Le indagini hanno portato a smascherare la truffa che, per i soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro. Il veterinario ha patteggiato dieci mesi di reclusione -
Parma, 26 marzo 2014 -
Un rapporto basato sulla fiducia e sulle credenziali che la professione di veterinario gli garantiva, quello instaurato da diversi comuni dell’ Emilia Romagna, di cui sette piacentini, con la struttura di ricovero e pensioni per cani, gestita da un veterinario di San Secondo.
E’ stata la segnalazione di una dipendente dell’anagrafe canina di un Comune della Provincia di Piacenza che ha portato il personale del Nucleo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) di Parma ha scoprire la truffa. I Comuni truffati pagavano al canile il mantenimento per i cani assistiti, che venivano trasferiti presso la struttura di San Secondo per poi essere adottati, inconsapevoli di continuare a pagare anche all’avvenuta adozione o morte degli animali. Il canile continuava così a percepire la retta per il loro mantenimento, che a secondo della convenzione ammontava a circa 3 euro al giorno per esemplare.
Le indagini hanno portato a smascherare la truffa che, per i soli due anni presi in esame, superava i diecimila euro. La documentazione sequestrata ha rilevato anche irregolarità sui registri, cancellature e false dichiarazioni che attestavano il conferimento dei cani mesi o addirittura anni dopo rispetto a quando fossero realmente usciti e non più in carico alla struttura. Il veterinario inoltre si era cancellato dall’ Albo professionale per raggiunti limiti di età contributiva e, pur non essendo più iscritto all'ordine dei veterinari di Parma, continuava tranquillamente ad esercitare la professione facendo operazioni chirurgiche, inoculando microchip e prescrivendo farmaci. Per questo motivo è stato deferito all'Autorità Giudiziaria per abusivo esercizio della professione medico veterinaria.
Il veterinario ha concordato con il Pubblico Ministero il patteggiamento per truffa aggravata, falso ideologico, falso materiale, falso in certificati e abusivo esercizio di professione, per una pena complessiva di dieci mesi di reclusione e poco meno di 500 euro di multa, pena sospesa per la condizionale.