Intervista al Presidente della Provincia Gianmaria Manghi. Reggio prima e dopo l'Operazione Aemilia -
di Federico Bonati -
Reggio Emilia, 2 marzo 2015 -
Presidente, parliamo di Operazione Aemilia: che impressione le ha lasciato apprendere di ciò che accadeva nel territorio reggiano?
Un senso di forte preoccupazione e smarrimento, nonostante si trattasse di vicende non nuove, a maggior ragione considerando l'ingenza e l'articolazione dell'operazione che hanno portato alla luce la rete d'infiltrazioni.
Con il ruolo che ricopre, ha mai avuto sentori di ciò che è stato poi rivelato?
Personalmente, come sindaco di Poviglio e poi come Presidente della provincia di Reggio non sono mai stato avvicinato con metodi o con gesti e segnali eversivi, perché in quel caso avrei immediatamente informato gli organi di competenza.
A quasi due mesi da EXPO, che immagine ritiene possa dare la provincia di Reggio Emilia e l'Emilia stessa al mondo che sta venendo a farci visita?
Reggio Emilia e la provincia reggiana mantengono prevalentemente la loro immagine integra. Si tratta di una realtà operosa, seria, fatta in generale di gente per bene. Qui la Resistenza ha dato il via ad un solco di valori importanti. Sicuramente, col passare dei tempi il profilo reggiano è cambiato; e senza dubbio ciò che è accaduto è rilevante, tuttavia l'immagine di Reggio Emilia non ne esce stravolta.
Assieme al Prefetto e al Sindaco Vecchi firmerete un protocollo d'intesa sulla questione antimafia: nel concreto cosa accadrà?
Seguiremo due piste di lavoro. La prima sarà appunto richiedere alla Prefettura una proposta di protocollo di legalità più stringente. Con esso si determineranno un abbassamento delle soglie economiche per i bandi di gara e l'estensione dei controlli sull'edilizia urbana, con un'attenzione altissima anche alla questione dei subappalti. La seconda pista di lavoro, sulla quale ci siamo già mossi come sindaci, è il confinamento delle VLT nelle zone industriali, allontanandoli dai centri storici. In quest'ottica abbiamo chiesto alla Regione di avere, come sindaci, il potere di interrompere immediatamente le attività nella quale si registreranno abusi in questo senso e dove non saranno rispettate le regole.
Da un lato Giovanni Impastato afferma: "Non c'è una volontà politica di combattere la mafia", mentre dall'altro il senatore Stefano Vaccari, della commissione antimafia dice: "Non generalizziamo, stiamo facendo tanto". Chi dei due ha ragione?
Per quanto riguarda il territorio reggiano, ciò che dice Impastato non corrisponde alla realtà dei fatti. Molti amministratori vogliono accrescere la consapevolezza sul tema e dotarsi di strumenti adeguati. Può essere vero il fatto che abbiamo pensato di vivere in una società lontana dalle realtà mafiose, ma quando i segnali in quest'ottica sono arrivati c'è stata subito una reazione. Inoltre, la generalizzazione per il nostro territorio è errata, poiché non vi sono, ad oggi, né sindaci né opere coinvolte nell'inchiesta.
La Provincia, sulla questione della legalità e della lotta alla mafia, proseguirà il percorso fatto finora o avrà degli incrementi e/o delle innovazioni in quest'ottica? Se sì, quali?
Proseguiremo con quanto fatto finora. Anche quest'anno riproporremo il Festival della Legalità che coinvolge scuole e istituti superiori, così come proseguiranno gli incontri pubblici di sensibilizzazione sul tema. Inoltre, la Provincia sottoscriverà un protocollo di intenti con la Prefettura, a discendere dal quale cercherà di coordinare la firma da parte di tutti i Comuni del Protocollo di legalità precedentemente evocato.
Che cosa si sente di dire alle migliaia di cittadini onesti scossi dalla notizia delle infiltrazioni mafiose nel territorio reggiano?
Sicuramente, ci sentiamo vicini a loro nella preoccupazione e nel senso di smarrimento. Ma siamo anche certi che noi, come gruppo dirigente della provincia di Reggio Emilia, faremo tutto il possibile per la tutela delle comunità. Siamo pronti per esercitare un ruolo di primo piano nella collaborazione attiva in ottica legalità.