Dialogo e cultura contro l'omertà e il silenzio mafioso, nell'incontro tra gli studenti dell'Istituto Tecnico Gorni, Don Ciotti e il giudice Di Matteo -
- di Federico Bonati -
Modena, 4 marzo 2015 –
Il giorno dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria di Modena, il giudice antimafia Antonino Di Matteo, accompagnato dal sindaco Muzzarelli e dal fondatore di Libera, Don Luigi Ciotti, ha incontrato gli studenti dell'Istituto Tecnico Gorni.
Prima dell'incontro vero e proprio con gli studenti, c'è stata l'inaugurazione della targa in memoria di tutte le vittime innocenti uccise dalle mafie, situata nella Tenda di Viale Monte Kosica.
Una location non casuale quella nella quale è esposta la targa, in quanto luogo di aggregazione e promozione della legalità e della cultura antimafiosa. Il primo ad arrivare sul posto è il fondatore di Libera, Don Ciotti, il quale definisce l'iniziativa odierna un momento di responsabilità, utile per poter contribuire al cambiamento. Un cambiamento che deve partire soprattutto dalle nuove generazioni: "Questi ragazzi sono fantastici, ma hanno bisogno di punti di riferimento. Ed è importante anche la responsabilità e la cultura della memoria, nonché un impegno costante ogni giorno dell'anno". L'impegno, la celebrazione della memoria senza retorica e il non stare in silenzio sono punti fondamentali anche e soprattutto in questa terra emiliana, funestata dai recenti fatti dell'operazione Aemilia.
Pieni di entusiasmo sono anche i ragazzi del Gorni, felici di incontrare dal vivo figure importanti della lotta alla mafia, i quali, proprio sul tema dell'antimafia e della legalità, hanno svolto recentemente un importante lavoro in classe, il quale ha permesso loro di aprire le loro menti ed estendere gli orizzonti di comprensione.
Di Matteo, assieme al primo cittadino, all'assessore Giulio Guerzoni, a Don Ciotti e agli studenti, scopre la targa, la quale riporta il murales di Blu, artista e writer contemporaneo, che raffigura una piovra con i tentacoli avvolti fra le mani di affaristi, che operano al di sopra della città. L'originale è esposto fuori dalla Tenda, e alla sua vista, Don Ciotti ha chiosato, con un sorriso agrodolce: "L'artista fu profetico".
Anche il giudice Di Matteo, neocittadino sotto la Ghirlandina, esprime parole di felicità in merito all'incontro con i ragazzi, i quali, grazie alla cultura della memoria, potranno essere i fautori della rivoluzione culturale che porterà alla cessazione della mafia. Ma in questo senso il giudice ha le idee chiare: "Bisogna evitare il silenzio, perché è in esso che la mafia porta avanti i suoi loschi affari. Mentre la conoscenza e le parole sono l'antidoto più efficace ad essa. È importante che i giovani discutano di mafia, poiché essi hanno una vera e propria esigenza di giustizia".
In conclusione, anche una parola sull'omertà dei palazzi del potere in merito alla cosiddetta "borghesia mafiosa": "L'omertà non può diffondersi nelle istituzioni, perché ciò rappresenta un grave danno per lo Stato. Lo Stato non deve avere paura della verità anche quando i suoi appartenenti sono responsabili di attività illecite".
Il sogno di uno Stato credibile, che non ha paura di autoprocessarsi.