La mostra, inserita nel programma del Comune di Parma “30 giorni in città per raccontare le donne”, è stata portata in città dal Centro Antiviolenza di Parma e realizzata da Cerchi d'Acqua Centro antiviolenza di Milano, grazie al sostegno di Casone e con il patrocinio del Comune di Parma.
L’Associazione Centro Antiviolenza ha voluto l’installazione della mostra a Parma soprattutto per i temi di grande attualità che porta con sé e in ragione degli eventi che, in particolare, negli ultimi mesi hanno avuto luogo nella nostra città.
Infatti “Com’eri vestita?” è un’installazione in cui gli abiti esposti rappresentano, simbolicamente, quelli indossati durante le violenze subite da parte di donne e sono accompagnati da brevi suggestioni che le donne hanno voluto condividere, raccontando alcuni elementi della loro esperienza. Nasce dal bisogno di scuotere l’attenzione del pubblico e sfatare gli stereotipi sulla violenza sessuale. Troppo spesso infatti, la domanda "Cosa indossavi? Com’eri vestita?“ sottende una sfumatura accusatoria, come a dire "te la sei cercata...", puntando i riflettori su chi subisce violenza e non su chi la agisce.
Uno spunto per riflettere, e per farlo in maniera consapevole e rispettosa.
INFORMAZIONI
Com’eri vestita? 16-24 marzo, Ex-oratorio di San Quirino, via Ospizi Civili 1, Parma.
Orari di apertura: 10.00-12.30; 17.00-19.30
La mostra s’inserisce nelle attività di informazione, sensibilizzazione e prevenzione che il Centro Antiviolenza svolge da sempre con le proprie operatrici e volontarie allo scopo di poter continuare a creare momenti di riflessione sui temi della violenza in un contesto come quello del nostro territorio in cui il numero di donne che chiedono aiutano non accenna a diminuire: infatti, le donne accolte nel 2018 sono state 326, di cui 290 hanno subito violenza. La maggior parte italiane, le straniere sono 90.
La violenza psicologica (196) e quella fisica (169) sono quelle più diffuse mentre le donne che hanno subito anche violenza sessuale sono 40 e quella economica 88.
La richiesta principale fatta dalle donne alle operatrici è quella di poter fare un colloquio di accoglienza, hanno poi chiesto per la maggior parte sfogo, ed informazioni ma anche informazioni specifiche di tipo legale.
Galleria fotografica a cura di Francesca Bocchia