, Pasolini non solo si racconta, ma denuncia con coraggio e lucidità il sistema di potere italiano, dando voce a un’intuizione profonda delle dinamiche oscure che attraversavano la società dell’epoca. Quelle stesse forze oscure, che quella notte hanno cercato di zittirlo per sempre riducendolo a una poltiglia di sangue, in realtà non hanno fatto altro che perpetrarne la voce, di fatti resuscitandolo. A distanza di 49 anni, le sue “tre P”, continuano a ispirare chi riconosce in lui un archetipo di libertà e coraggio intellettuale. Tesoro inestimabile per chi ripone fede nel progresso sociale attraverso il racconto critico e l’espressione artistica.
Ancora oggi volano alte le parole di Alberto Moravia che ai funerali dell’amico Pasolini recitò: “Ora io dico: quest’immagine che mi perseguita, di Pasolini che fugge a piedi, inseguito da qualche cosa che non ha volto e che è quello che l’ha ucciso, è un’immagine emblematica di questo Paese. Cioè un’immagine che deve spingerci a migliorare questo Paese come Pasolini stesso avrebbe voluto.”
Lo ricordiamo così: un viso scavato e angoloso, il corpo magro coperto da una camicia sottile. Sorridente e pensieroso, il suo sguardo, filtrato da occhiali scuri, si rivolgeva incuriosito al cielo azzurro. Spirito avanguardista, osservava la vita attraverso una lente scura che ne svelava le contraddizioni e le profondità nascoste, incarnando quella combinazione di fragilità e fermezza che lo ha reso immortale.
Se interessati ad approfondire la storia e gli ultimi momenti di Pier Paolo Pasolini, si consiglia la visione dello speciale di Aldo Cazzullo “Una giornata particolare£, disponibile sul sito di La7 al seguente link: https://www.la7.it/una-giornata-particolare/rivedila7/una-giornata-particolare-pier-paolo-pasolini-lultima-notte-31-10-2024-565354