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Un'unione devastante, simpatica, ironica, irresistibile. Il teatro Leonardo di Milano ospiterà dal 14 al 24 marzo il nuovo spettacolo della Rimbamband per la regia di Goele Dix. Ed è proprio da questa unione che nasce “Manicomic”, uno show che ha già conquistato il Teatro Palazzo di Bari totalizzando 11 sold out su 11 repliche programmate (con più di 750 persone a sera) e ora si propone in tutta la sua comicità anche nella metropoli lombarda.

Non solo uno spettacolo ma una festa di pubblico: in scena, in un imprecisato luogo di cura, si ricreerà il mondo di un medico che segue i suoi quattro pazienti più gravi, affetti da varie patologie. Renato ha frequenti disturbi di personalità multipla, Francesco (il “Rosso”) è un po' Dottor Jekyll e un po’ Mr. Hyde, Vittorio è un alcolizzato cronico e Nicolò ha una grave forma di “neomelodite” ossessiva compulsiva. Come combattere tutto ciò? Con la musicoterapia, l'ippoterapia, l'elioterapia, lo sport e lo psicodramma, ossia la cura delle nevrosi attraverso l’improvvisazione teatrale. Come direbbero i protagonisti: “Ce n'è di che uscire pazzi”.

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Manicomic si preannuncia una sfida intrigante per la Rimamband: la sfida di un gruppo che è abituato a mettersi in gioco con forme d’arte che mixano il comico e il teatral-musicale. Raffaello Tullo, Renato Ciardo, Nicolò Pantaleo, Francesco Pagliarulo e Vittorio Bruno sono i cinque maestri di un genere in cui la maschera e la comicità vanno a braccetto con la giocoleria, la clownerie, il mimo, il tip tap e la straordinaria capacità musicale di ogni strumentista. Si tratta del quarto spettacolo della Rimbamband scritto da Raffaello Tullo. In questa occasione, tuttavia, c’è un elemento che regala ulteriore notorietà allo show: la regia di Gioele Dix. Per l'attore e regista milanese, con il suo autorevole punto di vista squisitamente teatrale, è un ritorno sui sentieri della follia, dopo aver diretto “Matti da slegare” con Giobbe Covatta e Enzo Iacchetti e “Fuga da via Pigafetta” con Paolo Hendel.

LO SPETTACOLO - “È uno spettacolo pieno di cose nuove che vi sorprenderanno: ci sono molte idee particolari all'interno di una struttura del teatro comico che osserva le sue regole ferree. Non si perde mai però la scioltezza e la freschezza, in una pièce che tratta la follia in maniera molto intelligente. Sono felice e onorato di lavorare con la Rimbamband, un gruppo dotato di grande energia e straordinaria creatività”, ha affermato Gioele Dix parlando di Manicomic, show in cui gli oggetti diventano degli strumenti musicali: palloni da pallavolo, case-contenitori, palloncini e campanelli. Ma non solo: si gioca con la “table percussion”, il tip tap e tanto altro ancora. In Manicomic la metafora musicale e il gioco teatrale si incontrano in un particolare spazio in cui ricreare un effetto straniante e stralunato: ciò che ne deriva è un mix di poesia e comicità del tutto originale. A differenza degli altre notti griffate Rimbamband, le variazioni tra il claunesco e il surreale di Raffaello Tullo e dei suoi compagni di ventura si esercitano sul tema della follia, senza alcuna malizia carognesca ai danni dei malati di mente. Insomma, l’occasione è ghiotta per ridere e sorridere con Gioele Dix e la Rimbamband. 

Pietro Razzini

 

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Lo scrittore pugliese Martino Sgobba porta a Modena la sua “Stanza dei racconti”. Sabato 16 marzo, alle ore 17.30, presso la libreria Ubik di via dei Tintori 22 la presentazione dell’ultima fatica dello scrittore. L’evento a ingresso libero, è organizzato dall’Associazione “I Semi Neri”. Conduce la giornalista Manuela Fiorini. Abbiamo incontrato l’autore.

MODENA -

Luca, sul limitare della sua età più matura, sceglie di chiudersi in una stanza d'albergo a Belluno. Quella stessa città, fredda e tagliente, lo aveva accolto molto tempo prima, quando, insegnante alle prime armi, vi si era trasferito dal Sud. Nella solitudine della stanza 125, l'uomo intraprende una coraggiosa indagine retrospettiva sul proprio vissuto. Agli appuntamenti con la sua memoria si presentano tanti personaggi: i colleghi, gli incontri casuali, gli amici, gli amori, catturati in episodi quotidiani o straordinari, adesso lontani e perduti, ma narrati con una squillante vividezza capace di renderli presenza ancora attuale. 

È questa la trama del “La stanza dei racconti”, l’ultimo romanzo dello scrittore pugliese Martino Sgobba, che sabato 16 marzo, alla 17.30, sarà alla libreria Ubik di via dei Tintori 22, per presentare la sua ultima fatica letteraria. Abbiamo incontrato l’autore.

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La stanza dei racconti” è un romanzo che si legge a più livelli. Le esperienze di Luca, i suoi ricordi, potrebbero essere quelli di qualcuno di noi. Quanto c’è invece dell’autore in Luca, e quanto invece non c’è?

“Il libro è diviso in tre parti. La prima è la parte costruita sulla memoria e in questa l’autore è molto presente. Per dichiarazione esplicita, Luca è l’autore da giovane; è evidente pertanto che l’autore racconti se stesso. Ricordare però è un rivelare nel senso di svelare, ma anche nel senso etimologico di velare nuovamente. Inoltre, nella memoria ci si espone, ma è facile anche che si finga un’esistenza che non si è avuta”.

“La stanza dei racconti” è la numero 125 dell’hotel dove Luca si ritira per scrivere. Ma la stanza è anche un luogo della memoria. C’è un capitolo, tuttavia, in cui essa assume una personalità propria e sembra sentirsi sollevata dal fatto che il suo ospite se ne vada. I ricordi fanno male?

“I ricordi possono far male, donare gioia e riconciliazione; possono cogliere il passato ormai come indifferente. Nella stanza 125 si realizzano tutte le possibilità del ricordo. La stanza assume personalità propria perché è tipico della mia tecnica letteraria dare voce agli oggetti, ai luoghi: in tal modo i personaggi vengono narrati da una prospettiva che può situarli in una luce diversa e più chiara” 

Attraverso il “ricordare”, Luca accetta di invecchiare e si riappropria del proprio presente. Nella seconda parte, il protagonista va a coabitare con persone “fragili”. Accettare di invecchiare significa anche accettare la decadenza del corpo e della mente?

“Luca dichiara che, mediante il ricordo del passato, vuole diventare vecchio, cioè vuole finalmente prenderne distanza e in tal modo si ritrova in un presente non più zavorrato dalla memoria: può raccogliere le forze, accettarne i limiti, e iniziare una nuova vita. Vale per tutti: il tempo non può essere negato, ma può offrire nuove opportunità”.

La narrazione passa dalla terza alla prima persona nella prima parte, per poi passare alla prima persona nella seconda parte, e alla terza nell’ultima parte. Come mai questa scelta?

“Il libro ha anche una struttura metaletteraria. L’autore gioca con la scrittura e in questo gioco coinvolge anche il lettore. Il cambio di persona è il tentativo di gestire al meglio la problematica identificazione dell’autore con il personaggio”.  

La figura di Valeria, che potenzialmente potrebbe essere la figlia di Luca, ma non lo è, fa da contraltare al protagonista. Luca e Valeria sono due personaggi speculari, ma assai differenti, come mai questa scelta narrativa?

“Valeria è un personaggio che si è imposto nella scrittura del romanzo; ha conquistato sempre più rilevanza e infine si è impadronito della narrazione. Naturalmente, anche Valeria ha dovuto accettare la condizione fondamentale posta dall’autore: il nuovo presente può nascere solo dalle ferite del passato”. 

Nella terza parte: Luca ha fatto il suo percorso e ha accettato di invecchiare, ma questo per lui non vuol dire rassegnarsi, sentirsi inutile…il suo nuovo compito è prendersi cura di Valeria. Qual è il messaggio che hai voluto lasciare ai lettori?

“La scrittura del romanzo non ha mai voluto lanciare o proporre messaggi. In realtà, il finale sostanzialmente positivo è stato una sorpresa anche per me, perché ero partito immaginando un esito alquanto drammatico. Il lettore darà la sua interpretazione in piena libertà e coglierà significati eventualmente ignoti anche a me”.

L’evento a ingresso libero è organizzato dall’Associazione “I Semi Neri”. Conduce la giornalista Manuela Fiorini.

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L’AUTORE

Martino Sgobba, nato a Monopoli (Bari), classe 1957, ha insegnato Filosofia e Storia nei licei, ora è dirigente scolastico del Polo Liceale di Putignano (BA). Oltre alla Stanza dei Racconti ha al suo attivo un altro romanzo Un liceo da suicidio (Robin Edizioni, Roma 2013) e due raccolte di racconti: Le Parole Restano (Lucca, Giovane Holden Ed. 2010), Il mare è soltanto acqua (Lucca, Giovane Holden Edizioni 2011). Nel 2013 ha vinto Primo premio al concorso Letterario San Domenichino per narrativa edita e nel 2011 il Concorso Letterario Nazionale Premio Vigonza per racconti brevi inediti. 

SCHEDA DEL LIBRO

Martino Sgobba

La stanza dei racconti

Giovane Holden Edizioni

280 pag. 15 euro

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Pubblicato in Dove andiamo? Modena

Oggi, Sabato 9 marzo, in contemporanea con la Settimana dei Musei 2019, allo CSAC – Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma il biglietto di ingresso agli spazi espositivi è gratuito per tutti i visitatori.

Saranno visitabili gli spazi della chiesa abbaziale, che ospitano la mostra 1968. Un Anno, e della Sala delle Colonne, dove è allestita l’esposizione Leonardo Ricci architetto. I linguaggi della rappresentazione.

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CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione

Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) è un centro di ricerca dell’Università di Parma fondato dal professor Arturo Carlo Quintavalle nel 1968. Fin dai suoi primi anni l’attività è volta alla costituzione di una raccolta di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica, e all’organizzazione di numerose esposizioni e alla pubblicazione dei cataloghi.

Dal 2007 ha sede presso l’Abbazia di Valserena, nota come “la Certosa di Parma” in riferimento al romanzo di Stendhal, che è un monastero cistercense la cui fondazione fu autorizzata da papa Bonifacio VIII nel 1298 e affidata a monaci provenienti dall’Abbazia di Chiaravalle della Colomba (Piacenza), a pochi chilometri da Parma. È strutturato in cinque sezioni - Arte, Fotografia, Media, Progetto, Spettacolo – nelle quali sono conservati circa 12 milioni di pezzi.

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LA MOSTRA 1968. UN ANNO

È un grande racconto che si concentra, attraverso un taglio rigorosamente sincronico, su un anno chiave della storia del Novecento, restituito attraverso un’indagine all’interno dell’archivio dello CSAC, il cui primo nucleo nasce proprio nel 1968 e che oggi, a cinquant’anni di distanza, vanta una raccolta di oltre 12 milioni di materiali originali nell’ambito della comunicazione visiva e della ricerca artistica e progettuale italiana a partire dai primi decenni del XX secolo.
Attraverso idee, utopie, opere, progetti e oggetti datati o correlati all’anno 1968, individuati all’interno dei diversi fondi conservati allo CSAC, questa mostra vuole far emergere le trasformazioni nel sistema della comunicazione, i mutamenti socio-antropologici (i nuovi miti e i nuovi riti), e una nuova riflessione sul corpo e sull’ambiente, che esplosero in quell’anno. Ambiti e linguaggi differenti sono così affiancati per affrontare le contaminazioni e la coesistenza di diversificate culture.
Con la mostra 1968. Un Anno – a cinquant’anni esatti dall’esposizione dedicata a Concetto Pozzati, organizzata dall’Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, che darà inizio al primo nucleo di opere della futura Sezione Arte dello CSAC –non si vuole suggerire uno sguardo univoco, ma una serie di contraddizioni, confronti e nuove prospettive. Si intende proporre una riflessione sul tempo e sul concetto di sincronia che un grande archivio costituito da tracce di processi di ideazione, progettazione e realizzazione, è in grado di mettere in discussione.
L’ossatura della mostra all’interno del suggestivo spazio della Chiesa abbaziale di Valserena è costituita da una lunga timeline,composta da oggetti, immagini e cronache, affiancata da una sequenza di approfondimenti dedicati alla trasformazione del sistema delle immagini e delle differenti scale del progetto degli spazi e del territorio.

 

LEONARDO RICCI

Leonardo Ricci, architetto, pittore, scenografo, urbanista, docente, è stato un esponente della ‘scuola fiorentina’ guidata da Giovanni Michelucci. Il suo fare progettuale è legato ad una concezione ‘esistenziale’ dell’architettura, conferendo allo spazio – dinamico, continuo, asimmetrico – il primato assoluto. Lo spazio viene difatti modellato dagli ‘atti di vita’ di chi lo abita e solo in ultimo si concretizza in forma: da qui il rifiuto dell’architetto di forme prestabilite e dettate da un particolare ‘stile’.
Lo CSAC conserva l’archivio di Leonardo Ricci, costituito da 923 materiali progettuali – 173 schizzi, 609 lucidi, 27 radex, 4 radex con interventi, 98 copie, 12 copie con interventi – e la mostra vuole essere un’occasione per indagare i differenti linguaggi di rappresentazione utilizzati dall’architetto e le invarianti progettuali, attraversando le principali fasi della sua ricerca in un arco temporale compreso tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Settanta del Novecento, passando dalle influenze organicistiche di matrice wrightiana negli anni Cinquanta a quelle di natura espressionista degli anni Sessanta. Attraverso una selezione di 9 progetti realizzati e non realizzati si intende mettere in evidenza le principali caratteristiche legate al metodo progettuale, all’attenzione per alcuni temi di ricerca quali ad esempio l’aggregazione volumetrica, lo spazio centrifugo e fluido, la continuità spaziale, le traslazioni e connessioni.
Il percorso espositivo si sviluppa nella Sala delle Colonne della abbazia di Valserena in cui si potranno scoprire 5 progetti disposti all’interno dei classificatori e segnalati a parete da tavole individuate come rappresentative del metodo progettuale oppure della specificità del singolo progetto: il Centro Ecumenico Agape, Prali Pinerolo (1946-47), il Villaggio Monte degli Ulivi, Riesi (1962-68), il Concorso per la Fortezza da Basso, Firenze (1967), Il Progetto per Palazzo per uffici, Milano (1960-70) e il Progetto per Casa Di Sopra (1972).

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Pubblicato in Cronaca Parma

L'8 marzo a Fidenza Village si festeggia la Festa della donna con la live performance di Camilla Falsini, la celebre artista che veste d'arte gli edifici italiani.

Un appuntamento all’insegna della potenza creativa tutta femminile. Camilla Falsini, una delle più importanti illustratrici italiane, con una spettacolare serie di installazioni artistiche, dal centro di Milano a Fidenza, ha scelto di celebrare l’amore. 

La Falsini, nota per le sue maxi creazioni su edifici di grandi città italiane come Palermo e Bologna, terrà una live performance alle 16 che darà il via al progetto artistico ideato in collaborazione con Miart, la fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano.

Nel weekend Fidenza Village si trasforma in uno spazio d’arte a tema LOVE colorandosi e ospitando installazioni urbane di dimensioni imponenti, visibili per tutta l’estate e a disposizione di migliaia di ospiti provenienti da tutto il mondo. Le atmosfere vibranti, i personaggi e le texture di Camilla Falsini saranno applicati a grandi superfici, come la Torre d’ingresso del Villaggio, ma anche vetrine, poster e sculture.

Nel LOVE di Camilla Falsini si sentono i richiami di grandi maestri, da Bruno Munari a Fortunato Depero a Sol LeWitt, passando naturalmente per Robert Indiana, uno dei primi artisti pop ad indagare il concetto del LOVE e della sua comunicabilità.

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Sabato 16 marzo il Comune di Parma celebra il Maestro Bernardo Bertolucci, nel giorno del suo compleanno, organizzando una serata aperta a tutta la cittadinanza all’Auditorium Niccolò Paganini. Il titolo scelto “IO E TE” non è solo un riferimento al suo ultimo lavoro da regista, ma vuole anche riportare l’attenzione sul profondo rapporto che ha legato Bertolucci alla sua città natale, sia direttamente sia attraverso i suoi personaggi.

“Il titolo “IO E TE” - ha detto l'assessore alla Cultura Michele Guerra – riguarda cosa Bertolucci ha rappresentato per Parma, ma anche cosa Parma ha rappresentato per Bertolucci, che per lui è sempre rimasta un'entità poetica e sospesa, mai cambiata nel tempo. “IO E TE” sta anche ad indicare il rapporto di Bernardo con tanti suoi amici che interverranno durante la serata per ricordarlo, in un momento che abbiamo scelto di incentrare esclusivamente sulla sua memoria, proprio nel giorno del suo compleanno”.

Rappresentanti delle istituzioni, personalità del mondo cinematografico, amici e familiari del grande regista interverranno con un personale contributo per rendere omaggio ad uno tra gli artisti più illustri ed apprezzati a cui Parma abbia dato i natali. 

Ad aprire la serata alle ore 21 saranno il Sindaco di Parma Federico Pizzarotti, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’Assessore alla Cultura del Comune di Parma Michele Guerra e il Magnifico Rettore dell’Università di Parma, Paolo Andrei

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A rendere omaggio al grande Maestro saranno anche le testimonianze e i contributi personali di chi lo ha conosciuto da vicino: dalla moglie Clare Peploe, regista e sceneggiatrice, al regista Marco Tullio Giordana, dal direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli al presidente di Solares Fondazione delle arti Andrea Gambetta, dal regista Francesco Barilli al critico cinematografico Filiberto Molossi e al docente universitario Roberto Campari, da Fabien Gerard, collaboratore ventennale del regista e uno dei massimi esperti dell’opera bertolucciana, a Marta Simonazzi e Simone Cagozzi del Comitato Pro Casarola. 

La serata sarà arricchita da proiezioni di contributi video e da interventi musicali affidati all’orchestra del Liceo “Attilio Bertolucci”, diretta dal Maestro Roger Catino, che eseguirà un medley delle più celebri colonne sonore dei film di Bertolucci e alla chitarra solista Deniz Mastropietro.

L’iniziativa è stata realizzata dal Comune di Parma con la collaborazione del Liceo Attilio Bertolucci, di Solares Fondazione delle Arti, della Fondazione Cineteca di Bologna, dell’Università di Parma e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna.

L’ingresso, consentito a partire dalle ore 20, è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. 

Info: 0521.031170 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.t

 

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Per 6 giorni consecutivi, dal 5 al 10 marzo, tutti i musei e i siti statali saranno aperti a tutti, gratuitamente. Questa è una delle grandi novità introdotte dalla nuova campagna del Mibac: #iovadoalmuseo. 

Le giornate ad accesso gratuito sono aumentate, passando da 12 a 20 all’anno. Un’altra grande novità è il biglietto ridotto per i giovani dai 18 ai 25 anni che, nei giorni di apertura a pagamento, possono entrare con 2 euro. Inoltre, per migliorare l'offerta e aumentare la fruibilità dei luoghi della cultura del Mibac, 8 giornate gratuite sono autonomamente gestite dai direttori dei singoli siti o musei.  

I lughi aderenti all’iniziativa si possono trovare sul sito web dedicato: www.iovadoalmuseo.it 

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È arrivato anche in Italia, con tutto il suo fascino irresistibile, uno dei musical più premiati nella storia di Broadway. Al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano, spazio a uno show che ha pochi eguali al mondo. Produzione firmata Stage Entertainment per “A Chorus Line – Il Musical”, nuovo allestimento mai presentato prima d’ora, con una creatività tutta italiana: la regia di Chiara Noschese, gestita nel rispetto di script e direzione originale, è riuscita a rendere ancor più attuale il testo iniziale, regalando emozioni intensa a tutto il pubblico.

Le possibilità di ammirare lo show non mancheranno per gli amanti del genere: “A Chorus Line”, infatti, rimarrà nella metropoli milanese fino a metà aprile.

L’APPROFONDIMTO - Ed è proprio Chiara Noschese a inquadrare al meglio il suo lavoro: “Si tratta di uno spettacolo unico, con un linguaggio moderno, che brilla immutato nel tempo: i candidati all’audizione vivono un viaggio tra passato e presente, esprimendo i loro pensieri e le loro sensazioni attraverso musica e danza. Ci appassioniamo alle storie, diventando parte di quel presente che condividiamo con tutti i 19 protagonisti. Ci emozioniamo con loro, viviamo la loro audizione che diventa, fatalmente, anche la nostra. È una macchina perfetta, una scatola cinese costruita con rigore, e con altrettanto rigore e rispetto abbiamo cercato di rendere A Chorus Line, uno show 2.0.”

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LA STORIA - Il musical racconta il dietro le quinte di uno spettacolo teatrale, mostrando l’impegno, la fatica, i sogni e il sacrificio di chi vuole disperatamente farcela. In pratica è un’opera di teatro nel teatro: semplicemente geniale. Sul palco un gruppo di ballerini pieni di speranza si presenta a un provino. Sono tutti pronti a farsi giudicare dal regista Zach per aggiudicarsi un ruolo nello spettacolo di prossima produzione, raccontandosi e condividendo con lui le loro storie. Come nello spettacolo, così nella vita reale, gli stessi artisti, a ogni alzata di sipario, portano in scena loro stessi, determinati nel dimostrare chi sono. Messo in scena per la prima volta allo Shubert Theatre di Broadway il 25 luglio 1975, A Chorus Line rimase in cartellone 15 anni per un totale di 6.137 repliche. Lo show fece così tanto scalpore da essere rinominato come il “Re dei Musical”: vinse 9 Tony Award, un premio Olivier Award per il miglior musical e un Premio Pulitzer per la drammaturgia. Successivamente, nel 1985, la Columbia Pictures ne distribuì la versione cinematografica.

Pietro Razzini

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Fotografia europea: "Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi". La XIV edizione dal 12 al 9 giugno: centinaia di opere esposte in 19 mostre a Reggio Emilia. Tra le iniziative di maggior interesse, le antologiche di Horst P. Horst e di Larry Fink, il focus sul Giappone, paese ospite di quest'anno, le personali di maestri italiani quali Vincenzo Castella, Francesco Jodice, Giovanni Chiaramonte. Tra gli ospiti Oliviero Toscani, Mario Calabresi, Mogol. Oltre 300 esposizioni anche nel Circuito Off.

Reggio Emilia 

Mostre, conferenze, spettacoli, workshop. Dal 12 aprile al 9 giugno, torna a Reggio Emilia Fotografia europea. La XIV edizione si presenta con un programmamai così ricco, animato da protagonisti della fotografia, della cultura e del sapere, ospitati nelle principali istituzioni culturali e spazi espositivi della città.

Il festival, promosso e organizzato dalla Fondazione Palazzo Magnani, insieme al Comune di Reggio Emilia e alla Regione Emilia-Romagna, esplora tutti gli ambiti della disciplina che meglio interpreta la complessità della società contemporanea. Il titolo dell’iniziativa, “Legami. Intimità, relazioni, nuovi mondi”, è il fil rouge che lega tutti gli eventi, in un programma ideato dal Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani, composto da Marco Belpoliti, Vanni Codeluppi, Marina Dacci, Marzia Faietti, Walter Guadagnini, Gerhard Wolf, sotto la direzione artistica di Walter Guadagnini.

Il Paese ospite dell’edizione di quest’anno è il Giappone, rappresentato da diverse voci di una delle scuole fotografiche più significative della contemporaneità: Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu, Ryuichi Ishikawa. 

 “Fotografia europea è cresciuta molto nel tempo- ha affermato l’assessore alla Cultura Massimo Mezzetti- sia in termini di qualità che per il coinvolgimento di partner istituzionali. Il Festival è una proposta di carattere nazionale e internazionale che costituisce uno dei principali eventi europei in ambito fotografico. Mai così attuale è il tema di quest’anno ‘Legami’ che si traduce nelle decine di mostre e appuntamenti sia a Reggio Emilia che in altre città dell’Emilia-Romagna. Tra le tante mostre ai Chiostri di San Domenico, ci tengo a segnalare anche ‘Scatta la Cultura’, realizzata dopo un concorso fotografico organizzato anche dalla Regione Emilia-Romagna e promosso nell’ambito di Energie Diffuse, che ha raccolto oltre 4000 scatti, ora sul portale Tourer.it, che valorizza il patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna”. 

 “Tra le centinaia di opere esposte- afferma il direttore del Festival, Walter Guadagnini- anche quest’anno a Fotografia europea, ce n’è una che sintetizza tutti i temi di questa edizione: è un video realizzato in Giappone da una giovane artista francese e vede il dialogo muto tra il corpo di un ballerino e un robot, che si muovono insieme, confrontando le loro diversità. Ecco, Fotografia europea mette in scena i rapporti tra le persone, tra le culture, tra i saperi, dal punto di vista individuale e da quello collettivo, da quello privato a quello pubblico. Attraverso antologiche di grandi maestri del passato come Horst P. Horst, del presente come Larry Fink, attraverso mostre di maestri italiani come Vincenzo Castella e Francesco Jodice e di tantissimi rappresentanti delle generazioni più giovani, vogliamo scoprire i legami profondi tra le persone, ma anche tra la fotografia e il mondo”.

"Fotografia Europea è un momento sempre speciale per la città– ha detto il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi - con decine di mostre, workshop, eventi. Il tema scelto quest’anno è al tempo stesso una sfida e uno stimolo, e credo sia lecito attendere con curiosità e speranza l’esito dei lavori che ammireremo. Abbiamo ereditato un festival con punti di eccellenza molto alti- ha aggiunto- e negli ultimi quattro anni siamo riusciti a valorizzare l’esperienza precedente e a portare anche un contributo di crescita che ha aiutato a meglio definire Reggio Emilia, capitale italiana della fotografia europea”.

Anche per questa edizione, Fotografia europea allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione con 9 mostre proposte da Collezione Maramotti di Reggio Emilia; l’Atelier dell’Errore BIG; Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (Re); FMAV – Fondazione Modena Arti Visive, il MAR - Museo d’arte della città di Ravenna, Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna), il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, il MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna.

 

LE MOSTRE

L’ideale inizio del percorso tra le sedi di Fotografia Europea 2019 può essere individuato in Palazzo Magnani, che ospita la mostra del fotografo tedesco, naturalizzato americano Horst P. Horst (1906-1999), maestro di stile, le cui immagini sono conosciute e apprezzate per la loro raffinata eleganza. La rassegna, a cura di Walter Guadagnini e realizzata in collaborazione con la galleria Paci contemporary di Brescia, presenta, attraverso 120 immagini, le tappe salienti della carriera e della vita di Horst, evidenziandone la connessione con il tema del festival, sia nelle vicende biografiche che nei legami e nelle relazioni tra arte e immagine pubblicitaria. Saranno esposte le fotografie celeberrime come l'Odalisca, gli scatti per Vogue e Harper's Bazaar che dagli anni trenta agli anni cinquanta lo hanno reso un protagonista a livello mondiale della fotografia di moda. E ancora i ritratti della comunità artistica parigina degli anni trenta, una vera e propria galleria di celebrità intellettuali, da Jean Cocteau a Salvador Dalì, oltre alle fotografie a colori, recentemente poste sotto una nuova luce dalla grande mostra antologica dedicatagli dal Victoria & Albert Museum di Londra nel 2015.

 

A un grande maestro della fotografia americana, Larry Fink (New York, 1941), è dedicata un’ampia antologica, dal titolo Unbridled Curiosity, realizzata appositamente per questa occasione. La mostra, ospitata da PALAZZO DA MOSTO, presenta oltre 90 immagini, realizzate tra gli anni sessanta e oggi, scelte dallo stesso Fink in collaborazione con Walter Guadagnini per interpretare attraverso il suo obiettivo i temi della nuova edizione del festival. La selezione di scatti, rigorosamente in bianco e nero e di grande potenza estetica, mira a evidenziare quei legami tra le persone e tra le persone e i luoghi che Fink, nel corso di tutta la sua carriera, ha saputo immortalare con occhio attento e “sfrenata curiosità”, mischiandosi ai contesti, rubando momenti di intimità e mettendo in evidenza l’anima dei soggetti ritratti. Le grandi battaglie civili, i party esclusivi tra Hollywood e i grandi musei, la vita rurale, le palestre pugilistiche, nulla sfugge all’obiettivo di Fink.

 

Sempre a Palazzo da Mosto, Arabian Transfer di Michele Nastasi mette in luce la condizione transitoria di sei città della Penisola Araba (Abu Dhabi, Doha, Dubai, Kuwait City, Manama, Riyadh), rappresentandole come territori di approdo di uomini e culture. Negli ultimi decenni questi luoghi sono apparsi come mondi nuovi, nuovi epicentri globali resi possibili dall’attuale ipermobilità di persone e immagini, beni e finanze; essendo per lo più popolate (ed edificate) da immigrati di tutto il mondo, essi sono oggi un laboratorio vivente in cui le aspirazioni identitarie locali si confrontano con i modelli occidentali e con le culture di provenienza degli abitanti.

 

Nella splendida cornice della SINAGOGA, Vincenzo Castella, maestro della fotografica italiana, espone il suo progetto più recente Urban Screens, labirintica visione di una vegetazione al contempo addomesticata e inconoscibile, riflessione sul rapporto dell'uomo contemporaneo con l'elemento naturale. Fotografie di grande formato (cm 180 x 226) accolgono lo spettatore lungo le pareti dell'edificio, creando uno spazio straniato, dove la fotografia rivela una riflessione sulle forme della rappresentazione, sulle ideologie e sulle iconografie. Al centro, due schermi presentano un ulteriore evoluzione del processo visivo, che letteralmente si muove tra le superfici e le piante: un universo naturale addomesticato, che attraverso la fotografia trova una sua forma di disordinata bellezza. 

Dopo i lavori di restauro, che ne avevano impedito l’utilizzo nella scorsa edizione, I CHIOSTRI DI SAN PIETRO tornano a essere il fulcro attorno cui ruota il festival reggiano e, per l’occasione, si vestono d’Oriente.

Il Giappone, paese ospite di FOTOGRAFIA EUROPEA 2019, sarà infatti presentato da diverse voci: sia quelle di giovani fotografi giapponesi che rappresentano al meglio le nuove tendenze di una scuola fotografica tra le più significative della contemporaneità (Kenta Cobayashi, Motoyuki Daifu e Ryuichi Ishikawa), sia dal racconto di artisti europei (Justine Emard, Vittorio Mortarotti e Anush Hamzehian, Pierfrancesco Celada), che asiatici (Pixy Liao).

L’idea che guida la mostra di Kenta Cobayashi, curata da Francesco Zanot, è che l’immagine fotografica sia tutt’altro che invariabile, come si riteneva fino a poco tempo fa, ma che dia vita a un universo instabile e mutevole. Ogni immagine, attraverso l’uso dei software di manipolazione digitale, può facilmente dare vita a una serie infinita di rappresentazioni. L’obiettivo è quello di ottenere un effetto straniante e di utilizzare la fotografia come una sorta di “portale”.

Dal canto suo, Motoyuki Daifu presenterà una serie di 20 immagini inedite della sua ironica serie Holy onion, che ritrae la madre nell’atto di sbucciare una cipolla all’interno di una cucina, assegnando così un valore iconico a un atto apparentemente banale e quotidiano.

Ryuichi Ishikawa, stella nascente nel firmamento della fotografia giapponese, ritrae persone borderline, come Mitsugu che diventa per Ishikawa emblema di quelle storie riguardanti il benessere e il sesso nella società, nella storia e nella cultura di Okinawa, nella quale si ritrova il conflitto tra la bellezza universale della vita e la società creata dagli esseri umani. 

A questi, si aggiunge la cinese Pixy Liao - segnalata da Federica Chiocchetti - autentica rivelazione dell’ultima stagione della fotografia mondiale, la cui ricerca si intreccia perfettamente con quella degli altri autori, sia per generazione che per clima culturale. Per Reggio Emilia, Pixy Liao presenta, per la prima volta in Italia, il suo progetto Experimental Relationship (2007 to now), che racconta il suo legame con Moro, un ragazzo giapponese di 5 anni più giovane di lei, attraverso la messa in scena di numerose situazioni, create esibendosi davanti alla telecamera. Le foto esplorano le possibilità alternative delle relazioni eterosessuali. Un rapporto ribaltato, dove l’uomo e la donna si scambiano il loro ruolo di sesso e potere. 

L’affinità generazionale e tematica, nonché l’esplicita collocazione geografica delle sue opere, create e ambientate proprio in Giappone, rende anche Justine Emard parte di questa ideale collettiva diffusa sul tema dei rapporti tra le persone e tra le comunità. Il lavoro dell’artista francese ruota attorno all’alterità delle macchine. La serie La notte dei tempi, a un primo sguardo, oscilla tra i poli opposti di tecnologia e spiritualità. Installazioni video e fotografie costruiscono un ponte tra l’intelligenza artificiale e quella umana, in una rappresentazione poetica e coinvolgente, sicuramente tra le espressioni più peculiari e emozionanti della ricerca artistica contemporanea.

Piefrancesco Celada, dal canto suo, con I wish I knew your name, Japan (a cura di Renata Ferri), si concentra sulla megalopoli Tokyo-Nagoya-Osaka, chiamata anche Taiheiyō Belt, un esempio unico di agglomerazione urbana con una popolazione stimata di oltre 80 milioni di persone. Nonostante questo numero incredibilmente alto di possibilità di interagire, sembra che la società si stia muovendo nella direzione opposta. 

Il progetto di Celada è stato selezionato tra oltre 300 progetti arrivati attraverso la call che il festival apre ogni anno. La giuria quest’anno era composta da Walter Guadagnini, direttore artistico del festival; Krzysztof Candrowicz, curatore e direttore artistico di alcuni festival europei e Ilaria Speri, curatrice e producer.

 

Come lo scorso anno Fotografia Europea lancia una produzione per la prossima edizione legata al tema di quest’anno. Nel 2020 vedremo il progetto L’Isola di Vittorio Mortarotti e di Anush Hamzehian, realizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo e l’Università Ca’ Foscari di Venezia e sempre dedicato al Giappone, di cui verrà presentata un’anteprima durante questa edizione. L’indagine è incentrata sull’isola di Yonaguni, un piccolo pezzo di terra emerso nel Pacifico e sui suoi ormai pochissimi abitanti, unici portatori di tradizioni sociali e linguistiche destinate pian piano a scomparire e per questo meticolosamente documentate dai due artisti.

 

In attesa del nuovo progetto, Vittorio Mortarotti propone The first day of good weather, che ricorda il comando che il Presidente degli Stati Uniti Harry Truman diede per il lancio della bomba atomica su Hiroshima, che sarebbe avvenuto nel momento in cui si fosse presentata una condizione di bel tempo. Parte da qui un racconto fotografico che nasce da una perdita personale, quella del fratello, di cui l’artista cerca le tracce fino in Giappone, e diventa esplorazione fisica e metaforica tra quello che rimane (macerie, rottami, oggetti trovati) e quelli che rimangono (i sopravvissuti).

 

Sempre ai Chiostri di San Pietro si presenta la commissione dello scorso anno assegnata a Francesco Jodice sul tema 2018 Rivoluzioni. Ribellioni, cambiamenti, utopie. Il fotografo ha lavorato sul concetto di circolarità della storia realizzando un progetto video, Rivoluzioni, che parte da un fatto realmente accaduto: l’ultimo messaggio inviato dalla sonda cinese Kaiju 2 prima di scomparire all’interno di un buco nero. Nel 1989 infatti l’agenzia spaziale cinese lancia segretamente una sonda per raggiungere il cosiddetto Orizzonte degli Eventi, ovvero il bordo di un buco nero, la soglia dove il tempo si ferma, la luce si spegne e tutta la materia collassa, con l’intento di vedere cosa c’è dall’altra parte. Il film saprà colpire lo spettatore per un sapiente gioco di rimandi tra realtà e finzione cinematografica, unito ad un utilizzo inedito e sorprendente del colore.  

 

Altra produzione inedita del festival è il progetto che nasce dall’incontro tra le fotografie di Jacopo Benassi e la danza di due interpreti straordinari - uno abile e l’altro disabile. Il punto di arrivo, contro ogni sfumatura patetica o emozionale, è la possibilità di affermare una gamma più ampia di virtuosismi, dentro e fuori i canoni riconosciuti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra Fondazione Palazzo Magnani / Fotografia Europea e la Fondazione Nazionale della Danza Aterballetto.

 

Il francese Samuel Gratacap, uno dei protagonisti della fotografia documentaria contemporanea europea, porterà ai Chiostri di San Pietro il suo progetto sulle migrazioni Fifty-Fifty, realizzato nel 2014 in Libia, sul confine tunisino, dove ha incontrato coloro che vivono a metà - ‘cinquanta- cinquanta’ - tra la vita o la morte. La mostra affronterà il tema del Festival da un punto di vista esplicitamente sociale, politico, aprendo a ulteriori possibili letture.

 

Giunto all’ottava edizione, torna ai chiostri di San Pietro il progetto Speciale Diciottoventicinque, dedicato alla formazione dei più giovani nell’ambito di Fotografia Europea. Guidati dal nuovo tutor dell’edizione 2019, il collettivo Kublaiklan, i partecipanti realizzeranno un progetto collaborativo fondato sul concetto di co-autorialità, riflettendo sul tema di questa edizione e sulle diverse pratiche di costruzione dell’immagine.  

 

 

FOTOGRAFIA EUROPEA OFFRE OGNI ANNO LA POSSIBILITÀ AI VISITATORI DI CONOSCERE LUOGHI INEDITI DELLA CITTÀ, DIFFICILMENTE APERTI AL PUBBLICO

Grazie alla collaborazione con la Fondazione I Teatri quest’anno, saranno i SOTTERRANEI DEL TEATRO VALLI a trasformarsi in spazio museale, accogliendo le mostre degli altri due artisti selezionati attraverso la open call: l’artista finlandese Jaakko Kahilaniemi e la fotografa franco-armena Lucie Khahoutian. Con 100 hectares of understanding, Jaakko Kahilaniemi ha creato un avvincente progetto concettuale che approfondisce la composizione e il significato di un’area boschiva selvaggia in Finlandia, mentre con The Tapestry in my room, Lucie Khahoutian illustra la costante dicotomia della sua visione del mondo, orchestrando un confronto tra Armenia e Francia e mescolando i codici visivi armeni tradizionali con un ambiente più europeo e occidentale.

Allo SPAZIO SCAPINELLI, verrà celebrata la storia di una importante realtà sportiva della città: la squadra di calcio Reggiana che nel 2019 festeggia cento anni di storia. Il 25 settembre 1919 viene fondata l’A.C. Reggiana. Da quella data nasce un amore profondo tra la città e la Maglia Granata. Un legame unico e indissolubile che va oltre la semplice passione per il pallone. Un secolo di vittorie, sconfitte, gioie e delusioni raccontate nella mostra Obiettivo Granata 1919/1929.  Origine e ascesa della Reggiana calcio – a cura di Giacomo Giovannini e Giacomo Mazzali e promossa in collaborazione con Reggio Audace Football club – attraverso i migliori scatti dei maestri fotografi reggiani nei suoi primi dieci anni di vita. Un avvincente percorso dagli albori alla conquista della massima serie attraverso i suoi protagonisti. 

Alla CHIESA DI SAN NICOLÒ e al BATTISTERO, Giovanni Chiaramonte racconterà il suo viaggio Verso Gerusalemme. Un itinerario alla ricerca del proprio destino, dalla tomba della madre, passando nelle città e nei luoghi in cui ha preso forma e figura la storia dell’Occidente: Atene, Roma, Berlino, nelle rovine lasciate dai totalitarismi e dalle guerre del XX secolo, che hanno avuto epilogo nell’Olocausto, testimoniato nel memoriale di Miami.

Ai CHIOSTRI DI SAN DOMENICO, la mostra Ropes/Cordepresenta le fotografie dei sette vincitori - Fabrizio Albertini, Silvia Bigi, Emanuele Camerini, Marta Giaccone, Luca Marianaccio, Iacopo Pasqui, Jacopo Valentini - della call di Giovane Fotografia Italiana, progetto dedicato ad artisti italiani under 35, giunto alla settima edizione. I fotografi, selezionati da una giuria composta dai curatori della mostra Ilaria Campioli e Daniele De Luigi insieme a Carine Dolek e Shoair Mavlian, si confrontano, in linea con il fil-rouge di Fotografia Europea, con il tema Ropes/Cordecome immagine metaforica per tanti e diversi tipi di legami: come simbolo di unione e strumento di salvezza, ma anche come ostacolo, impedimento, prigionia. 

Giovane Fotografia Italiana è promossa da Comune di Reggio Emilia, GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani, in collaborazione con Fetart - Circulation(s), Festival de la Jeune Photographie Européenne di Parigi; Photoworks - Brighton Photo Festival, Roca Umbert Fàbrica de les Arts - Festival Panoràmic, Granollers (Barcellona), con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Emilia – Romagna creativa e Reire srl.

I Chiostri di San Domenico ospitano anche Scatta la cultura, la mostra che accoglie le fotografie selezionate attraverso l’omonimo concorso indetto dalla Regione Emilia-Romagna, con il Segretariato regionale MiBAC per l’Emilia-Romagna, l’Istituto Beni Artistici Culturali Naturali Emilia-Romagna, il Comune di Reggio Emilia, la Fondazione Palazzo Magnani, Fotografia Europea e Fiaf Emilia-Romagna. Una quarantina di fotografie tra le oltre 4mila immagini arrivate e caricate in Tourer, banca dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) raccontano, attraverso lo sguardo dei cittadini, le meraviglie del patrimonio architettonico, l'evoluzione e i mutamenti del paesaggio dell’Emilia Romagna.

 

Allo SPAZIO GERRA si tiene Confessioni. Canzoni vissute, un’esposizione che approfondisce il decennio d’oro della canzone d’amore italiana, sviluppatasi negli anni settanta, attraverso le interpreti, gli autori e la formula “canzone”, concentrandosi particolarmente sui temi della confessione e sui relativi processi d’identificazione.

 

Alla BIBLIOTECA PANIZZI, la rassegna Famiglie - Un mondo di relazioni rivisiterà con sguardo attento e inusuale i fondi fotografici delle famiglie reggiane. Accanto ai ritratti di famiglia eseguiti da professionisti in occasioni significative della vita familiare (battesimi, cresime, matrimoni) si analizzerà la grande quantità di immagini scattate dai dilettanti, molto spesso persone di famiglia. La mostra si articola su temi che vanno dal ritratto familiare in studio, alle immagini dell'infanzia, alla casa, agli spazi pubblici vissuti dai componenti della famiglia, in un grande mosaico che riflette la vita passata delle famiglie reggiane.

 

Anche per la sua XIV edizione FOTOGRAFIA EUROPEA sarà arricchita dal CIRCUITO OFF, un grande evento collettivo, una vetrina creativa per professionisti, semplici appassionati ed emergenti che -con un programma di oltre 300 esposizioni ed eventi indipendenti e autogestiti, promossi da gallerie, associazioni, soggetti pubblici e privati, disseminati nel territorio cittadino e provinciale -animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana successivi fino al 9 giugno, in una proposta ricca e articolata d’incontri con gli artisti, conferenze sul tema con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, musica e performance che ravviveranno la città fino a tarda ora.

 

Nelle giornate inaugurali, il centro e le piazze di Reggio Emilia accoglieranno grandi eventi, come un grande concerto, performance, light show e molto altro.

Nei week end successivi, nelle giornate del 25 e 26 maggio, si terrà un focus sul Giappone con il gruppo Munedaiko in un concerto di tamburi tradizionali giapponesi (taiko). Il 31 maggio tornerà nel consueto e attesissimo appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).

Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [PARENTESI] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk.

Tra gli eventi in programma non possono mancare le LETTURE PORTFOLIO alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra i festival di fotografia italiani di cui Fotografia Europea e Cortona On The Move fanno parte.

Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, già noti o emergenti, per visionare il loro lavoro e dispensare consigli e suggerimenti. Tra i lettori di quest'anno ci sono Krzysztof Candrowicz (Photofestiwal Lodz), Jim Casper (LensCulture), Bruno Ceschel (Self Publish, Be Happy), Chiara Dall’Olio, Claudia Fini e Alice Bergomi di Fondazione Fotografia Modena, Renata Ferri (Io Donna), George King (Unseen), Martino Marangoni (Fondazione Marangoni), Marina Paulenka (Organ Vida, Zagabria), Mario Peliti (Peliti Associati), Arianna Rinaldo (Cortona On The Move), Fiona Rogers (Magnum Photos), Chiara Ruberti (Photolux, Lucca), Ilaria Speri (curatrice e producer). Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink

Sono aperte le iscrizioni ai workshop, realizzati in collaborazione con Spazio Fotografia San Zenone Saranno a Reggio Emilia: Antoine D’Agata (12–13–14 aprile), Davide Monteleone e Simona Ghizzoni (3–4–5 maggio). 

Prosegue anche in questa edizione l’attenzione del festival per i più piccoli, con l’organizzazione di visite guidate a loro dedicate e un programma ricco di PROPOSTE DIDATTICHE: dal weekend inaugurale fino a metà giugno molte le proposte di laboratori che vogliono avvicinare bambini e ragazzi al variegato programma del festival, con una mappa delle mostre pensata per loro e laboratori per famiglie e proposte formative per adulti.

 

Anche per questa edizione, FOTOGRAFIA EUROPEA allarga i propri confini verso importanti realtà culturali e artistiche della regione. Alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia si terranno due mostre, una dell’artista Margherita Moscardini e dell’Atelier dell’Errore BIG. Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea di Rubiera (RE) presenterà un nuovo percorso tematico tra le fotografie e i video della sua collezione, Relazioni, a cura di Antonello Frongia, FMAV - FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE, propone un omaggio a Franco Fontana (1933). Le iniziative del MAR - Museo d’arte della città di Ravenna ruoteranno attorno alle personali di Oliviero Toscani, Più di 50 anni di magnifici fallimenti e di Arrigo Dolcini, la cui carriera iniziò negli anni quaranta a Marina di Ravenna e di cui verrà presentata una selezione di fotografie appartenenti al Fondo Arrigo Dolcini, acquisito dalla Fototeca dell’Istituzione Biblioteca Classense di Ravenna.

Osservatorio fotografico (laboratorio permanente di ricerca sulla fotografia e l'editoria di Ravenna) curerà la mostra LOOKING ON. Sguardi e prospettive sulla fotografia emergente in Italia.

Il CSAC, Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma, presenta fino al 12 maggio Nuove figure in un interno, una mostra realizzata con materiale d’archivio che racconta le trasformazioni, avvenute nel corso degli anni Settanta, dell’intimità e dell’identità sociale degli individui. Alla Fondazione MAST. Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia di Bologna si potrà visitare fino al 22 aprile la mostra “Nature & Politics” del fotografo tedesco Thomas Struth, una selezione di grandi immagini a colori del fotografo che rappresentano l’avanguardia, la sperimentazione e l’innovazione nelle attività umane. Realizzate nei siti industriali e di ricerca scientifica di tutto il mondo, le fotografie in mostra “mettono in discussione lo sviluppo della tecnologia come promessa unica del progresso umano”.

  

GLI ALTRI EVENTI IN PROGRAMMA

Incontri con gli artisti, conferenze con i grandi protagonisti della cultura italiana, workshop, visite guidate con fotografi e curatori, spettacoli tra musica e fotografia. Anche quest’anno fotografia europea sarà arricchita dal Circuito Off, la vetrina creativa per professionisti, appassionati ed emergenti. Il programma conta oltre 300 esposizioni, eventi indipendenti e autogestiti, disseminati nel territorio cittadino e provinciale, che animeranno le giornate di apertura del festival e i fine settimana fino al 9 giugno. Al Circuito Off sarà dedicata un'intera serata, il 27 aprile, con musica e performance fino a tarda ora.

Il 31 maggio tornerà l’appuntamento con il più ironico tra i personaggi reggiani, Ermanno Cavazzoni, scrittore e sceneggiatore di fama, per presentare il suo Almanacco 2019 (edito da Quodlibet).

Tra gli eventi in programma non mancheranno le Letture Portfolio alla Biblioteca Panizzi, organizzate quest'anno in collaborazione con Cortona On The Move, nell'ambito del "Sistema Festival Fotografia", la rete nata tra le rassegne di fotografia italiane di cui i due festival fanno parte. Photo editor ed esperti del settore a livello nazionale e internazionale il 12, 13 e 14 aprile saranno a disposizione di fotografi, professionisti e non, per visionare il loro lavoro e offrire suggerimenti. Il lettore speciale nella giornata del 12 aprile sarà Larry Fink!

Torna anche lo spazio dedicato all’editoria fotografica indipendente - [Parentesi] book fair – con espositori, presentazioni di libri, booksigning e talk. Infine le Proposte didattiche: con laboratori per famiglie e iniziative formative per adulti./CL 

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In allegato scaricare qui sotto l'elenco delle mostre

 

Pubblicato in Cultura Reggio Emilia

La Zobia ha origini nel tardo medioevo ed è lo storico carnevale popolare di Fiorenzuola d'Arda in provincia di Piacenza. Ogni anno i partecipanti affollano le vie del centro reinventandosi attori di strada, per dare vita a un vero e proprio teatro d'improvvisazione a cielo apertoUn Carnevale davvero particolare perché mette in satira personaggi e fatti del luogo.

Gli "zobiari" interpretano soggetti e tematiche locali attraverso scenette o sketch dialettali, caricaturandone i tratti ed interagendo col pubblico senza barriere. Carri e carretti fungono da scenografia, e sono realizzati artigianalmente dai partecipanti stessi, con materiale riciclato recuperato chissà dove. 

Un bellissimo appuntamento annuale che fa della semplicità e dell'ironia popolare i suoi cavalli di battaglia!

Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia 

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Pubblicato in Cultura Piacenza

Si è aperta la 25° edizione di Mercanteinfiera primavera, la kermesse internazionale di antiquariato, modernariato e collezionismo vintage in corso presso le Fiere di Parma fino a domenica 10 marzo. Fra le novità imperdibili di questa edizione, un omaggio al patrimonio archeologico del Museo di Luni e una mostra dedicata ai giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni. 

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La mostra collaterale (pad.4) dal titolo “Storie della città di Luna. Frammenti di vita all’ombra di Roma”, realizzata in collaborazione con il Polo Museale della Liguria, evidenzia attraverso una serie di straordinari reperti, quanto fosse diffuso, nel periodo imperiale, il marmo, utilizzato come elemento decorativo ed architettonico, per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano, dai mortai ai pesi per bilance oppure in ambito religioso. Le opere, provenienti dal museo di Luni, saranno esposte al fianco della sua arte nascosta, opere cioè che giacciono all'interno del deposito museale quindi, ad oggi, invisibili al pubblico.

Fra le suggestioni di eleganti mobili settecenteschi di epoca napoleonica, statue sumere e oggetti iconici del design - firmati tra gli altri da Gio Ponti, Joe Colombo e Albini -, passando dal collezionismo vintage griffato Chanel, LV e Jimmy Choo, Mercanteinfiera racconta un'altra storia con “Let’s play: come giocavamo. Giochi e giocattoli della collezione privata di Gianni Marangoni” (Pad.4). 

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Il visitatore è proiettato nel passato remoto. Una dimensione lontana, fatta di ricordi e sensazioni. Bambole, vestitini e macchine per cucire, - qui, per Marangoni, è come “giocare in casa” vista la tradizione familiare (il padre Giulio, nel 1935 fondò l'Istituto Marangoni, importante nome della moda italiana) – fino a improbabili treni, navi, auto ed aeroplani. Tra i giochi presenti spiccano i “Marinaretti” decorati da Attilio Mussino, noto per le sue illustrazioni de “Le avventure di Pinocchio” di Carlo Collodi, e le marionette in cartapesta, con tanto di abiti originali, risalenti agli anni '20. Ed ancora uno Snoopy americano degli anni '30 e, dello stesso periodo, una serie di dischi fascicolati contenenti immagini in cartone, che potevano essere ritagliate per costruire vere scenografie. 

Galleria fotografica cura di Francesca Bocchia 

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Pubblicato in Dove andiamo? Parma
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