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Ieri, Domenica 17 marzo, in occasione della fiera di San Giuseppe in Oltretorrente, si è svolta presso l'Oratorio San'Ilario di via D'Azeglio, la premiazione dei vincitori del Concorso Fotografico legato al Palio di Parma.

Presenti, per il consueto momento musicale, il soprano Halla Margret ArnadottirilCoro delle Tradizioni Popolari 'Renzo Pezzani'.

Oltre alle tre fotografie decretate vincitrici secondo la giuria del concorso, tutti i visitatori hanno potuto votare la foto preferita.

 

Servizio fotografico a cura di Francesca Bocchia 

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Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, che inaugura domani presso il Palazzo del Governatore di Parma

La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia

Oltre ai 160 scatti fotografici, offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva. 

Le foto in anteprima di Francesca Bocchia per Gazzetta dell'Emilia 

Ulteriori informaizioni per visitare la mostra a questo link

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Nella foto Enrico Menduni, curatore della mostra e Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà  

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Dal 15 al 24 marzo il Teatro Nuovo di Milano sarà la casa di “Viktor und Viktoria”, commedia ispirata al film di Reinhold Schunzel. La regia di Emanuele Gamba porta in scena Veronica Pivetti, Giorgio Borghetti, Yari Gugliucci, Pia Engleberth, Roberta Cartocci e Nicola Sorrenti.

Tutte le sere a partire dalle 20.45. Il 16, 17 e 24 marzo anche alle 15.30. Lo show racconta di un mondo dello spettacolo che non è sempre scintillante. Ecco perché quando la crisi colpisce gli artisti, anche essi devono aguzzare l’ingegno. Parte da qui la storia di Viktoria, talentuosa cantante disoccupata che si finge Viktor e conquista le platee. Ma il suo fascino androgino scatenerà presto curiosità e sospetti. 

LA STORIA

La vicenda è ambientata in una Berlino stordita prima dai fasti e poi dalla miseria della repubblica di Weimar. In questo contesto, un’attrice di provincia, Susanne Weber (Veronica Pivetti), approda in città spinta dalla fame e in cerca di scrittura. Il freddo le ha congelato le membra, e anche il cuore non è rimasto illeso. L’incontro con un collega attore, Vito Esposito (Yari Gugliucci) immigrato italiano, sembra cambiarle la vita. E mentre la città subisce gli umori delle nascenti forze nazionalsocialiste di Hitler in lotta con gli spartachisti dell’estrema sinistra, Susanne e Vito s’immergono negli eccessi della vita notturna weimeriana. La coppia condivide fame, scene e battute e, alla fine, si scambieranno anche... sesso ed identità! Ed è per proprio per l’affamata ditta che Susanne si sacrifica e diventa “Viktor und Viktoria”, cioè un acclamato ed affascinante “en travesti”(un personaggio che in un'opera teatrale viene interpretato da un attore di sesso opposto), anche grazie all’aggiunta di un colorato, buffo e stravagante fallo di cotone che diventa l’emblema del loro piccolo grande segreto. 

IL SIGNIFICATO

Si ride ma non solo: tra battute di spirito e divertenti equivoci, infatti, si legge la critica a una società bigotta e superficiale sempre pronta a giudicare dalle apparenze. La Berlino degli Anni Trenta fa da sfondo ad una vicenda che, con leggerezza, arriva in profondità. Veronica Pivetti si cimenta nell’insolito doppio ruolo di Viktor/Viktoria, nato sul grande schermo e per la prima volta sulle scene italiane nella sua versione originale. Ed è proprio una spassosa Veronica Pivetti ad emergere all’interno di una commedia ricca di artisti di qualità: sarà lei, infatti, a raccontare una storia piena di qui pro quo, cambi di sesso, scambi di persona e piena di intrecci sentimentali senza esclusione di colpi.

Pietro Razzini

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Continua il progetto di valorizzazione dello splendido patrimonio storico e culturale dell’ospedale di Piacenza. Visto l’interesse emerso, l’Ausl di Piacenza ha deciso di rendere fruibili tutto l’anno luoghi, dipinti, sculture e affreschi, documenti e libri.

Il calendario degli appuntamenti è molto fitto: grazie a diverse collaborazioni e al coinvolgimento di molti gruppi, vengono organizzate visite e percorsi guidati su prenotazione. In occasione dell’omonima festa, viene promossa una nuova tappa dedicata alla piccola e deliziosa chiesa di San Giuseppe, uno degli esempi più interessanti di soluzione decorativa tardo barocca piacentina. Il tempio è stato a lungo trascurato dagli studiosi, concentrati soprattutto nello studio delle altre due chiese maggiori cinquecentesche di via Campagna (Santa Maria di Campagna e San Sepolcro); solo negli ultimi decenni è stato riscoperto e apprezzato. San Giuseppe venne costruita in una zona che rappresentò, fin dall’epoca carolingia, uno snodo fondamentale nei tracciati viari che dal Nord portavano verso il Sud,  in particolare verso Roma e Gerusalemme. Di grande importanza il legame che ebbe con il vicino ospedale, l'Hospitale Magnum (1471).

All’interno il visitatore viene affascinato dalle complesse e sontuose decorazioni interamente volte all’esaltazione della figura di San Giuseppe, celebrato nei dipinti murali, negli stucchi e nelle tele.

Fra gli artisti più importanti che contribuirono a rendere unico questo luogo c’è il pittore fiammingo naturalizzato piacentino Robert De Longe (1646-1709), autore dei bellissimi angioletti e della splendida pala dell’altar maggiore con il Transito di S. Giuseppe. Nella chiesa ha lavorato anche Giuseppe Bernasconi (1625-1692) cui spettano tutti gli altri dipinti murali, tra cui le due tele dedicate al sogno di San Giuseppe e alla Fuga in Egitto. Presenti, infine, opere dello scultore lombardo Provino Dalmazio della Porta (1656-1694), a cui si deve il magnifico corredo degli stucchi.

Il patrimonio artistico della chiesa di S. Giuseppe, di recente, si è ulteriormente arricchito grazie al rinvenimento di un inedito dipinto murale risalente all’epoca medievale raffigurante la Madonna con Bambino dell’artista Antonio De Caro.

L’appuntamento con la visita guidata gratuita, su prenotazione, è per martedì 19 marzo alle ore 17, con ritrovo direttamente all’ingresso della chiesa di San Giuseppe, in via Campagna 68. 

Per informazioni e prenotazioni: tel. 0523.302641 oppure Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

La visita guidata del 19 marzo potrà, per chi è interessato, avere anche una speciale conclusione alla Cappella del Crocefisso in via Taverna. L'edificio fu costruito o ricostruito su un altro più antico nei primi anni del 1600 a ridosso dell'abside della chiesa dei Santi Nazzaro e Celso per volontà di un benefattore. L'oratorio è a pianta centrale e reca nelle lunette e sulla volta decorazione pittoriche raffiguranti gli Evangelisti, la Vergine ed i simboli della Passione di Cristo. Dietro l'altare è posto un gruppo scultoreo che rappresenta la Crocifissione.Con gentile preghiera di diffusione

 

Fonte: Ufficio Comunicazione Ausl Piacenza

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Torna “I like Parma – Un patrimonio da vivere” - In occasione delle Giornate FAI di Primavera il Comune di Parma promuove uno speciale programma di aperture straordinarie e gratuite di palazzi, musei e monumenti con visite guidate in alcuni dei luoghi più affascinanti del patrimonio culturale cittadino.

Parma -

Dopo il successo dell’edizione autunnale torna, sabato 23 e domenica 24 marzo, in occasione delle Giornate FAI di Primavera, “I like Parma – Un patrimonio da vivere” che vedrà nuovamente insieme il Comune di Parma e la Delegazione FAI di Parma, oltre alle principali istituzioni e realtà culturali del territorio, per offrire a cittadini e turisti un ricchissimo programma di aperture straordinarie di palazzi e monumenti con visite guidate nei più affascinanti musei e gallerie d’arte cittadine, concerti e un calendario di attività pensate ad hoc per i più piccoli.

Ad accompagnare i visitatori, rendendo più piacevole questo viaggio, sarà una mappa, realizzata da Parma Illustrata, da completare con insoliti e originali sticker. Gli otto adesivi, raffiguranti simboli e personaggi rappresentativi di Parma, saranno consegnati visitando i luoghi aperti di “I like Parma”: un modo divertente per scandire e ricordare le tappe di questo lungo weekend dedicato al patrimonio artistico. 

Due i palazzi protagonisti delle Giornate FAI di Primavera: il Palazzo Ducale, sede dell'Arma dei Carabinieri, con le sue stupende sale affrescate da Girolamo Mirola, Jacopo Zanguidi detto il Bertoja e Agostino Carracci, e il Palazzo Rangoni Farnese, sede della Prefettura, con il suo splendido scalone di rappresentanza ricco di decorazioni e figure in stucco e le sale di rappresentanza che conservano numerose e pregevoli opere d’arte. 

Altri palazzi, musei e istituzioni culturali apriranno le porte ai visitatori offrendo la gratuità dell’ingresso e speciali visite guidate nel corso del weekend. 

Tra questi il Palazzo del Municipio, con le visite alla Sala Consiliare e alla Quadreria, e l’ex Palazzo della Provincia, con la Sala del Consiglio affrescata da Armando Pizzinato, situato sul lato sud di piazzale della Pace e sede provvisoria del nuovo Laboratorio Aperto, del Comune di Parma, dedicato al tema della cultura dell’eccellenza agroalimentare.

Il Polo museale dell’Emilia-Romagna aprirà gratuitamente nel pomeriggio di sabato la Camera di San Paolo, conosciuta in tutto il mondo per la straordinaria volta ad ombrello affrescata da Correggio, e l’Antica Spezieria di San Giovanni Evangelista, nelle cui scaffalature si possono ancora oggi ammirare piccoli e grandi vasi di farmacia, fiaschette, albarelli, boccali e mortai per la preparazione dei medicinali. 

Nel pomeriggio di domenica sarà possibile visitare gratuitamente anche i musei del Complesso Monumentale della Pilotta: la Galleria Nazionale, che custodisce opere, tra gli altri, di Beato Angelico, Canaletto, Guercino, Leonardo da Vinci, Parmigianino, Tintoretto e Correggio, lo straordinario Teatro Farnese, un ambiente spettacolare che conserva ancor oggi il ricordo della fastosa vita di corte dei Duchi Farnese e che ci restituisce una delle più straordinarie architetture teatrali del Seicento, il Museo Archeologico, la Biblioteca Palatina e il Museo Bodoniano con la mostra “Segni esemplari”, il tutto arricchito da un programma di visite guidate e laboratori per adulti e bambini. 

Per il weekend il Torrione Visconteo, maestosa architettura militare costruita da Bernabò Visconti nel XIV secolo con splendido panorama sul torrente e sul Palazzo della Pilotta, accoglierà il pubblico grazie alle speciali visite guidate degli allievi dell’Istituto d’Arte Paolo Toschi,in cui si intrecceranno anche brani teatrali e musicali. 

Poco distante dal Torrione, l’associazione Parma Color Viola riaprirà la serra storica del Giardino Ducale con le Violette di Parma a fiore doppio, per l’occasione sarà inaugurata la mostra “Viola nell’arte. Galleria di violette protagoniste dall’Impressionismo al Surrealismo, attraverso il Liberty e le prime avanguardie”, a cura di Giulia Perin, e saranno proposte passeggiate in giardino con intermezzi di teatro e letture, attività di osservazione scientifica e fantasia olfattiva.

L’Antica Farmacia di San Filippo Neri e l’Oratorio di San Tiburzio, due piccoli tesori nascosti nel cuore del centro storico, saranno aperti al pubblico grazie alle visite guidate a cura di Ad Personam: nell’Antica Farmacia sangue di drago, alambicchi e antichi volumi rievocano il passato della Congregazione di Carità; nell’Oratorio, significativo esempio di barocco parmense con cupola affrescata nella seconda metà dell’Ottocento, l’esposizione di mappe storiche e materiali d’archivio racconta l’affascinante storia di questo edificio.  

Altri musei della città attendono i visitatori con le proprie gallerie e collezioni: l’APE Parma Museo di Fondazione MonteParma che, oltre alla collezione antologica, ospita la mostra “I colori degli affetti - Ritratti familiari nelle collezioni Amedeo Bocchi e Renato Vernizzi della Fondazione Monteparma”, il Palazzo Bossi Bocchi con le visite guidate alle collezioni d’arte di Fondazione Cariparma, l’Orto Botanico e il Museo di Storia Naturale dell’Università di Parma con la “Mostra della storica violetta Duchessa di Parma” a cura dell’Associazione Amici dell’Orto Botanico di Parma, il Museo Glauco Lombardi, con la mostra “I volti di Maria Luigia”, il Museo d’arte Cinese ed Etnografico ed il Museo storico “Riccardo Barilla” del Conservatorio Arrigo Boito, dove si trova anche la ricostruzione dello studio di Arturo Toscanini.

Sempre aperti ad ingresso gratuito, e con un ampio programma di attività, anche i Musei del Comune di Parma: Pinacoteca Stuard, Castello dei Burattini e Musei della Casa della Musica – Museo dell’Opera, Casa del Suono e Museo Casa natale Arturo Toscanini. 

Insieme all’Assessorato all’Associazionismo, alla Partecipazione e alle Pari Opportunità sono state anche organizzate visite guidate gratuite, con il coinvolgimento di esperti d’arte e mediatori culturali, per sensibilizzare e incentivare la partecipazione delle principali comunità presenti nella nostra città, favorendo esperienze trasversali di dialogo interculturale.

Anche le scuole avranno la possibilità di prendere parte a “I Like Parma” con uno speciale programma di laboratori e visite a loro riservati promosso in collaborazione con l’Assessorato ai Servizi Educativi e il sostegno di “Parma, io ci sto!”.

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“I like Parma – Un patrimonio da vivere” è stato ideato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Parma  insieme alla Delegazione FAI di Parma con il patrocinio dell’IBC – Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia Romagna, del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca – Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, dell’Università di Parma ein collaborazione con queste istituzioni e realtà culturali del territorio:

Ad Personam – Azienda dei Servizi alla Persona del Comune di Parma, Antica Farmacia +,  Archivio di Stato, Associazione McLuc Culture, Associazione Parma Color Viola, Associazione Rinascimento 2.0, CoderDojo Parma, Complesso Monumentale della Pilotta, Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma, Consorzio del Parmigiano Reggiano, Corale Città di Parma, Corale Giuseppe Verdi, Coro Paer, Fondazione Cariparma, Fondazione Monteparma, Fondazione Parma Unesco Creative City of Gastronomy, Gruppo Strumentale Bandistico di Felino, Itinera Emilia, Liceo Artistico Statale “Paolo Toschi”, MIBAC-Polo Museale dell’Emilia - Romagna, Musei del Cibo, Museo d’Arte Cinese ed Etnografico, Museo Glauco Lombardi, Parma illustrata, “Parma, io ci sto!”.

Un particolare e sentito ringraziamento per la disponibilità e la preziosa collaborazione va  all’Arma dei Carabinieri, alla Diocesi di Parma e alla Prefettura di Parma.

Le realtà che hanno dato la propria disponibilità per le visite guidate rivolte alle comunità di lingua straniera sono: Associazione Romania Chiama Parma, Comunità Giapponese, Associazione Scanderbeg,  Consulta dei Popoli, Associazione dei Camerunensi di Parma e Provincia, Comunità dei Senegalesi di Parma e Provincia, Scuola Russa “Parus”, Comunità Etiope, Comunità Filippina, Associazione Sejuti – Comunità Indiana, Comunità Marocchina, Comunità Tunisina e Associazione Festival of Praise and Care (comunità nigeriana). 

Info: IAT-R, Piazza Garibaldi 1, aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19. 0521218889 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 

Presentando allo IAT la mappa completa di almeno cinque sticker si riceverà un ingresso omaggio alla mostra “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1960” di Palazzo del Governatore da utilizzare nello stesso weekend. In alternativa si potrà ricevere l’esclusivo puzzle “I like Parma” disegnato da Leo Ortolani.


PALAZZO RANGONI FARNESE E PALAZZO DUCALE NELLE FOTO DI FRANCESCA BOCCHIA

In allegato il programma completo degli eventi scaricabile qui sotto

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“Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961” - A Palazzo del Governatore di Parma il ritratto collettivo degli italiani e dell’Italia della rinascita in una grande mostra fotografica, dal 16 marzo al 5 maggio: 160 scatti, videoinstallazioni e documentari. Per vedere da dove veniamo e dove ancora possiamo andare. 

Parma -

Dalla dura ricostruzione del Paese dopo la devastazione della seconda guerra mondiale al clamoroso boom economico degli anni ’60. È questo il periodo storico narrato nella grande mostra fotografica “Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961”, ospitata a Parma al Palazzo del Governatore dal 16 marzo al 5 maggio 2019

1946-1961: 15 anni in cui un paese distrutto e stremato riuscì a superare i traumi della guerra dando vita a un tumultuoso sviluppo economico, sociale, di immaginario, ammirato nel mondo intero. Un momento irripetibile, entusiasmante e contraddittorio, una storia tanto intensa da essere ancora un retaggio rilevante del nostro presente. 

La mostra, organizzata dall’Istituto Luce-Cinecittà e promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Parma in collaborazione con lo CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, è curata da Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia

“Questa mostra è nata a Parma – ha esordito l'assessore alla Cultura Michele Guerra – e dopo esser stata esposta al Museo di Roma a Palazzo Braschi arriva a marzo a Palazzo del Governatore, come frutto di una importante collaborazione tra le due città e tra gli archivi di Csac e Istituto Luce: in questo momento felice per le mostre a Parma è importante continuare a incrementare nuovi rapporti culturali con altre realtà per riuscire a sviluppare progetti ambiziosi come questo”. 

Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, curatori della mostra hanno spiegato la genesi della mostra, sottolineando: “l'esposizione si occupa di un periodo che propone due letture: quella di un Paese pieno di ferite da curare e quella della sua ripresa economica e lo fa attraverso tanti scatti “anonimi” affiancati ad alcuni di grandi maestri italiani e internazionali. Il messaggio complessivo della mostra per gli spettatori e in particolare per le giovani generazioni vuole essere quello di una Italia che, attraverso le energie e la volontà dei suoi abitanti, è riuscita a rinascere e rimettersi in piedi, un ottimo esempio da cui prendere spunto anche nell'attualità”.

“Siamo molto soddisfatti – ha concluso Maria Gabriella Macchiarulo, responsabile del progetto per Istituto Luce-Cinecittà – della collaborazione con Csac e con il Comune di Parma da cui ha preso vita questa mostra che mette assieme i patrimoni di due archivi per alcuni aspetti complementari tra loro: un merito significativo dei curatori dell'esposizione”.

Il sorpasso, richiamo al film-icona di un’epoca, sintesi memorabile del viaggio dell’Italia del tempo, è il racconto straordinario per immagini di un paese nel momento in cui entra per sempre nella modernità. Vita politica e vita privata, le lotte del lavoro e le rivoluzioni del costume, la costruzione delle autostrade e quella dell’immaginario di cinema e TV, il cambiamento del paesaggio, delle forme, del volto di un paese come non era accaduto per secoli. È l’idea dell’Italia che accelera e guadagna posizioni – anche con tratti di aggressività, di volgarità e di vanagloria – che sorpassa i propri tratti arcaici e arretrati, andando avanti nonostante enormi problemi che spesso lascia irrisolti, o che sono generati dalle stesse forme di uno sviluppo veloce, e vorace. 

Le immagini dell’epoca, provenienti da straordinari archivi, rappresentano un ritratto collettivo dell’Italia con le sue speranze, le sue conquiste, i suoi progressi senza nascondere i molti problemi irrisolti, le ingiustizie, le disuguaglianze. Molte di queste foto sono scattate dai “lavoratori dell’immaginedell’epoca dei settimanali illustrati: oscuri fotografi di agenzia, ma capaci di rappresentare in modo vivace, acuto e preciso le molteplici realtà del paese. 

Artisti spesso anonimi, artefici di un’arte dello sguardo che la mostra invita a osservare come a una vera scoperta. E che il percorso espositivo mette accanto e a confronto con firme note e acclamate della fotografia contemporanea, autori italiani e stranieri in un’epoca in cui l’Italia è scoperta e attivamente visitata dai grandi fotografi internazionali, anche per l’influsso del grande cinema neorealista e di quel fenomeno irresistibile che divennero gli Studi di Cinecittà, la Hollywood sul Tevere. 

Troveremo così scatti di nomi del calibro di Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Cecilia Mangini, Federico Patellani, Caio Mario Garrubba, Pepi Merisio, Wanda Wultz, Tazio Secchiaroli, Ferruccio Leiss, Romano Cagnoni, Walter Mori, Bruno Munari, Italo Insolera, Italo Zannier, e tra gli stranieri i grandi Willian Klein, Alfred Eisenstaedt, Gordon Parks

Un ricco percorso espositivo che attraversa la recente storia italiana, partendo dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 1945, l’Italia è un paese da ricostruire sia materialmente sia nella propria identità, alle prese con enormi problemi strutturali e politici: carenza di alloggi, cibo, medicinali, materie prime, infrastrutture e industrie, e nell’attesa incerta e delicatissima di nuove scelte politiche, a cominciare da quella tra monarchia e repubblica e per la creazione di un nuovo stato democratico. 

Un paese lacerato da ferite fisiche e morali, da grandi tensioni e contrasti, nella politica e nelle piazze; ma in cui la voglia di rinascere, il desiderio di superare lutti e lacrime, recuperando sul piano culturale e civile tutto il tempo perso con le chiusure del ventennio fascista, fanno sì che le diversità e gli attriti non siano un blocco, ma un inedito motivo di slancio, una fonte di energia e di confronto, verso un’ambizione a migliorare le proprie condizioni, a mettersi alla prova, a essere di nuovo protagonisti della propria storia.

La mostra è suddivisa in dieci sezioni tematiche che sviluppano un affascinante “doppio sguardo”, affiancando alla visione ottimistica della ricostruzione del paese avviato verso il boom economico, lo sguardo spesso critico dei fotografi indipendenti, che di quell’esplosione osservano contraddizioni, finzioni, perdite. Molte immagini di questi ultimi, documentate adeguatamente nei fondi dell’inestimabile Archivio storico dell’Istituto Luce e nell’archivio Publifoto conservato – con altri importanti fondi – presso il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, sono pubblicate nei rotocalchi dell’epoca, principale specchio, insieme al cinema, della nuova Italia del dopoguerra. 

Un doppio binario che mostra la capacità di rinascere nonostante le divisioni politiche, le scissioni tra democristiani e comunisti, tra sindacato e industriali, addirittura tra tifoserie, tra cantanti melodici e urlatori, ma con una tensione unitaria a ricostruire animi e case, monumenti, officine. Un paese che freme per il ritorno di Trieste italiana o la tragedia dei nostri immigrati a Marcinelle, che teme i tumulti per l’attentato a Togliatti, e conosce le rivendicazioni dei lavoratori in piazza. 

L’Italia soffre per le profonde differenze sociali ed economiche fra sud e nord, tra città e campagna, che provocano vaste emigrazioni in cerca di lavoro in Europa o verso le due Americhe. Un paese che cambia volto, iniziando anche a mostrare i limiti e i pericoli di una crescita sfrenata senza nessuna attenzione al paesaggio, alla conservazione del passato architettonico e urbanistico, all’aumento incontrollato del traffico automobilistico privato. Un anticipo del volto congestionato delle città di oggi. 

Senza dimenticare la politica, l’obiettivo delle foto in mostra è puntato sulla vita quotidiana delle persone comuni: il loro stile di vita, la mentalità e i comportamenti che esprimono perfettamente la nuova Italia. 

Esemplare la sezione che racconta ‘l’amore’ nelle declinazioni dei nuovi rapporti uomo-donna, in un immaginario cinematografico che promuove le maggiorate e la politica che abolisce le ‘case chiuse’, dove si affaccia di prepotenza ‘La dolce vita’, le star di Hollywood fuggono (o cercano) gli scoop dei paparazzi, e il puritanesimo della televisione inizia a cadere sotto i colpi delle gemelle Kessler. 

Un paese che scopre alla fine degli anni ’50 le forme di un benessere conquistato, controverso, alla portata ideale di tutti. Tra analfabetismo e un’irripetibile classe intellettuale, i segni del benessere personale identificati nell’automobile e nel frigorifero insieme alla deriva rappresentata dall’esplosione edilizia, l’Italia guadagna posizioni su posizioni nel contesto mondiale, arrivando nel 1957 ad avere con Roma la sede di fondazione della Comunità europea. Da nazione sconfitta e devastata, quindi, a una potenza industriale in grado di esportare davvero in tutto il mondo tecnologie, spettacolo, bellezza, moda, cinema, innovazione e invenzione. Una storia che si chiude idealmente con le Olimpiadi di Roma e il completamento della rete televisiva, ambedue nel 1960, la mostra torinese Italia ’61 e l’Autostrada del Sole, ultimata nel 1964. Un racconto che lascia spazio alle emozioni, compresa la tenerezza e la nostalgia. Una riflessione per immagini sull’Italia di ieri e indirettamente su quella di oggi; un invito a ripensare il valore del lavoro, dell’iniziativa e della cultura insieme alla capacità di condividere un progetto di Italia. Non la prevedibile storia dell’Italia di quegli anni, piuttosto un ritratto collettivo degli italiani, delle loro speranze e del loro impegno, delle loro debolezze e dei loro sogni. Che sono spesso, a evidenza delle foto in mostra, spesso e ancora i nostri sogni presenti.  

Il sorpasso, oltre ai 160 scatti fotografici offre nel percorso delle spettacolari video-installazioni realizzate con filmati dell’Archivio storico Luce, un pendant visivo necessario e di impatto per il racconto di un periodo largamente dominato dal cinema e dalla comunicazione audiovisiva. 

E a corredo prezioso del percorso si affianca per il visitatore un catalogo, pubblicato da Silvana Editoriale e da Istituto Luce Cinecittà, con foto e un apparato testuale storico-critico dei curatori della mostra, Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia, che si pone come un approfondimento affascinante a questa storia unica dell’immaginario degli italiani. 

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Scheda

Mostra: Il sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961 

Dove: Palazzo del Governatore, Piazza Garibaldi, Parma

Apertura al pubblico: Martedì e mercoledì dalle 15 alle 19; da giovedì a domenica e festivi dalle 10 alle 19

Organizzazione: Istituto Luce-Cinecitta’

Ente promotore: Assessorato alla Cultura del Comune di Parma

A cura di: Enrico Menduni e Gabriele D’Autilia

Catalogo: Silvana Editoriale – Istituto Luce-Cinecitta’ 

 

Biglietti: Intero € 7,00;  biglietto ridotto € 5,00; biglietto scuola € 4,00; biglietto gratuito fino ai 10 anni

Info e biglietteria: IAT-R Ufficio di Informazione e Accoglienza Turistica (Piazza Garibaldi, 1) Tel. 0521218889 (tutti i giorni ore 9.00 - 19.00) www.turismo.comune.parma.it e www.vivaticket.it

Pubblicato in Dove andiamo? Parma

Un'unione devastante, simpatica, ironica, irresistibile. Il teatro Leonardo di Milano ospiterà dal 14 al 24 marzo il nuovo spettacolo della Rimbamband per la regia di Goele Dix. Ed è proprio da questa unione che nasce “Manicomic”, uno show che ha già conquistato il Teatro Palazzo di Bari totalizzando 11 sold out su 11 repliche programmate (con più di 750 persone a sera) e ora si propone in tutta la sua comicità anche nella metropoli lombarda.

Non solo uno spettacolo ma una festa di pubblico: in scena, in un imprecisato luogo di cura, si ricreerà il mondo di un medico che segue i suoi quattro pazienti più gravi, affetti da varie patologie. Renato ha frequenti disturbi di personalità multipla, Francesco (il “Rosso”) è un po' Dottor Jekyll e un po’ Mr. Hyde, Vittorio è un alcolizzato cronico e Nicolò ha una grave forma di “neomelodite” ossessiva compulsiva. Come combattere tutto ciò? Con la musicoterapia, l'ippoterapia, l'elioterapia, lo sport e lo psicodramma, ossia la cura delle nevrosi attraverso l’improvvisazione teatrale. Come direbbero i protagonisti: “Ce n'è di che uscire pazzi”.

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Manicomic si preannuncia una sfida intrigante per la Rimamband: la sfida di un gruppo che è abituato a mettersi in gioco con forme d’arte che mixano il comico e il teatral-musicale. Raffaello Tullo, Renato Ciardo, Nicolò Pantaleo, Francesco Pagliarulo e Vittorio Bruno sono i cinque maestri di un genere in cui la maschera e la comicità vanno a braccetto con la giocoleria, la clownerie, il mimo, il tip tap e la straordinaria capacità musicale di ogni strumentista. Si tratta del quarto spettacolo della Rimbamband scritto da Raffaello Tullo. In questa occasione, tuttavia, c’è un elemento che regala ulteriore notorietà allo show: la regia di Gioele Dix. Per l'attore e regista milanese, con il suo autorevole punto di vista squisitamente teatrale, è un ritorno sui sentieri della follia, dopo aver diretto “Matti da slegare” con Giobbe Covatta e Enzo Iacchetti e “Fuga da via Pigafetta” con Paolo Hendel.

LO SPETTACOLO - “È uno spettacolo pieno di cose nuove che vi sorprenderanno: ci sono molte idee particolari all'interno di una struttura del teatro comico che osserva le sue regole ferree. Non si perde mai però la scioltezza e la freschezza, in una pièce che tratta la follia in maniera molto intelligente. Sono felice e onorato di lavorare con la Rimbamband, un gruppo dotato di grande energia e straordinaria creatività”, ha affermato Gioele Dix parlando di Manicomic, show in cui gli oggetti diventano degli strumenti musicali: palloni da pallavolo, case-contenitori, palloncini e campanelli. Ma non solo: si gioca con la “table percussion”, il tip tap e tanto altro ancora. In Manicomic la metafora musicale e il gioco teatrale si incontrano in un particolare spazio in cui ricreare un effetto straniante e stralunato: ciò che ne deriva è un mix di poesia e comicità del tutto originale. A differenza degli altre notti griffate Rimbamband, le variazioni tra il claunesco e il surreale di Raffaello Tullo e dei suoi compagni di ventura si esercitano sul tema della follia, senza alcuna malizia carognesca ai danni dei malati di mente. Insomma, l’occasione è ghiotta per ridere e sorridere con Gioele Dix e la Rimbamband. 

Pietro Razzini

 

Pubblicato in Cultura Emilia

Lo scrittore pugliese Martino Sgobba porta a Modena la sua “Stanza dei racconti”. Sabato 16 marzo, alle ore 17.30, presso la libreria Ubik di via dei Tintori 22 la presentazione dell’ultima fatica dello scrittore. L’evento a ingresso libero, è organizzato dall’Associazione “I Semi Neri”. Conduce la giornalista Manuela Fiorini. Abbiamo incontrato l’autore.

MODENA -

Luca, sul limitare della sua età più matura, sceglie di chiudersi in una stanza d'albergo a Belluno. Quella stessa città, fredda e tagliente, lo aveva accolto molto tempo prima, quando, insegnante alle prime armi, vi si era trasferito dal Sud. Nella solitudine della stanza 125, l'uomo intraprende una coraggiosa indagine retrospettiva sul proprio vissuto. Agli appuntamenti con la sua memoria si presentano tanti personaggi: i colleghi, gli incontri casuali, gli amici, gli amori, catturati in episodi quotidiani o straordinari, adesso lontani e perduti, ma narrati con una squillante vividezza capace di renderli presenza ancora attuale. 

È questa la trama del “La stanza dei racconti”, l’ultimo romanzo dello scrittore pugliese Martino Sgobba, che sabato 16 marzo, alla 17.30, sarà alla libreria Ubik di via dei Tintori 22, per presentare la sua ultima fatica letteraria. Abbiamo incontrato l’autore.

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La stanza dei racconti” è un romanzo che si legge a più livelli. Le esperienze di Luca, i suoi ricordi, potrebbero essere quelli di qualcuno di noi. Quanto c’è invece dell’autore in Luca, e quanto invece non c’è?

“Il libro è diviso in tre parti. La prima è la parte costruita sulla memoria e in questa l’autore è molto presente. Per dichiarazione esplicita, Luca è l’autore da giovane; è evidente pertanto che l’autore racconti se stesso. Ricordare però è un rivelare nel senso di svelare, ma anche nel senso etimologico di velare nuovamente. Inoltre, nella memoria ci si espone, ma è facile anche che si finga un’esistenza che non si è avuta”.

“La stanza dei racconti” è la numero 125 dell’hotel dove Luca si ritira per scrivere. Ma la stanza è anche un luogo della memoria. C’è un capitolo, tuttavia, in cui essa assume una personalità propria e sembra sentirsi sollevata dal fatto che il suo ospite se ne vada. I ricordi fanno male?

“I ricordi possono far male, donare gioia e riconciliazione; possono cogliere il passato ormai come indifferente. Nella stanza 125 si realizzano tutte le possibilità del ricordo. La stanza assume personalità propria perché è tipico della mia tecnica letteraria dare voce agli oggetti, ai luoghi: in tal modo i personaggi vengono narrati da una prospettiva che può situarli in una luce diversa e più chiara” 

Attraverso il “ricordare”, Luca accetta di invecchiare e si riappropria del proprio presente. Nella seconda parte, il protagonista va a coabitare con persone “fragili”. Accettare di invecchiare significa anche accettare la decadenza del corpo e della mente?

“Luca dichiara che, mediante il ricordo del passato, vuole diventare vecchio, cioè vuole finalmente prenderne distanza e in tal modo si ritrova in un presente non più zavorrato dalla memoria: può raccogliere le forze, accettarne i limiti, e iniziare una nuova vita. Vale per tutti: il tempo non può essere negato, ma può offrire nuove opportunità”.

La narrazione passa dalla terza alla prima persona nella prima parte, per poi passare alla prima persona nella seconda parte, e alla terza nell’ultima parte. Come mai questa scelta?

“Il libro ha anche una struttura metaletteraria. L’autore gioca con la scrittura e in questo gioco coinvolge anche il lettore. Il cambio di persona è il tentativo di gestire al meglio la problematica identificazione dell’autore con il personaggio”.  

La figura di Valeria, che potenzialmente potrebbe essere la figlia di Luca, ma non lo è, fa da contraltare al protagonista. Luca e Valeria sono due personaggi speculari, ma assai differenti, come mai questa scelta narrativa?

“Valeria è un personaggio che si è imposto nella scrittura del romanzo; ha conquistato sempre più rilevanza e infine si è impadronito della narrazione. Naturalmente, anche Valeria ha dovuto accettare la condizione fondamentale posta dall’autore: il nuovo presente può nascere solo dalle ferite del passato”. 

Nella terza parte: Luca ha fatto il suo percorso e ha accettato di invecchiare, ma questo per lui non vuol dire rassegnarsi, sentirsi inutile…il suo nuovo compito è prendersi cura di Valeria. Qual è il messaggio che hai voluto lasciare ai lettori?

“La scrittura del romanzo non ha mai voluto lanciare o proporre messaggi. In realtà, il finale sostanzialmente positivo è stato una sorpresa anche per me, perché ero partito immaginando un esito alquanto drammatico. Il lettore darà la sua interpretazione in piena libertà e coglierà significati eventualmente ignoti anche a me”.

L’evento a ingresso libero è organizzato dall’Associazione “I Semi Neri”. Conduce la giornalista Manuela Fiorini.

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L’AUTORE

Martino Sgobba, nato a Monopoli (Bari), classe 1957, ha insegnato Filosofia e Storia nei licei, ora è dirigente scolastico del Polo Liceale di Putignano (BA). Oltre alla Stanza dei Racconti ha al suo attivo un altro romanzo Un liceo da suicidio (Robin Edizioni, Roma 2013) e due raccolte di racconti: Le Parole Restano (Lucca, Giovane Holden Ed. 2010), Il mare è soltanto acqua (Lucca, Giovane Holden Edizioni 2011). Nel 2013 ha vinto Primo premio al concorso Letterario San Domenichino per narrativa edita e nel 2011 il Concorso Letterario Nazionale Premio Vigonza per racconti brevi inediti. 

SCHEDA DEL LIBRO

Martino Sgobba

La stanza dei racconti

Giovane Holden Edizioni

280 pag. 15 euro

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Pubblicato in Dove andiamo? Modena

Oggi, Sabato 9 marzo, in contemporanea con la Settimana dei Musei 2019, allo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma il biglietto di ingresso agli spazi espositivi è gratuito per tutti i visitatori.

Saranno visitabili gli spazi della chiesa abbaziale, che ospitano la mostra 1968. Un Anno, e della Sala delle Colonne, dove è allestita l’esposizione Leonardo Ricci architetto. I linguaggi della rappresentazione.

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CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) è un centro di ricerca dell’Università di Parma fondato dal professor Arturo Carlo Quintavalle nel 1968. Fin dai suoi primi anni l’attività è volta alla costituzione di una raccolta di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica, e all’organizzazione di numerose esposizioni e alla pubblicazione dei cataloghi.

Dal 2007 ha sede presso l’Abbazia di Valserena, nota come “la Certosa di Parma” in riferimento al romanzo di Stendhal, che è un monastero cistercense la cui fondazione fu autorizzata da papa Bonifacio VIII nel 1298 e affidata a monaci provenienti dall’Abbazia di Chiaravalle della Colomba (Piacenza), a pochi chilometri da Parma. È strutturato in cinque sezioni - Arte, Fotografia, Media, Progetto, Spettacolo – nelle quali sono conservati circa 12 milioni di pezzi.

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LA MOSTRA 1968. UN ANNO

È un grande racconto che si concentra, attraverso un taglio rigorosamente sincronico, su un anno chiave della storia del Novecento, restituito attraverso un’indagine all’interno dell’archivio dello CSAC, il cui primo nucleo nasce proprio nel 1968 e che oggi, a cinquant’anni di distanza, vanta una raccolta di oltre 12 milioni di materiali originali nell’ambito della comunicazione visiva e della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo.
Attraverso idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all’anno 1968, individuati all’interno dei diversi fondi conservati allo CSAC, questa mostra vuole far emergere le trasformazioni nel sistema della comunicazione, i mutamenti socio-antropologici (i nuovi miti e i nuovi riti), e una nuova riflessione sul corpo e sull’ambiente, che esplosero in quell’anno. Ambiti e linguaggi differenti sono così affiancati per affrontare le contaminazioni e la coesistenza di diversificate culture.
Con la mostra 1968. Un Anno – a cinquant’anni esatti dall’esposizione dedicata a Concetto Pozzati, organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, che darà inizio al primo nucleo di opere della futura Sezione Arte dello CSAC –non si vuole suggerire uno sguardo univoco, ma una serie di contraddizioni, confronti e nuove prospettive. Si intende proporre una riflessione sul tempo e sul concetto di sincronia che un grande archivio costituito da tracce di processi di ideazione, progettazione e realizzazione, è in grado di mettere in discussione.
L’ossatura della mostra all’interno del suggestivo spazio della Chiesa abbaziale di Valserena è costituita da una lunga timeline,composta da oggetti, immagini e cronache, affiancata da una sequenza di approfondimenti dedicati alla trasformazione del sistema delle immagini e delle differenti scale del progetto degli spazi e del territorio.

 

LEONARDO RICCI

Leonardo Ricci, architetto, pittore, scenografo, urbanista, docente, è stato un esponente della ‘scuola fiorentina’ guidata da Giovanni Michelucci. Il suo fare progettuale è legato ad una concezione ‘esistenziale’ dell’architettura, conferendo allo spazio – dinamico, continuo, asimmetrico – il primato assoluto. Lo spazio viene difatti modellato dagli ‘atti di vita’ di chi lo abita e solo in ultimo si concretizza in forma: da qui il rifiuto dell’architetto di forme prestabilite e dettate da un particolare ‘stile’.
Lo CSAC conserva l’archivio di Leonardo Ricci, costituito da 923 materiali progettuali – 173 schizzi, 609 lucidi, 27 radex, 4 radex con interventi, 98 copie, 12 copie con interventi – e la mostra vuole essere un’occasione per indagare i differenti linguaggi di rappresentazione utilizzati dall’architetto e le invarianti progettuali, attraversando le principali fasi della sua ricerca in un arco temporale compreso tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Settanta del Novecento, passando dalle influenze organicistiche di matrice wrightiana negli anni Cinquanta a quelle di natura espressionista degli anni Sessanta. Attraverso una selezione di 9 progetti realizzati e non realizzati si intende mettere in evidenza le principali caratteristiche legate al metodo progettuale, all’attenzione per alcuni temi di ricerca quali ad esempio l’aggregazione volumetrica, lo spazio centrifugo e fluido, la continuità spaziale, le traslazioni e connessioni.
Il percorso espositivo si sviluppa nella Sala delle Colonne della abbazia di Valserena in cui si potranno scoprire 5 progetti disposti all’interno dei classificatori e segnalati a parete da tavole individuate come rappresentative del metodo progettuale oppure della specificità del singolo progetto: il Centro Ecumenico Agape, Prali Pinerolo (1946-47), il Villaggio Monte degli Ulivi, Riesi (1962-68), il Concorso per la Fortezza da Basso, Firenze (1967), Il Progetto per Palazzo per uffici, Milano (1960-70) e il Progetto per Casa Di Sopra (1972).

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Pubblicato in Cronaca Parma

L'8 marzo a Fidenza Village si festeggia la Festa della donna con la live performance di Camilla Falsini, la celebre artista che veste d'arte gli edifici italiani.

Un appuntamento all’insegna della potenza creativa tutta femminile. Camilla Falsini, una delle più importanti illustratrici italiane, con una spettacolare serie di installazioni artistiche, dal centro di Milano a Fidenza, ha scelto di celebrare l’amore. 

La Falsini, nota per le sue maxi creazioni su edifici di grandi città italiane come Palermo e Bologna, terrà una live performance alle 16 che darà il via al progetto artistico ideato in collaborazione con Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano.

Nel weekend Fidenza Village si trasforma in uno spazio d’arte a tema LOVE colorandosi e ospitando installazioni urbane di dimensioni imponenti, visibili per tutta l’estate e a disposizione di migliaia di ospiti provenienti da tutto il mondo. Le atmosfere vibranti, i personaggi e le texture di Camilla Falsini saranno applicati a grandi superfici, come la Torre d’ingresso del Villaggio, ma anche vetrine, poster e sculture.

Nel LOVE di Camilla Falsini si sentono i richiami di grandi maestri, da Bruno Munari a Fortunato Depero a Sol LeWitt, passando naturalmente per Robert Indiana, uno dei primi artisti pop ad indagare il concetto del LOVE e della sua comunicabilità.

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Pubblicato in Cultura Parma
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