Campagna educativa "Una vita da social" svolta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni. In Emilia Romagna cresce il "bullismo al femminile" ad opera di minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni. -
Modena, 21 aprile 2015 -
Nell'ambito della campagna educativa itinerante "Una vita da social" svolta dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, per la sicurezza sul web rivolta ai giovani, il portale Skuola.net che partecipa alla campagna, ha intervistato 15.268 ragazzi dei quali ben 1 su 3 si è dichiarato vittima di episodi di bullismo.
L'indagine rivela che gli episodi, purtroppo sempre più diffusi, vedono quasi sempre agire un gruppo - ben nel 72% dei casi - e tendono a preferire vittime dello stesso sesso.
La fascia d'età più esposta si conferma quella compresa tra i 14 ed i 17 anni, dove i "bullizzati" sono quasi 2 su 5. Dato rilevante e allarmente emerso è la crescita di bulli in rosa: 1 vittima su 3 denuncia la presenza femminile tra gli aggressori.
A dispetto delle notizie di cronaca degli ultimi tempi, il bullismo continua a svilupparsi soprattutto offline: l'87% delle vittime è stato infatti preso di mira esclusivamente o prevalentemente nella vita reale. Episodi di bullismo online colpiscono invece in misura maggiore le femmine rispetto ai maschi, nella fascia d'età compresa tra gli 11 ed i 13 anni.
Dai dati emerge poi la difficoltà per le vittime a parlare degli atti di bullismo subiti: 1 su 3 non ne parla con nessuno. Il motivo è soprattutto la vergogna (30%), seguito dall'esigenza provata di farsi giustizia da soli (24%). Fra i 14 ed i 17 anni cresce la percentuale di vittime nel silenzio, mentre tra gli 11 ed i 13 anni si registra una maggiore propensione a confidarsi con gli adulti di riferimento (genitori, professori, ecc).
Neanche chi ha assistito ad atti di bullismo ama parlarne. Uno su 4 è rimasto in silenzio. Il motivo, confessa il 44% , di questa "omertà" è: "mi hanno insegnato a farmi i fatti miei".
Nell'ambito della Regione Emilia Romagna, dalle denunce presentate alla Polizia delle Comunicazioni, si registra in effetti un incremento del cosiddetto "bullismo al femminile" ad opera di minorenni di età compresa tra i 14 e i 17 anni, autori di reiterate attività internet moleste ed offensive, anche utilizzando strategie per anonimizzarsi, quali la creazione di falsi profili con nomi e foto di altri compagni o l'utilizzo di piattaforme di socializzazione che consentano l'invio di messaggi anonimi.
Sono, infatti, i social network Ask.fm, Instagram e whatsapp i territori privilegiati per diffondere le prepotenze in rete, ma anche per autocelebrarsi con gli amici documentando rapporti sessuali con coetanei e perdendone conseguentemente il controllo.
Nei casi di bullismo "reale", nei quali spesso regna l'omertà degli "spettatori", di fondamentale importanza sono le segnalazioni dei testimoni a difesa della vittima di aggressione, nei casi di cyberbullismo invece, diventano di fondamentale importanza le segnalazioni degli utenti che si imbattono, anche solo incidentalmente, in attività su internet di tipo prevaricatorio e persecutorio.
Questa condivisa forma di controllo rende possibile il tempestivo intervento degli staff dei social network e delle Istituzioni per interrompere gli effetti negativi legati alla permanenza sul web di contenuti riconducibili ad atti di bullismo.
I comportamenti sul web tipici del fenomeno e frutto di un uso non consapevole sono spesso considerati delle semplici bravate, mentre in realtà configurano fattispecie di reato (trattamento illecito di dati personali, sostituzione di persona, ingiuria, diffamazione, minaccia, atti persecutori, accesso abusivo, estorsione).
Al riguardo, la costante campagna di sensibilizzazione e prevenzione per i ragazzi e d'informazione per gli insegnanti e i genitori costantemente svolta dalla Specialità risulta essere un efficace strumento di contrasto al fenomeno del bullismo.